Ghost in the Shell: SAC_2045 Recensione – Il ritorno del Maggiore Kusanagi

Ghost in the Shell: SAC_2045 Recensione | Anno 2045, il mondo è entrato in piena “Guerra sostenibile” a causa di varie crisi. Sommosse e ribellioni si propagano per il mondo e Tokyo non è affatto esclusa. Nell’universo cyberpunk nipponico per eccellenza, troviamo una Sezione 9 ormai sciolta. Seguendo le orme dei propri predecessori, Ghost in the Shell: SAC_2045 è la continuazione cronologica di Stand Alone Complex, serie animata dell’omonimo brand iniziata nel 2002. Continuano le vicende di Motoko Kusanagi, Maggiore in carica del gruppo di militari composto da Batou, Saito e Ishikawa oltre al nuovo arrivato Stan. Questa nuova serie è un progetto originale Netflix, in collaborazione con di IG Production e Sola Digital Arts per i modelli 3D dei personaggi. Inoltre, come direttore troviamo l’ormai indiscusso Kenji Kamiyama, conosciuto per aver partecipato a numerosi titoli inerenti al franchise di Ghost in the Shell. Nel cast ritroviamo ancora i doppiatori originali, che conosciamo dall’inizio della saga e che da 25 anni ci offrono emozioni ed una professionalità degna del titolo a cui lavorano. L’anime è uscito ieri 23 aprile ed è disponibile solo in giapponese a causa dell’emergenza virus, ma abbiamo i sottotitoli nelle maggiori lingue (anche italiano, tranquilli). Senza dilungarci ancora, andiamo a scoprire cosa ci riserva questo prodotto Netflix!

La Sezione 9 ormai si è sciolta ed il Maggiore Kusanagi si ritrova a dover lavorare come mercenaria per gli USA, insieme ad alcuni suoi vecchi compagni. Tra sparatorie ed edifici che crollano, sembra non poterci mai essere un attimo di pace per i nostri protagonisti. Dopo aver lavorato insieme ad un uomo molto misterioso, dal nome più falso ed americano possibile (John Smith), vengono reperiti nuovamente dal Ministro degli Interni, loro ex-capo, per una nuova missione in Giappone. Qui scopriranno l’esistenza di nuovi esseri viventi, estremamente intelligenti e dalle incredibili capacità: i post-umani. Questa razza sembra essere una sorta di nuova evoluzione del cybercervello, che hackera tutto ciò che lo circonda e compie delle azioni senza alcuno schema apparentemente preciso. Dopo il Default Globale ed il consecutivo crollo dell’economia mondiale, ci sono state numerose sommosse, guerre e collaborazioni tra i paesi, ed un’unione tra gli USA ed il Giappone era inevitabile. I nostri eroi dovranno, quindi, riunirsi per combattere un nemico comune, che non sembra temere le Guerre Sostenibili che incombono in numerose aree del globo, Tokyo inclusa. La Sezione 9 tornerà alla carica? Lo scoprirete vedendo lo show, perché non vorremmo mai spoilerare troppe informazioni. Vi basti sapere che, essendo una serie animata seguita dal direttore Kenji Kamiyama, non ci saranno scene nosense o buchi di trama, per questo potete esserne certi.

 

L’impronta alla Ghost in the Shell c’è

e si sente anche qui!

 

La prima domanda che qualsiasi fan della saga potrebbe chiedersi è: ma può essere considerato cannon? E, soprattutto, vale la pena vederlo? Possiamo confermare entrambe le questioni: l’anime è prodotto dalle solite aziende, ha gli stessi ed originali membri del cast e persino il direttore della serie S.A.C. a cui fa riferimento questo nuovo show. Per rispondere all’altra domanda riteniamo che, nonostante l’inizio un po’ lento e abbastanza confusionario, sia apprezzabile anche dagli appassionati di vecchia data. L’unico particolare che potrebbe far storcere il naso è la decisione di produrre un anime completamente con modelli 3D. Sappiamo che ormai è difficile avere problemi con questa tecnologia, e che con serie come Demon Slayer (in minima parte) o Ajin o ancora Gantz (completamente), ci si possa ricredere su quest’utilizzo.

Sfortunatamente però, nonostante il grande lavoro dietro il character design diretto da Ilya Kuvshinov, la sua impronta artistica è forse un po’ troppo accentuata. L’idea di scegliere il suo stile di disegno obbliga a non poter ricreare un’espressività maggiore nei modelli, soprattutto femminili. Per l’intera visione sentirete di star guardando la stessa ragazza, ma con capelli diversi. Inoltre, sempre riguardo questa scelta, il personaggio che ha riscontrato maggiori cambiamenti è proprio la protagonista Motoko Kusanagi. Ora, non vogliamo iniziare un dibattito sul suo originale colore di capelli, se sia viola o blu non è importante in questo momento, ma avendo sempre la stessa doppiatrice, Atsuko Tanaka, vederla così giovane e diversa non rispecchia propriamente la sua essenza: lei è un Maggiore, non un’adolescente. Persino in Arise, seppur fosse veramente più piccola, sembrava comunque diversa dal modello Netflix. Questo elemento si aggiunge poi al fatto che, a differenza di Arise (prequel ambientato nel 2027), qui siamo nel 2045, quindi Kusanagi dovrebbe somigliare più alla serie S.A.C. che all’altra, per i dovuti motivi legati alla trama ed alla sua storia. Nonostante questo particolare, molto soggettivo, il livello di dettaglio dei volti ed i colori di alcuni modelli sono davvero incredibili: un vero piacere per gli occhi.

 

Uno stile grafico davvero piacevole, ma non rispecchia appieno quello della saga.

 

Secondo punto a sfavore, Batou è troppo basso. Sappiamo tutti quanto quest’omone sia ormai un simbolo. Sappiamo anche quanti problemi ci sono stati con il live action e la storia dietro i suoi occhi, ma qui si tratta di statura, non di segni particolari. Infine, un altro problema legato ai modelli 3D è la luminosità e l’ombreggiatura di questi poligoni. Avremo modo di vedere la differenza tra una scena mattutina ed una in piena missione stealth di notte, chiaramente migliori le seconde rispetto alle prime, dove l’ombra sui corpi è esageratamente marcata. D’altra parte però, c’è stato un buon lavoro sul background, seppur ci siano alcuni particolari poco curati durante varie scene. L’ambientazione ci fa sentire come sia, man mano, cambiata la percezione di un futuro prossimo ed altamente tecnologico. Abbiamo una Tokyo rivisitata per l’occasione, che ormai non ha molto in comune con i primi edifici tipici di Ghost in the Shell del 1995, dove c’era un certo richiamo anche ad Hong Kong. Questo tipo di scelta si sposa inevitabilmente con il passare degli anni e con l’evoluzione cognitiva e tecnologica del mondo. Avremo più grattacieli che posti noti come le baraccopoli, dove ci sono stati i primi inseguimenti e combattimenti, ripresi anche dal film del 2017 con Scarlett Johansson. Peccato che però si abbiano poche occasioni di vedere tutta questa tecnologia all’opera, dato che, per la maggior parte del tempo, ci saranno davvero pochi elementi estremamente futuristici in questo 2045.

Ghost in the Shell: SAC_2045 è stata una vera rivelazione, soprattutto alla fine in senso sia positivo che negativo. Nonostante alcune pecche, la direzione registica non muta grazie al maestro Kenji Kamiyama. Non aspettatevi però troppa filosofia in questa serie, un pizzico in più non avrebbe sicuramente guastato ed avrebbe ricordato i bei vecchi tempi. I combattimenti e le scene più action stupiscono grazie alla grafica 3D, anche se alcuni modelli potrebbero non piacere ai più appassionati. Sicuramente, scelte di marketing per aprire il brand ad un nuovo pubblico ci sono state, e si sono fatte sentire. La visione, però, resta godibile anche da chi avrebbe preferito restare su un piano più Seinen (maturo) piuttosto che di qualche altro genere. Non che siano assenti scene di questo tipo, dopotutto si tratta di un Vietato ai minori di 14 anni. Sarà forse per i poligoni troppo cartooneschi, ma questo elemento si perde e sembra quasi inadatto al climax dell’intero anime. Non sappiamo, inoltre, come alcuni potrebbero reagire alla scelta dell’opening iniziale, per svariati motivi. Insomma, a livello di trama è indiscutibile l’impronta classica di Ghost in the Shell, ma vari elementi avrebbero potuto contribuire alla visione. Non ci resta che attendere la seconda stagione.