Heretic + Hexen Recensione: la rinnovata ombra dei Cavalieri del Serpente

Heretic + Hexen

Quando si pensa agli albori degli sparatutto in prima persona, la mente corre quasi sempre a Doom. E come potrebbe essere altrimenti? Quel capolavoro di id Software, uscito alla fine del 1993, non si limitò a definire un genere, ma ne divenne il sinonimo stesso, generando un’ondata di imitatori che andavano da cloni men che mediocri a progetti ben più ambiziosi. In quel panorama affollato, però, c’era un titolo che osò fare qualcosa di diverso. Era il dicembre 1994, e Raven Software pubblicò Heretic, un’avventura fantasy che manteneva il ritmo frenetico di Doom ma lo avvolgeva in un’atmosfera dark fantasy unica e affascinante. Quel titolo, insieme al suo seguito spirituale Hexen, è rimasto impresso nella memoria di molti, e ora, a più di trent’anni di distanza, torna in una nuova veste grazie al lavoro di Nightdive Studios e id Software. Il pacchetto che abbiamo tra le mani, noto semplicemente come Heretic + Hexen, non si limita a riproporre i classici, ma li arricchisce con una serie di miglioramenti che li rendono più accessibili e divertenti che mai, pur preservando lo spirito originale integro. Ma per capire veramente perché questi giochi siano così amati, dobbiamo fare un passo indietro e rivivere l’evoluzione di Raven Software, un team che ha sempre avuto il coraggio di sperimentare.

Heretic + Hexen
Un tuffo nel cuore oscuro del fantasy che ha definito un’epoca

Heretic + Hexen: dalla carta al codice

Per apprezzare appieno il percorso di Heretic e Hexen, è fondamentale conoscere la storia di Raven Software. Fondata nel 1990 dai fratelli Brian e Steve Raffel, la software house mosse i suoi primi passi con un progetto inizialmente concepito come un gioco di ruolo su carta e penna: Black Crypt. Trasformato in un videogioco e pubblicato da Electronic Arts per l’Amiga, attirò l’attenzione di una figura leggendaria: John Romero, uno dei co-fondatori di id Software. Fu l’inizio di una collaborazione fruttuosa che portò alla creazione di ShadowCaster, uno sparatutto fantasy che utilizzava una versione migliorata del motore di Wolfenstein 3D. Quest’ultimo non era un semplice sparatutto, ma un tentativo affascinante di fondere elementi da RPG con l’azione frenetica in prima persona. Aveva caratteristiche innovative per l’epoca, come cieli, pavimenti, una grafica avanzata, e la possibilità di saltare e nuotare. Il successo di ShadowCaster permise a Raven di espandersi, creando due team di sviluppo paralleli.

Mentre un team lavorava su un gioco chiamato Cyclones, un futuristico sparatutto in prima persona che espandeva le idee di ShadowCaster con obiettivi di missione complessi e una gestione dell’inventario, l’altro team si dedicò a Heretic. Cyclones era un’opera visionaria, che girava su un motore derivato da quello di ShadowCaster, a sua volta basato su quello di Wolfenstein 3D, eppure era quasi irriconoscibile. Questo nuovo motore supportava passerelle, pendenze, effetti di trasparenza e altre formazioni complesse che superavano persino le capacità del motore di Doom, pur con la limitazione delle pareti a 90 gradi. Tuttavia, Heretic, spinto dal motore di Doom e distribuito con il modello shareware, conquistò un pubblico più vasto e divenne un successo enorme. L’esperienza di Raven con ShadowCaster e Cyclones non andò perduta: dopo il successo di Heretic, i due team si riunirono per un progetto che avrebbe unito la velocità e l’impatto visivo di Heretic con gli elementi ruolistici e l’inventiva dei loro giochi precedenti. E fu così che Hexen vide la luce.

I labirinti sono irti di meraviglie e insidie, quando il level design era considerato un’arte

Gli eretici e le streghe

Heretic è, nella sua essenza, la risposta fantasy a Doom: benché abbracci la consueta formula composta da una serie di livelli lineari pieni di chiavi, armi e mostri da sconfiggere, si distingue per la presenza di un inventario, che permette di conservare e utilizzare gli oggetti in un secondo momento. Il level design era già notevole per l’epoca, superando persino quello dei livelli di Sandy Peterson nel Doom originale. Tuttavia, il gioco presentava alcune pecche. A livello tecnico, era piuttosto esigente per l’hardware del tempo, con prestazioni spesso “lente” anche sulle macchine più potenti. Inoltre, i nemici erano un po’ troppo “spugnosi”, e le armi non davano la stessa gratificazione istantanea che si provava con il fucile a pompa di Doom. È qui che la nuova versione di Nightdive si rivela geniale. Con le modifiche opzionali al bilanciamento, che migliorano i danni e il comportamento dei nemici, il gioco diventa molto più rapido e appagante. La balestra, per esempio, ora si comporta più come un fucile a pompa e riesce ad abbattere i nemici con maggiore efficacia. Inoltre, sono stati apportati dei miglioramenti a molti livelli, con aree più dettagliate e complesse, pur lasciando la possibilità di giocare le versioni originali. Ulteriore chicca è la nuova colonna sonora di Andrew Hulshult, che rielabora le melodie MIDI originali in un formato epico e coinvolgente, per quanto sia sempre possibile scegliere le versioni originali.

Se Heretic era un’evoluzione, insomma, Hexen è stata un’autentica rivoluzione che ha spinto il motore di Doom verso direzioni inaspettate e quasi inconcepibili per l’epoca, lasciandosi alle spalle la struttura uniforme per introdurre i cosiddetti “hub”, aree interconnesse in cui le azioni compiute in un livello potevano influenzare gli altri. Risovere i vari enigmi e trovare la strada per il boss dell’hub era l’obiettivo principale di cui dovevamo farci carico. Oltre all’approccio ristrutturato, Hexen introduce un sistema di classi con tre personaggi diversi, ciascuno con il proprio set di armi, un sistema di inventario enormemente ampliato e la possibilità di muoversi liberamente tra le mappe. L’esperienza originale, però, poteva rivelarsi incredibilmente frustrante. Le mappe erano intricate e i percorsi poco chiari, con obiettivi che spesso risultavano difficili da comprendere, e molti giocatori finivano per perdersi già nel primo hub. La versione di Nightdive risolve questi problemi in maniera elegante: una delle aggiunte più utili è la possibilità di cambiare classe in qualsiasi momento e, soprattutto, una automappa che indica gli obiettivi principali, una guida utile ed esplicativa che tuttavia non elimina la sfida di capire come raggiungerli. Anche le mappe sono state modificate con marcatori visivi per rendere più chiari gli enigmi, rendendo l’esperienza di navigazione di gran lunga più piacevole. Il tutto è reso ancora più apprezzabile dalle intrinseche modifiche al gameplay di Heretic, che rendono il gioco più veloce, meno “grindoso” e decisamente divertente.

Heretic - Hexen
I numerosi filtri grafici consentono di replicare l’esperienza di tre decenni fa

Heretic + Hexen: più grossi, più lunghi e tutti interi

La rivisitazione di Heretic + Hexen non è una semplice reiterazione dei vecchi giochi con uno strato supplementare di vernice scintillante, ma un pacchetto curato con passione che dimostra un profondo rispetto per il materiale originale, migliorandolo senza snaturarlo. La remastered include non solo i giochi base e le loro espansioni, ma anche due nuovi episodi, uno per Heretic e un altro per Hexen, sviluppati da Nightdive, che si integrano perfettamente con lo stile e l’atmosfera dei giochi originali. Faith Renewed, l’episodio di Heretic, è un esempio perfetto di level design “vecchia scuola” che sfrutta le potenzialità contemporanee con mappe lineari, articolate e suggestive, un omaggio a un’epoca in cui la complessità non era necessariamente sinonimo di confusione e disordine. L’aggiunta di una modalità multigiocatore online con supporto fino a sedici giocatori, e la possibilità di giocare in locale con lo schermo condiviso, è un’altra gradita sorpresa che intavola nuove opportunità per rivivere due grandi classici con gli amici. Flessibilità è la parola chiave di questa edizione: si può scegliere di immergersi nell’esperienza originale, con tutti i suoi difetti e le sue sfide, oppure godersi i miglioramenti e le “quality of life” che rendono il tutto più moderno e accessibile.

La cura nei dettagli è evidente in ogni aspetto, dalla colonna sonora magistrale alle opzioni grafiche che permettono di scalare la risoluzione per ottenere un look più “retrò” pur mantenendo il supporto widescreen. È un pacchetto che soddisfa sia i nostalgici che i neofiti, offrendo il meglio di entrambi i mondi. Heretic + Hexen è un eccellente esempio di come si dovrebbero riproporre i classici: con rispetto, passione e l’obiettivo di preservare la magia originale, rendendola accessibile a una nuova generazione di giocatori. È un acquisto obbligato per chiunque voglia esplorare le radici degli sparatutto fantasy o semplicemente riscoprire due gemme che hanno contribuito a plasmare il genere.


Heretic + Hexen si presenta come una riedizione magistrale che non si limita a un semplice porting. È una celebrazione di due classici, con una serie di migliorie opzionali che ne esaltano il gameplay e la godibilità senza intaccarne lo spirito. Le modifiche al bilanciamento dei giochi, i miglioramenti all’interfaccia e alle mappe di Hexen, e una colonna sonora epica rendono il tutto un’esperienza coinvolgente e divertente. Con l’aggiunta di nuovi contenuti e un robusto comparto multigiocatore, questo pacchetto si consolida come un must-have per i fan degli sparatutto in prima persona e un’ottima porta d’accesso per i neofiti. Un lavoro eccellente che dimostra quanto un “banale” clone di Doom possa avere un’anima tutta sua.


 

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.