Kaku Ancient Seal Recensione: quando l’ambizione supera l’equilibrio

Kaku: Ancient Seal

Essere ambiziosi è una virtù rara nel mondo dello sviluppo indipendente. È la spinta che trasforma un’idea in un sogno giocabile, ma anche la lama a doppio taglio che può ferire chi osa troppo. Kaku Ancient Seal, seconda opera dello studio cinese Bingobell, è esattamente questo: un progetto tanto visionario quanto fragile, che tenta di misurarsi con i colossi dell’action-RPG open world come The Legend of Zelda Breath of the Wild, Genshin Impact, Horizon, ma senza riuscire sempre a trovare una propria voce. Dopo il periodo in accesso anticipato su PC (via Steam), il titolo approda finalmente su PlayStation 5 e Xbox Series il 17 ottobre 2025 (la versione fisica Xbox uscirà il 31 ottobre 2025) promettendo un viaggio epico tra quattro regni elementali, dove scoperta e pericolo si fondono in un unico respiro.

L’Open World di Kaku: Ancient Seal regala panorami suggestivi

Kaku Ancient Seal: un mondo diviso dagli Dei

In un mondo spezzato da una calamità, le anime dei quattro spiriti elementali (Terra, Fuoco, Aria e Acqua) sono andate perdute. Il giovane Kaku, membro di una tribù primitiva, decide di partire alla loro ricerca per ristabilire l’equilibrio del pianeta. Al suo fianco, Piggy, un maialino volante tanto buffo quanto utile, simbolo della leggerezza che accompagna una storia altrimenti solenne. L’incipit non stupisce, ma costruisce un contesto narrativo evocativo. La narrazione si muove tra cutscene essenziali e dialoghi semplici, più funzionali che emozionali. Non mancano momenti suggestivi, ma i personaggi mancano di spessore e il ritmo resta disomogeneo. Kaku Ancient Seal è una fiaba primordiale più che un racconto complesso, e punta tutto sull’atmosfera più che sulla scrittura. Il gioco offre quattro grandi biomi open world, ognuno legato a un elemento e a un Tempio da purificare. Dai deserti infuocati alle montagne glaciali, ogni area propone panorami suggestivi e un discreto senso di scoperta.

Le prime ore affascinano: esplorare, arrampicarsi, planare, raccogliere materiali e risolvere enigmi ambientali è coinvolgente. Tuttavia, la magia tende a svanire col tempo. La gestione della stamina limita la libertà di movimento, mentre le ricompense per l’esplorazione sono spesso deludenti. Gli spazi, pur vasti, risultano un po’ vuoti e ripetitivi, e la curiosità iniziale lascia presto spazio alla routine. È un mondo bello da vedere, ma non sempre gratificante da vivere.

Kaku e Piggy nel deserto

Combattimenti, enigmi e progressione: un potenziale inespresso

Il combat-system (un action con elementi RPG) unisce attacchi leggeri, pesanti e poteri elementali, ma la risposta ai comandi non è sempre precisa. Le hitbox sono imprecise, l’impatto visivo dei colpi debole, e la fisica poco coerente. I boss fight, invece, rappresentano il lato migliore del sistema: epici, scenografici, talvolta creativi. I poteri elementali offrono varietà:

  • Fuoco per attacchi ad area;
  • Acqua per controllare i movimenti nemici;
  • Vento per la mobilità e la difesa;
  • Terra per potenza e resistenza.

Purtroppo, la progressione è lenta e la profondità strategica resta superficiale. Il combattimento diverte a tratti, ma non evolve mai davvero. Il sistema di progressione si fonda su abilità elementali, equipaggiamenti e costumi. Sbloccando poteri e migliorando le armi, Kaku diventa più versatile, ma la crescita del personaggio non dà mai la sensazione di potenza. Il crafting è basico, i potenziamenti minimi, e le ricompense spesso poco motivanti. Anche la personalizzazione estetica, pur ricca di opzioni, non influisce davvero sul gameplay. Piggy, la mascotte volante, ha un ruolo secondario ma simpatico. Può aiutare a risolvere puzzle o raccogliere oggetti, ma non si evolve in un vero compagno di viaggio. Gli enigmi e le fasi platform sono un diversivo riuscito ma non memorabile. Le meccaniche basate su Piggy e sui poteri elementali funzionano, ma raramente sorprendono. I puzzle sono semplici, intuitivi e privi di reale sfida, ma servono a spezzare il ritmo e alleggerire l’esperienza.

Il protagonista può camminare sull’acqua, ma non è il messia

Direzione artistica e comparto tecnico: un’avventura più grande dei suoi mezzi

Se il gameplay zoppica, la direzione artistica è ciò che salva l’opera. Ogni bioma è un piccolo quadro animato, un mosaico di colori e texture che richiama la mitologia orientale e l’estetica dello studio Ghibli. La luce, in particolare, è protagonista: filtra tra le fronde, accarezza la pietra dei templi, scolpisce i paesaggi vulcanici. Kaku Ancient Seal non è un trionfo tecnico, ma un’opera d’arte visiva. Peccato che le animazioni rigide e la limitata espressività dei personaggi spezzino, a tratti, l’incanto. La colonna sonora è una delle sorprese più piacevoli: brani orchestrali di gusto orientale, percussioni tribali e melodie malinconiche che accompagnano l’avventura senza mai risultare invasive. Gli effetti sonori, invece, sono più deboli e penalizzano la sensazione di impatto nei combattimenti.

I caricamenti sono rapidi, ma persistono piccoli bug: pop-in di texture, cali di frame e glitch minori. Il gioco resta comunque stabile, con un comparto tecnico dignitoso per un titolo indie. La campagna principale si completa in circa 15-20 ore, con contenuti secondari che possono estendere l’esperienza fino a 25. Il problema è il ritmo: le prime ore scorrono con curiosità e meraviglia, ma nella seconda metà la ripetitività prende il sopravvento. La mancanza di missioni secondarie davvero ispirate e di un sistema di progressione gratificante rende difficile mantenere alta la motivazione. È un’avventura che affascina, ma raramente sorprende.

Kaku Ancient Seal è la definizione perfetta di ambizione indipendente: un gioco che sogna in grande, ma inciampa nel suo stesso entusiasmo. Ogni idea, dal sistema elementale all’impianto open world, mostra potenziale ma manca di rifinitura. Eppure, è difficile non restare colpiti dalla passione che traspare da ogni roccia, da ogni tramonto, da ogni tempio. Bingobell ha costruito un mondo che vive di bellezza e curiosità, ma che necessita di una guida più solida per brillare davvero perchè finisce per soffrire del classico problema delle opere indie ambiziose: la mancanza di focus. Ogni elemento del gioco (esplorazione, combattimento, storia, crafting) funziona in parte, ma nessuno riesce davvero a eccellere. Si ha la sensazione di un mosaico incompleto, dove ogni tessera è affascinante ma slegata dalle altre. Eppure, nonostante i difetti, Kaku Ancient Seal trasmette qualcosa che molti titoli più blasonati hanno perso: la passione genuina per l’avventura. È un gioco imperfetto ma sincero, costruito con amore da un team che ha osato più di quanto le proprie risorse gli consentissero.

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Kaku Ancient Seal non è un capolavoro, ma nemmeno un fallimento. È un titolo di onesta ambizione, che guarda ai giganti e tenta, con mezzi limitati, di camminare sulle loro orme. Un titolo che lascia sicuramente sensazioni contrastanti: da un lato si percepisce la passione sincera e la visione ambiziosa di Bingobell, uno studio indipendente che non ha paura di misurarsi con i giganti dell’action-RPG open-world. Dall’altro, la realtà tecnica e strutturale mostra i limiti di una produzione che, pur avendo idee solide, non riesce sempre a trasformarle in un’esperienza davvero memorabile. Posso dire che attraverso l’esperienza di gioco fatta su su PlayStation 5, l’opera di Bingobell regala momenti di bellezza visiva e sincero stupore, ma anche fasi di noia e frustrazione. È un’esperienza altalenante, in cui la voglia di scoprire nuovi orizzonti convive con la consapevolezza dei limiti tecnici e strutturali. La direzione artistica, luminosa e suggestiva, rappresenta uno dei punti più alti del gioco, insieme a un sistema di combattimento che, pur con qualche legnosità, riesce a offrire soddisfazioni grazie alla varietà di armi, combo e poteri elementali. Le boss fight, per quanto non sempre bilanciate, riescono comunque a imprimere un senso di sfida e spettacolarità. Allo stesso tempo, però, il world design fatica a mantenere il ritmo: l’esplorazione, inizialmente affascinante, diventa presto ripetitiva, mentre la gestione della stamina e le missioni secondarie di scarso interesse appesantiscono la progressione. È come se Kaku oscillasse costantemente tra l’ispirazione e la routine, tra il desiderio di stupire e l’incapacità di sostenere il proprio peso. Narrativamente, il viaggio del giovane protagonista e del suo buffo compagno volante riesce a trasmettere una leggerezza piacevole, quasi da film d’animazione. Tuttavia, chi cerca un racconto denso e coerente troverà un intreccio frammentario e personaggi che raramente lasciano un segno. Anche i puzzle ambientali, potenzialmente un buon diversivo, risultano spesso troppo semplici per stimolare davvero il giocatore. Eppure, nonostante i suoi difetti, Kaku: Ancient Seal non è un’esperienza da liquidare con leggerezza. Forse è proprio qui che risiede il suo fascino: Kaku Ancient Seal è la dimostrazione che il desiderio di creare mondi nuovi sopravvive anche nelle produzioni più imperfette. Un titolo consigliato a chi cerca un’avventura tranquilla, esplorativa, e sa guardare oltre la superficie tecnica per apprezzarne l’anima.