Life is Strange 2: Episodio 5 – Wolves Recensione

Life is Strange 2 è stato finora il palcoscenico di un viaggio, un’avventura che è entrata progressivamente a far parte del nostro Io. La caratterizzazione di due personaggi tanto semplici quanto complessi nella loro unità è qualcosa che l’opera di Dontnod ha sempre tenuto ben stretta, in quanto suo maggiore punto di forza. All’apice di una narrazione capace di tenerci incollati allo schermo c’è così la conclusione della stessa, l’episodio 5, Wolves. Dopo aver letteralmente passato una notte a rimuginare su quanto accaduto e su come, in effetti, sarebbe potuta essere migliore, siamo finalmente pronti ad analizzare e a darvi il nostro parere su quello che è sicuramente il capitolo più atteso.

Dopo gli sconvolgenti eventi di Haven Point, il duo – ormai trio – di lupi è finalmente riunito, pronto a proseguire verso la loro strada. Si ritrovano così nella cittadina di Away, chiamata così dalla manciata di residenti, che possono essere contati sul palmo della mano. Scopriamo così che i fratelli Diaz hanno passato le ultime sette settimane in questo luogo sperduto nell’Arizona settentrionale e, quindi, al confine con il Messico. La meta è ormai vicina, Sean e Daniel stanno per raggiungere il loro capolinea, Puerto Lobos, dove voleva vivere il loro padre. Tuttavia, né il suo inizio e né la fine sono ciò che conta di un viaggio, ma ciò che accade nel mezzo: proprio tenendo bene a mente questo semplice ed essenziale concetto dovremo compiere le ultime scelte in Life is Strange 2 perché queste saranno decisive per determinare quello che sarà il gran finale.

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Dobbiamo fare delle scelte che potranno assicurare un futuro a Daniel, che è il nostro vero obiettivo. A qualunque costo.

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Come ci siamo comportati, le decisioni che abbiamo preso, il modo in cui saremo stati da esempio per Daniel è di fatto l’elemento cui ruota attorno lo svolgersi degli ultimi eventi. Infatti, ancora una volta Dontnod ha dimostrato di sapere come mantenerci con il fiato sospeso con alcuni colpi di scena sorprendenti, ma mai devastanti come i finali. Perché parliamo al plurale? Perché Wolves ha un totale di ben quattro conclusioni con altre tre varianti in base alle scelte degli episodi precedenti. Non nascondiamo però, di aver raggiunto uno dei peggiori epiloghi possibili, cosa che ci ha turbati non poco. Ma rigiocando l’intero episodio e facendo cose diverse abbiamo scoperto qualcosa che davvero non ci aspettavamo: non c’è un effettivo “good ending”, se non una conclusione che ci si avvicina per approssimazione. Mentre la prima stagione si concludeva in un modo o in un altro, con risvolti inevitabilmente negativi, stavolta dobbiamo fare delle scelte che potranno assicurare un futuro a Daniel, che è il nostro vero obiettivo. A qualunque costo.

Tuttavia, va da sé che realizzare una conclusione tanto complessa ed elaborata – e con varianti diverse – non è certo un compito facile. Per quanto l’episodio finale sia relativamente breve, ci vengono introdotti alcuni personaggi secondari molto interessanti e i cui problemi avrebbero potuto avere maggiore impatto sulla trama, ma così non è. Le figure che ci vengono presentate non hanno alcun impatto emotivo sul giocatore e finiscono per essere un mero contorno fin troppo evitabile. Un difetto che ci è dispiaciuto, soprattutto perché nelle vicende passate ci siamo affezionati ai nonni dei due fratelli, innamorati di Cassidy, abbiamo odiato quelli che possono essere ricondotti a degli “antagonisti” e così via. Wolves non riesce in questo compito, tenendo centrali le figure di Sean, Daniel e del terzo personaggio, che preferiamo tenere nascosto per il bene di chi vuole acquistare la Complete Season di Life is Strange 2. Tuttavia, è interessante vedere come sia stato reintrodotta una persona molto presente durante le avventure di Max e Chloe che collegherà indirettamente il finale con ciò che accade dopo il primissimo Life is Strange. Un modo per strizzare l’occhio a chi aspettava questo momento da molto tempo, ma che onestamente ci aspettavamo molto prima dell’epilogo e più approfondito. Il modo in cui vengono trattate tematiche molto particolari, tuttavia, mantiene la raffinatezza che ha fatto innamorare milioni di giocatori al brand. Il pregiudizio razziale, e a tratti (purtroppo) omofobo, che hanno alcuni estremisti statunitensi si fa sentire in più di un’occasione ed è un elemento che ha forte impatto sul giocatore, al punto da farci cambiare idea sulla meta dei due protagonisti. Siamo davvero sicuri che il Messico, capitale del narcotraffico e della criminalità organizzata sia il luogo giusto in cui crescere un ragazzino o è meglio restare negli Stati Uniti, dove la polizia sta cercando i fratelli Diaz per spedirli in carcere? A voi la scelta.

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 Life is Strange 2 già si è rivelato essere scarso di effettivo gameplay, ma questo episodio lo è ancor di più.

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Assente anche una vera e propria colonna sonora inedita, dato che ci troveremo ad ascoltare brani già sentiti, tra cui ovviamente il tema principale dell’opera, oppure totalmente anonimi. La serie ci ha abituati a musiche sempre adatte al contesto e agli eventi narrati, felici o tristi che siano e senza mai risultare fuori posto. Stesso discorso per le sezioni in cui possiamo muovere direttamente Sean, che sono letteralmente tre, dato che una fase è solo una ripetizione della prima, ma di notte. Ancor peggio, sembra quasi che gli sviluppatori volessero nascondere questo riciclo dell’area dato che non viene mai specificato che i due fratelli sono già stati lì. Life is Strange 2 già si è rivelato essere scarso di effettivo gameplay, ma questo episodio lo è ancor di più, purtroppo.