Tales of Xillia – la recensione di VMAG

Sono ormai vent’anni che il genere JRPG ha scelto di abitare su PlayStation. Del resto sembra una cosa naturale, una console giapponese per un genere giapponese, che vende in maniera accettabile in patria rendendo raro il suo varcare i confini di origine. Tales of Xillia sembra essere qui con uno scopo ben preciso: dimostrare che, nonostante il nome, il gioco di ruolo alla giapponese è tutt’altro che un genere provinciale. Come da migliore tradizione JRPG, la trama di Tales of Xillia si conferma come complessa. Per Basta partire dal contesto: solo nell’incipit viene detto che in nel mondo di gioco, dal nome Leise Maxia, gli umani e gli spiriti convivono in armonia: i primi esprimono desideri, che vengono esauditi dai secondi in quanto la forza dei desideri umani è il loro sostentamento. Ciascun essere umano, inoltre, ha innatamente nel proprio cervello il cosiddetto lobo del mana, che permette di richiamare le capacità spirituali e di usarle nei limiti del possibile e di quanto si è allenati. Questo gioco però partirà da molto più in basso: Jude Mathis è un giovane laureando in medicina nella città di Fennmont. Un giorno, mentre cerca il suo relatore, di cui è anche assistente, per comunicargli una notifica importante, incappa in qualcosa di più grande di lui, ovvero quella che sembra una gigantesca cospirazione volta ad usare il potere degli Spiriti per fini bellici.

Imbattutosi in una misteriosa ragazza di nome Milla, a causa di una serie di circostanze si ritroverà a partire per un lungo viaggio attorno al mondo per scoprire il perché di tutto quel che ha visto. Quello che abbiamo descritto fin qui è solo un semplice grattare la superficie di una storia ben più lunga e approfondita, che si stratifica attraverso un’approfondita caratterizzazione dei personaggi. In totale ne incontreremo sei, ma la vera attenzione è tutta sui due protagonisti della vicenda che potremo decidere di impersonare, Jude e Milla. Quest’ultima, in particolare, si rivelerà quasi da subito come l’incarnazione del grande e potente essere a cui rispondono tutti gli spiriti, Maxwell, che si è trasfigurato sotto le sembianze di un essere umano di genere femminile in quanto ha appunto intuito che qualcosa non va. I membri del gruppo si conosceranno meglio attraverso tutta una serie di dialoghi facoltativi attivabili tramite il tasto Select durante le sessioni di esplorazione della mappa. Certo, graficamente sono un po’ statici, ma hanno il loro ben daffare nel dare maggiori informazioni di background e sono divertenti da ascoltare.

Su grafica e sonoro torneremo dopo. Il gameplay è diviso come al solito in due tronconi: l’esplorazione degli ambienti e i combattimenti. Nella prima dovremo avventurarci per le varie ambientazioni, cercando oggetti e parlando con i vari NPC; quando invece entreremo in contatto con uno dei nemici visibili, si attiverà il combattimento. Esso ci vedrà muoverci all’interno di un’area circolare delimitata, e sarà rigorosamente in tempo reale: con i tasti frontali potremo parare, attaccare, schivare ed usare le varie Arti (equivalente delle Magie), che consumeranno specifici punti tecnica. Anche se all’inizio la forza bruta sarà sufficiente a prevalere contro gli avversari, ben presto occorrerà agire con un certo criterio, in quanto schivando al momento giusto potremo anche innescare contrattacchi o aggirare alle spalle il nostro avversario per infliggergli danni aggiuntivi.

Sul campo di battaglia si avvicenderanno fino a quattro personaggi contemporaneamente, ma noi potremo comandarne uno solo per volta: gli altri seguiranno delle direttive generali (ad esempio quali abilità usare o se conservare o meno i punti vita) che gli impartiremo nella sezione Strategie appositamente presente nel menu. E’ abbastanza importante imparare ad usare presto questa facoltà, in quanto l’esito dei combattimenti specie quelli contro i boss varia sensibilmente a seconda della strategia adottata. Questo, unito alla possibilità di usare oggetti, cambiare magie ed un intelligente uso rapido delle stesse a seconda del movimento della levetta sinistra, completa un miscuglio di azione e tattica che si rivela quanto mai dinamico e divertente, svecchiando almeno in parte la natura decennale dell’impostazione generale.

Finito un combattimento e ricevuta una valutazione, che prende in considerazione anche il tempo trascorso, riceveremo dei punti esperienza, che potremo anche spendere nella schermata dei Lilium. Essa altro non è che una variante molto semplificata della Sferografia del mai dimenticato Final Fantasy X: all’interno di essa, dalla forma di una ragnatela, potremo acquisire vari aumenti alle statistiche. Attivando diverse abilità collegate tra loro e formando dei triangoli o dei rettangoli, inoltre, potremo acquisire un’ulteriore aumento dei parametri di ciascun personaggio. Tanta abbondanza ruolistica è fortunatamente supportata da un comparto tecnico solido, ma purtroppo nulla di più. Optando intelligentemente per una grafica cel-shading, che rende ancora di più il feeling da serie anime da varie centinaia di episodi, fa risaltare meno la mole poligonale irrisoria e le animazioni a volte veramente legnose, oltre a certe texture sgranate sui nemici minori, sull’acqua e al poco, pochissimo HDR. Esaltante invece il design, capace di dipingere a schermo panorami soffusi, grandiosi nel loro essere discreti, alternando i paesaggi naturali con la freddezza dei laboratori di ricerca. I personaggi sono realizzati con una cura notevole, elaborati ed espressivi. Il vero traguardo grafico di questo prodotto sta però nel suo essere capace di combinare con grande naturalezza le costruzioni 3D e le immagini animate a mano, riuscendo a fare in modo che non si ostacolassero a vicenda nel raccontare la storia. A tal proposito, vale la pena segnalare la pura passione delle scene e dei filmati animati a mano, che trasmettono una visione fantasy ricca di romanticismo giapponese come non se ne vedeva da anni.

Comparto sonoro anch’esso ben fatto, le musiche sono sottili e le canzoni cantate trasmettono un senso di dinamicità notevole; anche il doppiaggio inglese, seppur presenti delle voci alle volte troppo mature per l’età dei personaggi, è ben recitato, così com’è di alta qualità la localizzazione in italiano, limitata al solo testo a schermo e sottotitoli.

Inutile criticare la longevità, decine e decine di ore aspettano chi deciderà di immergersi nel mondo di Leise Maxia, anche grazie all’introduzione di una piccola componente multigiocatore che permette fino a quattro persone di controllare un personaggio e collaborare per vincere le battaglie. Se invece vogliamo proprio trovare qualche difetto su questa produzione, dobbiamo guardare alla sua natura tradizionalista come poche: estrema lentezza della trama nell’ingranare, prolissità, eccessiva complicazione del sistema di gioco e una resa grafica asciutta (quando non spartana). Eppure, nonostante questi difetti, Tales of Xillia rimane un prodotto compiuto, immersivo e coerente, oltre che pienamente apprezzabile da ogni audience anche occidentale. Se siete fan dei JRPG avrete già deciso di comprarlo ancora prima di arrivare in fondo a questa recensione, e ve lo consigliamo assolutamente; per gli altri il suggerimento è comunque di fare un tentativo: potreste ricredervi, e non poco, su di un intero genere videoludico.