[E3 2016] Ghost Recon Wildlands: l’hands-on di VMAG

Ad un anno dall’annuncio a sorpresa di Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands in chiusura alla conferenza stampa Ubisoft dell’E3 2015, alla kermesse videoludica losangelina appena trascorsa abbiamo potuto finalmente provare con mano il titolo, in co-op con altri 3 giocatori. Partendo dal presupposto che si tratta ancora di una pre-alpha, esploriamo e andiamo a toccare tutti i punti del nostro provato. Il nostro team era composto da un leader, che corrispondeva ad una ragazza del team di sviluppo di Ubisoft e altri 2 colleghi giornalisti. Guidati dalla nostra Team Leader, abbiamo avuto la possibilità di iniziare e concludere una missione che ci vedeva impegnati nel recuperare delle informazioni utili per scovare El Pozolero, noto criminale del Sud America a causa della sua capacità di far sparire i cadaveri delle persone che uccide. La missione comincia ed immediatamente ci rendiamo conto di quanto sia basato sulla cooperativa il titolo creato e sviluppato dai ragazzi di Ubisoft Paris e Milan.

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Esattamente come pensavamo post-conferenza Ubisoft in questo E3 2016, non ci convince a pieno il sistema di movimento, decisamente bruttino da vedere e con molte animazioni in “placeholder”. Il passaggio dalla mira “hipfire” ad “ironsight” è da rivedere completamente e auspichiamo che in questi mesi che ci separano dall’uscita del gioco servano a migliorare il titolo soprattutto in questo aspetto che risulta essere l’unica grande incognita del titolo. Il resto è noto e piuttosto consolidato. Il titolo è fortemente basato sulla cooperativa e come tale sarà schiavo di essa per riuscire in pieno. In Wildlands ci troveremo a vagare per miglia e miglia in terre sperdute e dimenticate da Dio, allo scopo di risolvere quest che andranno a svilupparsi mediante un sistema di indizi basato sui documenti intelligence, gli interrogatori e la ricerca di ostaggi chiave. Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands tenta di unire i puntini che separano The Division da un titolo ancora più strettamente cooperativo che richiede soprattutto sincronizzazione al momento dell’atto. Qualora vogliate giocare stealth, dovrete prendere di soppiatto l’intero accampamento nemico e dovrete coordinare al meglio i vostri compagni affinchè tutti stiano giocando per lo stesso scopo. Da questo punto di vista ci ha fatto tornare indietro nel tempo, ad alcuni frame di vecchi Ghost Recon e addirittura ha rievocato SOCOM.

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La vastità della mappa di gioco è impressionante e le cose da fare sono tantissime. Siamo al cospetto dalla mappa più grande mai realizzata dagli studi di Ubisoft. La solidità narrativa potrebbe essere minata e diluita dall’aspetto open-world simil massivo dato al titolo, tuttavia crediamo che ci sarà verosimilmente una quest-line principale contornata da una miriade di compiti secondari, tutti completabili in co-op e, in base a quanto ci siamo divertiti nonostante fosse la prima partita, vi consigliamo caldamente di tenere d’occhio il titolo qualora abbiate un team con cui giocare. Come detto in apertura dell’articolo, Wildlands presta al fianco alle critiche tecniche, partendo da animazioni, compenetrazioni poligonali evidenti, texture slavate e hitbox non proprio rifinite. Tuttavia c’è tempo per migliorare il tutto e crediamo che il team possa concentrarsi sul pulire l’immagine e l’aspetto tecnico del prodotto. Incrociamo le dita!