The Last of Us Parte II Recensione – La sottile linea tra giustizia e vendetta

The Last of Us Parte II Recensione PS4 | Amore. Rivalsa. Sopravvivenza. Questo è stato The Last of Us, il capolavoro di Naughty Dog uscito per PlayStation 3 nel 2013. Ora, dopo 7 anni di attesa, è tempo di vedere come il secondo capitolo si rivelerà al pubblico. Uscito il 19 giugno 2020, The Last of Us Parte II ha iniziato a dare i primi segni di vita nel 2016 con un reveal trailer che ha fatto sognare gli appassionati delle avventure di Joel ed Ellie e anche chi si apprestava, per la prima volta, ad entrare nel mondo distrutto e infame abitato da clicker e sciacalli. È tempo di scoprire di cosa parlerà la seconda parte. Giustizia e vendetta. Questi sono i due temi principali e ricorrenti e, come fulcro dell’intera esperienza, abbiamo il controllo: ciò che noi, da giocatori, possiamo fare. Per tutta la durata del titolo sarà presente uno stato di malessere che ci accompagnerà proprio come l’odio e la rabbia seguono Ellie. Macchiato dal sangue dei suoi nemici, questo cammino porterà non solo lei ma anche noi a chiederci “Quanto siamo disposti a rischiare per la persona che amiamo?”. Parecchio, molto… anzi, delle volte, troppo.  

Ci ritroviamo a Jackson 5 anni dopo gli eventi del primo titolo: dove tutto era terminato con una bugia. Joel ed Ellie hanno finalmente un posto da poter chiamare “casa”, con persone che li ammirano e apprezzano, senza giudicarli. Jackson è una cittadina costruita per vivere tranquillamente: un luogo sicuro all’apparenza. Un posto dove poter ricominciare, anche dopo aver vissuto le tragedie dell’esterno. Gli abitanti si aiutano a vicenda, si conoscono collaborando durante le pattuglie e vivono serenamente guardando i magici tramonti della valle, ricercando quel poco di stabilità che un mondo post-apocalittico potrebbe mai garantire. Niente pistole, né fughe, né combattimenti per restare in vita un minuto in più. Ma questa quiete, questa pace, svanisce dopo qualche anno e catapulta Ellie in un circolo vizioso di odio e vendetta che la acceca senza permetterle di vedere il pericolo e quanto potrebbe perdere ancora se continuasse a procedere. Noi ce ne rendiamo conto da subito e questo non fa altro che peggiorare la situazione e far salire l’ansia, l’angoscia e la frustrazione di chi, da puro spettatore, non può fare nulla se non seguire la ragazza nel proprio violento viaggio.

 

Di violenza ne vedremo davvero molta, forse troppa. E alla fine, ne sarà valsa la pena?

 

Tramite alcuni movimenti, scorci di Diario e conversazioni, si riesce ad intuire il precario e fragile stato mentale di Ellie che, giorno dopo giorno, peggiora sempre di più, tra ricordi di un passato vissuto a Jackson ed un presente crudo e violento, che non perdona e non fa sconti a nessuno. In qualsiasi momento sarà possibile, infatti, aprire una voce nel menù rapido ed estrarre dallo zaino un piccolo libro. Al suo interno saranno presenti schizzi con matita di posti, persone e cose viste durante l’avventura. Questo elemento, percorrendo i passi dell’agenda di Nathan Drake, servirà a Ellie per sfogarsi, scrivere canzoni e pensieri, anche discordanti tra loro, per metabolizzare il trauma che l’ha portata a cercare giustizia e vendetta. D’altra parte servirà a noi per capire maggiormente cosa lei stia provando. Oltre a questo oggetto, utile un po’ come il diario stesso di Max Caulfield in Life is Strage, ritroviamo anche le Conversazioni Facoltative che già avevamo potuto conoscere tramite il primo The Last of Us che avevano ricoperto un ruolo importante per seguire le vicende dei protagonisti. Non solo sono capaci di farci conoscere maggiormente il livello di relazione e il rapporto che hanno tra loro, ma permettono di scoprire anche aneddoti sui nuovi personaggi introdotti, come Jesse e Dina. Per alleviare i momenti più cupi ed intensi di The Last of Us Parte II, sarà inoltre possibile esercitarsi con una chitarra, che i più appassionati ricorderanno come lo strumento musicale preferito da Joel. E, dopo aver promesso 5 anni prima di insegnare ad Ellie come suonarla, ora potremo sentire alcuni brani (come già successe con “Through the Valley” nel reveal trailer del 2016). Siamo certi che questa meccanica garantirà ai giocatori più creativi di poter inventare o eseguire vere e proprie cover anche di canzoni non presenti in-game. 

The Last of Us Parte II

Un’altra delle promesse fatte da Joel prima che The Last of Us terminasse, è stata quella di insegnare a Ellie a nuotare. Questa nuova meccanica, unita ad alcuni tratti di gameplay, permette di trovare altri ingegnosi modi per fuggire dal pericolo, nascondersi dai nemici o escogitare differenti tipi di strategie per superare un’area. L’unico problema però è l’assenza del suono dei tuffi o del suo ingiustificato ovattamento prima di essere inghiottiti dall’acqua. Se da una parte è plausibile che, in momenti concitati Ellie sia più attenta nell’emettere qualsiasi tipo di suono per non farsi scoprire, quando sarà il turno di gettarsi da alture troppo elevate, si avrà solo la sensazione che manchi qualcosa. Inoltre, per restare in tema, sul comparto sonoro grava anche qualche problemino tecnico che permette, ad esempio, di sentire il rumore degli spari quando questi dovrebbero essere meno assordanti tramite il silenziatore. Per quanto riguarda tutto il resto, sempre della sfera auditiva, le musiche di Gustavo Santaolalla ed i suoni tetri e pressanti in alcune parti di gioco, riportano indietro nel tempo e garantiscono quell’effetto nostalgia impossibile da non provare per chi ha già vissuto le vicende del primo capitolo. Il livello artistico dell’opera prosegue sulle note delle canzoni suonate da Ellie e cantate dalla sua attrice e doppiatrice (Ashley Johnson) che, in alcuni momenti, raggiunge un livello davvero alto nelle sue performance. Nonostante la sua voce non sia obbligatoriamente melodica, a tratti anzi rauca, questo elemento non fa altro che addizionarsi al livello di realismo raggiunto The Last of Us Parte II. Il suono, nonostante qualche anomalia sopracitata, accompagna magistralmente Ellie, passando dalle dolci note di una chitarra nei momenti più rosei, fino a toccare il baratro in cui lei stessa sta precipitando, mentre uccide nemici a sangue freddo o scappa da orde di infetti. A svolgere l’arduo compito di rappresentare auditivamente la tensione e la pesantezza degli eventi vissuti dalla ragazza, il comparto artistico gode anche di elementi visivi spettacolari. Insieme ad un’accuratezza ormai quasi maniacale nei dettagli di ogni singola stanza, casa o negozio, troviamo anche un level design migliorato e ampliato. 

 

Visivamente e auditivamente, The Last of Us Parte II è fantastico, meraviglioso, cupo e molto pesante. 

 

L’esplorazione giova non solo di spazi più vasti da poter setacciare, cassetti da aprire, vetri da distruggere, ma anche di alcune nuove trovate per raggiungere luoghi inaccessibili. Se nel primo The Last of Us, Joel creava dei coltelli per aprire le serrature bloccate, qui Ellie ha dalla sua parte una corporatura esile e minuta che le permette di essere molto più agile. La verticalità diventa uno degli elementi principali, sia quando non si combatte sia mentre si decide una strategia per attaccare alcuni nemici. Una nuova introduzione, collegata all’esplorazione e alla verticalità, è stata quella della corda. Durante alcune interviste, il team di Naughty Dog aveva affermato che avrebbero cercato di imparare molto dal loro ultimo titolo sviluppato, Uncharted 4, e tutte le nuove meccaniche introdotte qui provengono proprio da lì. Se con Drake potevamo dondolarci con il rampino, anche Ellie, con molta meno spettacolarità e più realisticità, sfrutta delle funi per risolvere alcuni puzzle o per arrivare in posti altrimenti irraggiungibili. Oltre a questa trovata, giustificata in un contesto del genere seppur già vista e quindi non propriamente innovativa, sono presenti altri elementi sperimentati nella saga del famoso ladro, come luoghi scivolosi e inseguimenti in auto. D’altro canto The Last of Us ha sempre cercato di affinare le tecniche apprese tramite la saga di Uncharted e di farle proprie, migliorandole e adattandole al proprio mondo.

The Last of Us Parte II

Anche i combattimenti non sono altro che il frutto di anni di studio e di tentativi presentati dai titoli di Naughty Dog. Ora, in The Last of Us Parte II, raggiungono vette molto alte, capaci di far sentire ogni singolo colpo inferto e incassato da Ellie, rendendo ancora più brutale la sua caccia. Sono sempre presenti due metodi per potersi sbarazzare dei nemici. Oltre alla fuga, più importante adesso che lei è da sola contro molti più avversari, sono presenti due approcci: lo stealth e l’aggressivo. Il primo, caratteristico anche nel primo capitolo, garantisce di restare nell’ombra e di sfruttare la figura esile della ragazza per passare attraverso due pareti, tra degli scaffali o sotto dei camion. Il secondo, invece, è meno consigliato a difficoltà maggiori perché obbliga a utilizzare, e spesso a sprecare, ingenti quantità di munizioni e di ferirsi più spesso.

 

Nuovi infetti fanno la loro comparsa nelle categorie di The Last of Us Parte II, sempre più pericolosi e letali.

 

Parlando invece degli infetti, possiamo solo che restare estasiati mentre si mostrano tramite i nuovi design. Tutti i modelli, partendo dal semplice Runner, sono stati revisionati e migliorati per diversificarli maggiormente in base al livello di infezione raggiunto. I Clicker e gli Stalker ora non sono più così tanto simili e ognuno è letale a suo modo e necessita un tipo di approccio diverso per la propria eliminazione. I secondi che abbiamo citato sono davvero impressionanti e risultano ancora più accattivanti e iconici rispetto al primo The Last of Us. Il fungo cresce diversamente su di loro e li fa essere più silenziosi e attenti nei movimenti, delle vere spine nel fianco soprattutto in alcune zone. Oltre a loro, saranno ovviamente presenti anche i Bloater, ancora più grossi e pericolosi, che distruggeranno intere pareti pur di prendere Ellie. Sono state poi aggiunte altre due categorie, una delle quali è stata già mostrata in un gameplay trailer. Lo Shambler è pericoloso e nocivo proprio come le spore che rilascia quando si avvicina troppo a noi. Nonostante non sia difficile da abbattere quando solo, in compagnia di altri darà il peggio di sé, aggravando ancora di più la nostra situazione. L’altra new entry è rimasta nell’ombra fino a questo punto e Naugthy Dog ha espresso il desiderio di lasciare ai giocatori la sensazione di curiosità e sorpresa quando questo essere farà la sua comparsa. Sappiate solo una cosa: il suo suono è davvero agghiacciante, proprio come il suo aspetto.

The Last of Us Parte II

Tramite delle fessure, dei tetti, delle pareti o dei cunicoli Ellie può decidere come muoversi per eliminare i propri nemici che si dividono in due gruppi: WLF e Serafiti. I primi sfruttano il fiuto dei propri segugi per seguire le nostre tracce e l’odore, e comunicano tra loro, delle volte anche gridando se messi alle strette. Gli altri, invece, sono molto più silenziosi e pericolosi seppure in numero ridotto rispetto ai WLF. Utilizzando il fischio per dialogare, sarà per noi impossibile capire i loro movimenti e, quando meno ce lo aspetteremo, ci attaccheranno con machete o frecce. Quest’ultime, se non estratte immediatamente, faranno sanguinare Ellie e diventeranno delle vere e proprie minacce per la nostra vittoria. Nonostante si notino quanti dettagli ci siano in The Last of Us Parte II, persino nella animazioni delle nostre morti accidentali, ci sono dei problemi. Anche qui, troviamo molte falle nel sistema che impediscono di vivere al meglio l’esperienza. Delle volte sarà colpa dei cani, altre di un’altura di qualsiasi genere o semplicemente di un movimento troppo brusco unito a qualche mossa strana prodotta dal nostro Dualshock 4. Oltre a dei cali di frame, presenti persino nella versione PS4 Pro, ci sono anche dei pop-up, glitch e bug, input lag, caricamenti di texture e blocchi improvvisi quando, ad esempio, si consulta il Diario di Ellie o un semplice documento appena trovato.

 

The Last of Us Parte II non è perfetto. Ha vari problemi tecnici anche nel gameplay che rischiano di rovinare l’esperienza.

 

Nonostante alcune pecche, il gameplay risulta piacevole e l’esplorazione riesce a sbocciare ora che ci sono molti più luoghi da poter scovare e spazi più ampi. Infatti, oltre alle Conversazioni Facoltative, ci saranno anche delle azioni da poter compiere che non si legheranno alla storia principale e quindi, non saranno assolutamente obbligatorie. Proprio come quando decidiamo di continuare un discorso con un personaggio, potremo scegliere se seguire il nostro istinto e cercare una via per entrare in un palazzo apparentemente inaccessibile e, magari, rifornirci di scorte e supplementi. Controllando le varie camere e raccogliendo scorte, sarà possibile migliorare le abilità di Ellie e potenziare le armi che troveremo durante le nostre perlustrazioni. Le prime vengono sbloccate grazie ai soliti integratori, già noti a chi ha seguito Joel nel primo titolo, ma qui sono presenti molte più possibilità accessibili man mano che si trovano i Manuali di Addestramento. Ci sarà quindi ampia scelta su come rafforzare la ragazza, se decidere sempre un approccio più silenzioso e quindi migliorare l’ascolto o rendere meno audace il suono dei nostri passi, o passare all’azione rafforzando le difese per la salute. Le armi, invece, verranno trovate lungo il viaggio e starà a noi decidere quale potenziare, dato che non sarà possibile completare ogni miglioria alla prima run. Seppure le aree e l’IA nemica riesca davvero a sorprendere anche i veterani dello scorso capitolo, The Last of Us Parte II è un gioco adatto a tutti. Sono infatti presenti, oltre alle difficoltà da poter selezionare, anche delle opzioni per persone con vari tipi di disabilità che non vengono assolutamente dimenticate. Anzi, è possibile affermare che chiunque può giocare al titolo di Naughty Dog e anche completarlo. Infatti, ci saranno davvero pochi trofei da dover sbloccare per poter raggiungere il Platino.

The Last of Us Parte II

Anche nel combattimento possiamo ritrovare la stessa sensazione di cui già abbiamo parlato: c’è un malessere continuo mentre si gioca. Soprattutto dopo parecchie ore, The Last of Us Parte II ci obbligherà non più solo ad assistere a scene dure e violente, ma anche ad esserne noi stessi i fautori. Questa visione contorta e queste scelte di game design saranno davvero difficili da apprezzare e capire appieno, e l’obiettivo prefissato da Naughty Dog era proprio questo: farci sentire sopraffatti da eventi che non possiamo controllare, come accade a Ellie. Oltre a tensione, odio e paura, ci saranno anche altre emozioni che tingeranno il nostro viaggio. C’è anche dell’amore qui, ma la ricerca di vendetta può portare a non riuscire più a capire quanto si potrebbe ancora perdere andando avanti. E, The Last of Us Parte II è una chiara lezione di vita che ci obbliga a vedere cosa potrebbe accadere se davvero decidessimo di seguire i nostri istinti e sentimenti. Non ci sono né vincitori né vinti all’interno di questo mondo, ma solo sopravvissuti: vittime che possono diventare carnefici e viceversa. Proprio per questo motivo, una volta terminato il viaggio di Ellie ci saranno solo due possibilità: chi ha odiato questa storia e chi ne ha apprezzato il risvolto narrativo.

The Last of Us Parte II

The Last of Us Parte II è un titolo unico sia per gli aspetti positivi che per quelli negativi. I colori ed i paesaggi cambiano in base all’umore di Ellie proprio come se riflettessero ciò che sta vivendo. Il lato artistico e la cura nei dettagli sono quel passo avanti che serviva per chiudere la generazione attuale ed aprire le porte per un livello, speriamo standard, che giochi successivi dovranno mantenere su PS5 e Xbox Series X. La storia, nonostante possa sembrare azzardata e a tratti troppo diversa dall’originale, non è altro che una continuazione del circolo vizioso iniziato da Joel e che, quindi, necessitava di essere sviluppata e mostrata. Non sarà un’opera apprezzata da tutti e anzi, a tratti verrà odiata per ciò che viene mostrato e per come viene privato il giocatore di qualsiasi tipo di controllo. Non abbiamo scelta se non quella di spegnere la console o di continuare ad andare avanti e scoprirne la conclusione. È un viaggio interiore che ci spinge a soffrire in molti modi per trovare una qualsiasi fonte di luce in seguito, senza avere alcuna certezza che ci sia. Per questo non sarà semplice apprezzarlo né capirlo del tutto. Perché è delle nostre emozioni che si sta parlando, soprattutto di quelle negative e dolorose.

 

Il circolo vizioso non può avere fine, a meno che qualcuno non faccia un passo indietro.

 

Se The Last of Us era una storia che raccontava dell’amore e di una seconda opportunità, qui possiamo solo proseguire il nostro cammino in mezzo a violenza e sofferenza. Questo, non è solo il viaggio intrapreso da Ellie in cerca di vendetta e giustizia, ma una lezione di vita che tutti dovrebbero almeno ascoltare. Naughty Dog, aprendoci questo nuovo punto di vista, dimostra ancora una volta quanto crudele e spietato possa essere un mondo del genere, abitato solo da sopravvissuti, non buoni né tantomeno cattivi. The Last of Us Parte II è stato capace, proprio come il primo, di farci riflettere e sorprendere in ogni momento di gioco. Non è un’opera perfetta, né tenta di esserlo. Provoca odio, amore, rabbia e paura ed infine una sensazione di smarrimento e tristezza che vengono percepiti diversamente da ogni persona. È proprio questo l’effetto che fece The Last of Us nel 2013 e, dopo 7 anni, anche il suo successore, in un modo totalmente diverso, ce le ha fatte provare. Sta a noi poi decidere se imparare e apprezzare questo messaggio o voltare le spalle alle nostre emozioni.