Final Fantasy Tactics The Ivalice Chronicles Recensione: certi leoni non smettono mai di ruggire

Final Fantasy Tactics The Ivalice Chronicles; Final Fantasy

In un periodo storico di grande fermento ed eccellenze nel campo degli RPG, ecco il ritorno di un titolo letteralmente storico e che relativamente in pochi hanno potuto giocare: Final Fantasy Tactics The Ivalice Chronicles, con la sua effettiva terza incarnazione, dopo l’originale per PlayStation del 1997 e il remake per PSP del 2007, The War of the Lions. Questa nuova versione non è vero e proprio remake, dato che mantiene intatto l’impianto originale e non propone vere e proprie nuove meccaniche, ma è ben più di una remaster, data la quantità di cesellature all’esperienza di gioco. Sebbene molto meno chiacchierato del remake di Final Fantasy VII, The Ivalice Chronicles è di grande importanza per i fan di lunga data del franchise, quelli che lo seguivano già nei primi anni ’90: rappresenta la possibilità di rigiocare, al massimo delle sue possibilità, un’eccellenza che merita inoltre di essere scoperta dalle nuove generazioni. Kazutoyo Maehiro, che lavorò alacremente alla versione originale, con questo progetto si mette definitivamente alle spalle il mezzo passo falso rappresentato da Final Fantasy XVI e proietta nel futuro un grande del passato, con la prospettiva di possibili novità in futuro.

I due protagonisti dell’epopea del gioco. Per chi parteggerete?

Final Fantasy Tactics The Ivalice Chronicles parte alla conquista della nuova generazione

Final Fantasy Tactics – The Ivalice Chronicles è una fedele (ma migliorata e potenziata) riproposizione del leggendario gdr tattico che ridefinì il genere, nel 1997. Il gioco presenta l’intramontabile ed epica trama ambientata nel Regno di Ivalice – un mondo medievaleggiante intriso di conflitti politici – in cui i giocatori scoprono la verità dietro al giovane nobile Ramza Beoulve, il cui ruolo sul palcoscenico della storia è stato, in qualche modo, occultato. Noto per il suo combattimento strategico a turni e un elaborato sistema di progressione dei personaggi tramite un job system che ha fatto storia, il dramma prende vita sulle piattaforme moderne in una versione ripensata sia per i nuovi che per i vecchi giocatori dell’amato classico, che potrà essere giocato sia nella nuova versione che in una che ripropone, restaurata, la versione originale del gioco per PlayStation, ma con i dialoghi di War of the Lions. La nuova versione, invece, pur mantenendo il feeling dell’originale è molto più giocabile grazie a ritocchi intelligenti qua e là, come salvataggi intelligenti e una difficoltà scalabile molto meno punitiva di quella di una volta.

I filmati in cell shading hanno un fascino unico.

Le aggiunte, le mancanze

Togliamoci subito il dente: purtroppo, i contenuti extra presenti in The War of the Lions rispetto alla versione per PlayStation One (il multiplayer, certi filmati, due Professioni e due Personaggi bonus, Luso e Balthier) non ci sono. Una cosa che, in fin dei conti, è un controsenso visto che questa nuova versione si intitola “The Ivalice Chronicles” e vengono a mancare quelli che sì, sono due guest character, ma hanno effettivamente contribuito a scriverla, quella Cronaca. Il problema è che vengono da due giochi non sulla cresta dell’onda (uno dei quali neanche disponibile, su sistemi moderni), mentre, guarda caso, Cloud Strife (che è un omaggio, sostanzialmente) c’è, pure rimaneggiato per renderlo più performante. Ma lui, del resto, è un’icona marmorea del franchise e l’hype per il remake del VII° capitolo va sempre e comunque fomentato. Magra – ma decisamente più curiosa – consolazione è che Maehiro ha voluto che venissero reintegrati, anche nella versione occidentale, le varie sound novel bonus presenti nel gioco originale, e mai prima d’ora tradotte in inglese. Qualcosa che aggiunte tanto alla lore e al valore dell’offerta, ma stranisce che l’impegno per queste avventure testuali sia stato profuso maggiormente che per rivolere due personaggi storici. Che dire? Peccato, ma ce ne faremo una ragione.

Come ha fatto Konami con Suikoden, S-E per questa nuova versione ha optato per ridisegnare tutto (personaggi, fondali, ritratti, effetti speciali) mantenendo tuttavia lo stesso stile e design della versione originale, senza re-design gommosi e pupazzosi come avvenuto per alcune remaster dei vecchi Final Fantasy o per Secret of Mana, che ne snaturavano l’appeal e l’atmosfera; il feeling è esattamente lo stesso, tanto che di primo acchito si potrebbe pensare a un semplice upgrade HD degli asset, ma così non è… per fortuna. Le visual di questo gioco sono così iconiche che modificarle sarebbe stato sicuramente malvisto dal fandom. Peccato solo che il tranciare i contenuti di War of the Lions abbia comportato il perdere molti dei contenuti disegnati o animati di quella versione. Ad ogni modo, anche il comparto musicale ha subito un trattamento simile: le tracce audio delle musiche hanno subito un trattamento di pulizia sonora, ma non sono state minimamente ritoccate, né sono presenti riarrangiamenti di alcun tipo. Ma del resto, come diciamo sempre, pure quando i Final Fantasy invecchiano, le colonne sonore della saga rimangono immortali.

La vera aggiunta, dal punto di vista artistico, di questa versione è rappresentata dal doppiaggio: già in WotL fu una novità rispetto alla versione PlayStation, ma era limitata a poche sequenze, mentre qui il doppiaggio è esteso all’intero script, il che vuol dire decine di ore di dialoghi. Dialoghi che, peraltro, sono stati riadattati in funzione dell’essere recitati. È un aspetto su cui lo staff di scenario del gioco ha lavorato tantissimo, perché non ci si è limitati semplicemente a doppiare il vecchio copione ma si è lavorato di cesello per renderlo al meglio in funzione di una rappresentazione scenica. A partire dai dialoghi di WotL è stato creato un nuovo copione, e la messa in scena dello stesso risulta squisitamente teatrale, con tantissimi voice actor di livello (eh sì, naturalmente c’è anche Ben Starr!) che innalzano tantissimo l’immersività dell’esperienza con il loro talento.

Qui veniamo a una questione che è al contempo un tasto dolente e un elemento di pregio: i testi del gioco. Fin dall’inizio, dalla prima versione per PlayStation, il copione (termine non scelto a caso) ha una matrice epica, che è poi stato rivisto e riadattato per WotL. Il registro dei testi non è mai stato semplice e terra terra, e per la versione “Classic” si è scelto di recuperarlo, pur applicandolo semplicemente alla versione PSOne. Tuttavia, il doppiaggio ha implicato rivedere ad hoc quei testi, e nel farlo si è scelto un lessico e una prosa aulica, shakespeariana, di grande impatto, dato che oltretutto sono recitati con la giusta teatralità. Questo, per i madrelingua inglese e per chi ha il giusto bagaglio linguistico, è un grande regalo, ma per chi invece mastica solo l’inglese scolastico potrebbe rappresentare uno scoglio notevole alla comprensione della trama e dell’indole dei personaggi. Perché, casomai non si fosse ancora capito, il gioco non è tradotto in italiano: scelta comprensibile vista la mole gargantuesca di contenuti (non siamo ai livelli di un Disco Elysium, ma anni luce avanti a un Final Fantasy “qualunque”) ma inevitabilmente qualcosa che farà sollevare i sopraccigli di molti, calcolando che al giorno d’oggi c’è ancora chi si lamenta che Capcom non abbia tradotto i dialoghi di Ace Attorney (!) nelle riedizioni. Si tratta, ad ogni modo, di qualcosa di cui tenere conto prima dell’acquisto.


Final Fantasy Tactics The Ivalice Chronicles è un must-have per tutti gli appassionati di RPG e giochi tattici di origine nipponica. Si tratta letteralmente di uno dei caposaldi del genere, in una versione rinnovata e migliorata in tutto. Non un semplice spin-off che sfrutta la livrea di un franchise per farsi spazio, ma un titolo il cui ruggito riecheggia da trent’anni ed è finalmente disponibile al largo pubblico odierno. Certo, ha una particolare curva d’apprendimento, una narrazione rarefatta, chi non mastica bene l’inglese potrebbe fare fatica a seguire la storia e, purtroppo, mancano i contenuti aggiuntivi della versione PSP, ma rimane sempre uno dei Final Fantasy più belli.