Ghost of Tsushima Recensione – Corpo, mente e spirito

Ghost of Tsushima Recensione PS4 | I Samurai, impavidi guerrieri giapponesi con un unico credo: proteggere e rispettare. Incapaci di provare paura nella morte perché sicuri di riposare in pace una volta caduti, ormai vivono nelle leggende. Ma cosa accade se l’onore di un uomo inizia a vacillare? Cosa accade se il nemico è troppo forte e meschino per combatterlo rispettosamente a duello? Dai creatori di Sly Cooper e della saga di Infamous, ci viene narrata una storia del tutto nuova per una casa di sviluppo come Sucker Punch. Lasciando da parte l’esperienza raggiunta con la serie di platform cartooneschi e il GDR supereroistico, è tempo di correre verso nuove mete ancora inesplorate. E una volta approdati sulle coste di Tsushima, è difficile dimenticarle. I fiori di ciliegio, le foreste di bambù, i torrenti frammentati dalle rocce e le alture più ripide, faranno da sfondo per questa nuova avventura. Alla ricerca di un onore perduto, seguiremo la storia di Jin e di tanti altri abitanti dell’isola, mentre lottano un’invasione mongola sempre più violenta e opprimente. Noi di VMAG abbiamo avuto la possibilità di provare Ghost of Tsushima e siamo qui per dirvi la nostra su questa nuova esclusiva PlayStation 4. Siete pronti per abbracciare l’Oscurità dello Spettro o resterete fedeli alla Via del Samurai?

Ghost of Tsushima è un titolo che nessuno ancora riusciva a capire dove poter disporre, nonostante l’ampia cerchia di generi che ormai conoscono tutti. Ebbene, anche dopo averlo giocato è davvero complesso scegliere cosa più ci ricordi. A tratti potrebbe somigliare troppo ad un The Witcher 3 per le caratteristiche dell’open world e per delle azioni che ci vengono concesse, oppure ad un Assassin’s Creed per alcuni movimenti di camera o per le sessioni di parkour, o ancora un Horizon Zero Dawn o un The Last of Us per le varie abilità e tecniche stealth proposte. C’è un vero e proprio problema di fondo: l’identità. Oltre alla nuova meccanica di gioco che lo rende poeticamente affine alla cultura giapponese, per il resto il titolo sembra una riproposizione di altri giochi già visti, sia esclusive Sony che non. Questo non va solo a compromettere la fruizione della trama, dove la narrazione segue principalmente la cinematografia nipponica, risultando agli occhi occidentali fin troppo irrealistica, ma anche del gameplay scarno e poco memorabile.

 

Il primo grande problema di Ghost of Tsushima è la sua stessa identità, capace di ostacolare narrazione e gameplay, risultando un titolo scarno e poco incisivo.

 

Partendo dal lato narrativo, Ghost of Tsushima segue le vicende di un Samurai, Jin, alle prese con il proprio passato e con un onore vacillante. Mentre tentiamo di proteggere l’isola dall’invasione mongola, non possiamo far altro che ricordare altri titoli che già avevano trattato temi simili. Partendo dal più vicino di tutti, cioè colui da cui prende maggiore spunto a livello di gameplay e di meccaniche: Infamous. Nonostante nemmeno in quel caso si potesse gridare al miracolo per la trama, perlomeno la storia di Cole e del suo successore Delsin era meno pretenziosa e più coerente con il mood intero del gioco. Distruggere avamposti miliziani a suon di Amplificatore e ricaricarsi dai pali della corrente era diventato il passatempo preferito di tutti. Per non parlare poi dei cunicoli e impianti di aerazione da cui passavamo sotto forma di fumo. Qui invece, per i temi trattati e per la maturità dell’intero contesto, Ghost of Tsushima sembra perdersi in un racconto basilare, con molti plot twist e dialoghi triti e ritriti. Ma, come già detto, è l’intero incipit a volere questo tipo di direzione e, laddove la trama non spicca per originalità, dovrebbe esserci il cast e il gameplay a mantenere l’esperienza vivace e godibile. Sfortunatamente non è sempre così.

Ghost of Tsushima

Passiamo ora a parlare più nel dettaglio del gameplay. L’isola di Tsushima è un ampio open-world ricco di colori e cambi meteorologici davvero impressionanti. Sarà difficile non restare ad ammirare i tramonti mentre si cavalca per le foreste, oppure godersi una tempesta perfetta da un Santuario sopra le montagne. Ma un titolo non può vivere solo di ambientazione ed estetica. Per questo è arrivato il momento di sviscerare le varie meccaniche che compongono Ghost of Tsushima. Partendo proprio dall’esplorazione per le valli verdeggianti, è possibile incappare in alcuni villaggi assediati dai mongoli o proprio nei loro avamposti da dover liberare. Starà a noi scegliere l’approccio che più ci aggrada, anche se è davvero difficile restare dei fieri Samurai quando i duelli vanno solo a nostro sfavore, per le armi nemiche e per il numero di avversari. Sebbene possa sembrare un buon inizio, l’idea di dove proseguire per svariate ore solo a liberare aree e sconfiggere nemici senza farsi scoprire, potrebbe davvero stancare a lungo andare. Infatti, ci troviamo difronte ad un altro problema di fondo: non importa se stiate svolgendo una Missione Principale, Secondaria o altro, la maggior parte si baseranno su un pattern monotono. Questo si può suddividere in tre obbiettivi per ogni nostra missione: raggiungere il luogo indicato sulla mappa e parlare con l’NPC, seguirlo verso un campo, villaggio o persona da liberare, sconfiggere tutti i mongoli e ricominciare.

 

Il gameplay di Ghost of Tsushima è diviso in due vie principali: quella dello Spettro e del Samurai. Ma seguire l’onore sarà molto difficile.

 

Difficile scegliere se adottare un approccio più furtivo e quindi disonorare il nostro nome e la nostra Katana oppure rischiare ogni singola battaglia, pronti a perdere al minimo errore. Uno dei punti fondamentali di Ghost of Tsushima è proprio questo: la possibilità di scegliere se essere uno Spettro o un Samurai. Da un lato giocheremo d’astuzia, ponderando bene ogni nostra singola mossa, sfruttando qualsiasi cosa a nostro vantaggio. Dall’altra attaccheremo i nostri nemici frontalmente a testa alta, senza colpire alle spalle, rischiando però così di restare accerchiati facilmente da più e più uomini, fino a soccombere. Nelle prime ore di gioco infatti, è necessario più ingegno rispetto alle parti centrali o finali. Questo perché, all’inizio, non avremo modo di recuperare abbastanza vita tramite la nostra determinazione, la Katana sarà meno potente nei colpi inflitti e avremo a disposizione solo la Forma della Pietra (un tipo di impugnatura). Invece, più proseguiremo nella storia e nelle Missioni Secondarie più abilità verranno sbloccate e anche le armature riusciranno a garantirci maggiore protezione. Insomma, a meno che non siate dei veri e propri temerari, è molto probabile che all’inizio deciderete di essere Ghost piuttosto che onorevoli Samurai. Questo non solo perché l’IA nemica non è particolarmente attenta, nemmeno a difficoltà maggiori (anche se un singolo colpo può procurare ingenti danni durante una battaglia), ma anche perché è il titolo stesso che vi obbliga a giocare più in modo stealth, mancando quindi di rispetto al credo stesso di Jin.

Ghost of Tsushima

Dove narrazione e gameplay iniziano ad arrancare, a rendere l’esperienza più godibile è certamente l’ambientazione proposta. L’intera isola di Tsushima è meravigliosa in ogni piccolo scorcio proposto. La meccanica della natura come nostra alleata è il vero fulcro del titolo, questo perché è la stessa cultura giapponese a basarsi sul rispetto per l’ambiente. Non solo si pregano numerosi dei o spiriti legati a vari elementi della flora, ma anche la fauna è altrettanto importante. Pensate solo che le volpi sono dei veri e propri compagni di viaggio per l’essere umano, più fedeli persino del cane. Sfortunatamente anche qui ci sono delle note dolenti a contrastare l’esperienza. Primo fra tutti un rovinoso calo di frame in alcune cutscene, piccoli problemi tecnici dovuti dall’elaborato calcolo che la console (soprattutto PS4 liscia) deve compiere per renderizzare il tutto e, dulcis in fundo, alcune texture poco chiare o harden edge dei poligoni troppo pronunciati. C’è anche un ulteriore problema legato alla telecamera stessa durante il combattimento, più pericolosa degli attacchi nemici. E infine, le inquadrature cambiano così spesso e senza alcuna spiegazione apparente, da risultare unicamente frustranti. Nonostante questi vari dettagli, chi riesce a mettere da parte il lato tecnico può davvero restare estasiato dalla magia naturale presente in ogni bosco, spiaggia e valle. L’idea di usufruire del vento come bussola per i viaggi è una delle novità che suscitano maggiore interesse. Ma anche qui, oltre agli effetti particellari davvero sublimi, dobbiamo appuntare che questo soffio è fin troppo prepotente, a tratti irrealistico o poco curato. Inoltre, sebbene l’intenzione di essere guidati dalle volpi e dai volatili rispecchi appieno la cultura giapponese, i loro movimenti risultano spesso troppo pilotati e, per raggiungere alcune zone, esageratemene finti. Pensate solo che delle volte si incastrano tra le case o gli alberi.

 

La meccanica di gioco che sfrutta la natura a nostro vantaggio rispecchia appieno la cultura giapponese, basata sul rispetto della flora e della fauna.

 

Ci saranno vari luoghi da poter esplorare tra una Missione e l’altra. Dobbiamo ammettere che, sebbene il mondo di gioco possa risultare vuoto e ripetitivo a lungo andare, le ambientazioni ed i cambi meteorologici giovano molto all’esperienza. Come già accennato, è la cultura giapponese stessa ad essere centrale come elemento delle nuove meccaniche introdotte e, sicuramente, Sucker Punch ha centrato appieno il punto. Peccato per i vari problemi già elencati. Riteniamo, inoltre, che avrebbero potuto azzardare un po’ di più, soprattutto per alcune scelte registiche nelle cutscene o addirittura per degli elementi di gioco che non possono essere esplorati – come i fondali dei fiumi o i tetti raggiungibili solo tramite un unico percorso possibile. Tornando, invece, a parlare delle azioni di contorno da poter compiere quando ci si vuole solo rilassare, abbiamo un piccolo repertorio davvero di nicchia. Sicuramente, l’idea di aggiungere le Sorgenti Termali non è innovativa quanto altri elementi, ma se accompagnata con qualche aggiunta come in Ghost of Tsushima, risulta davvero apprezzabile. Altro aspetto davvero particolare è la possibilità di scrivere delle poesie, Haiku, comodamente seduti davanti ad una cascata, un tramonto o un prato fiorito, in modo da ricevere l’ispirazione adeguata. I Santuari stessi sono assolutamente da raggiungere, perché ogni nostra preghiera verrà ricompensata con qualcosa. Insomma, tutte queste componenti sono un degno omaggio alla cultura giapponese, proprio come lo stesso doppiaggio o la possibilità di vivere l’intera esperienza come se si stesse guardando un vecchio film orientale in bianco e nero.

Ghost of Tsushima

Altro aspetto da lodare in Ghost of Tsushima è la personalizzazione di Jin. Nonostante il titolo non giovi di un’ampia cerchia di armature o vesti da poter indossare, la possibilità di cambiare colori a qualsiasi nostro oggetto, abito o arma, è una scelta davvero azzeccata. Questo perché, tramite la raccolta dei fiori di diverso colore e tipo, si possono sbloccare varie tinte. Le stesse armature possono essere potenziate tramite ciò che troveremo in giro. Serviranno sia per ricoprire un elemento estetico, sia per migliorare la difesa. In base a come sceglierete di muovervi, seguendo la via del Samurai o dello Spettro, ci saranno diversi tipi di abbigliamento che garantiranno vantaggi differenti (bonus per salute, mobilità, attacco e molto altro). Questi effetti sono accessibili tramite gli Amuleti Omamori, che miglioreranno le abilità in base a quello che si sceglierà di indossare. I potenziamenti, invece, vengono sbloccati grazie ai Punti tecnica, ricompense presenti in ogni Missione. Questi possono essere impiegati per sbloccare nuove abilità per lo stesso gameplay, quindi non solo per le battaglie, ma anche per varie combo con le impugnature classiche giapponesi (Forma della Pietra, Acqua, Vento e Luna). Ognuna di loro, se padroneggiata, risulterà più efficace delle altre contro alcuni tipi di nemici. Unica pecca, sono davvero troppo poche per un titolo del genere. Anche gli accessori stessi, usati più dal Ghost che dal Samurai, risulteranno molto efficaci contro i nemici, anche se scomodi da raggiungere tramite la Scelta Rapida.

 

Ghost of Tsushima è una vera e propria lettera d’amore di Sucker Punch alla cultura giapponese.

 

In conclusione, Ghost of Tsushima è una vera e propria lettera d’amore di Sucker Punch ad una cultura millenaria che si tramanda anche alle generazioni odierne. Il rispetto per la natura da parte del popolo giapponese risiede nell’animo puro che si crede  l’essenza degli uomini. Tutti, secondo la tradizione nipponica, nasciamo buoni perché proveniamo dalla natura, una creazione di Dio che quindi è necessariamente buona. Tutto lo studio approfondito e la ricerca dietro le minuzie, i dettagli ed i particolari sono altamente apprezzati, perché capaci di far innamorare chiunque dell’isola di Tsushima. Sfortunatamente, un videogioco non può basarsi unicamente sull’ambientazione ed il comparto estetico, audiovisivo dunque, ma anche su altri pilastri che lo renderebbero un capolavoro. Una degna prova di risoluzione e perseveranza che però si indebolisce, proprio come il suo protagonista Jin, sotto l’amletico dubbio: essere o non essere?