Lost Soul Aside Recensione: un Icaro moderno

lost soul aside

Agli albori del videogioco le one-man army erano la norma: visionari designer che con poche risorse realizzavano piccoli capolavori destinati a entrare nella storia. L’industria si è evoluta, nel corso degli anni, e oramai a un solo titolo lavorano decine, se non centinaia, di persone, spesso con budget faraonici a disposizione. Eppure i dream project esistono ancora, e a volte fanno breccia in modi leggendari: Stardew Valley o Balatro, ad esempio. Yang Bing è uno sviluppatore cinese dalle grandi ambizioni che, più di dieci anni fa, cominciò a metter su, tutto da solo, le basi per Lost Soul Aside, catturando le attenzioni del pubblico con il reveal trailer del 2016, che mostravano un action RPG adrenalinico e fascinoso, ispirato a Devil May Cry e Final Fantasy. Attenzioni che non sfuggirono a Sony, che incluse il promettente progetto all’interno del programma China Hero Project, volto a mettere sotto la propria egida i team e le idee migliori provenienti dai giovani developer cinesi. Sony è sempre stata attenta a cogliere i segnali e coltivare talenti in casa, fin dai tempi della sfortunata Net Yaroze: e con Lost Soul Aside abbiamo l’esempio perfetto di mecenatismo spropositato, visti i risultati.

Non abbiamo contezza delle risorse effettivamente allocate per il gioco, ma sappiamo che la produzione ha subito diversi boost nel corso del tempo, dotando Yang Bing di un vero e proprio team a supporto, per quanto non di prima scelta, a quanto pare. Dopo ben dieci anni di sviluppo (un’infinità che sconfina nel vaporware) ecco che finalmente il gioco esce sul mercato, a prezzo pieno e fanfare spiegate: sarà vera gloria?

Attenti a quel che desiderate, perché potrebbe diventare realtà!

lost soul aside
Il colpo d’occhio iniziale di alcune ambientazioni – per quanto non siano nulla di originale – non è male,

Lost Soul Aside: dal sogno alla realtà

La risposta, purtroppo, è “no”, ma andiamo per gradi. Lost Soul Aside è ambientato in un mondo techno-fantasy di quelli che ricordano – palesemente e volutamente – le “fantasie finali” Square, in particolare XIII e Versus XIII (che poi diventerà il XV), con tutti i cliché del caso, gruppetto di eroi ribelli che si oppongono al malvagio e invincibili imperatore compreso. Kaser è un giovane giustiziere la cui vita viene sconvolta nel giorno che doveva essere segnato da un attacco della fazione anti-imperiale di cui fa parte – il Barlume – e invece entra nella Storia per l’invasione dei letali alieni Voidrax. Intrappolato in un laboratorio sotterraneo, il nostro stringe un’inusuale alleanza con una creatura misteriosa, Arena, che stringerà un rapporto simbiotico con lui e permetterà ai poteri di entrambi di fondersi e lottare per la libertà e la giustizia in un’interminabile epopea spaziale, cercando al contempo di salvare la sorellina del protagonista Louisa.

Se tutto ciò vi sembra banale, già visto e derivativo… è perché è vero. Lost Soul Aside non si limita ad abbracciare o prendere in prestito topos narrativi (e ludici) di ogni tipo, ma lo fa senza reinventare quasi nulla, con il risultato di un patchwork poco ispirato, anche perché oltre la superficie non c’è nulla che faccia evolvere la trama e i personaggi, che rimangono gusci vuoti le cui uniche particolarità distintive sono relative al look. La storia è banale, i personaggi sono banali, i dialoghi sembrano tratti dalla fan fiction di un dodicenne: quello che solitamente conquista in questo genere di giochi (il carisma dell’ambientazione e delle persone che lo popolano) è blando e lascia il tempo che trova, non dandovi la spinta a continuare come ci si auspicherebbe.

Lost Soul Aside
Arena è il personaggio più interessante di tutti… peccato sia discretamente insopportabile!

Devil May Musou

Veniamo ora a quello che tiene a galla l’operazione: il gameplay. I controlli nei combattimenti sono mediamente responsivi e intuitivi, e sopravviverete alla noia delle prime, scarne, ore di gioco si apriranno tutta una serie di possibilità e variabili di un combat system veloce e stratificato, che propone combattimenti serrati a rotta di collo con elementi volutamente “esagerati” e che tendono alla spettacolarizzazione. Se si entra nel mood il tutto può risultare gradevole, ma il button-mashing è costante e spiace notare come la varietà di colpi e armi che si viene a creare sia sostanzialmente svilita da un’implementazione maldestra della difficoltà di gioco e dei pattern avversari: non aspettatevi le finezze e i tempismi di un Wukong o di uno Stellar Blade, beninteso. A volte sembra più un musou che un action RPG; e questo non è necessariamente un male, se non fosse che l’inizio propone pochissime varianti e quando finalmente queste escono allo scoperto scopriamo che sono una questione di gusti nell’approccio agli avversari, ma fondamentalmente una vale l’altra.

Quantomeno, tuttavia, le fasi action risultano giocabili: le fasi esplorative, invece, soffrono alquanto. Innanzitutto la telecamera è spesso troppo ravvicinata, creando problemi di visibilità e la necessità di riposizionarla in continuazione per ricercare oggetti, nemici ed elementi di scenario volti alla risoluzione dei noiosissimi e insensati puzzle ambientali. Fondali e oggetti con cui interagire o su cui saltare sono spesso non chiari e il salto stesso è “selettivo”, con barriere invisibili o libertà di movimento non intese più presenti del dovuto (cosa che si ripercuote, a volte, anche nel combattimento).

Passiamo, infine, all’aspetto tecnico, che ha molte potenzialità inespresse che invece mostrano il fianco ogni due per tre. Dagli screenshot Lost Soul Aside sembra molto bello, e anche le scene selezionate nei trailer funzionano a dovere: il problema è la resa finale, costante e in movimento. La penuria di animazioni è devastante: i personaggi sono inespressivi, addirittura a volte si muovono a scatti e lo stuttering è una presenza costante, soprattutto durante filmati e scene madri, che denunciano inoltre la totale mancanza di abilità registiche e artistiche da parte di chi se ne è occupato. Alcuni scorci sono suggestivi, ma la fascinazione è destinata a permanere per non più di un paio di secondi, travolta da un qualche problema grafico o fattivo. E le patch successive all’uscita (che abbiamo atteso messianicamente) chiaramente non possono in fretta e furia sistemare quanto non sia stato messo in conto nei dieci anni precedenti, né sia stato curato a dovere in corso d’opera (il doppiaggio inglese è il peggiore che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni, tanto per dirne una, e le musiche non trasmettono nulla, se non indirettamente il fastidio di un mixing audio lasciato al caso).


Lost Soul Aside, in tutti questi anni, è rimasto essenzialmente fedele a se stesso nelle meccaniche e nell’ambientazione inizialmente presentata, ma sembra non sia riuscito a fare quei passi in grado di distinguerlo tra la folla di titoli usciti nel frattempo. È vero che, a livello di meccaniche, non siamo poi così andati avanti nell’ultima generazione di console, e questo quasi “salva” l’intento dell’operazione, ma è anche vero che se lo si presenta come un AA di livello AAA, a prezzo pieno e in pompa magna, poi non ci si può presentare con quello che sembra più un elaborato da tesi universitaria che un prodotto finito. Lo si fosse presentato a prezzo budget o all’interno del PlayStation+ sarebbe forse stato considerato in modo diverso, ma alla luce di quanto visto e provato, non c’è motivo di consigliare (quantomeno all’uscita) LSA quando su PlayStation ci sono almeno una dozzina di titoli del genere migliori da recuperare in prima istanza.