Oculus Rift: la storia di un sognatore

Il 2016 è ormai alle porte e chi è stato attento a tutte le ultime novità sa bene che tra non molto sarà possibile mettere le mani sul fantomatico Oculus Rift, magari per giocare a titoli come Eagle Flight e The Climb. Ma esattamente, cosa c’è da sapere su questo rivoluzionario dispositivo? Andiamo con ordine: prima di chiederci cosa sia è importante chiederci chi c’è dietro. Il 19 Settembre del 1992, in California, nacque Palmer Luckey, un nome che presto, anzi, prestissimo considerando la sua età, avrebbe fatto discutere il mondo intero. Fin dalla più tenera età mostrò un innato interesse per l’elettronica e la tecnologia: durante i primi anni dell’adolescenza, nel tempo libero, si divertiva a realizzare pistole a bobina, bobine di Tesla, laser, computer e svariati altri aggeggi, e, proprio come nei film e nei cartoni animati, una mente così esuberante e geniale si ritrovava spesso coinvolta in incidenti ed esplosioni. Come molti di noi, è un grande amante dei videogiochi, ma c’era qualcosa che lo ossessionava: lui sognava di andare ben oltre il giocare il videogioco, lui voleva viverlo. Questa ossessione lo spinse spesso a partecipare alle aste del governo: lì infatti poteva acquistare a prezzi molto bassi visori per la realtà virtuale che il governo usava per addestrare i soldati, e visto che sono strumentazioni utilizzate dall’esercito, pensava lui, dovevano per forza essere di ottima qualità; invece rimase profondamente insoddisfatto, poichè quei visori riproducevano una realtà virtuale con scarsa risoluzione, problemi di latenza e campi visivi estremamente ridotti. Ed è qui che entrò in gioco uno degli aspetti che ritiene più interessante nell’ingegneria elettronica: modificare apparecchi già progettati.

Modificare è molto più interessante del costruire apparecchi da zero usando nuove tecnologie. Questo tipo speciale di ingegneria richiede una profonda comprensione del perchè gli inventori hanno fatto determinate scelte di design mentre creavano il loro hardware.

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Il giovanissimo Palmer Luckey, inventore dell’Oculus Rift.

Sperimentando e apportando modifiche sorprendentemente ingegnose, a 18 anni realizzò il suo primo prototipo di visore per la realtà virtuale, che chiamo CR1, in grado di ruotare il campo visivo per un massimo di 90 gradi e, nel corso di appena 10 mesi, creò prototipi sempre più avanzati, arrivando a integrare stereoscopia 3D, funzionalità wireless, rotazione del campo visivo di 270 gradi e riducendo sempre di più peso e dimensioni. Grazie al suo precoce e brillante ingegno, durante i suoi studi universitari entrò a far parte del Mixed Reality Lab presso l’Institute for Creative Technologies, come membro di un team che si dedicava al design di realtà virtuali costo efficienti. Ben presto collezionò circa una cinquantina di visori da lui stesso modificati, dal valore complessivo di circa 36,000$. Quando realizzò il prototipo Rift, aprì una campagna su Kickstarter, con cui riuscì a fari notare da John Carmack, cofondatore della id Software, il quale lo aiutò a perfezionare il suo prototipo e gli permise di esporlo all’Electronic Entertainment Expo 2012 facendoci girare sopra una versione modificata di Doom 3 BFG Edition. Questo attirò enormemente l’attenzione dei media e altre personalità del mondo della tecnologia interessate al progetto, spingendo Palmer a lasciare l’università e a dedicarsi completamente al suo sogno. Una versione del prototipo fu presentata a Brendan Iribe, ex dirigente della Gaikai e della Scaleform. Palmer è un soggetto curioso, che ha la tendenza ad arrivare molto tardi agli appuntamenti, presentandosi spesso con un look trasandato, e quando arrivò negli uffici in cui i due dovevano incontrarsi, Brendan capì subito che il giovane era un personaggio davvero eccentrico: carico di un enorme entusiasmo per le cose e una abilità innata di trasmetterla alle altre persone, incapacità nello stare fermo o anche solo nello star seduto composto e parlantina praticamente infinita. Non appena gli mostrò il suo prototipo, Brendan lo descrisse come un ammasso di fili penzolanti e circuiti tenuti insieme da colla a caldo e nastro adesivo, ed era sinceramente perplesso di come quel coso potesse aver generato tanto interesse, ma non appena lo provò capì subito che ciò che aveva realizzato quel ragazzo così giovane e vivace era qualcosa di rivoluzionario, ed insieme ad altri colleghi, decisero di fondare la Oculus VR, Inc. Il progetto ricevette enormi fondi da grandi nomi quali ad esempio Gabe Newell, cofondatore della Valve Corporation, e il Kickstarter, che puntava ad una somma di 250.000$, raggiunse l’assurda cifra di 2,4 milioni di dollari, quasi 10 volte l’obiettivo originale! Grazie a questi fondi, fu possibile assumere altro personale ed acquistare strutture e strumentazione per lo sviluppo dell’Oculus Rift e nel 2014 la società fu acquistata da Facebook.

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Un “elegantissimo” Palmer in un’intervista durante la Silicon Valley Virtual Reality 2014. Preghiamo di rivolgere l’attenzione alla raffinatezza delle sue calzature.

Ma esattamente, cosa rende così speciale l’Oculus Rift? Questo strumento in realtà va ben oltre il semplice intrattenimento videoludico, per Palmer l’Oculus Rift rappresenta una rivoluzioni oggi nel 2015 al pari dell’avvento della fotografia nel 1800. Il suo sogno è che un giorno l’Oculus possa cambiare il mondo. Provate ad immaginare, ad esempio, uno studente fuori sede che non ha la possibilità di partecipare ai laboratori della sua università di medicina, perdendo moltissime nozioni fondamentali per la sua formazione professionale. Con l’Oculus, questo ragazzo potrebbe partecipare attivamente alle lezioni, esplorare l’ambiente del laboratorio come se fosse lì e magari addirittura imparare a operare chirurgicamente tramite simulazioni con la realtà virtuale. Pensate ad un archeologo, che deve esplorare spazi estremamente proibitivi per l’uomo, riuscire a vedere tramite la videocamera di un drone, come se fosse lui stesso a intrufolarsi dentro questi spazi, usando direttamente le sue mani per far eseguire al droide operazioni particolarmente delicate, o a un architetto che progetta un edificio, a cui viene fornita la possibilità di osservare ogni dettaglio della struttura in una ricostruzione virtuale. Quanti di noi hanno sognato di visitare il museo di Van Gogh ad Amsterdam, ma non possono spostarsi da casa? L’Oculus Rift potrebbe permetterci di viverlo come se fossimo lì. Questi sono solo alcuni esempi, ma dimostrano l’immenso potenziate di uno strumento così incredibile come la realtà virtuale. Certo, tutto questo è molto bello ma Palmer ci tiene a sottolineare in un suo tweet una cosa molto importante: la realtà virtuale sarà una cosa che tutti vorranno prima ancora che sia accessibile a tutti. Non ci nasconde infatti una certa preoccupazione per le tante persone disinformate convinte che l’Oculus Rift sia una semplice console con cui divertirsi da far girare sul proprio computer portatile: l’Oculus necessita di requisiti di sistema piuttosto alti e il suo costo non sarà proprio economico. In virtù di tutte queste cose, lui e il suo team si impegnano ad assicurarsi che chiunque acquisti il prodotto, sappia esattamente cosa sta comprando, anche se questo non deve scoraggiare noi videogiocatori, poichè, sempre lo stesso Palmer, garantisce che tutto quello che l’Oculus Rift ci promette sarà assolutamente straordinario. Il mondo attende con impazienza questo 2016, un anno che preannuncia l’esplorazione di nuovi orizzonti, enormi cambiamenti e la realizzazione del sogno di uno strambo quanto geniale ventitreenne.