Bisogna ammetterlo. Quando, oramai, l’attesa verso una qualsiasi cosa si fa tanto impellente, e aspettiamo con impazienza anche una parola o un segno per saperne di più, nel momento della rivelazione gli scenari possibili sono solo due: delusione, spesso creata da aspettative eccessive o irrealistiche, o piena accoglienza. Oggi, Cyberpunk 2077 si è posta dinnanzi a questo pericoloso bivio, mettendoci finalmente la faccia e palesandosi davanti agli occhi sbigottiti del grande pubblico. La trasmissione su Twitch, come potrete notare dal video sottostante, è durata diverse ore, giocando con la curiosità di 50.000 spettatori, una folla che, a giudicare dalla chat della piattaforma, era letteralmente in visibilio, fremente ed eccitata. Quel video di gameplay, per un paio di mesi, è stata un’opportunità concessa a pochi eletti, una di quelle occasioni, come si suol dire, che capitano una volta nella vita. La nostra redazione ha avuto modo di approcciarsi a questa realtà in occasione della Gamescom 2018, che ha lasciato in noi tutti un segno profondo e indelebile, e decisamente molto su cui riflettere. Senza, quindi, ammorbarvi ulteriormente, e con i soliti dettagli di rito, che potrete ritrovare nell’anteprima che abbiamo precedentemente curato, permetteteci di raccontarvi una storia e lasciatevi cullare, dal lieto pensiero di poter quanto prima girovagare per le strade di Night City.
Ci è bastato fare solo pochi passi all’interno dello stand di CD Projekt Red per illuminarci alla luce di una quanto mai fulgida verità: l’ambizioso operato della casa polacca parte da ben fuori il gioco stesso, cercando di spingere i pochi eletti lì presenti ad amalgamarsi a quella realtà fatta di decadenza e neon fluorescenti, all’interno di una ricostruzione di un locale che pare prendere vita proprio da Night City. Nell’attesa, cosa c’è di meglio che sorseggiare una Broseph mentre si ammira un maestoso scorcio della città? Il tempo sembra congelato in una dimensione che non è la nostra, e la meraviglia inizia a mescolarsi a quella elettrizzante trepidazione che caratterizza la consapevolezza di stare per assistere a qualcosa di unico. È giunto il momento di entrare nella sala della proiezione, gli astanti si accingono in fretta a prendere posto sulle soffici poltrone nere. A schermo appare, imponente, il titolo del gioco. Inizia lo spettacolo.
Dopo un brevissimo passaggio sull’elaborato character editor, veniamo catapultati immediatamente nel bel mezzo dell’azione. Con i minuti contati, V, la nostra protagonista, è impegnata in un’operazione di salvataggio assieme a Jackie Welles, amico fidato e collega. Già in questi primi istanti, CD Projekt Red non si risparmia: sparatorie adrenaliniche, proiettili che volano ovunque devastando ogni singola parete, scene di nudo, e dei tagli cinematografici da non invidiare a nessuno. In seguito a questo assaggio di ordinaria routine, veniamo proiettati nei tre giorni successivi alla vicenda. Siamo nell’appartamento di V, che si risveglia accanto all’incontro occasionale della sera prima. Giusto il tempo di scegliere qualcosa di comodo da indossare che siamo già in cammino in direzione di Jackie, pronto a offrirci un nuovo incarico. Un tale, Dexter Deshawn, potrebbe divenire la nostra chiave per immetterci in un grosso giro di affari, dove solo i migliori hanno accesso. Senza fare troppe domande, accettiamo di incontrare l’uomo, che ci accoglie nel retro della sua auto di lusso. Non è un delinquente qualunque; seppur distratti dalla sua protesi al braccio d’oro massiccio, ce ne rendiamo conto ben presto, dopo un excursus su megacorporazioni e psychogang, battute al limite del volgare e risposte a scelta multipla come solo CD Projekt sa proporre. Torniamo, quindi, sui nostri passi, immersi nella maestosità di Night City. Completando alcuni step intermedi, prima di procedere nella nostra missione, decidiamo di fare visita al Dr. Victor, nostro chirurgo di fiducia e spacciatore di impianti prostetici e cibernetici nei bassifondi della città. Con la disinvoltura che si potrebbe avere durante un pomeriggio di shopping sfrenato, ci posiamo sul lettino della clinica improvvisata, finché non assistiamo a una delle scene più intense dell’intera demo. In un’impressionante visuale in prima persona, mentre ci viene trapiantato un qualche tipo di congegno meccanico sulla mano destra, un inquietante artiglio di metallo ci estrae senza alcun indugio il bulbo oculare sinistro, e lo sostituisce con uno munito di scanner che, come ci viene spiegato poco dopo, è in grado di zoomare e analizzare tutto ciò che ci circonda per offrirci preziose informazioni che non potranno che facilitarci nel corso della nostra avventura.
Ora V è pronta per incontrare il contatto che permetterà lei e il suo socio di sbarcare il lunario: l’agente Meredith Stout, arcigna rappresentante di una potente corporazione, la Militech. La donna invita V a presentarsi in un luogo tutto fuorché accogliente, uno di quei posti che nei film danno l’aria di pericolo assicurato. Jackie è preoccupato, quella è gente con cui non si scherza. La nostra protagonista però decide ugualmente di palesarsi da sola, facendo sfoggio di tutto il carisma e la diplomazia in nostro possesso per non allarmare eccessivamente i presenti. Abbiamo un accordo, nonostante qualche piccola ritrosia da parte degli energumeni in compagnia della signorina Stout. Ci sono un sacco di soldi in ballo, e noi non vogliamo tirarci indietro. Dobbiamo inoltrarci nel covo di una banda e recuperare un avanzatissimo spider-bot d’assalto Militech, con le buone o con le cattive. Suona tanto come una questione di contrabbando, e non a caso il quartier generale dei cattivi pullula di armamentari della corporazione militare ovunque. Com’è possibile che una gang di sbandati qualunque possieda un arsenale simile? Non è da escludere che questo aspetto verrà poi ridiscusso in un secondo momento, ma per avere informazioni più dettagliate sulla trama è probabilmente ancora troppo presto. Torniamo a noi: qualcosa va storto nelle trattative, e la nostra copertura semplicemente salta, rendendo la diplomazia delle armi da fuoco l’unica via da scegliere per toglierci dai guai. Stout non ci aveva rivelato proprio tutto, ma in fondo chiunque dei presenti in sala se lo aspettava.
Cinquanta minuti passano in fretta, purtroppo, soprattutto quando di mezzo c’è un titolo come Cyberpunk 2077. Seppur parliamo di una build pre-alpha, gli aspetti che ci hanno sorpreso del titolo sono molteplici. C’è qualcosa che va oltre a una narrativa ben strutturata e a un gameplay intuitivo che prende ragionevolmente le radici dalla sua controparte cartacea. Il team polacco, questa volta, è riuscito a concepire, con tutta probabilità, uno dei titoli più ambiziosi del genere, ponendo un’attenzione sconvolgente ai dettagli. Night City è una città dinamica, che pulsa di vita propria in ogni suo singolo pixel, facendo l’occhiolino, stilisticamente parlando, a tutto quel filone di science fiction che mescola un sano gusto anni ’80 (qualcuno ha detto Blade Runner?). Tutto pare avere una sua funzione e al contempo si muove in una dimensione indipendente dal nostro volere. Ci siamo solo noi e la città, con i suoi numerosi palazzi, le insegne luminose, e persone di ogni tipo che la percorrono. Tanti piccoli particolari, che insieme formano un quadro di ciò che potrebbe potenzialmente divenire uno dei migliori rappresentanti del genere cyberpunk. Oppure, senza andare alla ricerca di chissà quali prodigi tecnici, anche il solo veder materializzarsi i vestiti/equipaggiamento all’interno del guardaroba dell’abitazione di V, o quando, incrociando una qualsiasi pubblicità per strada ne abbiamo ottenuto informazioni e coordinate semplicemente interagendoci, vi sembrerà banale, ma ci siamo seriamente esaltati.
Per quanto riguarda la giocabilità, aggiungeremo poco più rispetto a quanto abbiamo già abbondantemente esposto nei mesi scorsi. CD Projekt pare aver applicato quanto appreso dal loro GDR, rimescolando la formula in modo tale da mantenerne i punti di forza, senza però cadere nella banalità di risultare un The Witcher futuristico. Molti, per certi versi, han voluto paragonare Cyberpunk 2077 a Deus Ex, anche piuttosto a ragion veduta. La scelta di approcci differenti, durante le sequenze di risposte a scelta multipla, rappresenta un ottimo mezzo di coinvolgimento del giocatore, e sono in grado di interpretare al meglio il suo allineamento nel corso della narrazione. Ovviamente, ogni azione corrisponderà a una determinata conseguenza che poi porterà a differenti risvolti all’interno della storia. Qualora decidessimo per delle risoluzioni più aggressive, sarà in queste fasi più concitate che vedremo in azione lo spirito da FPS del gioco, ibridandosi comunque sapientemente agli elementi ruolistici dello stesso. Ogni arma, infatti, vanta caratteristiche uniche: la pistola riesce a colpire i nemici persino sparando da dietro una copertura sfruttando una balistica in grado di calcolare perfettamente la traiettoria sino al bersaglio, il fucile a pompa a impulsi riesce a trapassare i muri, la mitraglietta spara raffiche a ricerca e la katana permette di deviare il fuoco nemico e rimandarlo al mittente, e queste non sono altro che alcune delle molteplici opzioni che potrebbero attenderci in futuro. Le sparatorie sono dinamiche e soddisfacenti, complice anche l’indicazione dei danni sullo schermo. Ma non finisce qui, perché in determinate situazioni è perfino possibile un approccio più stealth: hackerare a distanza l’arma di un nemico ignaro della nostra presenza, per poi colpirlo alla gola usando le mantis blade impiantate nelle nostre braccia è stato elettrizzante oltre ogni aspettativa.
Cyberpunk 2077 rappresenta decisamente il punto di svolta per CD Projekt Red, portando avanti un progetto talmente ambizioso che, in caso di successo, potrebbe perfino riscrivere le regole del genere stesso. È ispirato, pieno di riferimenti, ricolmo di vita e, soprattutto, in grado di rendere al giocatore un’immersività che lascia senza fiato, grazie non solo all’accuratezza delle interazioni ambientali, ma anche alla caratterizzazione di ogni singolo elemento che ci circonda. Tecnicamente non è ancora perfetto, del resto parliamo pur sempre di una build pre-alpha, ma è innegabile che vanti ugualmente di un comparto grafico piuttosto solido. Riconfermando quanto detto tempo addietro, il percorso intrapreso dalla casa polacca, per quanto per un po’ coperto di velato mistero, è quello giusto e se riusciranno a mantenere alti gli standard della loro produzione, non possiamo che aspettarci continue sorprese.