CoLab: l’hands-on di VR Gamer dalla Gamescom di Colonia

Dopo qualche peripezia, io e Alessandro Sion Senes arriviamo finalmente allo stand di Pixel Federation. Veniamo subito accolti da Jakub Remiar, game designer di CoLab, e dopo un pò di convenevoli e presentazioni, iniziamo a porre loro un paio di domande. Ci offre quindi la possibilità di provare la demo di CoLab: come si fa a rifiutare un’esperienza VR? Il titolo strizza decisamente l’occhio a giochi come Portal e puzzle games affini. Non fraintendetemi: non ci sono portali strani con cui dire definitivamente addio allo stomaco, in VR una cosa simile difficilmente avrebbe successo, e CoLab è un’esperienza assolutamente priva di ogni genere di fastidio. Diciamo che questo paragone esce fuori dal suo stile grafico futuristico e asettico, e da alcune chicche che ho sperimentato durante l’hands-on.

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L’engine utilizzato per realizzare Colab è l’Unreal Engine 4, ed è stato molto il lavoro di ottimizzazione per permettergli di girare su tante piattaforme diverse.

Finalmente infilo la testa nel visore. Mi viene consegnato un piccolo telecomandino con un pulsante sopra: Jakub mi spiega che grazie ad esso avrei potuto spostarmi da un punto all’altro e anche interagire con gli elementi di gioco. Perfetto, adesso sono pronto a superare qualsiasi sfida. Sopra uno sfondo nero, iniziano ad apparire delle scritte. Parlano di un attacco informato, di un avatar che ha subito un hijack… A quanto pare sono una specie di agente in grado di viaggiare da un corpo all’altro, e da lì a breve, appaiono delle luci, dei caricamenti, insomma, tutte quelle menate fantascientifiche che non significano nulla e stanno lì solo perchè fanno figo. Eccomi quindi in piedi su di un piedistallo, ed una voce dal tono un pò ironico mi accoglie. Mi spiega che il mio compito è quello di trovare e premere dei pulsanti che mi avrebbero permesso di avanzare da una stanza all’altra. Per farlo però, avrei dovuto risolvere delle sfide e alcuni enigmi, promettendomi un meraviglioso premio in caso di successo. Pronti… Partenza… Via! Mi accorgo quindi che è partito un timer: ho 10 minuti per superare tutte le prove! Ok, ce la posso fare, sangue freddo. La prima stanza risulta particolarmente semplice: il pulsante ce l’ho proprio di fronte a me!

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Alcuni enigmi potrebbero rappresentare una sfida, bisogna pensare bene per capire come andare, ma nessuno risulta mai impossibile. Almeno in apparenza…

Proseguo quindi alla stanza successiva: punto lo sguardo, premo il pulsante ed eccomi teletrasportato nell’area desiderata. Facciamo una piccola premessa: il gioco in sè e per sè non presenta, almeno nella demo, una grande quantità di meccaniche, ma i ragazzi della Pixel Federation hanno spinto molto sull’immersività e sulla manipolazione dell’utente, riuscendoci molto bene, anche grazie ad una forte dose di humor. A quanto pare infatti, la voce che mi sta guidando non prova una gran simpatia per le sedie, e spesso mi ha chiesto di lanciarle via, di spingerle di sotto e persino di tenerne una sollevata il più a lungo possibile, un pò come in quelle scene da film western dove il pistolero spara alla lattina a mezz’aria per impedirle di toccare terra. Il mindgame si rivela essere il suo passatempo preferito: diverse volte, mi ha posto di fronte a due porte. Mano mano, le indicazioni date dalla voce diventano sempre più confuse e ambigue, non sempre riesco a capire quale delle due porte vuole che io apra. Spremendo un pò il cervello, riesco a non farmi ingannare e a scegliere sempre la porta corretta. Sono troppo furbo per te, voce misteriosa! Un’altra sfida interessante è quella della palla con dentro una palla, in cui io devo muovere la palla più piccola sopra la palla grande per portare la palla piccola al centro della palla grande.

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Questa è stata la mia espressione per la netta maggior parte degli enigmi che stavo affrontando… semplicemente allibito!

Sì, non sembra essere una spiegazione sensata, ma neanche la mia guida è stata in grado di seguire la sua stessa spiegazione, e ha deciso semplicemente di lasciarmi a me stesso e aspettare che fossi io a capire cosa dovessi fare. Dimostrami che non sei così idiota, dice lei. Datemi retta: piano piano, vi renderete conto che la vostra guida, sotto sotto, non sta lì per aiutarvi, ma piuttosto per divertirsi alle vostre spalle, così come Jakub e gli altri sviluppatori facevano mentre ridevano di un Federico confuso e spaesato che cerca di risolvere gli enigmi senza davvero capire quanto potesse fidarsi della voce in gioco. Non sempre però le prove si rivelano essere enigmi in cui bisogna sforzare il cervello: a volte sono state richieste anche le mie capacità di atleta, come quando sono stato sfidato a fare canestro con una palla. Finalmente, giungo alla fine della demo, e sono davvero curioso di vedere quale meraviglioso premio mi attende. La voce mi dice che si trova proprio di fronte a me, ma io… io non vedo nessun premio. Ah, no è sopra di te. Se non è lì allora è ai tuoi piedi. Uhm… no prova dietro. L’altro dietro. Ah, sìsì, è sopra. No è… uhm… E mi abbandona. Così. Tutto ciò che sono riuscito a dire è stato Maccosa. Che è successo? La demo si conclude, tolgo il visore, e vengo accolto nel mondo reale da un un sorridente trio di ragazzi. Uno mi si avvicina, mi tende la mano e fa Non sei così idiota alla fine. E’ inconfondibile: lui è il doppiatore che ha dato voce alla mia guida/ingannatore che mi ha accompagnato per tutta l’avventura! Arriva quindi il momento dei saluti, ci sono molte altre interviste e hands-on da fare. CoLab è un gioco pensato per poter funzionare su molte piattaforme VR, sia smartphone che PC, spiegando quindi perchè si rivela così fondamentalmente semplice nei controlli e nelle meccaniche di gioco. Tutto sommato, è stato molto divertente farsi prendere un pò in giro: chissà però dov’è il mio premio.