Plants vs. Zombies Replanted Recensione: gli zombie sognano piante carnivore?

Plants vs. Zombies Replanted - Key Art

Quando penso a Plants vs. Zombies, torno con la mente ai giorni del liceo. Correva l’anno 2009, e tra una versione di latino e un compito di matematica trovavo sempre un poโ€™ di tempo, rigorosamente sottratto ai compiti, per dedicarmi alla mia vera prioritร : videogiocare.
Ogni mattina, la ricreazione era il momento piรน atteso. Mentre i miei compagni uscivano in cortile a socializzare, io avevo un compito ben piรน urgente da svolgere davanti al PC della classe: difendere la mia casa da unโ€™apocalisse di zombie armato solo di girasoli e sparapiselli.

Fu proprio un compagno a farmi scoprire il primo capitolo dell’iconico franchise firmato PopCap Games, e a ben vedere la formula era perfetta per una breve pausa: partite da pochi minuti, uno stile ironico e irresistibile, un gameplay “easy to learn, hard to master” capace di fondere leggerezza, strategia e un carattere irresistibilmente irriverente.

Flashforward di sedici anni: eccomi di nuovo qui, sulle pagine di Vgmag, ancora una volta a difendermi da un’orda di non morti con Plants vs. Zombies Replanted, nuova incarnazione del classico PopCap sviluppata da The Lost Pixels e pubblicata da Electronic Arts. L’obiettivo di questa operazione รจ restaurare l’opera originale, arricchirla di nuovi contenuti e dotarla di un comparto tecnico finalmente al passo coi tempi. Armiamoci dunque di soli e pale, e vediamo se questa operazione revival รจ davvero riuscita a far rifiorire un grande classico.

Plants vs. Zombies Replanted
Ho detto di piantarla!

Plants vs. Zombies Replanted: un restauro necessario

Credo si sia intuito giร  dall’introduzione, ma vale la pena precisarlo: Plants vs. Zombies รจ uno di quei giochi che ha accompagnato la mia crescita da videogiocatore. Proprio per questo, lo ammetto, mi sono avvicinato a questa riedizione con un pizzico di diffidenza.

I motivi sono svariati: negli ultimi anni il brand ha subito un lento ma evidente declino. Dopo il successo travolgente del capitolo originale arrivarono i porting per console, persino un adattamento per Nintendo DS, ma poi il morbo delle microtransazioni contagiรฒ anche PopCap. I sequel mobile invasero il mercato, gli spin-off multiplayer si rivelarono esperimenti di breve durata e Plants vs. Zombies 3 รจ ancora oggi impantanato in un limbo produttivo da cui sembra non voler uscire.

Ecco perchรฉ Replanted appare come un’operazione tanto nostalgica quanto necessaria. Il titolo originale mostra ormai tutti i segni del tempo: una risoluzione ferma a 800ร—600 e una miriade di contenuti dispersi tra versioni differenti. Gli sviluppatori hanno cosรฌ deciso di riportare il gioco alle radici, offrendo una “definitive edition” capace di aggiornare la formula e preservarla per le generazioni future. Insomma, un modo per “potare i rami secchi” e far ripartire la serie dalle sue fondamenta piรน solide.

Il sonno della ragione genera Zombie

Gameplay: la formula che non invecchia

Fin dalle prime partite a Plants vs. Zombies: Replanted emerge la prima veritร : il gioco, a distanza di sedici anni, รจ ancora dannatamente divertente. La struttura cardine รจ rimasta intatta. Cinque corsie, una casa da difendere, ondate di zombie sempre piรน eccentrici e una schiera di piante da posizionare con intelligenza. Si raccolgono soli, si gestiscono risorse, si costruiscono difese. Tutto qui, e tanto basta per ritrovarsi incollati allo schermo per ore.

Ogni livello รจ un piccolo puzzle di gestione e tempismo, un esercizio di equilibrio tra economia e strategia. La campagna principale resta un piacere da affrontare, persino per chi conosce il gioco a memoria: il ritmo รจ ipnotico, il loop irresistibile e la gratificazione nel respingere un’orda ben organizzata resta impagabile. Non รจ un titolo difficile, almeno nelle prime fasi, ma la calibrazione delle meccaniche รจ ancora oggi un esempio da manuale di good game design. La curva di difficoltร  cresce gradualmente, insegnando al giocatore a pianificare piรน che a reagire: un approccio “educato”, raro nei giochi moderni.

Le piante piรน celebri della serie sono tutte a nostra disposizione, tra cui l’iconica Peashooter, spina dorsale offensiva; la Wall-nut, barriera impenetrabile; la Cherry Bomb, soluzione esplosiva alle emergenze; la Chomper, capace di divorare gli zombie interi ma vulnerabile durante la digestione; e la devastante Doom-shroom, che rade al suolo intere corsie lasciando un cratere fumante.

E poi, naturalmente, ci sono loro, gli Zombie, carichi di personalitร  e comicitร  involontaria: dal Football Zombie corazzato allo Zomboni che avanza su una lucidatrice, fino allo Snorkel Zombie, che emerge dalla piscina con la grazia di un ninja acquatico. Ogni nuova unitร  cambia le regole, costringendo a ripensare la propria strategia. รˆ qui che Replanted dimostra quanto il design del 2009 fosse avanti: leggibile, bilanciato e capace di trasformare ogni partita in una piccola avventura survival.

Il buon Dave รจ sempre pronto a darci una mano…a caro prezzo

Contenuti e modalitร  extra

Plants vs. Zombies Replanted รจ, a tutti gli effetti, la versione piรน completa mai pubblicata. Oltre alla campagna classica, tornano tutti i minigiochi e i puzzle sparsi tra le vecchie edizioni: Bowling, Zen Garden, I, Zombie e molti altri. A questi si aggiungono due modalitร  inedite: Cloudy Day, che riduce la frequenza della luce solare e rende la gestione delle risorse piรน tattica, e la R.I.P. Mode, una sfida roguelike con permadeath e un solo tosaerba posizionato in corsia casuale. Quest’ultima modalitร  รจ la piรน riuscita: trasforma un’esperienza rilassante in una maratona tesa e galvanizzante, tanto da rischiare di creare dipendenza.

C’รจ poi una nuova feature che ho apprezzato particolarmente: la possibilitร  di accelerare il gioco. Un’aggiunta semplice ma azzeccata, che permette ai veterani di saltare le prime fasi piรน lente e arrivare subito al cuore dell’azione. Meno entusiasmante, invece, il comparto multiplayer.

Il co-op e il versus locale fanno il loro dovere, regalando qualche momento spensierato in compagnia: in cooperativa due giocatori condividono il giardino e i soli raccolti, mentre in versus uno controlla le piante e l’altro gli zombie, spendendo “cervelli” come valuta. Divertente per qualche sessione, specialmente con i piรน giovani, ma nulla piรน. Manca profonditร , manca progressione e, soprattutto, manca l’online. Nel 2025, l’assenza di una modalitร  multiplayer via internet รจ difficile da giustificare. Peccato, perchรฉ la struttura breve delle partite si sarebbe prestata perfettamente a sfide rapide e competitive.

Nel complesso, perรฒ, l’offerta รจ ampia e coerente con il prezzo budget: oltre quaranta piante, decine di zombie e numerosi scenari… peccato solamente per l’assenza totale della lingua italiana.

Le nuove modalitร  offrono piacevoli variazioni sul tema

Un giardino piรน ordinato, ma meno vivo

Veniamo alla parte piรน controversa. Il comparto visivo di Plants vs. Zombies: Replanted lascia sensazioni contrastanti. Da un lato, l’upgrade tecnico รจ evidente: texture in alta definizione, colori piรน saturi e un look nitido che si adatta perfettamente agli schermi moderni. Dall’altro, perรฒ, l’anima dell’originale sembra essersi un po’ smarrita.

Lo stile di Rich Werner, l’artista che nel 2009 definรฌ l’identitร  visiva del gioco, era un perfetto equilibrio tra il buffo e il grottesco: linee tonde, colori pastello e una vena macabra appena accennata che rendeva ogni personaggio iconico. In Replanted, quel tocco si รจ affievolito. Il nuovo team di The Lost Pixels, incaricato da Electronic Arts di sviluppare la remaster, non include alcun membro del gruppo originario, e la differenza si nota.

Pur muovendosi nel rispetto dell’estetica classica, la direzione artistica tende alla pulizia estrema: superfici piรน levigate, proporzioni piรน uniformi e un tono visivo piรน “mainstream”. Il risultato รจ un mondo piรน ordinato ma anche piรน piatto, privo di quella “sporcizia” artigianale che contribuiva al fascino dell’originale. Gli sfondi appaiono meno profondi, alcune animazioni piรน rigide e gli zombie meno espressivi.

Dal punto di vista tecnico, nulla da eccepire: il gioco gira fluido su PlayStation 5, con caricamenti rapidi e nessun calo di frame. Ma la sensazione รจ che Replanted non riesca a restituire appieno quella miscela di ironia e inquietudine che rese iconico il titolo PopCap.

Plants vs. Zombies Replanted
Lettere dal fronte

Plants vs. Zombies Replanted: il suono della nostalgia

Il ritorno delle musiche di Laura Shigihara รจ forse la parte piรน emozionante di tutto il pacchetto. Risentire quei temi ora allegri, ora malinconici, ora surreali รจ un tuffo nel passato, capace di riaccendere ricordi sopiti con la potenza che solo la musica dei videogiochi sa evocare.

Quelle melodie scandivano con decisione il ritmo dellโ€™azione, accentuavano lโ€™assurditร  del contesto e davano unโ€™anima al giardino in guerra. Lโ€™artista รจ tornata per rielaborare alcuni brani, mantenendone intatto lo spirito originale. รˆ una scelta di cuore, che testimonia quanto Plants vs. Zombies debba alla propria identitร  sonora e a quella vena musicale cosรฌ riconoscibile che ne ha segnato il successo.

Peccato, perรฒ, che una delle caratteristiche piรน amate dellโ€™originale sia andata perduta: la dinamicitร  musicale. Nel gioco del 2009 i brani cambiavano intensitร  durante lโ€™ultima ondata di zombie, amplificando la tensione e restituendo quella sensazione di caos controllato che faceva salire lโ€™adrenalina. Qui, invece, le tracce restano statiche: un dettaglio che spezza lโ€™immersione e smorza il ritmo dellโ€™azione. Spero davvero che, dopo le segnalazioni di critica e fan, questa scelta venga rivista, perchรฉ lโ€™impatto complessivo ne risente e toglie alla battaglia quel respiro teatrale che la contraddistingueva.

Gli effetti sonori, invece, restano perfetti: il pop dei piselli, lo swish dei girasoli, il nom degli zombie che sgranocchiano le piante. Ogni suono รจ un piccolo tocco di personalitร  che contribuisce al tono ironico del gioco, e che dopo sedici anni funziona ancora alla perfezione.
Puliti, riconoscibili e piacevolmente familiari, rappresentano il tassello piรน fedele di questo restauro, quello che dimostra come a volte non servano grandi rivoluzioni per far tornare un sorriso.


Plants vs. Zombies Replanted rappresenta la versione piรน completa e accessibile del classico PopCap, riportando in vita un gameplay che, a sedici anni di distanza, resta una piccola perla di design. รˆ un restauro competente, ma anche un poโ€™ pigro: si limita a ripulire e riordinare dove avrebbe meritato un intervento piรน profondo, soprattutto sul piano artistico e musicale. Ne risulta unโ€™esperienza piacevole e genuinamente nostalgica, capace di riaccendere ricordi e sorrisi, ma anche di lasciare il retrogusto di unโ€™occasione mancata. รˆ un progetto nostalgico, certo, ma anche un promemoria di quanto PopCap seppe parlare a tutti,dai casual ai giocatori piรน esigenti.