The Elder Scrolls V Skyrim: Dragonborn: la recensione di VMAG

Fare un gioco senza espansioni, soprattutto se si tratta di un gioco di ruolo, è ormai considerato un gesto quasi sacrilego; a volte esse risultano vere è proprie operazioni commerciali volte a spillare quattrini, con poche aggiunte e null’altro, ma nella maggior parte dei casi per fortuna, sono vere e proprie esperienze che si integrano perfettamente all’avventura principale. La prima espansione di Skyrim, Dawnguard, non stupì di certo la critica e, tralasciando il prezzo piuttosto alto, fu criticata soprattutto per la sostanziale indifferenza tra le due campagne (quella dei Dawnguard e dei vampiri) e per la permanenza dei Bug, nemici giurati della Software House statunitense.

Bethesda, però, ha accusato il colpo e con Dragonborn, il nuovo DLC già disponibile per Xbox 360 (solo il prossimo gennaio per PS3 e PC), ha dimostrato di aver imparato dai propri errori sfornando finalmente un’espansione degna del nome che porta. Dobbiamo dire che non vedevamo una cosa simile dai tempi di Oblivion con Shivering Isles. In realtà sembra sia proprio questo il modello di Dragonborn:  finalmente un’isola tutta da esplorare, ricca di Dungeons, rovine Dwemer, antichi tumuli nord e insidie d’ogni sorta, ma non è tutto cari appassionati di Elder Scrolls. Si dà il caso infatti, che Solstheim, l’isola in cui è ambientato il DLC, si trovi a Morrowind e i veterani sicuramente ricorderanno di esserci già stati, quando giocarono all’espansione di Morrowind dal nome Bloodmoon.

Ma coloro che si sono avvicinati solo con Skyrim alla saga leggendaria, sappiano che pur conservando le architetture tipiche del regno del nord (un tempo faceva parte del regno di Skyrim), Solstheim non risparmia scorci del tutto nuovi, concepiti dalle menti degli elfi oscuri, natali di Morrowind. Dopo il doveroso excursus sull’ambientazione, doveroso in quanto non si può negare che l’atmosfera sia il punto centrale dei titoli Bethesda, parliamo ora della storia vera e propria e cosa questa esperienza incarnata da Dragonborn ha da offrire in termini di gameplay.

Questa volta non ci saranno due fazioni a darsela di santa ragione (indipendentemente dai loro scopi), ritornerà l’eterno scontro tra bene e male, incarnato questa volta da Miraak, un sangue di drago esattamente come voi che, con lo zampino del malvagio principe daedrico Hermaeous Mora, è riuscito a piegare la volontà di tutti gli abitanti dell’isola e perfino dei draghi. Il vostro compito, ovviamente, sarà quello di fermare la sua avanzata.

In pratica la campagna principale non tradisce le aspettative, regalandovi dei momenti non certo da mozzare il fiato narrativamente, ma molto coinvolgenti da giocare grazie soprattutto alla varietà delle missioni che compongono la quest principale. Purtroppo essa non sarà lunghissima, ma certo questo non sarà un problema dal momento che potrete cimentarmi in numerosissime attività secondarie. Solstheim, come da tradizione infatti, avrà molto da offrire in termini di esplorazione. Oltre alle meraviglie di Morrowind, segnaliamo anche intere sequenze ambientate nel regno di Mora dove, alla ricerca di potenti libri neri, incontrerete creature demoniache e ancestrali di lovercraftiana memoria. Non mancheranno, inoltre, nuovi urli del potere, nuove armi e armature che vi lasceremo il gusto di scoprire.

Purtroppo la cavalcata del drago, che molti pensavano potesse mettere in condizione di controllare liberamente la bestia, vi permetterà solamente di indirizzare i suoi potenti attacchi. Dragonborn vale il prezzo del biglietto? Anche in tempi come questi dove si sente il peso di ogni singolo euro? La risposta è senza dubbio si: le numerose attività da svolgere, i nuovi nemici e luoghi da esplorare e soprattutto la risoluzione dei bug che, almeno dalla nostra esperienza, sembrano del tutto minimizzati, lo rendono sicuramente un contenuto aggiuntivo che giustifica il prezzo con il quale viene venduto.

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