Song of Horror Recensione: ascoltando un’oscura melodia

Song of Horror Recensione Versione PlayStation 4 | Il genere horror nel corso degli anni è riuscito a ritagliarsi anche uno spazio all’interno dell’industria videoludica. Quest’ultimi sono diventati molto popolari e frequenti anche nel mercato Indie ed ancora oggi sono molto diffusi, di questo genere inoltre fanno parte anche alcune saghe storiche come quella di Silent Hill o di Resident Evil che hanno portato grandi innovazioni nell’industria.

Questo genere sicuramente è stato e sarà ancora molto importante per questo mercato, ma dobbiamo analizzare più nel profondo quali meccanismi vengono usati per creare questi giochi e quali di questi sono effettivamente efficaci e quali invece vanno evitati. Sicuramente è molto importante capire come funzionano le fobie e come quest’ultime spingano il terrore nella nostra mente. Una volta capito ciò però dovremo anche essere in grado di trasformare la paura in arte suscitandola nella maniera corretta.

Come possiamo notare analizzando alcuni dei racconti horror più famosi e con più successo c’è sempre una fobia che li accomuna tutti. Gli esseri umani per natura temono ciò che non conoscono come luoghi inesplorati, persone sconosciute, la morte e quindi l’ignoto. Puntare su questo è sicuramente una strategia efficace per far arrivare la paura a più persone possibili, poi sta agli sviluppatori creare musiche, ambienti, personaggi e storie per trasformarla in arte.

Purtroppo la maggior parte dei titoli al giorno d’oggi ha perso questa parte artistica, concentrandosi su jumpscare e storie viste e riviste molto poco interessanti. Un buon esempio recente su come approcciarsi a questo tema potrebbe fornircelo il survival-horror sviluppato da Protocol Games e Raiser Games, ovvero Song of Horror. Il titolo è già uscito su PC un anno fa (potrete trovare la nostra recensione qui), ed adesso è arrivato anche su console di vecchia generazione (PlayStation 4 ed Xbox One). Quindi senza ulteriori indugi seguiteci in questa tenebrosa avventura in cui affronteremo la paura dell’ignoto.

Song of Horror

Song of Horror: un’enigmatica prima strofa

Come in tutti i casi dei giochi che prendono diretta ispirazione dai capolavori letterari, anche le vicende di Song of Horror cominciano con una storia. Quest’ultima riguarda più personaggi, che in seguito andremo ad interpretare nella storia, e tutto orbita intorno ad un oscuro mistero celato nella Husher Mansion. Quest’ultima è l’enorme abitazione di uno scrittore, in cui il nostro primo personaggio entrerà per poi ritrovarsi davanti ad una specie di porta oscura.

Proprio come la prima strofa di una canzone ci fa capire subito di cosa parlerà una canzone e che ritmo avrà, Song of Horror fin da subito ci mostrerà cosa andremo ad affrontare durante tutta la nostra partita. In questa primissima sezione il gioco è molto bravo a metterci davanti alla nostra paura dell’ignoto in maniera artistica, infatti tutte le nostre domande non avranno risposta: dove siamo? da dove viene la musica? cosa c’è intorno a me? dov’è e chi è la persona che dobbiamo cercare? e cos’è quella misteriosa porta?

Song of Horror narra storie diverse ma con elementi comuni e che ci fanno confrontare contro l’idea di un pericolo indiretto, astratto, ma sempre presente. Il nostro nemico principale sarà senza dubbio l’intelligenza artificiale, essa infatti sarà impossibile da ingannare e non ci lascerà vie di fuga. Questo avviene poiché nel corso della partita, l’IA studierà il nostro modo di giocare e calcolerà la strategia migliore per spaventarci. In base al nostro approccio potremo assistere ad eventi diversi che metteranno a dura prova i nostri nervi.

un ponte a forma di gameplay imprevedibile

In questa prima fase andremo piano piano a capire come il nostro nemico tenterà di colpirci, ma appena saremo sicuri di poter evitare lo spavento ecco che quest’ultimo cambia approccio sorprendendoci in altri modi, con questo metodo non potremo mai tranquillizzarci poiché non sapremo mai cosa ci potrebbe capitare in futuro. E questo ci metterà in un perenne stato di ansia assieme al nostro avatar.

Come un ponte che collega la strofa al ritornello, il gameplay ci accompagna, o meglio ci spinge violentemente verso la parte centrale del gioco in vari modi. Durante il gioco l’IA vi attaccherà con suoni spaventosi, apparizioni e mostri ma lo farà sempre in situazioni ed in momenti diversi riuscendo ogni volta a spaventarvi, soprattutto se vi distraete o prestate attenzione a cose sbagliate.

Mentre affronteremo tutte queste difficoltà non mancheranno anche delle sequenze cinematiche che mostreranno il progresso della vicenda. Ma come avrete potuto intuire le sequenze di gioco attivo dove avremo modo di navigare l’ambiente in fixed camera saranno quelle più traumatiche, ma nonostante ciò dovrete riuscire ad esplorare mentre cercherete di risolvere dei puzzle e degli enigmi per continuare a progredire.

Song of Horror

Durante il momento attivo avremo modo di controllare individui sempre diversi: ciascuno di loro avrà una storia e un carattere differente, che influenzeranno certe statistiche. Una guardia notturna avrà molto più sangue freddo e sarà in grado di resistere maggiormente alle insidie dell’oscurità, ma magari potrebbe avere uno spirito di iniziativa meno lampante rispetto ad un giovane ferroviere, che si è introdotto nella villa incuriosito dalla porta aperta.

Se il nostro avversario riuscirà a terrorizzare noi e il nostro avatar, questo andrà in panico e darà via a delle sequenze di quicktime event per la sua sopravvivenza. Seguendo il ritmo del suo battito cardiaco dovremo riuscire a recuperare le sue facoltà mentali, prima che venga letteralmente inghiottito dall’oscurità. Quindi dovrete superarlo se vorrete continuare l’esplorazione con quel personaggio, ma il nemico sarà sempre in agguato per attaccarvi.

Se invece verrà sopraffatto, perderemo quel personaggio. Dopo la morte di uno di loro dovremo selezionarne un altro nel menù, ma se li terminerete tutti allora non ci sarà più speranza. Questo loop è semplice ma funziona molto bene e allo stesso tempo offre ai giocatori la possibilità di apprendere dai propri sbagli, nel tentativo di svelare la verità dietro ciò che sta succedendo. Inoltre tutte le parti più meccaniche o tecniche sono comunque inserite in maniera da non farvi perdere l’immersione nel titolo.

Un ritornello artisticamente migliorabile

L’introduzione, le strofe ed il ponte ci hanno dato alcune informazioni e tutte assieme ci fanno giungere al ritornello, quello che tutti vogliono sentire e  che rimane più impresso per qualsiasi canzone. Quindi nei prossimi paragrafi vi andremo ad esporre tutte le caratteristiche principali che Song of Horror ci ha mostrato e ci ha fatto provare.

Graficamente, la qualità degli contenuti cinematici e delle cutscenes del titolo è ottima, inoltre è stata pensata in maniera tale da essere un tributo a quello che sono i racconti dell’orrore. Queste infatti  saranno davvero immersive e ben pensate, contribuendo a dare decisamente un valore positivo all’intera esperienza. Stessa cosa purtroppo non si può dire della grafica durante il gameplay, infatti sono molto evidenti fenomeni di aliasing e di scattering ben evidenti. Ciò fa sembrare il tutto come se non ci fosse stato un lavoro di ottimizzazione dei modelli e delle mesh.

Il titolo abusa troppo dell’oscurità per poter nascondere il non ottimale design dell’ambiente e la poca creatività dello scenario. Si finisce così per cadere in un tipico cliché delle storie horror con i personaggi che finiscono nei classici luoghi senza luce come seminterrati, cantine, soffitte ed altri ancora. Tutto ciò va un po’ ad abbassare l’originalità ed il reparto artistico che il titolo presenta comunque in alcune sezioni.

Song of Horror

La componente atmosferica e la storia di Song of Horror sono sicuramente i sue due punti di forza maggiori. Quest’ultimi fungeranno anche come una specie di catalizzatore che ci spingerà a progredire affrontando le varie sfide e superando gli enigmi che ci sbarreranno la strada. Alcuni di questi saranno originali e ci richiederanno una buona capacità di deduzione ed analisi, mentre altri si baseranno principalmente sull’esplorazione e la raccolta di oggetti utili necessari a sbloccare nuove aree esplorabili.

Questi tipi di enigmi sono sicuramente un classico del genere horror, essi vanno infatti a premiare lo spirito d’osservazione e la capacità di immaginare usi alternativi per tutti gli attrezzi e le cianfrusaglie di cui si impossesseranno i nostri personaggi giocanti. Ciò non vuol dire che sia sbagliato metterli, ma è importante cercare di diversificarli e renderli più interessanti rispetto allo standard ed il gioco in questione ci riesce nella maggior parte dei casi.

I protagonisti esprimeranno i loro pensieri e sensazioni durante tutto il corso del gioco, ciò ci darà la possibilità di comprendere cosa stiano provando, permettendoci di immedesimarci meglio nella loro situazione. Questo sarà di grande aiuto quando dovremo comprendere i motivi che li hanno spinti ad approcciare in modo così incauto la grande oscurità che si è impadronita dei luoghi in cui ci troveremo letteralmente a brancolare nel buio, con il solo aiuto di una fidata torcia.

Un finale fin troppo stretto

arrivando al finale, passando oltre all’interludio strumentale, se siete dei giocatori che amano immergersi nelle vicende, che danno valore non solo al gameplay ma anche alla profondità del mondo di gioco, Song of Horror potrebbe essere il titolo per voi. Il suo format episodico, unito all’uso eccezionale dell’intelligenza artificiale potrebbe creare il mix perfetto per voi, facendovi “divertire” ed allo stesso tempo appassionare alla trama. Quest’ultima presenta anche molti special, i quali nelle canzoni vanno stravolgere completamente il ritmo che era stato mostrato fino a quel punto, che nell’ambito videoludico possono essere tradotti come colpi di scena.

Se preferite opere dove le vostre azioni hanno maggiore impatto e dove godere di più libertà, i limiti imposti dal prodotto potrebbero cominciare a starvi stretti. In certe fasi si nota infatti una netta limitazione delle scelte del giocatore, che non può, ad esempio, rifiutarsi di rispondere al telefono, scegliere di esplorare prima certe aree rispetto ad altre e soprattutto non può cambiare paradigmi.

Non è brutta l’idea di spingere il giocatore a vivere l’esperienza sul solco di quanto ha tracciato lo sviluppatore, anzi potrebbe anche rivelarsi efficace per alcuni giocatori, ma sarebbe stato meglio offrire allo stesso un mondo sempre profondo e aperto per renderlo più soddisfacente. La formula dello stesso sarebbe ancora più vincente se le tematiche narrate fossero procedurali e al fruitore venisse data maggiore libertà.

Arrivati alla fine di questa canzone dell’orrore possiamo trarre alcune conclusioni da Song of Horror, il titolo presenta una storia molto interessante che ci fa immergere nell’idea che il titolo ha di horror, che coincide con l’idea dell’horror classico dei vecchi racconti, e ci mette sempre a confronto con questo invincibile ignoto di cui abbiamo paura. L’intelligenza artificiale ed i personaggi sono ottimi ed aumentano l’immersività che vi farà concentrare maggiormente per risolvere i vari enigmi tutt’altro che banali. Purtroppo tutto ciò è peggiorato dalla poca libertà fin troppo limitata dai binari della storia, ma anche da scenari ripetitivi e poco curati graficamente. Nonostante i difetti, il gioco rimane comunque un ottima esperienza da provare per chi ama questo genere di titoli.