Recensione SoulCalibur VI

“Trascending history and the world, a tale of souls and sword, eternally retold.” – SoulCalibur VI incarna perfettamente il celebre motto della saga. Con l’introduzione di questo nuovo capitolo, Bandai Namco ha riesumato dal cuore dei più appassionati la memoria del tanto amato picchiaduro all’arma bianca, cercando di conciliare l’anima che l’ha contraddistinto per tanti anni, dove s’incontrano una storia epica e un’estetica sempre convincente, e un sistema di combattimento, finalmente, molto più competitivo. Questa volta, però, l’impianto narrativo pare avere una forza e un’importanza molto più sentita: SoulCalibur VI, collocato temporalmente tra il primo e il secondo capitolo, vuole passare non solo come un reboot della saga, incorniciato dalle vicende di un oscuro sedicesimo secolo, ma vuole altresì donare nuovi retroscena ad ogni suo singolo protagonista e garantire una miriade di sfumature alla vicenda, poiché tra i tanti destini che vedremo incrociarsi, più di uno è legato alle sorti delle due spade della leggenda.

Rilanciare un seguito naturale che partisse dalle rigide basi del quinto capitolo, per quanto ce lo si potesse aspettare, era un’impresa piuttosto ardua. SoulCalibur VI, quindi, rimette mano alla mitologia della saga, senza effettuare grossi mutamenti che possano disturbare la sensibilità dei fan, sviluppando una personalissima storia per ogni personaggio. Le Cronache dell’Anima, ovvero la prima modalità Single Player, fa da tramite in questo senso, e raccoglie le avventure di ogni protagonista riproponendole in ordine cronologico, lungo una ricca linea del tempo, dal 1583 al 1590. Il fluire delle diverse linee narrative continua, però, ad avere sempre il medesimo cardine: il dualismo fra Soul Calibur e Soul Edge, l’ordine e il caos, e la smaniosa ricerca dietro la loro immutata leggenda. Dopo una cutscene introduttiva che ci mette al corrente della genesi delle due spade, notevolmente ridotta e semplificata rispetto alle origini, ci ritroviamo nei panni di un giovane Kilik nel periodo del suo addestramento al tempio di Ling-Sheng Su, ma che ben presto, dopo esser stato prescelto per ereditare l’antico bastone Kali-Yuga, dovrà fare i conti con la dura realtà e gli effetti devastanti del Seme del Male, in grado perfino di far perdere il senno agli uomini. Questa parte di gioco concentra ovviamente tutti i suoi sforzi sul valorizzare la componente narrativa del titolo, impreziosendo ogni scena con artwork dal tratto marcato e molto efficaci. La mancanza di dinamicità in questi frangenti potrebbe far storcere il naso ai giocatori più impazienti: i tempi sono piuttosto dilatati, i dialoghi talvolta eccedono al verboso, finendo per spezzare un po’ troppo bruscamente il ritmo dei pochi combattimenti che avremo modo di affrontare. Portata a termine l’avventura di Kilik, parallelamente si apriranno tutte le altre timeline, che il giocatore potrà seguire a suo piacimento.
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L’amore per il Single Player in SoulCalibur VI viene espresso da un’altra modalità, la Bilancia dell’Anima, evoluzione diretta dell’apprezzatissimo Chronicles of the Sword che abbiamo avuto modo di saggiare nel terzo capitolo.

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L’amore per il Single Player in SoulCalibur VI viene espresso da un’altra modalità, la Bilancia dell’Anima, evoluzione diretta dell’apprezzatissimo Chronicles of the Sword che abbiamo avuto modo di saggiare nel terzo capitolo. Un po’ picchiaduro, un po’ strategico e un po’ GDR, Libra of Soul mette in mostra sin dall’inizio una delle caratteristiche più riuscite del titolo, l’editor dei personaggi, strumento complesso che nelle mani giuste può creare davvero l’insperato. Per plasmare il nostro alter ego virtuale, avremo a disposizione diverse razze da cui attingere, alcune meglio caratterizzate di altre, per poi modificarne i parametri fisici, e un ragguardevole numero di vestiti e accessori con cui completare l’opera. Passati attraverso questo lungo processo, potremo infine scegliere un’arma, che sarà legata a uno specifico stile di combattimento, che potremo cambiare, qualora lo desiderassimo, nel corso della nostra avventura. Senza volervi anticipare troppo della trama, alcuni eventi dai risvolti spiacevoli ci hanno costretti a metterci in viaggio alla ricerca di precisi punti contaminati dal Seme del Male, la cui energia corrotta ci permette di sopravvivere.

SoulCalibur VI
In Bilancia dell’Anima saremo tenuti a muoverci lungo una vastissima mappa.

Spinti in lungo e in largo attraverso Asia, Africa ed Europa, il nostro destino si incrocerà più di una volta con quello dei personaggi più noti della serie e le nostre scelte, in più di un’occasione, potranno influire sull’ago della bilancia della nostra anima: sceglieremo la via dell’egoistica e passionale irruenza o la pacata via dell’ordine? Insomma, presso ogni tappa in cui ci fermeremo, saremo tenuti ad affrontare un nemico diverso, e per questo sarà necessaria la giusta preparazione: scelta l’arma, che vanterà tutta una serie di statistiche e bonus che potranno facilitarci nel nostro compito, e consumato del cibo per ottenere un buff specifico, possiamo procedere. I nostri sforzi in battaglia verranno ricompensati di volta in volta con nuovi oggetti, armi e punti esperienza per aumentare il livello del nostro personaggio, utile per incrementare resistenza e potenza d’attacco. Per facilitarci nella nostra esplorazione, potremo rivolgerci a fabbri e mercanti per rimettere a punto il nostro equipaggiamento o reclutare dei mercenari per farli faticare al posto nostro durante i compiti più difficili. Una variabile molto divertente è rappresentata dalle quest secondarie, che di tanto in tanto appariranno sulla cartina, molte delle quali chiederanno di combattere in particolari condizioni ambientali (es. terreno scivoloso) oppure di focalizzare la nostra strategia d’attacco su determinate tecniche di combattimento, dal momento che tutte le altre sono state rese inefficaci. L’offerta di SoulCalibur VI per i giocatori più solitari risulta efficace e ben gestita, e non mancherà di intrattenere anche coloro che non desiderano forzatamente di mettere alla prova i propri nervi nelle modalità Multiplayer online.

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I moveset dei personaggi sono molti e ben caratterizzati e si vede che Bandai-Namco ha preferito una formula che potesse avvicinare sia coloro meno avvezzi ai picchiaduro che gli utenti più navigati.

[/su_quote]Le basi del sistema di combattimento in SoulCalibur VI sono rimaste del tutto invariate, con un tasto predisposto alla parata, due per attacchi verticali ed orizzontali e uno per i calci, oltre alle combinazioni dei tasti dorsali che possono aiutarci nelle esecuzioni di tecniche più complesse. La prima impressione, joystick alla mano, è di una generale semplificazione nell’esecuzione di alcuni attacchi, fattore che però, fortunatamente, non va ad intaccare la profondità del gameplay. I moveset dei personaggi sono molti e ben caratterizzati e si vede che Bandai-Namco ha preferito una formula che potesse avvicinare sia coloro meno avvezzi ai picchiaduro che gli utenti più navigati: non mancheranno, infatti, tecniche di movimento più fini (spostamenti laterali, rotolamenti a terra, ukemi, gestione delle cadute), in grado di rendere l’esperienza di gioco più interessante e di elevarla a un contesto decisamente più competitivo. Le mosse da padroneggiare non mancano e vanno sfruttate in situazioni sempre diverse.

SoulCalibur VI fight
La tecnica della Lama Invertita.

La Lama Invertita, è uno scontro a rallentatore che mette in gioco diversi fattori: seguendo una logica similare a quella della morra cinese, ogni combattente avrà a disposizione ben sette combinazioni per sovrastare il proprio avversario. Un esempio? L’attacco verticale vince sull’orizzontale, che batte il passo laterale che, chiudendo il cerchio, neutralizza il colpo verticale. Subentrano pure elementi come la parata, il passo in avanti e all’indietro, in grado di generare situazioni che possono metterci in netto vantaggio rispetto al nostro avversario. A questo proposito, anche lo scopo della Guardia Reattiva non dista di molto da quest’ultimo: differentemente dalla Parata ad Impatto, potremo eseguirla in qualsiasi momento senza preoccuparci di consumare la barra dell’anima. SoulCalibur VI, però, mescola alla sua vincente formula anche una buona dose di spettacolarità, che diviene piuttosto tangibile quando si tratta di compiere una Lama Critica, che può essere banalmente definita come la “super mossa” del personaggio in nostro utilizzo, più che adatta come tecnica di chiusura, dal momento che può togliere davvero una buona fetta di vita del nostro contendente. Anche la Soul Charge fa assolutamente la sua figura e si mostra al giocatore come una stance unica e distintiva di ogni singolo personaggio che, una volta padroneggiata, può davvero fare la differenza. Questa speciale modalità potenziata aumenta i danni generati dai nostri colpi e amplia il comparto di mosse a nostra disposizione. Generalmente, presenta diversi effetti a seconda di chi stiamo giocando; Kilik, per esempio, muterà persino di forma, facendo emergere il suo lato più oscuro, e affronterà i suoi avversari con colpi più rapidi ma dall’ampiezza ridotta, perdendo energia vitale anziché quella dell’anima per sfruttare le sue sinistre tecniche. Il ritmo delle battaglie di SoulCalibur VI è serrato e intenso, e questa sua volontà di essere più spettacolare del solito porta grandi soddisfazioni ai neofiti, che finalmente potranno anche loro esibirsi in mosse coreografiche senza eccessivi sforzi.

SoulCalibur VI
Geralt di Rivia, protagonista della saga di The Witcher e special guest in SoulCalibur VI.

Che SoulCalibur sarebbe senza un comparto di personaggi di tutto rispetto? Oltre ad alcuni graditi ritorni, come Xianghua, Kilik, Sophitia, Seong Mina, la cui sparizione nel quinto capitolo aveva fatto anche fin troppo scalpore, troviamo Azwel, il principale antagonista in Bilancia dell’Anima, che mette un po’ alla prova il bilanciamento complessivo del titolo, un po’ come Inferno, il perennemente escluso dal panorama competitivo. Anche Grøh, di cui non tarderemo a fare la conoscenza nella suddetta modalità, è un valente e agile guerriero che racchiude al meglio tutte le tecniche citate in precedenza. Lo “special guest” di quest’edizione, invece, è Geralt di Rivia, lo strigo protagonista della saga di The Witcher, ricreato sapientemente dalle mani del team di sviluppo, abile e insidioso combattente che mescola bene tecniche di spada e i segni. Con un roster di ben 22 personaggi (inclusa Tira, attualmente prevista solamente con l’acquisto del Season Pass), gli approcci con cui affrontare il gioco non mancano. L’impiego di Unreal Engine ha sicuramente giovato a SoulCalibur VI: la fluidità delle animazioni e un framerate più che stabile rendono l’esperienza visivamente molto armonica e piacevole. I modelli poligonali sono dettagliati, ma più che concentrarsi sulle fattezze dei singoli personaggi (alcune espressioni facciali lasciano un tantino a desiderare), è impossibile non notare l’estrema cura con cui sono state realizzate armi e armature.

SoulCalibur VI riesce a toccare le corde più intime degli appassionati di sempre, sancendo così un ritorno in grande stile tra i maggiori titoli del genere, dove riesce ancora trovare uno spazio grazie a una forte identità, un solido combat system e soprattutto per un’offerta Single Player coinvolgente e dalla buona longevità. Il titolo pare decisamente più accessibile rispetto agli albori ma non per questo soffre di impoverimenti nella sua struttura. Unica pecca da segnalare risiede nell’online, al momento ancora un po’ scarno ma imprescindibile qualora il gioco volesse sbarcare seriamente nella scena competitiva. Questo capitolo rappresenta un brillante ritorno alle magnificenze di un tempo e un rilancio della saga fatto a regola d’arte.