EMEA Predator League: la nostra intervista a CiccioGamer89

L’EMEA Predator League è uno dei campionati più importanti del panorama eSport, le migliori squadre di Rocket League hanno la possibilità di scontrarsi per entrare nel podio dei campioni d’Europa. Le finali italiane, porta di accesso per il circuito internazionale, sono finalmente giunte e noi non potevamo che essere presenti.

L’evento si è svolto ieri, 13 novembre 2022, presso l’area eventi di Mediaworld, in zona Porte di Roma. La giornata ha visto la partecipazione di personaggi speciali come CiccioGamer89, Edoardo “Eddy” Cianciosi, Marco La Rosa e l’inaspettata presenza di Kekkobomba, grande amico della star di Youtube.

Gli scontri hanno portato la squadra “Caspita” a vincere il torneo italiano, dopo essersi scontrati contro i “Believers“, ed a qualificarsi per le fasi successive. La gara è stata emozionante e noi siamo stati felici di assistere. A fine giornata, dopo un estenuante incontro con i fan, CiccioGamer89 ed i telecronisti Marco ed Edoardo ci hanno concesso una bellissima intervista e cogliamo l’occasione per presentarvi alcuni estratti.

EMEA Predator League

Ecco come hanno risposto i nostri tre intervistati alla domanda: “Secondo voi, lo skill gap esistente tra il giocatore casual ed il professionista, in qualche modo, rovina l’esperienza di gioco?”

C: Secondo me no, dipende da come il giocatore prende lo skill gap; se io dovessi trovare un giocatore più forte di me, cercherei di raggiungere il suo livello, creandomi uno stimolo. Se io dicessi: “no, sono troppo forti” e lasciassi perdere, allora il gioco competitivo non farebbe per me.

M: Concordo, se io non avessi qualcuno di più forte o più bravo con cui misurarmi, non avrei stimoli che mi portino a migliorare, e questo potrebbe essere applicato a quasi tutti i giocatori.

E: Sì, la differenza fra un giocatore forte ed uno più debole, almeno per quanto riguarda Rocket League, è davvero tanto marcata rispetto ad altri giochi in cui l’underdog (quello più debole) può cavarsela in qualche modo. C’è da dire, però, che in tutti gli sport esiste un gap tra professionista e giocatore amatoriale ed è giusto che sia così; il professionista, d’altronde, fa un percorso mirato e tortuoso, spesso con enormi sacrifici, prima di giocare ad alti livelli e vincere.

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La seconda domanda era: “Purtroppo, l’eSport americano e quello italiano sono estremamente distanti tra loro. Secondo voi, in un futuro non troppo lontano, sarebbe possibile avvicinarci al loro livello?”

E: Noi, come nazione sud-europea, abbiamo una cultura molto legata alla stagionalità, ci sono periodi nei quali le persone tendono ad uscire di più e giocar meno. Nella cultura nord-europea, invece, si tende, in generale, a stare di più a casa, avendo più tempo per perfezionare e concretizzare. Nonostante tutto, stiamo facendo passi avanti: la crescita rimane costante, pur se lenta, e questo ci permette di avere ogni giorno più possibilità; le industrie, quelle non facenti parte del settore, stanno entrando sempre più nel nostro mondo, dando grande giovamento all’Italia.

C: Ho giocato per tanto tempo a Gears of War, io ed il mio team abbiamo gareggiato tantissime volte nelle competizioni più svariate: è un mondo fantastico. La differenza fondamentale tra il nostro paese ed uno come gli USA è che lì la gente non va a vedere un torneo di Fortnite per il montepremi milionario, lo va a vedere perché sono felici di tifare e vedere la propria squadra vincere.

È quello che manca in Italia, giocare mentre gli altri ti guardano e ti fanno il tifo e, dall’altra parte, tifare solo per il gusto di farlo. Nei miei live show a teatro, per esempio, le persone mi venivano a vedere mentre giocavo, era fantastico! La folla riesce ad eccitarci ed incitarci, ma in Italia non l’abbiamo ancora capito.

L’evento è stato fantastico, la professionalità dello staff è stata sublime e noi non possiamo che ringraziarli per aver permesso tutto questo.

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