Super Mario Galaxy + Super Mario Galaxy 2 Recensione: Un doppio appuntamento con la Storia

Quando si ha a che fare con riedizioni di opere del passato, molti sono i problemi che ci si dovrebbe porre in sede di recensione. Il discorso sarebbe troppo lungo da affrontare adesso, ma sono davvero innumerevoli i fattori che non possono non condizionare il nostro giudizio, a partire dalla minore o maggiore opportunità dell’operazione, passando ovviamente per la qualità dell’adattamento (con eventuali extra) e la sua fedeltà allo spirito originale (non qualcosa di scontato e automatico), e finendo con la congruità del sistema di controllo, elemento spesso fondamentale in considerazione dell’unicità del videogioco come mezzo interattivo. Ma, del resto, neppure si può ignorare l’elefante nella stanza: la qualità intrinseca dell’opera, pur riproposta, onde evitare bizzarri e paradossali esiti giornalistici (il massimo dei voti alla perfetta remaster di un pessimo titolo, ad esempio).

Super Mario Galaxy + Super Mario Galaxy 2: il giudizio finale prima di tutto

Ebbene, questa “doppia offerta” (ma digitalmente potete comprare anche solo uno dei due titoli, separatamente) relativa ai due Super Mario Galaxy usciti per Wii rispettivamente nel 2007 e nel 2010 mi impone subito un atto di estrema chiarezza verso il mio lettore: qui siamo di fronte a un vero e proprio appuntamento con la Storia del Videogioco, ma quello con la V maiuscola. Per essere ancora più diretto, ve lo dirò senza giri di parole: considero il primo Super Mario Galaxy il più grande, perfetto e importante platform mai concepito da menti umane, in ogni tempo e su qualsiasi piattaforma. A prescindere da qualsiasi descrizione e da qualsiasi valutazione, siamo di fronte a un capolavoro di tale splendore da annichilire il concetto stesso della (generalmente valida) soggettività del giudizio. Super Mario Galaxy non può essere definito meno che un’opera d’arte di assoluto valore che rasenta (ma forse raggiunge) la perfezione. Al massimo, è lecito affermare: “Non rappresenta il tipo di videogioco che apprezzo, per puro gusto personale”. Come dire: voglio un FPS in stile Doom, non un platform. Ok, questo è legittimo. Ma non di più. Super Mario Galaxy è il test per stabilire se una persona capisce o meno di videogiochi. Non ti piace? Spiacente, torna sui banchi a studiare. Sei bocciato.

A questo punto, è assolutamente normale se vi state chiedendo: perché questa lunga introduzione? Perché il redattore (cioè il qui presente Metalmark) non viene al punto e parte con la recensione vera e propria? Normale, ho detto. Certo. Ma siete in errore, perché questa è la recensione, o quantomeno ne è la parte più importante, quella imprescindibile, che vi porterà a decidere se comprare o meno questa nuova/vecchia uscita della Casa di Kyoto. Lasciate che vi guidi in un semplice tutorial binario, che vi porterà a dire: sì, lo prendo, oppure no, non lo prendo. Prima di tutto la domanda chiave. Avete giocato i titoli originali? Se la risposta è no, l’acquisto è immediato, quasi un imperativo categorico kantiano, persino se non vi piacciono i platform. Super Mario Galaxy è un tale monumento al gameplay, un’opera d’arte così immensa che, molto semplicemente, non si può non aver giocato se si amano i videogiochi in genere. Vi dico subito che i giochi sono gli originali, messi a lucido molto bene dal punto di vista grafico e con minimi extra, che non vi sveliamo ma che non sono determinanti, nel complesso. Come al solito, il coro dei superficiali e degli stolti piange la mancanza di chissà quali extra, o novità. Eresia, follia! Questo non è un remake che deve reintepretare in chiave contemporanea un classico del passato, né tanto meno un reboot di una serie leggendaria, da rilanciare in modo originale per interpretare lo Spirito dei Tempi. No, signori: questa è una riedizione di un titolo che, essendo molto lontano nel tempo (i due Super Mario Galaxy sono usciti rispettivamente 18 e 15 anni fa), non è stato vissuto da molti, moltissimi dan della Grande N, tanto più che il Wii, come ben sappiamo, ha catturato più casual gamer che grandi appassionati di videogiochi.

Meno male, quindi, che questa edizione è fedelissima: non si tocca ciò che è già perfetto. Del resto, questo non è un prodotto pensato per chi conosce il gioco a memoria e lo ha finito 5 volte, ma per chi non ha ancora avuto la grande fortuna di viverlo (lo invidio, perché vorrei poterlo rigiocare con gli occhi di chi lo sta scoprendo ora!). I controlli, considerate le differenze strutturati tra quelli del Wii e di Switch o Switch 2 (la recensione è stata fatta con quest’ultima console), fanno benissimo il loro mestiere, come meglio non potrebbero, e inoltre vi accorgerete molto presto di quanto il platform migliore di tutti i tempi sia rimasto tale anche oggi: bello da vedere, entusiasmante da giocare, stupefacente per il genio che esprime in tutte le sue trovate, Super Mario Galaxy (inteso come somma dei due capitoli) è la quintessenza del senso di meraviglia che un’opera interattiva può trasmettere. In una scala da 1 a 10, è un titolo che non può non totalizzare il massimo dei voti, altrimenti nessun altro videogioco potrebbe più meritarlo. Tale è l’immensità di questa gigantesca opera di Nintendo. Il fatto che ci sia in arrivo il nuovo film di animazione di Super Mario, e che sia proprio legato a Galaxy, non può che essere un ulteriore motivo per fare propria questa pietra preziosa. Anzi: queste pietre preziose! Quando leggerete il voto 10 in fondo a questa recensione, quindi, non pensate neppure un attimo che sia dovuto alle miracolose proprietà della remaster, o ai suoi extra. Il giudizio sottolinea che si tratta di capolavori assoluti, imperdibili per chi non li ha giocati, anche perché resi perfetti per la fruizione quotidiana; operazione, lo ripeto, libera dalle accuse di speculazione, trattandosi di titoli molto datati (e ricordiamo che il secondo non era mai stato rilanciato, finora).

La prima galassia non si scorda mai

Fatto. Non vi occorre leggere nulla più. Se però volete davvero sapere che cosa vi aspetta (io ve lo sconsiglio: giocate questi titoli senza sapere nulla se non che sono straordinari. Poi mi ringrazierete), ecco la parte descrittiva di questa bizzarra e poco convenzionale review. Partendo dal primo Super Mario Galaxy. 

La sensazione che si prova a giocarlo è quella di un’epifania. Ogni pianeta, ogni minuscola sfera sospesa nel vuoto cosmico, è un manifesto di level design che non si limita a stupire l’occhio: piega le leggi della fisica, reinventa la percezione dello spazio, ridefinisce cosa significhi “saltare” in un videogioco. È la scoperta continua della gravità come meccanica ludica, declinata in una varietà che nessun altro platform, prima o dopo, ha mai nemmeno sfiorato.

Se Super Mario 64 aveva aperto la porta al 3D, Galaxy ha osato varcare la soglia del sublime. È la dimostrazione che il platform non è un genere prigioniero della linearità o della nostalgia, ma può diventare linguaggio universale: il linguaggio della meraviglia, dell’equilibrio perfetto tra libertà e regola, tra sorpresa e coerenza. In questo senso, Galaxy è un’opera capace di portare il fruitore in un mondo che non esiste, ma convincendolo che no, non potrebbe essere altrimenti.

Criticamente, la sua forza non sta solo nell’invenzione tecnica, ma nell’armonia. Nintendo ha creato un gioco in cui ogni elemento, dalle musiche orchestrali al ritmo della progressione, che alterna leggerezza e sfida con precisione chirurgica, partecipa a una visione più grande. È un titolo che non invecchia perché non appartiene davvero al suo tempo: è già classico, nato tale.

Ribadiamolo, perché repetita iuvant: parlare oggi di remaster non è questione di maquillage estetico. Certo, la potenza di Switch 2 regala risoluzioni nitide e fluidità perfette, ma la verità è che Super Mario Galaxy non aveva bisogno di essere ringiovanito. Ciò che vediamo ora è semmai una restituzione: l’occasione di riascoltare una sinfonia senza i fruscii del vinile, senza che nulla venga tradito. È la prova definitiva che i grandi capolavori videoludici non si misurano con la tecnica, ma con l’idea. E l’idea di Galaxy resta, a distanza di quasi vent’anni, la più pura che il platform abbia mai conosciuto. Non è solo il miglior platform di tutti i tempi, come molti (me incluso) sostengono: è un punto di arrivo e al tempo stesso di partenza, il segnale che il videogioco, se vuole, sa ancora sorprendere con la forza semplice e disarmante di un salto nello spazio infinito.

More of the same? Ad averne, di questa qualità

Se Super Mario Galaxy era vertigine, Galaxy 2 è perfezione geometrica. Uscito nel 2010, tre anni dopo, non è un semplice seguito ma un raffinamento chirurgico: prende la formula del primo episodio e la concentra, la distilla, la porta a un grado di purezza quasi assoluta. Se il primo era poesia cosmica, il secondo è scienza del platform, equilibrio di linee e curve che sfida le leggi dello spazio con una precisione da orologiaio.

Qui Nintendo dimostra di non avere alcun timore reverenziale nei confronti del proprio capolavoro precedente: invece di accontentarsi della ripetizione, alza l’asticella. Il design dei livelli diventa più compatto, più diretto, e ogni sfida è un laboratorio che sembra costruito per testare i limiti stessi dell’immaginazione ludica. Le variazioni gravitazionali non sono più solo stupore, ma diventano strumenti per orchestrare sequenze che paiono impossibili e che invece scorrono con una naturalezza disarmante.

Il ritorno di Yoshi, con la sua giocosa vitalità, non è un vezzo nostalgico ma un tassello perfettamente integrato nel ritmo della progressione: un compagno che rende i pianeti ancora più vivi, più dinamici, e apre a nuove possibilità meccaniche che arricchiscono senza mai appesantire. Anche in questo caso la colonna sonora orchestrale lavora per amplificare la sensazione di grandezza, regalando momenti che, più che accompagnare il gioco, sembrano celebrarne la grandezza.

La critica spesso ha visto in Galaxy 2 un’opera meno innovativa del primo, e in parte è vero: la rivoluzione si era già compiuta. Avete presente Nintendo 64 e GameCube? Ecco, quel tipo di rapporto. Ma ridurlo a un “more of the same” è un errore di prospettiva… galattico. Galaxy 2 è il trionfo dell’equilibrio, la prova che il platform può farsi architettura pura: ogni livello è un teorema dimostrato con grazia, ogni sfida una variazione sul tema che diventa capolavoro di design.

Se il primo episodio resta l’atto fondativo, il secondo è la conferma che quel miracolo non fu casuale. Super Mario Galaxy 2 è il perfezionamento di un linguaggio che nessun altro ha mai saputo parlare, e che ancora oggi resta insuperato. È la dimostrazione definitiva che la storia del platform non è fatta solo di rivoluzioni, ma anche di quella disciplina ferrea che trasforma la meraviglia in armonia.

Ora che sapete tutto, voi che non avete giocato Galaxy (il primo, il secondo o entrambi) non avete più scuse né ragioni per procrastinare un acquisto doveroso. Se siete tra quelli che lo amano già, be’, siamo seri: sappiamo bene che, come chi scrive, lo comprerete subito, per puro atto di fede, per rendere un ennesimo tributo al divino, quindi… di cosa stiamo parlando? Abbiamo un universo da (ri)conquistare.

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Super Mario Galaxy e Super Mario Galaxy 2 non sono soltanto i migliori platform di tutti i tempi: sono due capitoli che hanno ridefinito il linguaggio stesso del videogioco. Il primo ha spalancato le porte del sublime, trasformando lo spazio in un palcoscenico di meraviglia. Il secondo ha scolpito quella visione con rigore matematico, elevando ogni livello a pura architettura ludica. Rigiocarli oggi su Switch 2 significa riscoprire non la nostalgia, ma la grandezza senza tempo. Non sono opere d’arte che appartengono al passato: sono capolavori eterni e immortali.

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