Neon Inferno Recensione: un run ‘n’ gun pulp, molto pulp, pure troppo!

Neon Inferno si presenta come la seconda fatica di un piccolo ma ambizioso studio con base a New York, Zenovia Interactive. Sebbene la sede sia nominale, la realtà operativa è totalmente moderna: un gruppo che lavora in remoto, sparsi in diversi Paesi (Stati Uniti, Brasile, Giappone, Francia) e fondato nel 2019. Sri Kankanahalli non è solo il direttore creativo e fondatore, ma si occupa anche della quasi totalità della programmazione dei giochi, forte di solide competenze tecniche maturate attraverso un passato da Game designer amatoriale e ROM hacking.

Il primo progetto di questo team aveva già catturato l’attenzione degli appassionati del genere run and gun nel 2019. Un omaggio agli sparatutto dell’epoca 16-bit, Steel Assault si distingueva per la sua qualità e una notevole originalità, proponendosi addirittura in un nostalgico formato 4:3 per ricreare fedelmente l’esperienza classica. Il gameplay era fresco e reattivo, caratterizzato dall’assenza di armi da fuoco in favore di una frusta elettrica.

La meccanica principale era particolarmente innovativa: la possibilità di lanciare un cavo sospeso in qualsiasi direzione ed usarlo per arrampicarsi, offrendo una dinamica da Bionic Commando decisamente più frenetica. Pur non essendo un prodotto perfetto, limitato dalla durata esigua che richiamava l’era dei coin-up e necessitava l’apprendimento mnemonico dei livelli, Steel Assault aveva lasciato il segno. Era dunque naturale attendere con grande interesse l’annuncio del loro successivo progetto: Neon Inferno, appunto, che prometteva di essere ancora più ambizioso sotto ogni aspetto.

La storia immerge il giocatore in una New York distopica del 2055, resa attraverso una pixel art in stile 32-bit estremamente dettagliata. L’estetica è puramente cyberpunk: una metropoli dominata da grattacieli, quartieri degradati e aree futuristiche, tutte illuminate intensamente da luci al neon. L’uso sapiente dell’illuminazione dinamica e di colori forti come il rosa, il blu e il viola crea un’atmosfera intensa e affascinante, con chiare risonanze “blade-runneriane”.

Neon Inferno
Inferno di nome e di fatto.

Electric Eye

Sotto il profilo tecnico, il gioco brilla per l’ampio utilizzo del parallasse multilivello, con numerosi strati di sfondo che scorrono a velocità differenti per conferire una profonda sensazione di tridimensionalità. Questa profondità non è solo estetica, ma supporta attivamente il gameplay, permettendo di sparare sia sul primo piano che in profondità. Questo si sposa con una scelta stilistica molto audace: l’inquadratura è volutamente molto ravvicinata. Gli sprite dei personaggi sono grandi e occupano una buona porzione dello schermo, il che crea un effetto più cinematografico, intenso e immediato, catapultandoti nel caos dell’azione.

Sebbene questo avvicinamento renda l’azione estremamente frenetica, riduce anche lo spazio visibile attorno al giocatore, aumentando di conseguenza la difficoltà nel leggere i movimenti e la traiettoria dei proiettili rispetto ai run ’n’ gun più larghi come Contra o lo stesso Steel Assault. È un prezzo che paghi, ma ti permette al contempo di ammirare ancora di più le splendide animazioni e la cura del dettaglio artistico.

I personaggi, inclusi i due protagonisti, sono riccamente animati e disegnati da artisti professionisti. Il loro stile, pur sfiorando un gusto lievemente kitsch (come nell’apertura con la citazione a Dante), si concede forse qualche libertà di troppo nello stereotipare figure e situazioni. Ma tale vezzo si rivela un peccato veniale che, lungi dallo scalfirne l’insieme, finisce paradossalmente per conferirgli un tocco inatteso di colore.

Inoltre, la presenza di mech e veicoli animati in pixel art con movimenti pseudo-tridimensionali contribuisce a un look complessivamente moderno che conserva una forte identità retrò. Ambientato in questa corrotta New York del 2055, la narrazione segue la lotta per il potere tra diverse fazioni criminali e le forze dell’ordine. Il giocatore può scegliere di impersonare Angelo Morano o Mariana Vitti, due sicari al servizio della “Famiglia”, un emergente sindacato criminale guidato da Don Venatori, un Padrino senza scrupoli.

La Famiglia è intenzionata a eliminare i rivali per dominare la metropoli. La scelta del personaggio è puramente estetica e non comporta alcuna variazione nel modo di giocare. Tuttavia, è proprio la presenza di due distinti protagonisti a rendere disponibile la modalità cooperativa locale (o in Remote Play Together), che permette a due giocatori di affrontare l’intera campagna. Questa opzione eleva ulteriormente la frenesia, costringendo i partner a coordinarsi nella ‘danza’ tra schivare e sparare, rendendo la sfida ancora più caotica e divertente.

La storia, sebbene semplice e senza particolari approfondimenti, fungendo essenzialmente da pretesto per l’azione, è arricchita da cutscene in pixel art piacevoli e atmosferiche che aggiungono un tocco di charme alla narrazione. Il cuore pulsante di Neon Inferno risiede nel suo sistema di gioco che non si accontenta di un solo genere. Qui si mescolano il classico e immancabile run and gun alla Contra con il meno sfruttato gallery shooter stile Cabal o Wild Guns. A ciò si aggiunge una meccanica di deviazione dei colpi che ricorda Cuphead. Questa fusione è inserita in un contesto estremamente vario dove i livelli enfatizzano a turno diverse di queste caratteristiche.

A proposito di meccaniche, c’è un dettaglio tecnico che noi aficionados non possiamo non notare, e che è un gran bene: la possibilità di rimanere fermi e sparare in ogni direzione e, soprattutto, la possibilità di mantenere la mira puntata in una direzione e muoversi liberamente. Questa funzionalità, presente sin dai tempi di Contra III: The Alien Wars nell’epoca 16-bit, per qualche strano motivo non è mai diventata uno standard del genere, scomparendo o apparendo solo a metà in titoli come Cuphead o Iron Meat. Qui, invece, c’è, ed è un’aggiunta fondamentale per la frenesia del titolo.

Durante le nostre scorribande potremo sparare in tutte le direzioni e, grazie alla profondità degli scenari, si deve tenere d’occhio anche lo sfondo per eliminare i nemici distanti tramite un attacco con mirino dedicato. Questo costringe il giocatore a gestire costantemente lo scenario, in una “danza” piacevole tra schivate e spari. Un elemento visivamente gratificante è la distruttibilità ambientale a livello di pixel, con i corpi dei nemici e i rottami dei veicoli distrutti che rimangono visibili sullo schermo.

Neon Inferno
Le sezioni in autoscroll sono tanto adrenaliniche quanto brutali

Hell Awaits

La varietà dei livelli è notevole e non mancano idee originali e sorprendenti, pur includendo archetipi classici come la corsa in moto, qui rinnovata con la possibilità di alternare liberamente tra due piani di movimento, o le sezioni su piattaforme ascendenti o quelle appese in stile Contra. Il culmine dell’azione è raggiunto nei combattimenti contro mid-boss e boss, tutti spettacolari e ben studiati, che richiedono l’apprendimento dei pattern offrendo al contempo una sfida impegnativa. Oltre alla pistola, è possibile usare un pugnale per gli attacchi ravvicinati e, cruciale, per deviare proiettili verdi in arrivo, quelli di colori diverso non possono essere respinti.

Il parry consente di rispedirli immediatamente al mittente o, tenendo premuto il tasto, di attivare un bullet time che permette di mirare e direzionare il proiettile respinto anche sullo sfondo, massimizzando il danno. Tattiche evasive come il doppio salto e la schivata sono assolutamente fondamentali per la sopravvivenza. Il gameplay risulta coinvolgente e divertente grazie a controlli responsivi, varietà di nemici e scenari sempre dinamici, che spaziano dalle strade di New York a frenetici inseguimenti in motocicletta fino a un vero e proprio conflitto armato tra polizia e Yakuza nel Bronx.

La storia principale di Neon Inferno si articola in una Campagna con la scelta tra tre livelli di difficoltà. Già a livello medio, la sfida è significativa, specialmente nelle fasi finali, richiedendo la padronanza di tutte le meccaniche disponibili. Ogni colpo subito o caduta provoca la perdita di vitalità, e una volta esaurita, si incorre nel game over. Non ci sono oggetti di cura nei livelli ma, fortunatamente, i checkpoint permettono di ripetere sezioni specifiche del livello anche se la loro frequenza dipende dal livello di difficoltà scelto.

Il livello Difficile offre l’esperienza più autentica: riducendo il numero di colpi incassabili, aumentando i nemici e limitando i checkpoint a un massimo di due per scenario, aggiungendo ulteriori effetti agli attacchi dei boss (che però non cambiano pattern o comportamento) obbligando il giocatore a sfruttare al massimo tutte le opzioni difensive e offensive. Per i veri specialisti, c’è la modalità Arcade, anch’essa settata sul livello Difficile, ma che elimina totalmente i checkpoint e fornisce un singolo credito per completare l’intero gioco, proprio come accadeva in Steel Assault.

It’s better to burn out than to fade away

A completare questa straordinaria esperienza sensoriale c’è la colonna sonora, una vera sorpresa che mi ha spinto a dedicare una sessione di ascolto apposita, azzerando gli effetti sonori per poterla apprezzare senza alcuna interferenza. Sorprendentemente varia,  non si accontenta di un unico tema di fondo, ma spazia con audacia tra i generi in modo incredibilmente piacevole, giocando costantemente a creare atmosfere molto diverse tra loro, in perfetto accordo con le ambientazioni.

In Neon Inferno si passa dalla musica favolosa del livello ambientato al Metropolitan durante la missione “Dritto al Cuore”, a un jazz elegante e teso che accompagna gli incontri con Don, fino a tracce più tendenti all’hard rock per i momenti di azione pura, ad una che richiama l’atmosfera Blade Runner ed i pezzi dei Vangelis percepita al Pavilion Hotel. Il culmine di questa varietà si raggiunge quando la soundtrack include persino un’aria da opera (per poi passare serenamente al metal nella scena successiva), dimostrando un coraggio e una cura nella scelta musicale che elevano il coinvolgimento emotivo del giocatore.

Una scelta che non sono riuscito ad apprezzare dell’esperienza risiede nella totale assenza di armi alternative. Il giocatore è vincolato all’uso esclusivo della pistola. Tra un livello e l’altro, è possibile acquistare modalità di fuoco secondario utilizzando i crediti guadagnati in base alla performance. Questi potenziamenti hanno un’attivazione peculiare, ma soprattutto, sono limitati in termini di munizioni e risultano incredibilmente costosi, spesso richiedendo il completamento di diversi livelli per essere acquistati. Alcune di queste modalità sono potentissime e pertanto è consigliabile conservarle per gli scontri con i boss ed in generale il loro uso è talmente sporadico e limitato da non rappresentare una vera alternativa all’arma principale ma più una ultima ratio da usare in casi disperati.

Tuttavia, in un titolo di questo genere, l’inclusione di vere e proprie armi e power-up collezionabili all’interno dei livelli avrebbe arricchito sia la giocabilità sia la profondità strategica, dando anche un minimo di varietà alle situazioni. Inoltre la linearità degli scenari, per quanto spettacolari, è priva di segreti da scoprire o di alcun tipo di bivio. Di conseguenza, questa impostazione, sommata alla durata esigua dell’esperienza (appena due ore di gioco), potrebbe deludere chi si aspetta un titolo che si discosti dai canoni del puro arcade.

La modalità difficile può estendere la durata di un’ora aggiuntiva, e i giocatori più assidui potranno impegnarsi nel replay per ottenere il miglior punteggio o cimentarsi nella spietata modalità arcade, in cui bisogna completare il gioco con un solo “gettone”. In definitiva, Neon Inferno è un’esperienza intensa e di altissima qualità che, proprio come i suoi spericolati protagonisti, brucia troppo velocemente. L’aggiunta di un paio di livelli extra avrebbe reso il pacchetto decisamente più completo e appagante. Il gioco è sottotitolato (in maniera un po’ approssimativa) in italiano.


Neon Inferno si afferma come una delle massime espressioni moderne del genere, infondendovi una linfa vitale nuova e originale. La sua estetica cyberpunk, con pixel art dettagliatissima e un uso magistrale dell’illuminazione dinamica, crea una New York distopica del 2055 blade-runneriana. L’audace scelta di un’inquadratura ravvicinata esalta le splendide animazioni e l’intensità dell’azione, proiettando il giocatore nel cuore del caos. Il vero trionfo risiede nel gameplay, una fusione perfettamente riuscita di run and gun, gallery shooter, parry e bullet time, con combattimenti spettacolari contro i boss multifase. Particolarissima la colonna sonora che spazia con coraggio ed eleganza tra generi (dal jazz al metal all’opera!) adattandosi perfettamente ad ogni ambientazione e aggiungendo una profonda risonanza emotiva. Nonostante la sua brevità, Neon Inferno è un’esperienza intensa, frenetica e di altissima qualità che si rivolge sia ai nostalgici che ai nuovi appassionati del genere. È un titolo che brucia velocemente, ma lascia dietro di sé una scia di puro divertimento arcade. È un acquisto assolutamente consigliato. Uno studio, la Zenovia Interactive, da seguire con attenzione. Si spera che il loro prossimo progetto si discosti un po’ di più dalla formula simil-arcade seguita sinora, proponendo qualcosa di ancora più ambizioso. Il talento c’è tutto e non vedo l’ora di scoprire cosa tireranno fuori dal cilindro.


 

Provengo da un’epoca particolare, in cui le edicole vendevano videogames e le sale giochi erano giungle urbane abitate da creature stravaganti. Si sognava per mesi (o anni) su una singola immagine vista su rivista, si attraversavano quartieri interi per noleggiare un gioco sperando che fosse ancora lì, pronto ad accoglierci per un’avventura irripetibile. Il marketing si faceva per strada, la console war si combatteva faccia a faccia, e il venditore era una creatura leggendaria. Un mondo folle e ingenuo, forse, ma proprio per questo indimenticabile.