8Doors Arum’s Afterlife Adventure Recensione: un purgatorio infernale

8Doors Arum’s Afterlife Adventure Recensione Versione PC | Un titolo indie che narra di una disperata ricerca di una bambina rimasta orfana dopo la prematura morte del padre, guidata dalla sua infantilità e dalla sua determinazione deciderà di entrare nel purgatorio nella speranza ti trovare l’anima del suo genitore e riportarlo nel mondo dei vivi. Durante il viaggio verremo costantemente guidati dagli abitanti del posto che come in Super Mario, ogni volta che giungeremo a destinazione ci diranno che l’obiettivo della ricerca si trova in un’altra zona.

Questo videogioco presenta i soliti elementi dei metroidvania, quindi abilità che sbloccheremo man mano che procederemo nel gioco, armi con effetti speciali unici, e le meccaniche di movimento come il doppio salto e lo scatto a mezz’aria. Ciò che caratterizza di più questo titolo è la sua difficoltà, infatti la curva d’apprendimento risulta essere abbastanza ripida, soprattutto in determinati punti, sia di combattimento che di platforming.

Un Purgatorio più corrotto dell’inferno

A primo impatto 8Doors Arum’s Afterlife Adventure sembra un gioco 2D come tanti, ma non passerà molto tempo prima che capirete di quanto sia insidioso questo indie, tra nemici posizionati in modo strategico per rendere difficile il platfoming, trappole nascoste in cui rischierete di cadere e boss con attacchi che farebbero invidia anche a diversi souls-like per quanto sono accurati e difficili da schivare. Passerete buona parte del tempo di gioco a ritentare un boss, o un salto, rinascendo sempre all’ultimo “idolo” a cui avrete pregato.

Nel corso del viaggio della piccola Arum dovremo attraversare le 8 aree del purgatorio, tutte collegate da altrettante porte sparse in giro per la mappa. Esplorando le varie zone, caratterizzate da un pattern diverso tra nemici, ostacoli e boss potrete affrontare un totale di 36 tipi di spettri diversi e 21 boss che metteranno alla prova la vostra capacità di sfruttare al meglio le 7 diverse armi che la nostra eroina potrà ottenere. Oltre che in combattimento potremo usare le diverse armi per farci strada con determinati ostacoli, come farci luce in una zona buia, planare in aria per evitare delle spine, proteggerci dall’acqua di una cascata o attivare dei meccanismi eolici. Oltre alle armi la protagonista verrà accompagnata da “Ducroak“, un rospo che per bontà d’animo deciderà di guidarci attraverso il Purgatorio in cerca dell’anima del padre. Potremo far ingrandire e rimpicciolire l’animale a comando e utilizzarlo per rompere dei muri incrinati e spostare blocchi per aprire porte o raggiungere piattaforme troppo alte oltre che usarlo in combattimento.

Il gameplay in alcune sezioni di gioco può risultare sbilanciato per quanto riguarda il platforming che è stato calcolato al centimetro con l’utilizzo dei doppi salti e degli scatti oltre che trappole in movimento che colpendovi potrebbero costringervi a rifare l’intera zona. Anche determinati boss potrebbero sembrare più ostici di quanto non dovrebbero essere a causa di una singola animazione, difficile da schivare, che potrebbe entrare in loop e portarvi inevitabilmente alla morte costringendovi a dover ritentare lo scontro numerose volte.

Sia lo stile grafico che il sonoro riportano alla cultura coreana, unendo bene le varie sfumature dei tre colori su cui si basa il gioco cioè: il nero, il bianco e il rosso. In pieno stile arte coreana, il gioco è interamente disegnato a mano ed è accompagnato costantemente da colonne sonore originali anch’esse ispirate alla cultura orientale.

Una guardiana viva tra i morti

In 8Doors Arum’s Afterlife Adventure la storia viene interamente narrata tramite i dialoghi tra Arum e i vari personaggi, tranne che per Sul e Oxy che sono rispettivamente un guardiano della morte il suo capo. Dopo aver sconfitto determinati boss infatti la scena si sposterà su di loro dandoci chiari indizi su chi potrebbe star causando tutti i problemi nel Purgatorio. All’inizio del gioco, poco dopo aver finito il tutorial la giovane protagonista verrà nominata “guardiana della morte temporanea” in modo da potersi muovere più facilmente all’interno del mondo, infatti otterremo un tribolo, per raccogliere le anime fuggitive, e un contenitore per il peccato, per poter utilizzare i poteri speciali delle varie armi, oltre che un “name tag” che ci permetterà di ottenere determinate abilità.

La narrativa risulta essere un punto centrale di questo gioco visto che tutti i nemici che affronteremo avranno una cosa in comune, cioè che sono corrotti dal peccato e che qualcuno sta andando in giro a corrompere le figure importanti che gestiscono il purgatorio, e zona dopo zona, dialogo dopo dialogo ci avvicineremo sempre di più alla verità e al luogo dove troveremo l’anima del padre. Dipendentemente da quanto esploreremo, da quanti boss sconfiggeremo, e quanti segreti scopriremo potremo accedere, una volta battuto il boss finale, potremo accedere a uno dei tre finali del titolo.

8Doors Harum's Afterlife Adventure

Per arrivare al “sad ending” (il più facile da raggiungere) di 8Doors Arum’s Afterlife Adventure in modalità normale (le difficoltà selezionabili sono storia e normale) abbiamo impiegato poco più di 12 ore, ciò che ha aumentato tanto la durata di questo indie sono stati gli innumerevoli tentativi utilizzati per sconfiggere diversi boss che presentano animazioni al limite dell’inschivabile (almeno secondo noi) rendendo quasi inevitabile subire danno e quindi portare alla morte. Anche le cure risultano essere molto limitate, soprattutto ad inizio gioco dove ripristinano uno scarso 15-20% di vita. Inoltre ci sono diverse zone di platforming abbastanza complicate, a nostro parere, che richiedono molta precisione con i doppi salti e gli scatti oltre che tempismo.

Di “idoli” per poter pregare e quindi ripristinare vita, peccato e pozioni ce ne sono abbastanza, anche se la distanza che li separa può sembrare molta di più di quella che è effettivamente. È consigliato avere un controller Microsoft, o arrangiarsi con la tastiera riassegnando i tasti in maniera più comoda, data l’incompatibilità con il controller PlayStation 4 e il Pro Controller della Switch (a nostro parere, metà delle morti sono avvenute a causa della scomodità dei tasti). Come ultima cosa, il gioco non è stato ancora tradotto in italiano, quindi a meno che non conosciate una delle altre lingue in cui è stato tradotto come l’inglese, non potete godervi i dialoghi e capire qualcosa della storia.

Guardando qualche trailer prima di scaricare il gioco, sembra un semplice indie metroidvania incentrato sull’esplorazione e sui combattimenti, ma non avremmo mai immaginato che per riuscire a procedere saremmo dovuti entrare nella mentalità di star giocando a un souls-like per i combattimenti e Hollow Knight nel “Path of Pain” per il platforming (se non sapete cosa è il Path of Pain” cliccate qui). Possiamo affermare quindi che questo titolo, almeno in modalità normale, può risultare interessante per chi cerca una sfida ed è amante dei metroidvania, poi, chi è un vero temerario, oltre che completare il gioco può anche tentare di ottenere il trofeo “Immortal” che consiste nel finire il gioco senza mai morire.