The Chant Recensione: paura e delirio a Glory Island

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The Chant Recensione| Noi umani siamo esseri curiosi. La paura, un elemento ineluttabile nella nostra stessa esistenza, ci aiuta a tenerci alla larga dai pericoli, creata appunto da situazioni a noi sconosciute. Solitamente tentiamo di dare una risposta a tutto in modo da provarne il meno possibile. Eppure, noi stessi tentiamo di poter riprovare quella sensazione grazie a molti modi: primi fra tutti i romanzi, i film e i videogiochi horror. A darne conferma sono proprio questi ultimi; l’abbondare di pubblicazioni del genere horror in grado di trasportare i giocatori fuori dalla loro confort zone in luoghi dove si nascondono chissà quali orrori.

Tra i più recenti è impossibile non nominare la nota Dark Pictures Anthology, del quale il quinto capitolo è prossimo all’uscita, o titoli come Scorn e l’opera che prendiamo in visione oggi: The Chant. Creata da Brass Token, studio di sviluppo indipendente canadese al cui interno risiedono alcuni veterani del settore, The Chant tenta di inserirsi nel mondo dei giochi spaventosi, pur seguendo una strada già creata da pilastri del medesimo genere e senza sdegnare le proprie muse ispiratrici. Sarà quindi riuscito a spiccare fuori dalla massa degli horror games? Noi di VMAG tentiamo di darne una risposta con questa recensione perciò, bando alle ciance e cominciamo. Buona lettura!

The Chant

The Chat: il ritiro spirituale ha inizio

La trama di The Chant inizia con un evento accaduto prima degli eventi principali. Stiamo assistendo a un rituale su un isola sconosciuta, circondati da persone indossanti maschere dallo stile tribale. Ma come accade in questo genere di opere qualcosa va storto, nel bel mezzo della procedura una delle donne presenti, incinta, scappa via. Il rito non può proseguire, il cerchio si spezza: la fuga disperata della donna non incontra un esisto positivo, mentre strane forze cominciano a scatenarsi sull’isola.

Si passa poi al presente: apprendiamo che la protagonista si chiama Jess Briars. Ella soffre dei cosidetti “postumi” di un evento traumatico che ci apparirà nei primi istanti: la morte di una persona cara. Sollecitata da una vecchia amica di nome Kim, Jess parte per qualche giorno di riposo verso Glory Island, un’isola remotissima dove i presenti si dedicano ad un speciale ritiro spirituale guidati dal guru Tyler. Questo “pellegrinaggio” prende come base non solo l’inconscio ma anche l’utilizzo della cosiddetta “scienza prismatica“, una materia che unirebbe scienza e soprannaturale tramite l’utilizzo di prismi.

Essa promette un totale recupero della propria dimensione psichica, oltre a un notevole miglioramento dell’equilibrio interiore. Eppure a Jess qualcosa non torna. Il comportamento dei presenti assomiglia sin troppo a quello di una setta e, nella sera stessa dell’arrivo, prenderà parte a un rito che (come avrete ben capito) andrà storto. Da li inizierà una vera discesa in un oblio lisergico dominato da orrori.

The Chant

Tra prismi, demoni interiori ed esteriori

A molti di voi, specialmente fan dell’horror, saranno già suonate molte campanelline. Infatti i rimandi a pellicole come “Midsommar – Il villaggio dei dannati” e a scrittori come Stephen King sono piuttosto chiari. Il tutto non è necessariamente un male. Infatti The Chant, essendo un titolo abbastanza legato alla narrativa, se la cava bene su questo fronte. Questo soprattutto nelle prime ore di gioco, lasciando il giocatore in balia degli eventi e a ricercare risposte in tutti gli angoli di Glory Island. Oltre a Jess, saranno cinque i personaggi secondari che incontreremo e le quali storie si incroceranno con quelle della protagonista. Il tutto ovviamente amalgamato da eventi paranormali, paura, eventi psichedelici e una lore abbastanza intrigante.

Una volta avviato ufficialmente il titolo, la sensazione generale sarà quella di essere costantemente in pericolo. A farne da base è quella paura di essere di essere inseguiti da qualcosa o qualcuno, il tutto mentre i ricordi della protagonista le rimbombano nella mente e la imprigionano in una gabbia di follia. Jess è una donna con coraggio e determinazione e risponde a rispondere a testa alta alle avversità inconsce e non che le si parano davanti. Tutto questo purtroppo non tiene, a nostro dire, un passo deciso e costante per tutta la durata della storia. Infatti più ci si avvicina alla conclusione, più il tutto sembra accelerato e non sviluppato a dovere come nelle prime ore di gioco. I tre finali che si possono ottenere seguono lo stesso modus operandi della narrazione.

I suddetti inoltre saranno dettati dalla maggioranza delle risposte che daremo nei dialoghi, ma non in una maniera così equilibrata come speravamo. Si distacca dagli estremi di uno story-driven come Until Dawn, dove sono le scelte e i QTE a farla da padrone, per prendere una strada più tranquilla dove queste detteranno solo uno dei tre epiloghi collegati alle tre forze portanti di cui parleremo dopo. Inoltre, se volete semplicemente spaventarvi, eccezion fatta per qualche momento, The Chant diventa più un survival che un gioco dell’orrore. Infatti possiede un gameplay molto più marcato rispetto ad esempio al titolo sopracitato, sacrificando però i momenti in cui si procede col cuore in gola o si salta dalla sedia.

The Chant

The Chant: mente sana e corpo sano

The Chant è un gioco in terza persona che tenta di unire il genere delle avventure dinamiche a quello dell’action e del survival, il tutto circondato da un ambiente suggestivo ma limitato ad alcune zone selezionate. La storia di The Chant si suddivide in sei capitoli complessivi, a cui corrispondono altrettanti punti d’interesse di Glory Island da esplorare.

La parte originale dell’opera appare proprio durante l’esplorazione, infatti le zone saranno bloccate o evidenziate da aree di un colore differente. Una volta messo piede all’interno di queste ultime il mondo cambierà, rappresentando il nostro ingresso in questa “dimensione alternativa” dai colori psichedelici, dove entità di varie formi fluttuano nell’aria mentre dei grandi occhi minacciosi ci seguono.

Per purificare la zona bisognerà raggiungere nel minor tempo possibile un grosso fiore da colpire con tutto ciò che troveremo a nostra disposizione, fino a estirparne la radice. In altre situazioni invece ci verrà richiesto solamente di recuperare un oggetto chiave, fondamentale per risolvere uno dei tanti, variegati, enigmi che scandiranno l’avanzamento nel capitolo.

Qua intervengono i tre fattori che reggono il gameplay: Mente, Corpo e Spirito. La prima è una statistica che indica la nostra forza a livello mentale; Corpo è legata ovviamente alla salute di Jess; Spirito invece segnerà la nostra capacità legata al mondo soprannaturale e spirituale.

Tornando alla “dimensione alternative, sarà nel nostro interesse uscire il prima possibile o purificarla nello stesso tempo in quanto Jess soffre di attacchi di panico causati dall’esaurimento graduale della barra della Mente (similmente a come accade in Amnesia). In questo stato, non saremmo in grado di difenderci. L’unico modo per ritrovare la calma sarà meditare, spendendo punti Spirito oppure mangiando una foglia di lavanda, che al pari dello zenzero (corrispettivo per il Corpo) e altre risorse si potrà trovare in giro per il mondo di gioco.

A livello di giocabilità, in tutto questo The Chant si comporta discretamente bene (almeno all’inizio) soprattutto se correlato a livello narrativo perché tutto questo porta il giocatore a comportarsi come la protagonista dovrebbe effettivamente fare in una situazione del genere. Ad aiutare la paura di essersi persi è il fatto di un assenza totale di mappe, lasciandoci a noi stessi (seppur in maniera leggera in quanto le zone sono per lo più lineari). Sorgono però alcuni dubbi, nati dalla parte action di questo gioco.

The Chant

A suon di mazzate psichedeliche

Ma in cosa consiste la parte action? The Chant è a tutti gli effetti un survival horror. Come tale, la gestione delle risorse gioca un ruolo fondamentale. Da esse creeremo le armi e gli oggetti con cui difenderci. Avremo a disposizione una classica ruota delle armi riempita con soluzioni offensive piuttosto originali. Le armi corpo a corpo sono principalmente 3 e si consumano con l’utilizzo. A seguire potremmo usare tre tipi di oggetti (tra cui sale, olio e olio infuocato) che saranno utilizzabili come oggetti di blocco per i nemici o come trappole per i medesimi. Infine, avremmo accesso alle abilità Spirito che avranno varie funzioni nei corsi dei combattimenti.

Ci verrà in aiuto anche la schivata, peculiare dal punto di vista visivo in quanto un primo utilizzo sarà una normale spostamento mentre il secondo farà cadere Jess come fosse presa di soprassalto da qualcosa di spaventoso. A completare poi il tutto c’è un folto skill tree, da sviluppare spendendo specifici cristalli reperibili in game. Eventi soprannaturali e attacchi di mostri metteranno a dura prova non solo il corpo ma anche, appunto, la sua mente. I nemici che incontreremo sono vari e aumenteranno man mano che ne scopriamo di nuovi, causando quindi variazione di approcci da parte dei giocatori ed è una cosa che abbiamo apprezzato. Questo almeno agli inizi.

Il problema è sempre lo stesso: una volta assorbite le meccaniche di gameplay di The Chant, ogni minaccia si rivela sin troppo facile da superare o sconfiggere. Ad esempio, precipitarci verso un angusto spazio dove solo noi potremo passare, ci permetterà di oltrepassare indenni i combattimenti grazie anche a una schivata con cui evitare gli attacchi corpo a corpo degli avversari. L’elevato numero di poteri attivabili riesce a donare varietà ai combattimenti, che però si portano a compimento con troppa tranquillità. Gli scontri con i boss inoltre sono ben realizzati dal punto di vista scenico ma sono spesso lunghi e ripetitivi, il che costringe a eseguire per diversi minuti le medesime azioni senza però saggiare un tasso di sfida crescente.

L’applicazione delle meccaniche di Mente, Corpo e Spirito, seppur azzeccate nel contesto narrativo, a livello di gameplay inducono l’utente a prendere provvedimenti estremi quando queste vengono meno. Perché si, ci sono le risorse che possono aiutare a contrastarne la diminuzione, ma siccome ci è capitato alcune volte di esserne sprovvisti la soluzione migliore è una sola: fuggire. Eccezion fatta per alcuni boss che sono obbligatori, la fuga è un opzione che viene praticamente spesso in mente e che diviene quindi una via efficiente. Questo ovviamente va a lungo andare a creare situazioni di monotonia e noia che non dovrebbero essere “pressanti” in un gioco horror.

The Chant

The Chant: un altalena sul lato tecnico

Pur trattandosi dell’opera d’esordio di Brass Token, il livello grafico e sonoro di The Chant sono davvero ottimi. Gli scenari in particolare mostrano la loro forza grazie ad un utilizzo molto appagante dell’illuminazione. Questo specialmente durante la notte e nelle sezioni del gloom (dimensione alternativa). Sfortunatamente come accade anche con alcune opere che usano il mocap per animare i personaggi, sono le espressioni facciali degli attori principali a non averci convinto, con i rispettivi volti che provano a trasmettere emozioni forti ma senza riuscirci.

Per quanto riguarda la colonna sonora, essa ci ha accompagnato durante l’avventura senza troppi alti e bassi riuscendo a mantenere la giusta atmosfera nelle diverse sezioni di gioco. Siamo inoltre rimasti soddisfatti del lavoro realizzato per garantire la completa localizzazione in italiano. Per quel che concerne il lato artistico, vi sono delle idee interessanti ma nulla che gridi al capolavoro o all’innovazione. Questo lo si vede particolarmente sui nemici, che seppur con una loro unicità, non dimostrano particolare novità in quadro horror come questo.

In conclusione, The Chant ha sicuramente dimostrato che Brass Token ha le carte in regola per saper sorprendere il pubblico. Soprattutto per il fatto che si tratta dell’opera d’esordio dello studio. The Chant è un titolo interessante e con basi solidissime che molti fan del survival-horror apprezzeranno, ma che mostra i segni di un team di sviluppatori che sta imparando a coesistere sotto un unica direzione artistica, tecnica e di mercato. Siamo curiosi quindi di cosa Brass Token ci riserverà per il futuro (al quale facciamo un applauso di incoraggiamento) in quanto con The Chant, seppur non spicchi tra i vari avversari videoludici, ci ha comunque soddisfatto.