Skull and Bones Recensione: un mare “tempestoso” per i pirati

GeForce Now Skull and Bones

Skull and Bones ha affrontato numerose tempeste e maremoti (per restare nel gergo del gioco) nel corso del suo sviluppo prima di poter salpare su console e PC, questo ormai è di dominio pubblico. Il titolo di Ubisoft fu annunciato nell’ormai lontano 2017 e dopo oltre 7 anni è diventato realtà, nonostante in molti nel corso degli anni precedenti avevano ormai rinunciato all’idea di poterci giocare, dato che il rischio di cancellazione è stato sempre dietro l’angolo. Alla fine però, gli sviluppatori sono stati bravi a trovare una quadra che permettesse all’open-world piratesco di esser pubblicato in condizioni abbastanza decenti.

Nato da una costola di Assassin’s Creed IV Black Flag, Skull and Bones attinge dal capitolo del leggendario franchise di Ubisoft le sole battaglie navali, cercando in qualche modo di simulare le gesta dei pirati del 1600, pronti a salpare in cerca di fama, gloria e ricchezza. Il risultato finale è un Game as a Service che convince solo in parte, ma che proprio grazie alla sua natura GaaS ha ancora un po’ di tempo e di credito per dare il meglio di sé… a patto che il team di sviluppo riesca in primis a sistemare in corso d’opera alcune problematiche presenti all’interno del gioco, e poi dare al titolo un vita longeva grazie all’arrivo di attività e contenuti futuri.

Skull & Bones; Skull and Bones
Non saranno le sole navi nemiche i pericoli che incontrerete in mare aperto!

Skull and Bones: la vita su terraferma non fa per noi!

Il periodo storico in cui è ambientato Skull and Bones ve lo abbiamo già introdotto: il 1600. Inizialmente ambientato nei mari dei caraibi, a prodotto pubblicato ci ritroviamo invece a navigare e attraccare nelle pericolosissime acque dell’Oceano Indiano. Qui il nostro pirata inizierà le sue scorribande partendo da una semplice bagnarola e 2 uomini come ciurma, per poi farsi strada nel difficile carriera del pirata, acquisendo uomini, navi sempre più grandi e “Infamia”. Se la trama di Skull and Bones non spicca per lo storytelling, il gameplay è diviso in più fasi. Sicuramente, le volte che saremo sulla terraferma avremo la sensazione di giocare ad un walking simulator vero e proprio, dato che a differenza di Sea of Thieves non è in alcun modo previsto il combattimento corpo a corpo.

Durante questa fase a essere favorita sarà l’esplorazione, molto limitata a dire il vero, oltre all’interazione con i tanti NPC presenti nelle varie zone di interesse. Con loro possiamo commerciare beni (acquisto o vendita), acquistare abiti, ma soprattutto ottenere tutto l’occorrente per acquistare e/o potenziare le nostre navi, affinché i mari presenti nel gioco non diventino la nostra tomba bagnata. Gli NPC inoltre offrono molte missioni (per lo più fetch quest), cui completamento ci permette di ottenere Infamia (che in Skull and Bones ricopre la meccanica della reputazione), materiali, oggetti rari e ulteriori missioni aggiuntive. Il problema principale però è che stare con i piedi per terra non è per nulla entusiasmante, non soltanto perché il nostro personaggio è completamente muto e avrà facoltà di “parlare” soltanto durante alcune scelte multiple che si paleseranno nel corso di alcuni dialoghi, ma anche perché le zone di interesse dislocate nel mondo di gioco saranno per la maggior parte piccole e con pochi luoghi visitabili. Sicuramente dopo oltre 7 anni di sviluppo ci aspettavamo decisamente di più!

Skull & Bones; Skull and Bones
A volte ci si sentirà a casa anche sulla terraferma!

Un mare di avventure (e di battaglie)

Decisamente diverso invece risulta essere il gameplay quando decidiamo di salire sulla nave e salpare per i mari di Skull and Bones. Qui il gioco si apre, diventando un vero e proprio open-world piratesco con qualche accenno (ma molto sterile) di MMO. Con uno stile prettamente arcade, a differenza di Sea of Thieves sulla nostra nave dovremo necessariamente fare tutto noi: guidarla (e anche la navigazione risulta essere molto arcade e poco simulativa), utilizzare gli armamenti, scrutare l’orizzonte in cerca di navi nemiche o zone interessanti da esplorare. Dopo aver selezionato la visuale a noi più congeniale (cambiabile in qualsiasi momento), starà a noi decidere se seguire la rotta delle missioni accettate, oppure navigare alla ricerca di navi nemiche da affrontare e affondare, forti da saccheggiare o nuovi porti dove attraccare, sbloccando così il viaggio rapido. Il sistema di navigazione si basa fondamentalmente su pochi singoli tasti: la nave può restare ferma, muoversi lentamente, o spiegare le vele e raggiungere il massimo della velocità. In quest’ultimo caso però, occorrerà sempre rifocillare la nostra ciurma, perché se le forze verranno meno i nostri uomini non saranno più capaci di governare la nave. Come avrete capito, le tante meccaniche presenti in Skull and Bones sono state realizzate in maniera molto basilare, proponendo un titolo fin troppo semplicistico.

Il sistema delle battaglie navali invece, seppur ridotto allo stretto necessario, funziona abbastanza bene. Così come Assassin’s Creed IV Black Flag, dopo aver ingaggiato battaglia contro i velieri nemici, possiamo bombardarli con tutte le armi presenti sulla nostra nave, ma ovviamente da parte nostra dovremmo resistere al fuoco nemico evitando per quanto possibile i danni (tranquilli, ci sono dei kit di riparazione appositi). L’ingaggio dunque permette di iniziare la fase di battaglia, che però non deve necessariamente portare alla distruzione dell’imbarcazione nemica per poter eseguire il loot. Già, perché avvicinandosi e creando le condizioni giuste, è possibile anche arrembare la nave nemica con le funi, operazione che se eseguita con successo garantirà sempre maggiori ricompense. Lo stimolo principale dato dalle battaglie navali risiede soprattutto nel livello delle navi nemiche: più il loro livello risulterà alto, maggiore sarà l’impegno nell’affrontare la battaglia.

Quando abbiamo parlato del loot, lo abbiamo fatto ipotizzando l’abbattimento delle navi avversari. Ma cosa accade se a rimetterci lo scafo sarà la nostra nave? Il giocatore avrà la facoltà di decidere dove respawnare, ossia nelle vicinanze della nostra dipartita o presso il porto. Il nostro bottino personale invece resterà a galla nella zona dove siamo precedentemente affondati finché non verrà recuperato… da noi o da altre navi. In Skull and Bones è presente anche un sistema di farming legato ad alcuni materiali (ma anche cibo), ma il tutto si riduce a mini-giochi fin troppo banali da eseguire avvicinandosi alla zona di interesse con la nostra nave. Restando in argomento bottini e tesori, immancabilmente ritroviamo le “mappe del tesoro”: entrati in possesso di queste mappe, il giocatore dovrà risolvere l’enigma e localizzare l’esatto punto dove attraccare e scavare per riportare alla luce il tanto ambito premio. Fate molta attenzione però, perché le mappe del tesoro fano parte del bottino della vostra nave e dunque, se verrete affondati tra i vostri possedimenti, perderete anche le mappe accumulate!

Skull & Bones; Skull and Bones
Una prospettiva della vostra nave in prima persona

Skull and Bones emula un MMO, ma lo fa male!

Se pensate che Skull and Bones sia un MMO fatto e finito, siete completamente in alto mare. Nel gioco l’interazione con gli altri giocatori è al minimo storico. Non solo non è presente una chat di gioco, ma la comunicazione con gli altri utenti è limitata ad alcune “emoticon”, mentre l’altra azione eseguibile è quella di invitarli nel nostro gruppo e fare qualche scorribanda in compagnia. Nei server del gioco infatti, sono presenti anche le imbarcazioni appartenenti ai giocatori che in quel momento si trovano nel server. Tali imbarcazioni sono fisiche e dunque durante la navigazione è possibile entrare in collisione con loro, ma anche intervenire durante le battaglie contro le navi nemiche (anche se l’intervento non sarà richiesto) e perché no, rubare il loot generato dalle battaglie.

Da un titolo always-online e in sviluppo da anni ed anni, ci aspettavamo sicuramente qualcosa di più elaborato. Soprattutto in ambito PvP, che, e ci dispiace dirlo, è incredibilmente limitato, e dunque povero e per nulla stimolante. Il confronto con Sea of Thieves è dunque addirittura umiliante per l’IP di Ubisoft: se il titolo di Rare diventa puro divertimento se giocato in co-op (anche grazie alle sue meccaniche di gameplay differenti), Skull and Bones al contrario non premia per niente la composizione delle squadre. Sicuramente però in casa Ubisoft staranno lavorando per rendere la componente multiplayer più appagante, nonostante al momento il nostro binocolo non scruta nulla all’orizzonte. Ma diamo fiducia e vediamo!

Skull & Bones; Skull and Bones
Navi pirata, navi pirata ovunque!

La bellezza risiede solo nel mare

Che lo sviluppo di Skul and Bones sia stato travagliato e che il team abbia fatto di tutto almeno per consegnare un gioco fatto e (non ancora) finito lo si denota anche dalla qualità tecnica e grafica dell’intero gioco. La versione PlayStation 5 da noi giocata, tecnicamente parlando riesce a mantenere i 60 frame al secondo nella maggior parte del tempo, ma il frame rate non è sempre stabile quando la situazione risulta essere frenetica (soprattutto durante le battaglie). Inoltre, in alcuni casi i tempi di caricamento non sono sempre veloci, e questo va in netto contrasto alle abitudini che abbiamo acquisito con l’arrivo delle attuali console con i loro SDD ultra-performanti. Anche lo sbarco a terra risulta costernato da qualche secondo di rallentamento, così come le pochissime scene animate, che in alcuni casi propongono piccoli ma significativi cali del frame rate.

Dal punto di vista grafico, le cose non è che migliorino poi di molto. I personaggi, soprattutto quelli secondari, si presentano con qualità e dettagli estremamente bassi e basilari, mentre il nostro personaggio, creabile attraverso un editor abbastanza povero, esteticamente parlando guadagna un minimo di “dignità”. Gli ambienti “a terra” sono scarni e poveri di dettagli esattamente come gli NPC. A salvarsi in parte sono le navi, a nostro dire ben realizzate e dettagliate (e con ampia possibilità di personalizzazione) e l’acqua del mare, che non fa gridare al miracolo, ma che comunque poteva palesarsi meno limpida e cristallina visto le premesse generali. Dire che ci aspettavamo MOLTO di più anche sotto questo punto di vista è davvero poco, perché anche questi elementi risultano essere moto incisivi nel farci pensare come la produzione del gioco sia stata estremamente travagliata e problematica. Questa però non può essere una giustificazione, perché lo scopo di ogni team di sviluppo e publisher deve essere quello di offrire un prodotto qualitativamente buono, sia nel gameplay, sia lato tecnico-grafico. Skull and Bones riesce ad ottenere un minimo di promozione sul gameplay, ma in altri contesti si poteva e doveva fare decisamente meglio.


Il mare dei pirati di Skull and Bones al momento non è del tutto calmo! Ubisoft ha avuto la caparbietà di riuscire a pubblicare il suo titolo nonostante le difficoltà e i tanti cambiamenti apportati al gioco nel corso degli anni, con il risultato finale che risulta essere un buon gioco, ma nulla di più! Il gameplay troppo semplificato, la trama basilare e le sezioni a piedi ridotte all’osso fanno di Skull and Bones il classico “bravo ma non si applica”. La natura GaaS dell’IP però ci lascia ben sperare nel futuro e nei contenuti in cantiere: l’aggiunta del PvP e di nuovi contenuti, oltre a qualche rifinitura che possano potenziare i punti deboli della produzione, potrebbero far spiegare le vele ad un titolo che al momento ha bisogno di tanto vento per poter continuare la sua navigazione e non fermarsi sul più bello. Ma se proprio dobbiamo dirlo… dopo tanta attesa sicuramente ci aspettavamo qualcosa di diverso e di più appagante!