Palmer Luckey: “Una cattiva VR uccide il medium”

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Palmer Luckey alla riscossa. Potrebbe essere la frase perfetta per sintetizzare questi ultimi giorni del fondatore di Oculus VR. Dopo aver conquistato il mensile statunitense Wired, che ha dedicato a lui e alla sua creatura la copertina dell’ultimo numero, il papà di Oculus Rift è tornato a parlare. E come sempre lo ha fatto toccando argomenti per niente banali. L’occasione è stata il  Silicon Valley Virtual Reality Expo, dove stamane Luckey ha rilasciato un’intervista alla testata Engadget, nel corso della quale ha chiarito anche la ragione dell’ingresso di Zuckerberg e Facebook nella sua compagnia. Ma procediamo con ordine.

Il tema principale, attorno a cui è ruotata l’intera chiacchierata di Luckey con i colleghi americani, è stato ovviamente il rilascio di una versione di Oculus Rift anche per i consumatori. Incalzato su tale argomento, Luckey non si è tirato di certo indietro e, in maniera alquanto lapidaria e provocatoria nei confronti dei tanti che lo accusano di non aver ancora lanciato sul mercato il suo prodotto, ha risposto: “L’unica cosa che può uccidere la realtà virtuale è soltanto una cattiva realtà virtuale“. Naturalmente, al di là della provocazione, Luckey ha argomentato il suo pensiero dicendo che Oculus Rift è una tecnologia senza precedenti per i consumatori, i quali di conseguenza non sono abituati a maneggiarla semplicemente perché non hanno alcuna esperienza con il mondo VR. Per tale ragione, secondo Luckey, l’Oculus Rift che verrà messo in vendita dovrà essere perfetto o quasi, in modo da non dare eccessivi problemi agli utenti, che dovranno esclusivamente godersi la loro immersione nella realtà virtuale.

Ed è stato proprio per evitare un rilascio prematuro che Oculus VR è ricorsa all’aiuto economico di Mark Zuckerberg. In effetti, Luckey ha spiegato che senza i 2 miliardi di $ investiti da Facebook e dal suo fondatore la compagnia avrebbe dovuto optare per un lancio immediato sul mercato del DK2. Il tutto ad un prezzo esorbitante, visto che il denaro guadagnato dalla sua vendita sarebbe servito per apportare modifiche al prodotto ancora incompleto. Ma questo sicuramente avrebbe condannato la realtà virtuale al patibolo, perché non è un segreto che i consumatori sono quelli più difficili da accontentare, quelli che vogliono “il prodotto buono a buon prezzo”. Pertanto, Luckey si è sentito in dovere di ricordare loro di “non comprare il DK2 perché è soltanto un devkit, un prodotto ancora in fase di sviluppo“. Come per dire, il bello deve ancora venire. Parola di Palmer Luckey.

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