Marvel vs. Capcom 3: Fate of Two Worlds: la recensione di VMAG

È una macina. Una grossa macina in grado di ingollare e tritare qualsivoglia creatura. Che sia strappata a una serie animata giapponese, alle pagine di un fumetto americano o al pantheon dell’angolo più remoto del mondo, il risultato è il medesimo. Il picchiaduro si tatua ormai con leggerezza l’etichetta Versus, non ponendosi più alcun limite sperimentale, assorbendo come un buco nero contesti che apparentemente non potrebbero essere più distanti. Un grosso imbuto, un viaggio meta dimensionale in grado di schiacciare tutto in una realtà di sprite bidimensionali o di modelli in cel-shading, che riescono nell’intento utopistico di creare uguaglianza e una sensazione di osservare una sostanza policroma, ma assolutamente omogenea. E dopo aver coinvolto persino Tatsunoko all’interno di questo miracoloso meccanismo, Ryota Niitsuma non ha trovato alcuna difficoltà a riprendere in mano l’universo Marvel, disegnando il terzo capitolo dell’incontro atipico più riuscito della storia dei videogiochi. Marvel vs. Capcom 3 è pirotecnico, follemente cinematografico e abbastanza rapido da affaticare i nervi ottici del suo pubblico.

Resident Evil 5 e Lost Planet 2 gli hanno lasciato in eredità il motore grafico di settima generazione MT Framework, in grado di trasformare ogni dannato fotogramma in un panorama irraggiato da tutta la carica esplosiva che solo questo crossover è in grado di dare. Non aspettatevi dunque le tempistiche da scacchista di Super Street Fighter IV , ma preparatevi a soffiare sui vostri polpastrelli in fiamme, perché i veementi combattimenti tre contro tre vi vedranno alle prese con un sistema di combattimento totalmente rinnovato, estremamente semplificato, abbordabile dai nuovi utenti e semplicemente irresistibile per gli hardcore gamer dalle sinapsi indomabili. Ben cinque barre di energia vi porteranno a realizzare delle Hyper Combo mai viste prima su uno schermo e il corollario offerto da massacri aerei nei quali far partecipare i vostri compagni di squadra vi metterà addosso un’adrenalina difficilmente gestibile. Il tasto Exchange, l’Advancing Guard e i ben noti Cancel completano e rifiniscono questo quadro dalle pennellate rapide e convulse nel quale il concetto fondamentale è quello di prevedere in anticipo le mosse dell’avversario per innescare devastanti contrattacchi.

La classica modalità arcade è giocabile a livello semplice o normale, garantendo un’ulteriore semplificazione dei comandi per i nuovi giocatori della serie (sempre ammesso che ce ne siano ancora!), mentre oltre al classico allenamento rimarrà una modalità nella quale portare a termine determinate missioni con ogni personaggio del gioco. Sempre più abituati a roster di dimensioni epiche, siamo rimasti stupiti di trovarci di fronte una selezione di certo più esigua delle aspettative, ma senza fermarci ad assaporare il retrogusto amarognolo che avevamo in fondo alla bocca, ci siamo voluti fidare del lavoro di mamma Capcom ed è bastato soltanto osservare la profondità e la caratterizzazione di personaggi come Dante o il carismatico Albert Wesker per renderci conto che tutto, è assolutamente al posto giusto. C’è qualcosa di maledettamente perverso nello scagliare Chris Redfield contro il Dottor Destino, qualcosa di incredibilmente grottesco nella noncuranza e nella giovialità dei servbot di Tron Bonne che si adoperano per superare le difese del fenomenale Super-Skrull, qualcosa di maniacale nel moonwalk di Deadpool, ma è proprio l’amalgama di questi elementi così disparati a rendere Marvel Vs. Capcom 3 una indescrivibilmente eccitante esperienza di gioco.

Aggiungere altro zucchero a questa lunga serie di elogi sarebbe complicato, ma una menzione la merita di certo il comparto audio, che ritrova finalmente, al posto delle monotipiche sonorità jazz, i temi individuali di ogni singolo personaggio. In definitiva, una gran quantità di mazzate così non se ne vedevano da tempo, ed è meraviglioso come nella compresenza sul mercato di due titoli come Marvel vs. Capcom 3 e Su per Street Fighter IV , non si possano consumare le proprie falangi in modo più entusiasmante.