Catalogus Ludorum

Catalogus Ludorum: presentato l’archivio critico permanente dedicato alle opere videoludiche

Nell’ultima giornata del (video)Games e (alta) Cultura svoltosi a Bari, nell’Apulia Film House è stato presentato il Catalogus Ludorum, archivio critico permanente dedicato alle opere videoludiche che stanno ridefinendo o hanno ridefinito il concetto stesso di “alta cultura”.

Non si tratta di un premio competitivo, ma una mappa curatoriale del pensiero videoludico, un luogo in cui studiosi, designer e filosofi del gioco individuano e commentano le opere che meglio incarnano la tensione tra arte, conoscenza e interattività e che hanno avuto, o stanno avendo,  un impatto culturale di lunga durata sulla società. Il Catalogus completo, con le singole schede gioco per gioco e le motivazioni delle scelte, sarà pubblicato su www.videogamesandhighculture.com.

Queste le parole in merito da parte di Marco Accordi Rickards, presidente di giuria e docente di Teoria e critica delle opere multimediali e interattive:

(video)Games & (alta) Cultura introduce quest’anno un nuovo elemento fondamentale nella formula del festival: un catalogo che rappresenta la nostra personale reinterpretazione del concetto di premio . Ogni anno selezioniamo dieci titoli — cinque contemporanei e cinque appartenenti al passato — scelti secondo criteri ben precisi, e li inseriamo in un catalogo di opere culturalmente meritevoli di essere giocate, vissute, studiate e sperimentate. Questo catalogo dà vita a un grande percorso in continua evoluzione, che si arricchirà di anno in anno e accompagnerà il videogiocatore consapevole alla scoperta del valore artistico e culturale delle opere interattive.”

E aggiunge, per quel che riguarda il 2025 e la golden age dei coin-op:

“Per l’edizione di quest’anno abbiamo selezionato cinque titoli del 2025, tra cui “Clair Obscur: Expedition 33”, certamente uno dei più rilevanti del panorama recente, insieme ad altri lavori di grande interesse. Parallelamente, abbiamo premiato cinque titoli appartenenti alla cosiddetta golden age dei coin-op: quei videogiochi che, tra la fine degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta, hanno segnato in modo indelebile la storia delle sale giochi e definito i principali archetipi del videogioco. Tra questi spicca quella che possiamo ironicamente definire la “triforza” dei capolavori dell’epoca: Space Invaders, Pac-Man e Donkey Kong“.

Per la sezione dedicata alla Golden Age dei videogiochi (1978–1985) sono state selezionate opere che hanno definito in modo profondo l’immaginario e il linguaggio del videogioco. A partire da Space Invaders, primo grande mito del medium, capace di trasformare ansia, ritmo e tensione in una grammatica universale, fino a Pac-Man, icona pop assoluta che ha dato ai videogiochi un volto riconoscibile in tutto il mondo e ha segnato l’ingresso definitivo del medium nella cultura di massa. Il percorso prosegue con Donkey Kong, il videogioco in cui nacque il personaggio iconico di Mario e che introdusse per la prima volta una vera struttura narrativa interattiva, aprendo la strada alla figura dell’eroe digitale e allo storytelling videoludico moderno. Si affianca Dragon’s Lair, ambiziosa sintesi tra cinema d’animazione e interattività, capace di anticipare di decenni l’idea di videogioco cinematografico. Chiude la selezione BurgerTime, emblema della creatività libera e surreale dell’epoca, in cui l’assurdo diventa linguaggio universale e ritmo ludico.

La selezione annuale 2025 riunisce opere che esprimono la piena maturità del videogioco contemporaneo. Senua’s Saga: Hellblade II trasforma l’esperienza ludica in un viaggio interiore, affrontando temi come trauma, identità e percezione con un linguaggio sensoriale e profondamente umano. Hades II rilegge la mitologia greca come metafora di rinascita e trasformazione, fondendo meccaniche e narrazione in una struttura coerente e simbolica. Clair Obscur: Expedition 33 si impone come un atto estetico totale, capace di unire pittura, poesia e gioco di ruolo in un universo visionario, mentre Black Myth: Wukong reinterpreta un mito fondativo della cultura cinese attraverso il linguaggio del grande videogioco contemporaneo, creando un ponte tra tradizione e modernità. Completa la selezione Lost Records: Bloom and Rage, un racconto di formazione intimo e maturo che riflette su memoria, tempo e crescita.

Due selezioni speciali sono ad opera di Marta Fjak, sviluppatrice dal 2013: “And Roger”, opera intima e minimale che affronta relazioni, malattia e accettazione attraverso un linguaggio essenziale, e “Megabonk”, esperienza radicale che distilla in forma ludica lo spirito iper-frammentato e compulsivo del nostro tempo.

Queste le parole di Fabio Belsanti, organizzatore dell’evento e CEO di AgeOfGames:

«Non si tratta di una semplice lista di premi, ma di una costruzione complessa: una vera e propria ludoteca ragionata, selezionata da una giuria internazionale composta da esperti, accademici, filosofi, storici, sviluppatori e intellettuali. Il catalogo propone un percorso che suggerisce come costruire una propria cultura attraverso i videogiochi, che non sono soltanto strutture ludiche. Perché, come amiamo ricordare, a partire da Homo Ludens, il gioco non è semplicemente parte della cultura: la cultura stessa e la storia dell’umanità sono, in fondo, una forma di gioco. Mettiamo insieme sviluppatori, accademici, intellettuali, filosofi e artisti provenienti da tutto il mondo per riflettere su come il videogioco, o meglio, il ludus, nella sua evoluzione storica e tecnologica, abbia sempre influenzato la civiltà umana fin dall’antichità, e oggi, nella sua forma videoludica, continua a farlo in modo ancora più profondo, andando ben oltre il semplice intrattenimento e permeando ogni ambito della nostra vita».

La giuria è stata composta da Marco Accordi Rickards, presidente di giuria e docente di Teoria e critica delle opere multimediali e interattive; Fabio Belsanti, CEO di AgeOfGames; Roberto Talamo, ricercatore in Critica Letteraria; Robin Zingarelli, game designer; Gianluca Cremoni Baroncini, scrittore; Maico Morellini, scrittore; Michele Cotugno, giornalista.

Qui sotto alcune foto dalla presentazione.