Persona 4 Arena: la recensione di VMAG

Nato dalla collaborazione tra Atlus e Arc System Works, Persona 4 Arena è un esperimento tanto ambizioso quanto accattivante. Prendete uno dei più popolari brand del mondo jrpg e fondetelo con quelle che sono le meccaniche tipiche di un picchiaduro bidimensionale. Non un esperimento sulla falsariga del celebre “Dissidia” a opera di Square Enix, ma qualcosa di ancor più specifico che possa riportare nel mondo dei picchiaduro arcade lo stile tipico della serie Persona. Il risultato è qui, scalciante e colorato come un anime giapponese, eppure profondo come solo Arc System sembra saper fare nel mondo degli sprite a due dimensioni. Tagliamo subito la testa al toro: Persona 4 Arena è un titolo eccellente, nonché spettacolare! Chiarito questo addentriamoci pure nei meandri della nostra review.

Considerato “canonico” all’interno della storyline di Persona 4, Arena è a tutti gli effetti un vero e proprio sequel del titolo originale seppure le ovvie differenze di gameplay dato che li dove avevamo lasciato un jrpg di stampo molto classico, oggi ritroviamo un picchiaduro bidimensionale dal fascino gustosamente retrò. E fin quei nessuna meraviglia, dato che accanto a Atlus troviamo forse il miglior team di sviluppo nel campo dei fighting title in salsa bidimensionale. Quell’Arc System Works che ricordiamo dai tempi dello spettacolare Guilty Gears. Oggi come allora, è l’estetica marcatamente cartoon, accentuata da palette cromatiche sopra le righe a farla da padrona. Colori saturi, accentuati dal continuo uso del giallo e del rosso, sono uno dei marchi di fabbrica del gioco e costituiscono lo scheletro di un’esperienza visiva imponente e fascinosa, giocoforza un character design che, oltre all’ottima aderenza con i personaggi originali, gode di una freschezza e di una miscellanea tali da non sfigurare affatto nel campo dei picchiaduro. A ben vedere, infatti, i personaggi così volutamente appariscenti, uniti alla loro capacità di evocare i Persona (evocazioni spirituali dalla spropositata potenza), sembrerebbero stati concepiti appositamente per un picchiaduro restituendo un effetto più che soddisfacente.

Diversamente, poi, da altri titoli simili prodotti dallo stesso team di sviluppo, P4A si distingue anche per una cospicua semplicità cui, tuttavia, sottende comunque una certa profondità. Pensato prettamente come un picchiaduro  per giocatori dell’ultima ora, Arena è sostanzialmente un fighting game a quattro tasti la cui varietà delle combo controbilancia l’apparente semplicità. I personaggi sono infatti variegati e complessi quel tanto che basta da restituire la giusta profondità grazie a un sistema di combo che comunque non premia i giocatori più svogliati. Combo più elementari infliggono infatti meno danni cosicché, soprattutto in multiplayer, solo le combo più articolate (o in coppia con i persona) sapranno dare risultati considerevoli.

Il tutto, poi, è sorretto da una storyline che saprà fare la gioia dei fan della serie Persona, arricchitasi, negli ultimi anni, anche di un fumetto e di una serie animata. Ambientata pochi mesi dopo gli eventi dell’originale Persona 4 (correvano gli anni di PS2), P4A propone un arco narrativo invero molto articolato, quasi atipico se si considera il genere, più o meno sempre avvezzo a trovate narrative di serie b. A fare da burattinaio e da mattatore, ci penserà stavolta Teddie, lo strampalato e ben noto orso (?!) già visto nel capitolo originale che, stavolta, si sarebbe messo in testa di organizzare un particolare show televisivo chiamato “P-1 Grand Prix”. Show ambientato nell’arcinoto TV World a cui, ovviamente, non potranno mancare di partecipare tutti i protagonisti di Persona 4, nonché un nuovo e inedito personaggio: Labrys. Seppur la trovata sembri banalotta, è da apprezzare come la supervisione di Atlus abbia in tal senso virato il progetto verso una forte impronta ruolistica, almeno dal punto di vista ideologico.

La trama del gioco è infatti ricca, descrittiva e per nulla raffazzonata come ci si aspetterebbe da giochi simili. Lo Story Mode del titolo offre infatti un’alchimia (talvolta, in verità, un po’ sbilanciata) di azione e dialoghi, con occasionali linee di testo o video in stile cartoon. Tuttavia, li dove l’azione fila liscia come l’olio, con combattimenti 1 Vs 1 mozzafiato e appaganti, è nella componente narrativa che la situazione talvolta caracolla. Li dove la narrazione è infatti preponderante, potremmo assistere anche a diversi minuti di video e dialoghi senza metter mano al pad, con risultati talvolta eccessivi, soprattutto se non si ha idea di chi siano i personaggi a schermo. In ogni caso, la partecipazione di un cast eterogeneo e perfettamente cesellato, rende l’esperienza di gioco appagante, complice un’ottima rigiocabilità. Completata la modalità principale, il gioco resta godibilissimo anche dal punto di vista dell’online, con un net code stabile e fluido, capace di offrire un’azione priva di sbavature anche con uno schermo sempre carico di effetti speciali. Peccato solo che a tale comparto manchi ogni accessorio, con la semplice possibilità di imbastire incontri casuali o classificati, nonché di creare apposite lobby per sfidarsi in sequenza con un massimo di otto giocatori.

Per il resto non vi è praticamente altro, il che è un peccato se si considera che praticamente tutti i principali picchiaduro del mercato, sono ormai allineati alla filosofia di Street Fighter 4, e al suo appagante comparto online. Infine, come accennato in apertura, il titolo si presenta in modo tecnicamente imponente, nonostante i suoi sprite disegnati rigorosamente a mano. Padrone di quello stile “old school” che ha fatto la fortuna di tutta una serie di cabinati arcade, P4A si presenta nel modo giusto: colorato, fluido e accattivante, dando come risultato un mash up di botte e colori che non mancherà di affascinare anche i meno pratici del genere. Complici, inoltre, le tracce remixate dei più celebri temi della serie, nonché un comparto acustico pregevole, il gioco è tanto bello da vedere quanto da ascoltare. Tuttavia, se è pur vero che ogni parte del gioco è un tripudio di colori e accattivanti animazioni (per non parlare quella dei video dello story mode, in perfetto stile anime), è altrettanto vero che l’estrema cura profusa da Arc ha restituito un prodotto in qualche modo “limitato”. Il roster è infatti molto povero e, sebbene si rifaccia in maniera accattivante agli arcani maggiori dei tarocchi, si trova certamente in posizione di svantaggio verso quei prodotti come Tekken, il cui numero di “partecipanti” è ormai a livelli folli.

È infine palese come Arena non sia comunque un gioco adatto a TUTTI gli amanti di questo genere, data la presenza di una corposa componente testuale capace, magari, di annoiare  i meno avvezzi a qualsiasi vena ruolistica. Fortunatamente ci sono altri modi per apprezzare il lavoro svolto da Arc System, come la modalità Arcade dove potrete senza alcun dubbio sbizzarrire la vostra sete di lotta senza alcuna interruzione, rendendo il gioco gradevole anche a chi non ama titoli dall’animo narrativo. In conclusione: Persona 4 Arena non è un capolavoro assoluto e forse non punta neanche a esserlo, eppure si tratta comunque di un picchiaduro con tutti i crismi: veloce, immediato, affascinante e chiassoso come solo lo sviluppatore di Guitly Gears e BlazBlue sa confezionare. L’esperimento di Atlus, pertanto, sembra perfettamente riuscito. Dal nostro punto di vista P4A pare un punto di partenza perfetto per un’eventuale seconda iterazione che, si spera, arrivi quanto prima. Divertente e spettacolare, la produzione Atlus non mancherà di appassionare i fan della serie, così come soddisferà anche quelli che, a oggi, non si erano ancora imbattuti nelle vicende del TV World.