Aliens: Fireteam Elite Recensione: marines contro Alien

Aliens: Fireteam Elite Recensione | Da dove cominciare quando bisogna riflettere su un franchise multimediale come quello di Alien? Un vero perno del cinema fantascientifico e non solo, in quanto da lì si è costruito anche un vasto apparato videoludico che fa richiamare alla memoria titoli che vennero piuttosto apprezzati come Alien Isolation e non solo. Ma quest’oggi non riflettiamo circa la saga nella sua interezza ma in una sua derivazione molto recente; stiamo parlando dunque di Aliens: Fireteam Elite, titolo sviluppato da Cold Iron Studios con il supporto di Focus Home Interactive che ci vedrà ritornare in questo oscuro ed ansiogeno universo narrativo fortemente caratterizzato che non manca mai di stupirci. Il prodotto è disponibile da domani 24 agosto su PlayStation 5, PC, PlayStation 4, Xbox One, Xbox Series X/S con supporto al crossplay. Senza indugi prepariamoci ad unirci ai marine coloniali per vivere una nuova avventura in lotta contro gli xenomorfi.

Aliens: Fireteam Elite

Una nuova missione per i Colonial Marines

In Aliens: Fireteam Elite prenderemo le sembianze di uno dei tanti, un eroe silenzioso delle Americhe Unite, che per un motivo qualsiasi ha deciso di unirsi ai Marine Coloniali, il vero e proprio osso duro dell’entità politica interplanetaria al soldo di megacorporazioni del calibro della Weyland-Yutani. In particolare, ci troviamo a bordo della UAS Endeavor, che fungerà da pratico hub di tutte le nostre operazioni. Si tratta di una nave d’assalto, una vera e propria testa di ponte spaziale per il combattimento contro i temibili xenomorfi, nemici oramai noti ai nostri intrepidi marines. Il titolo dunque sarà uno shooter multigiocatore collaborativo sulla stessa linea di prodotti come Left 4 Dead; un prodotto solido e consolidato, ma quale sarà stato il risultato finale? Il gioco inizia con la creazione del nostro alter ego, l’avatar che andremo a personalizzare limitatamente prima di proseguire con la nostra carriera militare.

Il loop di gioco dell’opera sarà composto di fasi di riposo in cui ci troveremo nel comparto operativo della UAS Endeavor, prima di immetterci nel cuore del gameplay di Aliens: Fireteam Elite vero e proprio. Già si intravede un’opportunità sprecata: la nostra base delle operazioni sarà composta da poche stanze dove ritroveremo alcuni personaggi, una vera opportunità sprecata. Dal famoso Comparto di Intelligence Centrale, o CIC in breve, che tutti i fan del franchise conoscono come leggendario quartier generale dei dispiegamenti di tutte le squadre dei marines passando per i cunicoli di manutenzione che si sarebbero prestati come eccellenti rifugi dei terribili xenomorfi; la nave è un luogo statico dove il nostro personaggio non farà altro che comunicare con gli NPC oppure migliorare il suo equipaggiamento. Una prima pecca di questo titolo interessante; ma proseguiamo!

Aliens: Fireteam Elite

Fra storia e massacro

La nostra avventura in Aliens: Fireteam Elite inizia in una vecchia nave raffineria di quelle che per prime solcarono questa zona di galassia… un’era superata dall’umanità che adesso è una vera civiltà multi-sistema, ma come ben sappiamo la nostra espansione non è incontrastata: la minaccia degli xenomorfi è sempre viva e pronta a coglierci quanto meno ce l’aspettiamo. Una trama poco approfondita, qualcosa che potrebbe lasciare scontento un appassionato del franchise che prova ad avvicinarsi al titolo per puro e spassionato gusto di calzare i panni di un Colonial Marine; rimarrà scontento. I personaggi, quei pochi che non dovremo sterminare a fucilate, peccheranno tutti di dialoghi poco profondi e ironia spicciola poco divertente; il vero cuore del gioco è la fase di dispiegamento in cui verremo mandati sul campo assieme ai nostri compagni per completare le missioni in cui si articola la campagna.

Aliens: Fireteam Elite quantomeno gode di una moderata longevità, fornita sia dall’opzione multigiocatore che ci consentirà di immergerci in ogni partita in adrenalinici combattimenti con i nostri alieni preferiti, oltre che una campagna in tre parti e dodici missioni rigiocabili. Il mix viene ampliato da una modalità orda sbloccabile in cui siamo chiamati a resistere ad ondate crescenti di nemici e dalla possibilità di rigiocare tutte le partite con speciali carte modificatori che potranno speziare ogni run. Si parla di limitazioni o sfide particolari come la chiamata a combattere solo mediante una pistola oppure l’obbligo di non permettere perdite nella nostra squadra. Piccoli dettagli che migliorano l’esperienza, cosa di sicuro molto apprezzata.

Aliens: Fireteam Elite

Il duro lavoro di un Marine

Il vero fulcro di Aliens: Fireteam Elite è rappresentato dalla componente multigiocatore; uno dei valori aggiunti maggiori che quest’opera detiene potrebbe essere quello di offrire ai suoi fruitori e ai loro amici qualche pomeriggio spensierato in gioco, tutti uniti per la causa delle Americhe Unite. In termini sociali infatti il gioco offre un rudimentale – poiché non sufficiente rispetto alla lore e alle prospettive tattiche dei Colonial Marine – sistema di specializzazione di ogni personaggio. Abbiamo infatti la possibilità di assumere le vesti di fucilieri, medici, smartgunner e ingegneri; ciascuna “classe” offre equipaggiamenti e perk differenti che si adattano a stili diversi di affrontare il titolo. Si tratta di archetipi classici di questo tipo di giochi che in Aliens: Fireteam Elite trovano ideale applicazione; ruoli ben differenziati ma inadatti alle numerose pieghe dell’universo narrativo di Alien. Proseguendo di missione in missione acquisiremo esperienza utile a sbloccare sempre maggiore equipaggiamento e possibilità di personalizzazione, avendo modo dunque di mostrare sul campo la nostra superiorità ed esperienza come soldati al servizio dell’umanità.

In termini di combattimento, nel gioco ci troviamo dinnanzi ad un sistema semplice ma solido fatto di minion, ovvero xenomorfi semplici come i droni lavoratori, che ci assaliranno puntando sull’effetto sorpresa e gli alti numeri. Gli alieni sono ben differenziati; vi sono quelli come lo Spitter che ci schermaglieranno dalla distanza, altri come il Pretoriano che punteranno sulla loro forza superiore per tentare di soggiogarci, dando luogo a quicktime event di resistenza e di fuga. Ma anche in questo caso purtroppo c’è un problema di troppa superficialità, caste xenomorfiche che tutti i più avidi fan del franchise conoscono e che si spererebbe di vedere più spesso in gioco; mancanti, in un titolo che nel complesso sembra peccare di cautela e di poca operosità. Possiamo aspettarci espansioni future? L’idea di una campagna alternativa come gli alieni, unita alla possibilità di lottare contro marine umani, potrebbe essere ghiotta, ma è ancora presto per parlare di queste cose. Proseguiamo dunque la nostra analisi, spostandoci nel comparto audiovisivo dell’opera.

Aliens: Fireteam Elite

Puzza di… xenomorfi?

In termini grafici, Aliens: Fireteam Elite si appoggia ad Unreal Engine; un software alla portata di tutti con cui con il giusto impegno si possono ottenere eccellenti risultati grafici che di certo non hanno molto da invidiare ad engine proprietari con tecnologie all’avanguardia. In termini di visuali e ambientazioni siamo nella media; non c’è nulla che faccia gridare al miracolo, quanto ai modelli o alle ambientazioni, che quantomeno si mantengono canoniche e credibili rispetto al setting del franchise. I personaggi saranno spesso neutrali in termini di look, sia dal fronte degli space marine, sia da quello degli xenomorfi, e spostandoci agli scenari non c’è di certo da gridare al miracolo. Gli spazi seguono uno schema rigido che non premia l’esplorazione dei livelli ed è soltanto strumentale al gameplay; gli ambienti hanno un certo sapore di vacuo che se non fosse per gli attacchi nemici stonerebbe con l’opera. In generale, senza lode e senza infamia.

Spostandoci sul comparto sonoro di Aliens: Fireteam Elite, neanche qui c’è qualcosa di particolarmente sorprendente – la colonna sonora è poco ispirata e manca di suscitare quelle sensazioni necessarie e vitali in una storia come quella che ci vede come protagonisti. Sensazioni come l’ansia di girare un corridoio o il brivido gelido che si attanaglia ad ogni marine quando il pannello sopra le loro teste si apre preannunciando l’arrivo degli xenomorfi sono del tutto smorzate da quella che potremmo definire una raccolta di tracce da ascensore di centro commerciale. Un po’ meglio il lato degli SFX con il feedback sonoro delle armi e i versi degli alieni di buona qualità, cosa che contribuisce a smorzare un momento la critica sollevata in precedenza.

Un titolo dunque senza lode e senza infamia che pecca di fantasia e che con i suoi contenuti vagamente ridotti può puntare solo su sessioni multigiocatore ricche d’azione ed un gruppo affiatato di amici per fornire delle ore di gioco di qualità. Trattandosi di un gioco nuovo col supporto del team di sviluppo, in uscita su numerose piattaforme, possiamo aspettarci che gli addetti ai lavori possano intervenire in tempo arricchendo l’opera, scongiurando dunque la minaccia di una perdita di interesse che altrimenti potrebbe prendere forma in pochi giorni. La miglior scommessa per un concept del genere è probabilmente quella di puntare sul modello di business dei GaaS (Game as a Service) con cui sostenere e tenere vivo l’engagement dell’utenza mentre si implementano sempre maggiori contenuti: l’universo narrativo di Alien sarebbe in grado di supportarlo, servono solo gli sforzi del team.