Onimusha Way of the Sword Anteprima: abbiamo visto in anteprima il gameplay

In vista dell’imminente gamescom di Colonia del prossimo 20 agosto, Capcom ha deciso di mostrare con un po’ di anticipo e soprattutto a porte chiuse un video tratto dal gameplay di Onimusha Way of the Sword. Un’anteprima riservata che, pur non accessibile al grande pubblico, è pensata per alimentare l’hype crescente attorno al progetto. Circa venti minuti di gioco che si dimostrano essenziali per comprendere meglio le fondamenta ludiche e, soprattutto, per entrare in sintonia con l’atmosfera e l’ambientazione. Sono proprio questi i due pilastri su cui Capcom sembra aver voluto costruire un’esperienza che ambisce a fondere gameplay e immersione in un connubio profondo. Ancora freschi dall’esperienza vissuta (invitati da Plaion), vi proponiamo le nostre immediate impressioni dopo aver assistito al filmato.

Onimusha Way of the Sword (1)
Musashi è più viscerale e brutale di qualsiasi altro protagonista mai ospitato dalla saga di Onimusha.

Onimusha Way of the Sword: un incipit forgiato nell’acciaio

Breve premessa necessaria: la clip messaci a disposizione dalla casa nipponica è la stessa che è stata proiettata ai colleghi della stampa estera in occasione del Summer Game Fest 2025. In altre parole, si tratta di una presentazione abilmente orchestrata per mostrare il meglio che il titolo ha da offrire, basata su una build di sviluppo ormai datata di diversi mesi. È importante tenerlo a mente, soprattutto per non trarre conclusioni affrettate su eventuali mancanze tecniche, bug o anomalie nel bilanciamento del combattimento. Del resto, la persona che ha catturato il footage ha potuto contare su stamina e punti vita illimitati, rendendo l’azione più dimostrativa che realistica.

Ciò che colpisce sin da subito, tuttavia, è la direzione artistica. Il titolo ci mette nei panni di Miyamoto Musashi, celebre spadaccino giapponese realmente esistito, che nel contesto immaginario di Onimusha: Way of the Sword si ritrova misteriosamente legato al “Guanto degli Oni”: un potente bracciale in grado di enfatizzare la forza fisica e consentire l’assorbimento delle anime dei demoni sconfitti. C’è però un conflitto centrale: Musashi ambisce a diventare il più forte combattente della storia, ma desidera farlo contando unicamente sulle proprie abilità, rifuggendo ogni scorciatoia mistica o soprannaturale. Un dilemma interiore che si presta come strepitoso escamotage narrativo con cui giustificare l’inizio dell’avventura. Il suo obiettivo è dunque liberarsi del Guanto, una presa di posizione in netto contrasto con la visione del suo rivale storico, Kojirō “Ganryu” Sasaki. Questi, al contrario, si mostra ben disposto ad abbracciare la corruzione di un secondo Guanto speculare, sfruttando senza remore le energie oscure che gli conferisce. 

Il risultato è una contrapposizione tematica e simbolica molto forte: da una parte, l’onore e la disciplina; dall’altra, l’ambizione cieca alimentata dalla forza oscura. Se avete mai avuto il piacere di giocare lo sventurato God’s Hand, sempre di Capcom, potete avere un’idea di massima dell’assunto di base. Il fulcro dell’esperienza è comunque chiaramente il combattimento. Ispirandosi al cinema di genere, Capcom ha sviluppato un sistema volutamente misurato e tecnico, calibrato per premiare tempismo, precisione e conoscenza dello spazio. Ogni fendente va pesato, ogni parata calcolata. L’ambiente stesso diventa un’estensione del guerriero: le deviazioni non solo permettono di evitare danni, ma si possono sfruttare per scagliare i nemici contro muri, oggetti distruttibili o altri avversari, moltiplicando i danni inflitti.

Ganryu ha una sua visione particolare dei poteri demoniaci. Una visione molto favorevole.

Tra folklore, cultura e storia

Come da tradizione per la saga, anche Onimusha Way of the Sword affonda le radici in una sintesi sapiente tra elementi storici, folklore giapponese e suggestioni culturali reinterpretate in chiave fantasy. L’intera sequenza mostrata è ambientata all’interno del tempio buddista di Kiyomizu-dera, sito realmente esistente nella città di Kyoto, patrimonio dell’umanità e luogo carico di significato. Nella visione del gioco, però, l’edificio è stato corrotto da una forza demoniaca identificata come “malice”, che lo ha trasformato in una versione decadente, piena di elementi inquietanti e strutture deformate. 

Anche le dinamiche narrative che lo attraversano sono profondamente ispirate a leggende locali. Uno degli elementi emersi dal gameplay è infatti la “Malice Soul”, un nuovo tipo di anima che, caratterizzata da una cupa aura nera, conferisce al protagonista l’“Oni-Vision”, un escamotage tecnico che si presta bene al dar spazio all’esplorazione del folklore nipponico in salsa dark fantasy. Questa particolare abilità consente al protagonista di vedere entità spirituali normalmente invisibili agli occhi umani, ma anche di scrutare nel passato e assistere a eventi traumatici impressi nei luoghi. Nella clip mostrata, Musashi osserva un macabro rituale in cui delle vittime umane vengono spinte giù da una terrazza sopraelevata: una rielaborazione cruda di un’antica leggenda per cui i pellegrini si lanciavano dalla veranda del tempio con la speranza di realizzare i propri desideri.

Il legame con il mondo reale si estende anche alla definizione del modello del protagonista. Seguendo l’esempio già battuto da Onimusha 2: Samurai’s Destiny, anche Onimusha: Way of the Sword ha deciso di attingere alla storia del cinema giapponese per riportare in auge un celebre attore dipartito da tempo. Ecco dunque che, dopo anni di contrattazione da parte di Capcom, Miyamoto Musashi assume le fattezze del compianto Toshiro Mifune, il quale, non a caso, aveva già interpretato il personaggio nella “Trilogia del Samurai” sotto la regia di Hiroshi Inagaki. Il lavoro di animazione è impressionante: le mimiche facciali, gli sguardi, perfino le pause nei dialoghi, restituiscono la gravitas di un personaggio tanto stoico che è però contraddistinto dal suo atteggiamento anticonvenzionale. Un fattore che viene valorizzato dagli sporadici dialoghi intrattenuti con il Guanto stesso, il quale assume una voce e una volontà propria che, almeno all’inizio dell’avventura, pare nutrire poca simpatia nei confronti del suo portatore.

Non vediamo l’ora di scoprire di più sulle armi speciali legate al Guanto degli Oni.

Un sistema di combattimento riscoperto

Onimusha: Way of the Sword sembra voler recuperare l’essenza del combat system classico della serie, aggiornandolo con maggiore reattività e varietà. Fa il suo ritorno il celebre “Issen”, il contrattacco istantaneo che si basa sull’esecuzione perfetta di fendenti a ridosso di un attacco nemico. Un sistema rischioso ma gratificante, che se eseguito con maestria consente di decapitare o smembrare i nemici in modo visivamente spettacolare. Soprattutto visto che il gioco registra con una certa precisione la direzione delle sferzate, rendendo ogni azione coerente e tangibile, un tratto che non bisogna mai dare per scontato.

L’intero comparto visivo si poggia d’altronde sul RE Engine, il quale mostra qui tutta la sua versatilità. Il motore grafico garantisce un livello di dettaglio straordinario: schizzi di sangue, brandelli di carne, particelle fluttuanti e deformazioni ambientali rimangono nitidi anche durante le scene più concitate. Questo ha permesso agli sviluppatori di concentrarsi sull’ottimizzazione delle animazioni di parata e contrattacco, vero cuore pulsante del sistema di combattimento.

Per quanto riguarda gli aspetti magici del Guanto degli Oni, nel materiale visionato abbiamo avuto solo un piccolo assaggio: una combo luminosa a base di clave energetiche. Decisamente più tempo è stato invece dedicato alla varietà di contromosse disponibili, le quali generano le sfere d’anima blu, essenziali per attivare tecniche avanzate, ma permettono anche di sfuggire alle prese nemiche e a fiaccare la resistenza degli avversari. In maniera simile a Sekiro: Shadows Die Twice, i nemici possiedono infatti una barra stamina che si consuma in seguito a parate ben eseguite o a deviazioni perfette. Una volta svuotata, il nemico resta stordito e diventa vulnerabile a un colpo devastante. Nel caso dei boss, questo si traduce inoltre nella possibilità di mirare a parti specifiche del corpo, così da poter infrangere armature o armi, influenzando direttamente l’esito dello scontro.


Onimusha Way of the Sword è atteso per il 2026 su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC, e si presenta come una delle scommesse più ambiziose di Capcom per il rilancio delle sue IP storiche. L’intenzione dichiarata è quella di fondere il fascino “old-school” dei primi episodi con le possibilità offerte dall’attuale generazione di console, sfruttando l’alta fedeltà grafica e una maggiore fluidità nei sistemi di gioco. Sulla base di quanto visto, la direzione intrapresa è più che promettente, e lascia trasparire una progettualità che va oltre il semplice revival nostalgico. Dopo un lungo silenzio durato quasi due decenni, il brand Onimusha sembra finalmente pronto a risvegliarsi dal suo letargo, con l’intenzione di riaffermarsi non solo come una saga di culto, ma come uno dei punti di riferimento dell’action giapponese nel panorama videoludico moderno.