Shuten Order Recensione: rilassati, non siamo noi i nemici

Shuten Order

Non vi nascondo che quando ho saputo del nuovo progetto di Kazutaka Kodaka, il mio cuore di fan ha fatto un salto. Sapete, per noi che abbiamo vissuto in prima persona l’orrore stilizzato e geniale di Danganronpa o che ci siamo persi nel mistero intricato di The Hundred Line, la sua precedente fatica realizzata in collaborazione con il maestro Uchikoshi, ogni nuova avventura che ha confezionato รจ un piccolo evento di per sรฉ. Il percorso professionale di Kodaka รจ stato sempre un’esplosione multiforme di idee, da quando ha dato vita ai processi di classe di Danganronpa che hanno definito una vera e propria sotto categoria di romanzi visuali, fino alla fondazione del suo studio, Too Kyo Games. Shuten Order, sviluppato con il contributo di Neilo e DMM e pubblicato da Spike Chunsoft, era l’ennesima promessa di una produzione fuori dagli schemi, un’antologia di stili e generi che, in forma astratta nella mia testa, avrebbe dovuto essere un capolavoro inatteso, soprattutto considerato il contributo di altri due pesi massimi del calibro di Takumi Nakazawa (autore del fantastico Ever 17) e Takekuni Kitayama (che ha scritto, tra le altre cose, una serie di light novel basate su Danganronpa) nonchรฉ il supporto artistico del leggendario Shimadoriru. Perรฒ, a volte, l’audacia non basta. A differenza dell’esperienza piรน coesa e mirata offerta da The Hundred Line, le mie sensazioni durante lo svolgimento di quest’ultimo viaggio creativo sono state decisamente agrodolci.

Shuten Order
Il tratto inconfondibile di Shimadoriru rimane l’elemento piรน riuscito dell’intera opera

Shuten Order: il Fondatore รจ venuto a mancare!

La trama, devo ammetterlo, inizia alla grande. Calati nei panni di Rei Shimobe, una poveretta (o poveretto, i toni restano intenzionalmente ambigui) che si risveglia smembrata e senza memoria, alla quale viene affidato il compito assurdo di risolvere il suo stesso omicidio per poter tornare in vita, prima che il suo corpo “temporaneo” si disintegri come neve al sole. Il fatto che il colpevole sia uno dei cinque ministri della sua stessa setta aggiunge un sapore di complotto che, da amante del genere, ho trovato irresistibile. รˆ il classico gancio narrativo che riesce a spingerti a proseguire malgrado qualsiasi lacuna del gioco per assistere alla conclusione delle vicende. All’inizio possiamo selezionare un sospettato, e ogni scelta sblocca un genere diverso di esposizione, un’idea che simboleggia alla perfezione quanto una singola storia possa essere raccontata in tanti modi diversi. Il problema รจ che, proprio come anticipavo poc’anzi, nel tentativo di fare troppe cose il gioco finisce per non farne bene nessuna. La storia principale rimane un mistero avvincente, ma le trame dei singoli percorsi tendono a essere un po’ troppo brevi e, sebbene alla fine si connettano, il senso di compiutezza che ho trovato in The Hundred Line qui non c’รจ.

A livello visivo, invece, non posso che fare un applauso al buon Shimadoriru. Lo stile artistico mi ha conquistato fin dal primo trailer di annuncio, la decisione di abbandonare il 3D per tornare a un’estetica piรน fumettosa รจ stata quantomai azzeccata, con un uso dei contrasti cromatici che salta subito all’occhio. Il modo in cui sono strutturati i dialoghi ricorda molto da vicino le avventure grafiche per il Nintendo DS, come i miei amati Ace Attorney, e tale scelta stilistica rende il tutto incredibilmente unico e personale. Gli artwork sono fantastici ed estremamente ben caratterizzati, a dimostrazione che l’originalitร  espressiva batte la grafica ultra-realistica mille a uno. รˆ il tipo di gioco che potresti riconoscere da una singola immagine ed รจ un pregio che, per me, ha un valore immenso. La palette di colori รจ vivace e contribuisce a creare un’atmosfera peculiare, che spazia dal macabro al surreale, mentre la cura per i dettagli grafici รจ palpabile e dimostra la passione che c’รจ dietro il progetto, un tocco che ho sempre ammirato in ogni opera di Kodaka.

Shuten Order
La sezione investigativa dimostra quando Shuten Order avrebbe potuto rifulgere se si fosse concentrato su uno stile specifico

Sono un fiore di loto in un placido lago

Veniamo perciรฒ alla nota dolente, ossia il gameplay, nei confronti del quale non posso che sentirmi amareggiata: la premessa dei cinque generi differenti, che spaziano dal romance all’horror, dal poliziesco procedurale alla tradizionale visual novel, fino a un’intera sezione stealth, era geniale sulla carta ma nella pratica si รจ rivelata parecchio superficiale. A differenza delle meccaniche piรน integrate e soddisfacenti di The Hundred Line, i singoli percorsi di Shuten Order risentono di una certa approssimazione, come se fossero incarnazioni dimostrative di idee molto piรน grandi. I rompicapo peraltro sono spesso banali e, non aggiungendo granchรฉ alla storia, sembrano piรน un espediente per perdere tempo e non consentirci di terminare la storia troppo in fretta. La sensazione รจ che il gioco abbia cercato di esplorare troppe strade e si sia perso lungo il cammino. Ad esempio, il succitato labirinto furtivo del Ministero della Sicurezza, nel quale dobbiamo nasconderci da un pericoloso serial killer raccogliendo delle prove, รจ monotono e semplicistico, mentre lo pseudo simulatore di appuntamenti del Ministero dell’Educazione, che richiede di interagire con tre ragazze per accrescerne l’affetto nei nostri confronti, si basa su frustranti dialoghi a scelta multipla da affrontare per tentativi. Tutta questa diffusa mancanza di profonditร  mi ha lasciato l’amaro in bocca, perchรฉ avrei preferito di gran lunga che gli sviluppatori si fossero concentrati su uno o due generi e li avessero approfonditi con cura, come la componente strategica dello scorso lavoro di Kodaka, invece di disperdere le energie in cinque mini giochi poco convincenti.

Dal punto di vista sonoro, invece, nulla da ridire. Le musiche sono ottime e si adattano perfettamente all’atmosfera bizzarra e inquietante del gioco, ma il vero gioiello รจ il doppiaggio in giapponese. Gli interpreti hanno svolto un lavoro incredibile, dando vita a ogni personaggio con una passione che ti fa dimenticare per un attimo le sgradevoli lacune della parte ludica. In una visual novel la recitazione vocale รจ fondamentale, e qui l’obiettivo puรฒ dirsi concretamente raggiunto. Il comparto audio ha saputo sostenere il lato artistico e narrativo in modo eccellente, contribuendo a quel senso di coinvolgimento che mi aspetto da un titolo di questo calibro.

Anche nei momenti peggiori, l’estetica del gioco viene impreziosita da un sapiente utilizzo di colori, luci e ombre

Shuten Order: siamo in tregua, giusto?

L’avventura in stile Ace Attorney, legata neanche a farlo apposta al Ministero della Giustizia, รจ la mia preferita in assoluto e mi ha fatto sperare in qualcosa di piรน, un lampo di genio in un’esperienza altrimenti frammentata. Nonostante ciรฒ, la sensazione generale รจ che l’impatto complessivo del gioco sia meno esplosivo di quello di The Hundred Line, che mi aveva lasciata letteralmente senza fiato. Le battute finali, purtroppo, sono fin troppo diluite e ridondanti, soffermandosi sulla reiterazione di argomenti e questioni giร  ampiamente sviscerati nel corso della storia, e facendo perdere un po’ di slancio a un mistero che, fino a quel momento, aveva tenuto desta la mia attenzione. L’ho percepito come ulteriore riprova di quanto, a volte, l’ambizione possa far perdere di vista il ritmo narrativo.

Ma perchรฉ il finale arranca cosรฌ tanto? Il problema principale temo sia insito nel DNA del gioco: le singole storie, essendo brevi e declinate su generi diversi, sono di conseguenza difficili da reindirizzare verso una conclusione realmente “meritata”. La chiusura di un gioco come Danganronpa funziona perchรฉ tutti gli arcani, i segreti e i collegamenti tra i personaggi vengono incanalati verso un’unica, esplosiva rivelazione. Al contrario, in Shuten Order, il gioco deve non solo svelare l’assassino, ma anche ricucire le trame di ben cinque percorsi narrativi distinti, operazione effettuata attraverso una serie di spiegazioni complicate che, invece di chiarire, appesantiscono la narrazione. Le risposte ci sono, ma quel colpo di scena risolutivo e quella carica emotiva che mi aspettavo da una sceneggiatura firmata da un’ensemble di sceneggiatori tanto blasonati latitano: pur fornendo una spiegazione a quasi tutte le questioni in sospeso, ciรฒ che non ho avvertito รจ proprio il senso di stupore e apprezzamento provato al culmine di The Hundred Line o di altri lavori di Kodaka. Manca insomma il brivido della rivelazione a sorpresa che stravolge quanto appreso fino a quel momento, lasciandoci con una storia che si chiude in modo organico e funzionale, ma senza la magia di un vero “finale col botto”.


Shuten Order รจ un’opera che mi ha intrigata e delusa al tempo stesso. รˆ un titolo che osa, sperimenta e che, per me che sono cresciuta con le sue storie, dimostra la volontร  di Kodaka di non sedersi sugli allori. Sebbene il gameplay risulti superficiale e la struttura antologica non sia sempre vincente, la trama, lo stile artistico e il profilo acustico lo rendono un’esperienza degna di nota. Purtroppo perรฒ, non si รจ rivelato รจ all’altezza dell’esperienza piรน uniforme e gratificante di The Hundred Line, perciรฒ la sua appetibilitร  si riduce soltanto agli appassionati del genere, con l’avvertenza che la formula scelta potrebbe non soddisfare proprio tutti i palati.