Recensione Warriors Orochi 4

Difficile la vita dei giochi della serie Warriors. Quello a cui appartengono è un genere che, almeno per quanto riguarda i territori occidentali, fa fatica ad ingranare; vuoi per le caratteristiche tipicamente orientaleggianti, o per un gameplay particolare che fa della ripetitività di azioni e nemici il suo punto di forza. I musou vengono, infatti, da quella tipologia di prodotti utile quando si vuole staccare un po’ la testa e giocare senza star troppo a pensare, maciullando quanti più nemici possibile. Sarebbe insensato, ovviamente, vedere come difetti le peculiarità intrinseche del genere che, come qualsiasi altro, può essere apprezzato o meno. Ciò però non preclude ad esso la possibilità di innovarsi e portare varietà, partendo dalle basi da cui è nato. Questo è stato provato a fare in parte con gli spin-off Hyrule Warriors e Fire Emblem Warriors, aggiungendo elementi caratteristici delle due famose saghe Nintendo; cambiamenti più radicali sono stati invece quelli di Dynasty Warriors 9, che ha aggiunto un mondo open world alla solita formula originale. Nonostante l’intenzione sia stata sicuramente apprezzata, ciò che ne è venuto fuori è stato purtroppo niente di così indimenticabile. Con Warriors Orochi 4, Omega Force e Koei Tecmo tornano ancora una volta alla ricetta che sta alla base dei musou, ma inserendo stavolta magia e collegamenti con le divinità greche dell’Olimpo; viene introdotta inoltre una quantità di personaggi spropositata, ben 170, provenienti per lo più dagli universi di Dynasty Warriors e Samurai Warriors. Basterà questo a permettere quella varietà di cui la serie avrebbe tanto bisogno?

Senza dilungarci troppo sulla trama, sappiate che l’incontro tra gli eroi delle varie epoche è stavolta provocato da Zeus che, provando piacere nel creare problemi ai poveri mortali, crea un mondo parallelo utilizzando i cosiddetti bracciali Ouroboros. Perseo, in opposizione alle gesta del padre, ne ruba però alcuni e li porta sulla Terra. I nostri personaggi scopriranno ben presto che quegli accessori hanno uno straordinario potere, e che è quindi necessario non farli cadere nelle mani sbagliate. L’obiettivo finale dei nostri protagonisti è quello di capire i piani del re dell’Olimpo, recuperare i misteriosi artefatti e ritornare ancora una volta nel rispettivo mondo di appartenenza.

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Gli attacchi magici aggiungono un pizzico di varietà in più ai combattimenti, anche se non tanto da spezzare la ripetitività caratteristica del genere.

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È grazie a questo stratagemma narrativo che viene introdotta la novità principale del titolo: la magia. In questo nuovo mondo sono infatti presenti i Tesori Sacri, i quali permettono ad ogni personaggio di sferrare potenti attacchi magici. Essi sono molto semplici e intuitivi da utilizzare e si dividono, così come gli attacchi normali, in “leggeri” e “pesanti”, con questi ultimi che consumano l’intero indicatore. Ne esistono di varie tipologie, ma non sono unici per ogni eroe. Più varie sono invece alcune magie più potenti, in grado di infliggere una grande quantità di danni. Visivamente belli da vedere, gli attacchi magici aggiungono sicuramente un pizzico di varietà in più ai combattimenti, anche se non abbastanza da spezzare la ripetitività caratteristica del genere. Il problema principale è però la monotonia delle missioni, che si limiteranno per lo più ad avere gli stessi obiettivi. La scarsa pluralità di situazioni è poi uno dei difetti che il genere dovrebbe scrollarsi di dosso da sempre ma che, benché ci abbia provato con titoli come il già citato Dynasty Warriors 9, non riesce a fare neanche con Warriors Orochi 4, che mantiene nonostante le novità il classico stile che sta alla base dei musou.

Warriors Orochi 4
Le magie permettono anche potenti attacchi a distanza.

Intendiamoci, non si stanno criticando in nessun modo elementi come la ripetitività del gameplay o i nemici tutti uguali; quello che si va a sottolineare è piuttosto un mancato impegno nell’evolvere e svecchiare un po’ la formula di gioco, la quale rimane troppo ancorata alle sue radici. Lodevole è in ogni caso la grande quantità di personaggi inseriti in questo capitolo, nonché i tanti dialoghi che ne definiscono alcune caratteristiche comportamentali. Tramite il menu dedicato al party è possibile infatti visionare degli eventi che mostrano qualche interazione tra i membri del gruppo; niente di troppo profondo, ma che comunque merita di menzione visto l’immenso roster.

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La Deificazione, come le magie, è un’introduzione interessante che rende più divertente il gameplay, ma fa comunque parte di un contesto generale che non progredisce.

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Andando più a fondo nel gameplay del titolo, esso ci permette di controllare tre diversi personaggi per mappa, con il party sostituibile ogniqualvolta si conclude una missione. Questi sono intercambiabili in qualsiasi momento e il loro switch, se svolto nel modo giusto, può permettere combo interessanti. Ogni eroe, oltre a salire di livello, è potenziabile sotto alcuni aspetti come attacco, difesa o efficacia delle magie, così come armi le quali, ottenibili a fine incarico, possono essere dotate di particolari elementi che ne aumentano le capacità. Parlavamo, inoltre, dei misteriosi bracciali dotati di grande potere; anche quelli avranno un importante ruolo nel gameplay, essendo in grado di accrescere a dismisura la forza di determinati personaggi, i quali subiranno un processo di Deificazione. Durante la temporanea trasformazione, l’indicatore della magia non scenderà più, consentendoci di scagliare magie a profusione; gli attacchi diverranno così ancora più letali, e sarà presente per di più una mossa speciale unica. Questi poteri, così come le magie, sono sicuramente un’introduzione interessante e che rende ancor più divertente il gameplay, ma fanno comunque parte di un contesto generale che non progredisce. Altro appunto va fatto per quanto riguarda l’online. È possibile difatti cooperare con altri utenti in qualche missione, ma non solo; è presente una modalità competitiva dedicata, la quale permette interessanti scontri tre contro tre con l’obiettivo di conquistare delle basi presenti sulla mappa di gioco. Non si è avuto modo purtroppo di testare a dovere questa modalità, che è comunque sembrata sfiziosa e un buon modo per staccare dai soliti scontri contro orde di avversari.

Warriors Orochi 4
Evocare un cinghiale di fuoco imbizzarrito è sicuramente un ottimo modo per farsi strada tra i nemici.

Tecnicamente il titolo fa un buon lavoro e, data anche la grande quantità di personaggi presenti su schermo, su PS4 standard non si sono notati cali considerevoli di frame rate. I 170 combattenti sono ben fatti, così come la varie animazioni di attacco e le magie, le quali risultano sempre spettacolari da vedere e piacevoli da sferrare per sbaragliare le forze nemiche. Nulla da dire per quanto riguarda il comparto sonoro, se non per alcune imperfezioni come il trotto del cavallo che permane qualche secondo in più anche nel momento in cui si salta. Per il resto, le musiche sono veramente ben realizzate raggiungendo toni epici degni di nota, e regalano sempre splendide atmosfere; sanno inoltre essere riflessive nei momenti di gioco che lo richiedono.

Warriors Orochi 4 è insomma il classico musou: la devastazione delle forze nemiche e la quasi invincibilità fanno da protagonisti. Con il roster più ricco di sempre per la serie e introduzioni come le magie e la Deificazione, il titolo cerca di aggiungere più varietà ai combattimenti, riuscendoci solo in parte. Se da un lato crescono ancor di più le possibilità del combat system, dall’altro il gioco ha poca varietà di situazioni e manca in un concreto sviluppo del gameplay. I fan fedeli al genere sicuramente potranno apprezzare il lavoro svolto in questo capitolo, il quale però non si rivolge minimamente a nuove fette di utenza.