Mission Impossible – The Final Reckoning Recensione: l’addio a Ethan Hunt?

Mission Impossible - The Final Reckoning

Presentato in pompa magna in anteprima al Festival di Cannes edizione n° 78, con tanto di annesso e doveroso red carpet d’ordinanza, arriva grazie a Paramount Pictures, nelle sale cinematografiche da oggi, 22 maggio (una data non casuale visto che coincide con lo stesso giorno del 1996 in cui uscì il primo capitolo) Mission Impossible – The Final Reckoning (ovvero, la resa dei conti finale). Si tratta dell’ottavo e ultimo film (fino a prova contraria) incentrato sulle spericolate e rocambolesche imprese/avventure dell’agente speciale della IMF Ethan Hunt (l’inossidabile Tom Cruise che alla “veneranda” età di 62 anni ancora detiene lo scettro di attore/stuntman per eccellenza e si presta a evoluzioni e circonvoluzioni fisiche proibitive perfino per un ventenne). Perché, in fondo, la verità è che in 34 anni e passa di avventure oltre i limiti dell’umanamente possibile, la figura di Tom Cruise si è andata sovrapponendo e fondendo a quella del suo alter ego Ethan Hunt, creando una sorta di unicum narrativo dove l’attore impersona il suo personaggio, ma vale anche la formula inversa. E in questa sorta di idillio e simbiosi cinematografici, anche qui, in un film che dovrebbe essere di commiato e congedo, che dovrebbe incarnare l’addio a Ethan Hunt, tutta la forza evocativa, nostalgica, e riflessiva da resa dei conti la porta sulle spalle proprio lui, con le sue mille improbabili e ostentate acrobazie. Tom Cruise. Uomo dell’impossibile, capace di ben oltre le nove vite dei gatti, che ancora una volta lotta, s’ingegna, corre a perdifiato e s’inabissa pur di mettere a segno la sua (ultima) Mission Impossible.

Mission Impossible - The Final Reckoning
Il film vede anche il ritorno dei personaggi interpretati da Hayley Atwell e Simon Pegg.

“Tutto ha portato a questo”

E alla guida di questo nuovo capitolo fiume (siamo sui 170 minuti di film, con i relativi alti e bassi di una durata simile) c’è ancora una volta il sodale regista Christopher McQuarrie (l’uomo che ha preso in mano il timone della saga a partire dal quinto film: Rogue Nation (2015), dirigendo poi anche Mission Impossible – Fallout (2018) e Mission: Impossible Dead Reckoning – Parte 1 (2023)). L’estrema lunghezza del film è data in primis dalla necessità di dover collegare tutti i puntini e i nessi narrativi dei film precedenti – inclusa la dolorosa perdita di Ilsa e il fardello delle tante esistenze spezzate nelle varie missioni – cosa che viene fatta in maniera non sempre chiara e lineare, con ellissi e flashback talvolta ridondanti, durante la prima ora di prologo. Ed è proprio in questo denso antefatto che si va delineando uno dei concetti chiave del film, secondo cui ogni azione fatta in precedenza converge, per sommatoria, verso le successive conseguenze. “Tutto ha portato a questo” e “le nostre vite sono il risultato delle scelte che facciamo” sono il leitmotiv concettuale del film, ciò che rende ogni singola missione compiuta (e ancora da compiere) uno dei numerosi tasselli di un puzzle ben più ampio e strutturato, che si estende tanto a livello spaziale quanto temporale.

Mission Impossible - The Final Reckoning
Tom Cruise in versione sub insieme al regista Christopher McQuarrie.

Un uomo solo, devoto alla salvezza del Mondo

E, dunque, riprendendo le fila del film precedente, questo ottavo capitolo vede ancora una volta l’eroico Ethan Hunt, spalleggiato (anche se questa volta un po’ meno) dalla sua squadra (qui composta in primis da Grace e Benji, ma anche Luther e Paris), alle prese con l’ennesima (e forse ultima) missione davvero impossibile. Il suo storico arci-nemico Gabriel (Esai Morales) si è infatti impossessato dell’AI, un’entità senziente e a dir poco demoniaca, determinata a infiltrarsi nei meandri dei maggiori sistemi di sicurezza al fine di annientare il mondo. Per sventare questo fatale epilogo, bisogna recuperare una chiave finita negli abissi insieme al sottomarino Sevastapol (sottomarino russo affondato proprio per mano dell’entità nel capitolo precedente). E il compito di riportare in superficie la salvifica chiave dando così una speranza all’umanità spetterà ovviamente all’eroico Hunt, che per questa impresa dovrà sfidare abissi e cieli con un tempismo (ancora una volta) oltre i limiti del possibile.

Mission Impossible - The Final Reckoning
La tensione drammatica, naturalmente, è alle stelle per buona parte della pellicola.

L’uomo Vs l’AI

Mission Impossible – The final reckoning incarna fondamentalmente la lotta dell’uomo contro un futuro imminente e pieno di ombre, segnato dall’egemonia dell’intelligenza artificiale, così come Ethan Hunt rappresenta la lotta (fisica, vera, sempre in prima linea) dell’attore duro e puro contro il cinema “artefatto” del digitale. E in questo senso le acrobazie sempre più spettacolari e rocambolesche (in primis la scena subacquea e quella aerea) raccontano le gesta di un Cinema stoico, da visionare necessariamente in sala, che rivendica il suo voler essere ben più d’azione che non di “proiezione”. E questo, di fatto, è il contenuto più potente del film diretto da McQuarrie. Anche se poi, al netto del mix di humor, adrenalina, nostalgia e soave malinconia che il film regala, ci sono anche dei punti negativi che hanno principalmente a che vedere con la mole di materiale narrativo proposto dal film, e che soprattutto nella prima parte e nelle parentesi “esplicative” rendono il flusso pesante e non sempre facile da seguire. A fine proiezione resta comunque sospesa la grande bolla nostalgica che il film solleva, legata a doppio filo al senso di bilancio, di resa dei conti, ma anche di addio (o arrivederci, chissà) a un protagonista che è diventato non solo una delle più grandi star di hollywood di sempre, ma anche iconico all’interno del genere d’azione e non solo. Il viale del tramonto di una storia, e un personaggio, che hanno accompagnato il cinema e gli spettatori attraverso imprese e immaginari spettacolari, ma con quel tocco sempre comunque umano ed empatico che è forse ciò che ha decretato il vero successo di questo concept cinematografico così longevo, e che ora ci lascia, sostanzialmente, al “nostro destino”.


Già presentato in anteprima al Festival di Cannes, arriva ora nelle sale (22 maggio, con distribuzione Eagle Pictures) Mission Impossible – The Final Reckoning, la resa dei conti finale. Si tratta infatti del presunto ultimo capitolo di una saga durata ben otto film e che ha portato alla ribalta Tom Cruise nei panni dell’acrobatico e instancabile agente della IMF (Impossible Missions Force) Ethan Hunt. La regia è ancora una volta nelle mani del sodale Christopher McQuarrie per un risultato bivalente con scene memorabili ma anche molta, forse troppa carne al fuoco. Perché se da un lato c’è il motore epico, nostalgico e adrenalinico del film a fare da traino al film, dall’altro la necessità di chiudere e dover tirare le somme delle innumerevoli persone e situazioni tirate in ballo in otto film e più di trent’anni di storia, rende il complesso narrativo non sempre armonico e facile da metabolizzare. A emergere, di forza e di peso, è però Tom Cruise/Ethan Hunt divenuto nel tempo quasi una cosa sola con il suo personaggio, e determinato a portare a termine, a ogni costo, il possibile e l’impossibile di ogni singola missione anche ben oltre lo schermo, inclusa quest’ultima.