Il centro di Roma, cornice ideale per l’arte senza età e palpitante di storia millenaria, ha accolto nella serata di sabato 7 giugno un evento che ha trasceso i confini del tempo e dello spazio, trasportando i presenti in un universo di emozioni digitali convertite in pura arte musicale. Al Teatro Ghione, gemma intima e raccolta a pochi passi dal Vaticano, si è svolto il NieR Piano Solo Concert – Journeys 12025, un concerto che ha trasformato una “semplice” esibizione virtuosa in uno spontaneo pellegrinaggio sonoro attraverso i 15 anni della saga di NieR, magistralmente orchestrato dalle dita del pianista teutonico Benyamin Nuss.

NieR Piano Solo Concert – Journeys 12025: il respiro sospeso della notte romana
L’aria di Via delle Fornaci, solitamente placida e discreta, era carica di un’energia palpabile. Fin dalle prime ore del mattino (la prima esibizione era prevista per le 15, mentre quella a cui ho avuto il piacere di assistere è iniziata alle 20), un flusso costante di fan, riconoscibili per i loro sguardi pieni di attesa e, in molti casi, per i dettagliati cosplay che richiamavano i personaggi iconici della serie – dall’eterea 2B di NieR Automata ai guerrieri malinconici di NieR Replicant – ha iniziato a convergere verso l’ingresso del Teatro Ghione. Ho osservato le espressioni sui loro volti: un misto di eccitazione quasi infantile e profonda reverenza. Non erano qui solo per la musica, ma per celebrare una parte di sé stessi che la saga di NieR ha saputo toccare e definire. Era un raduno di anime affini, unite da un filo invisibile intessuto di tristezza, speranza e domande esistenziali che solo i microcosmi di Yoko Taro sanno porre.
L’ambiente del Ghione si prestava perfettamente a questa atmosfera di intima comunione. Lontano dai fasti dei grandi auditorium, il teatro, con la sua acustica calda e le poltrone in velluto che sembrano abbracciare gli astanti, prometteva un’esperienza d’ascolto senza filtri, diretta, quasi personale. Ed è proprio ciò che si è rivelato essere. Ogni piccolo dettaglio, dalle luci soffuse che accarezzavano il palco fino al fruscio quasi impercettibile dei programmi del concerto, contribuiva a creare un’atmosfera sacrale, preludio a una nuova discesa nel mondo di NieR. Si percepiva chiaramente che molti, me incluso, non erano lì solo come spettatori, ma come partecipanti a un rito collettivo, pronti a lasciarsi trasportare in un viaggio introspettivo. Le risate sommesse e i rapidi scambi di battute tra i cosplayer che posavano per le foto si affievolivano man mano che l’ora dell’inizio si avvicinava, lasciando spazio a un silenzio carico di attesa, quasi un respiro trattenuto in preparazione di qualcosa di grandioso. Eravamo tutti lì per lo stesso motivo: per lasciarci avvolgere ancora una volta dalle melodie che definiscono la malinconia e la bellezza di un’intera saga.

Benyamin Nuss, il custode delle emozioni
Quando Benyamin Nuss ha fatto il suo ingresso sul palco in occasione del NieR Piano Solo Concert , un’ondata di applausi e un mormorio rispettoso hanno percorso la sala. La sua figura, calma e composta, si è accomodata al pianoforte, uno strumento che di lì a poco sarebbe diventato una porta verso altre dimensioni. A dispetto della fama guadagnata in patria e della sua riconosciuta maestria, c’era qualcosa di umile e profondamente connesso nel suo approccio. Si aveva l’impressione che non stesse solo per suonare delle note, ma per canalizzare le storie, i dolori e le gioie di un universo eterogeneo e articolato.
Il concerto, come preannunciato, è stato un viaggio attraverso due atti, per una durata complessiva di circa due ore di pura magia pianistica. Nuss ha presentato arrangiamenti inediti, cuciti su misura per l’occasione, attingendo dal vasto repertorio di NieR Automata, NieR Replicant e NieR Re[in]carnation. Le prime note che hanno riempito l’aria sono servite a rivelarci che non si trattava di una misurata esecuzione delle colonne sonore, ma di vere e proprie reinterpretazioni che donavano nuova luce e profondità a melodie già conosciute dai più. Ogni passaggio, ogni variazione, era una piccola epifania, un dialogo tra il compositore originale, Keiichi Okabe, e l’interprete.
Il sipario si è alzato su un palco illuminato solo dalla luce soffusa che accarezzava il pianoforte a coda, creando un’aura quasi eterea attorno a Nuss. Le prime note hanno rotto il silenzio con una delicatezza sorprendente, quasi un sussurro. Ho avvertito un brivido quando ha iniziato a suonare una versione riarrangiata di City Ruins (Shade) da NieR Automata. Non era la traccia imponente e orchestrale a cui eravamo abituati, ma un arrangiamento più intimo, che permetteva di apprezzare ogni singola nota. Le dissonanze iniziali, che nel gioco evocano un mondo in rovina, qui assumevano una sfumatura di desolazione ancora più profonda, quasi un lamento per ciò che è stato perduto. Nuss ha usato il pedale con una precisione chirurgica, creando un sustain che faceva vibrare l’aria e ti avvolgeva completamente, quasi come se l’intero teatro fosse diventato una cassa di risonanza emotiva.
Quando è passato ad Amusement Park, il riarrangiamento ha trasformato la sua allegria forzata in una malinconia agrodolce. Le tipiche melodie circensi, nel gioco, celano un’inquietante follia; al pianoforte di Nuss, questa follia si è trasformata in una fragilità straziante, un sorriso forzato che si dissolveva in lacrime. Le sue dita danzavano sui tasti, creando un contrasto netto tra passaggi rapidi e quasi giocosi e momenti di lentezza ponderata, sottolineando la tragicommedia insita nel brano.
Poi è arrivato il momento di Weight of the World. Ho chiuso gli occhi per un momento, lasciando che le note mi avvolgessero. Non era la versione corale, epica e devastante che conoscevo dai giochi, ma una tessitura intima, quasi un lamento sussurrato, che nel suo minimalismo rivelava una delicatezza inaspettata. Nuss ha mostrato la capacità di far emergere le sfumature più sottili, di far cantare il pianoforte con una gamma emozionale che andava dalla più delicata carezza alla più fragorosa tempesta. Passava con una naturalezza disarmante da melodie gentili e malinconiche, che ti stringevano il cuore in una morsa di dolcezza agrodolce, a passaggi tonanti e impetuosi, che evocavano battaglie e drammi epici. È stata una vera e propria montagna russa viscerale, un’esperienza catartica che ti lasciava con il fiato sospeso. Ogni volta che il tema ricorreva, anche solo per pochi accordi, era un promemoria del peso dell’esistenza, della lotta incessante, ma anche della bellezza che si può trovare nella disperazione.

NieR Piano Solo Concert – Journeys 12025: l’onda della suggestione corale
L’atmosfera riservata del Teatro Ghione ha amplificato ogni singola nota, ogni vobrazione delle corde colpite dai martelletti, ogni pausa studiata. Non c’erano distrazioni, solo la musica e il pubblico, uniti in un silenzio quasi ossequioso, rotto solo da occasionali sospiri o da cenni di muto apprezzamento. Ho notato i fan in cosplay, alcuni con gli occhi lucidi, altri con un sorriso appena accennato, tutti immersi nei propri ricordi e nella metabolizzazione di quelle melodie che avevano segnato momenti significativi delle loro vite. La musica di NieR, dopotutto, non è solo accompagnamento, ma è parte integrante della narrazione, uno strumento potente per veicolare temi di perdita, identità, sacrificio e redenzione. Ascoltarla in questa forma pura, distillata attraverso le 88 tasti del pianoforte, ha permesso un’esperienza di connessione ancora più profonda con argomenti di fatto universali.
Le performance di brani come Emil (Despair) o Kainé (Salvation) sono state particolarmente toccanti. Quando Nuss ha attaccato Emil, le prime battuti, così riconoscibili, hanno evocato immediatamente l’immagine del personaggio. Ma l’arrangiamento al pianoforte ha spogliato il brano della sua orchestrazione complessa, lasciando solo l’essenza pura della disperazione e della solitudine. Le melodie si sono fatte più lente, più pesanti, quasi a voler rappresentare il peso di un’esistenza condannata. Nuss ha accentuato le dissonanze, facendole risuonare nell’aria come lamenti, mentre la melodia principale, pur presente, era quasi soffocata da un’ondata di tristezza. Un ritratto sonoro del dolore in forma musicale.

Successivamente, con Kainé, la trasformazione è stata ancora più sorprendente. La versione originale è un inno alla forza, alla resilienza, ma con una punta di rabbia. Nuss ha mantenuto questa energia, ma l’ha incanalata attraverso un’esecuzione virtuosa, con passaggi veloci e potenti che evocavano la battaglia e la determinazione. Allo stesso tempo, ha saputo infondere una tenerezza inaspettata, specialmente nei passaggi più melodici, quasi a rivelare la vulnerabilità celata sotto la dura scorza dell’enigmatica deuteragonista di NieR Replicant. Ha sfruttato le dinamiche a sua disposizione in modo superbo, passando da fortissimo a pianissimo con una fluidità che catturava l’essenza del personaggio, la sua lotta costante tra l’odio e l’amore. Nuss non si limitava a eseguire le note; interpretava le anime dei personaggi, le loro lotte interiori, le loro speranze e le loro disperazioni. Ho percepito la solitudine di Emil e la rabbia contenuta, ma anche la profonda umanità di Kainé, tradotta in ogni singolo arpeggio o intervallo armonico che risuonava tra le pareti. In alcuni momenti, sembrava che il pianoforte stesso respirasse, all’unisono con le medesime sensazioni che Keiichi Okabe aveva instillato nelle sue composizioni originali. Gli arrangiamenti, sebbene spesso fedeli alla melodia originale, non mancavano di momenti inventivi, con brevi estemporaneità e orchestrazioni pianistiche che davano nuova vita a partiture già considerate complete. Era come reincontrare un volto conosciuto, ma da un punto di vista nuovo e sorprendente.
La scelta di brani non si è limitata ai più celebri. Nuss ha saputo deliziarci anche con riarrangiamenti di tracce poco conosciute, ma non per questo meno significative. Ho apprezzato in particolare moso la sua versione di Voice of no Return, che da un’atmosfera sospesa e quasi eterea ha saputo trasfigurare in un pezzo che, pur mantenendo la sua aura misteriosa, acquisiva una concretezza emotiva maggiore grazie al tocco diretto del pianoforte. O ancora, la rinnovata lettura di Pascal, che ne ha reso la semplice e commovente armonia ancora più sentita, quasi una litania di speranza e tragedia. Ogni arrangiamento era una dimostrazione della profonda comprensione che Nuss ha sia della musica di NieR che delle storie e dei significati veicolati attraverso la stessa. Non eravamo davanti a un mero esecutore, ma a un esegeta che faceva da tramite alle emozioni convogliate dalle sue note.

Tutto ciò che vive è destinato a morire
Due ore sono volate via in un battito di ciglia. Al termine del concerto, mentre Benyamin Nuss si alzava e si inchinava tra un’ovazione assordante, l’energia nella sala era cambiata. Non era più solo elettrica, ma era intrisa di una sensazione di gratitudine e appagamento. Malgrado la malinconia intrinseca di molte delle composizioni di NieR, l’esperienza complessiva è stata di profonda bellezza e catarsi. Ho percepito un senso di liberazione, quasi come se l’anima del teatro avesse assorbito e poi rilasciato il turbamento, l’eccitazione e la sensibilità accumulati durante la serata.
La tappa romana del NieR Piano Solo Concert – Journeys 12025 si è rivelata qualcosa di più di un piacevole interludio musicale. È stata una cerimonia, una peregrinazione e un confidenziale dialogo tra artista, musica e pubblico. La dimostrazione che l’arte videoludica ha raggiunto una maturità tale da generare opere musicali che possono stare in piedi da sole, capaci di emozionare e commuovere anche al di fuori del loro contesto originale. E in una torrida serata di prima estate, all’interno del Teatro Ghione, Benyamin Nuss ha dimostrato di essere non solo un pianista di eccezionale talento, ma un depositario fedele delle anime e delle storie che compongono l’universo di NieR, regalando a tutti i presenti un ricordo indelebile di un viaggio sonoro senza tempo. La serie NieR ha compiuto 15 anni, e questo concerto ha rappresentato un tributo sentito e appagante, un regalo per tutti coloro che, come me, sono stati toccati dalle melodie che accompagnano i mondi fantastici e intrisi parimenti di inquietudine e speranza plasmati da Yoko Taro.
https://www.youtube.com/watch?v=9eOY5nufXP0
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