The Alters Anteprima: essere Jan Dolski

The Alters

Nel corso dell’evento in diretta Xbox Partner Preview di ieri, del quale vi abbiamo stilato un corposo riepilogo, i ragazzi di 11 bit Studios ci hanno fornito l’occasione di dare un nuovo sguardo al loro prossimo progetto, l’intrigante survival fantascientifico The Alters, da tempo in fase di sviluppo. Dopo aver fatto qualche sporadica comparsata alle fiere del settore in seguito al suo annuncio, avvenuto ormai 2 anni fa durante il PC Gaming Show estivo, in queste ore il team è tornato alla carica per fornirci alcuni dettagli supplementari di una certa rilevanza, a partire dalle piattaforme sulle quali atterrerà: il gioco è infatti al momento previsto per PlayStation 5, PC e Xbox Series X|S, e gli abbonati al servizio Game Pass potranno metterci le mani a partire dal day one… che tuttavia non sappiamo con esattezza quando sarà, poiché a tal proposito la software house polacca non si è ancora sbilanciata.

The Alters
Il pianeta che ci ritroveremo ad esplorare è ben poco ospitale

The Alters: il multiverso, con tutti i suoi universi, è irrazionale

Quel che abbiamo potuto vedere, però, sono le intriganti premesse sulle quali si basano l’impianto ludico e narrativo. The Alters è caratterizzato da un’esclusiva meccanica di manipolazione del passato per creare versioni supplementari del nostro alter ego, esplorare percorsi diversi e rispondere essenzialmente a tutte le domande del tipo “cosa sarebbe accaduto se avessi formulato questa scelta piuttosto che un’altra?“. L’ambientazione è quella di un pianeta ostile, dove il protagonista Jan Dolski si schianta e porta alla luce una sostanza chiamata Rapidium che, con l’aiuto di un computer ospitato nella base in cui si rifugia, gli consente di modificare la successione degli eventi ai quali ha preso parte in precedenza, e creare di conseguenza delle manifestazioni concrete e alternative di se stesso, dalle quali deriva per l’appunto il titolo. L’obiettivo finale di Dolski è quello di fuggire dal corpo celeste ma, poiché l’avamposto tecnologicamente avanzato che ha scoperto richiede un’intera squadra di specialisti per funzionare, sarà costretto a manipolare più volte il suo passato per creare un numero sufficiente di cloni temporali.

Il problema, naturalmente, è che ogni Alter è senziente e possiede individualità ed emozioni proprie, quindi non avremo a che fare con un esercito di gregari antropomorfi privi di qualsivoglia scopo oltre ai compiti che assegneremo loro. La bizzarra costruzione circolare nella quale ci troveremo ad abitare è composta da svariati moduli che dovremo costruire poco a poco in stile XCOM o Fallout Shelter, con le varie migliorie pensate per anticipare le condizioni climatiche avverse che, lente ma inesorabili, provocheranno un cataclisma. Dovremo anche avventurarci sulla superficie dello stesso per raccogliere risorse e, come già anticipato, organizzare la routine quotidiana delle nostre copie e gestire le divergenze caratteriali che con il passare dei giorni esploderanno: eh già, perché tutti i personaggi sono l’incarnazione letterale di come sarebbe potuta essere la vita del protagonista se avesse imboccato determinate strade, dunque le molteplici personalità di Jan andranno spesso in conflitto e potrebbero generare situazioni sgradevoli più o meno estese. Si tratta di una mescolanza di idee davvero promettente, che attinge a piene mani dall’esperienza di 11 Bit con titoli come This War of Mine, e se il cocktail dovesse rivelarsi azzeccato potremmo ritrovarci tra le mani un’avventura decisamente innovativa.

The Alters
La colossale base di ricerca personalizzabile

In effetti, persino il director del gioco Tomasz Kisilewicz ha descritto The Alters come un prodotto piuttosto “strano” in molteplici occasioni, mostrando sempre notevole empatia nei confronti di  Jan Dolski, un uomo posto dinanzi a un bivio che accetta di prendere parte ad una missione mineraria intergalattica nel tentativo di rimettere insieme i pezzi della sua vita. Purtroppo, non passa molto tempo prima che la sventura si abbatta di nuovo su di lui, abbandonandolo come unico superstite a bordo di un mastodontico vascello minerario semovente che solca l’estensione superficiale del pianeta, privo delle capacità tecniche o anche soltanto di un numero sufficiente di braccia per gestirlo, e con la piccola questione del gigantesco astro incandescente che minaccia di trasformarlo in una chiazza brunita sul terreno non appena sorgerà. La base viene gestita mediante una visuale laterale, ma si può anche camminare al suo interno mentre ci adoperiamo nella costruzione e nella manutenzione. Il fulcro del gioco è il macchinario che permette di replicare noi stessi, non come un semplice clone uguale all’altro ma come un Alter, una versione completamente distinta di Jan in stile Sliding Doors, proveniente da una linea cronologica parallela e scelto con l’ausilio dell’Albero della Vita, una singolare estensione del dispositivo così chiamato proprio perché mostra come sarebbe stata la vita del nostro eroe nei momenti chiave della sua esistenza.

Con l’avanzare della storia avremo accesso ad un numero sempre maggiore di possibilità, e parte della strategia consiste proprio nel decidere quali competenze potrebbero tornarci più utili rispetto al tipo di personalità con cui poi dovremo avere a che fare. Se Jan avesse deciso di non lasciare mai la sua città natale, ad esempio, sarebbe diventato un minatore come suo padre, ma avrebbe anche sviluppato una serie di dipendenze gravi. In un’altra vita, se avesse supportato la prestigiosa carriera della moglie e si fosse trasferito all’estero con lei, sarebbe diventato un botanico e avrebbe salvato il suo matrimonio, a differenza della linea temporale attuale in cui l’ha convinta a non accettare il lavoro, finendo poi per discutere e divorziare. A conti fatti, è un modo efficace e originale per fornire un sacco di classi diverse da scegliere mentre ci occupiamo dell’avamposto, ma è soprattutto il modo con cui 11 Bit pone il giocatore di fronte ad una serie di dilemmi morali, etici e filosofici che rende una simile impostazione così allettante ai miei occhi.

The Alters
I locali della base saranno spesso protagonisti di accesi diverbi

C’è qualcun altro nella stanza?

La raccolta e la gestione delle risorse sono alla base dell’economia di The Alters e il nostro obiettivo principale è quello di ottenere del metallo. Ci sono giacimenti facilmente identificabili che spuntano qua e là, ma alcuni di questi sono materiali “arricchiti” che possono venire raffinati in altri sottoprodotti, cosa a cui probabilmente si preferisce dare la priorità rispetto alla raccolta di metalli normali, quantomeno se si dispone di una protezione adeguata per sottrarli all’ambiente irradiato. Le radiazioni sono uno dei pericoli più grandi su questo pianeta e, nel corso del gioco, dobbiamo racimolare l’esperienza e le attrezzature necessarie per contrastarle. Per il metallo normale, la prima cosa da fare è scansionare le zone più vicine onde trovare la fonte della vena sotterranea. Quando il nostro scanner entra in azione, il terreno sotto di noi appare improvvisamente ai raggi X, con la topografia e le linee di contorno delle caverne ondulate e dei minerali messi a nudo sotto i nostri piedi.

Dobbiamo quindi posizionare i singoli marcatori a terra per triangolare la posizione del giacimento, rivelando solo una piccola finestra alla volta mentre la seguiamo fino al suo luminoso punto di origine. In altre parole, è necessario svolgere delle autentiche rilevazioni geologiche, sistema che ha catturato subito la mia attenzione. Ma la nostra risorsa più preziosa è, chiaramente, il tempo: lavorare all’aperto, o in qualsiasi altro luogo, significa spendere ore preziose, e questo vale sia per la parte di raccolta delle risorse che per la costruzione di moduli aggiuntivi nel quartier generale, come pure per qualsiasi altra mansione. Alla fine saremo stanchi e dovremo andare a dormire, anche se potremo scegliere quanto a lungo riposarci a seconda che sia più importante riposare o svegliarsi presto per completare altre attività.

L’altro aspetto gestionale è la convivenza con gli Alter, che saremo in grado di guidare attraverso l’interazione diretta, la suddivisione dei compiti e i dialoghi. Come ogni buona avventura narrativa che si rispetti, anche in The Alters riceveremo degli indizi visivi sull’andamento umorale dei nostri compagni, dunque prestando la dovuta attenzione potremo comprendere in breve cosa li rende felici, cosa invece li rabbuia e cos’altro li lascia indifferenti. Se li facciamo arrabbiare troppo, potrebbero ribellarsi e rifiutarsi di lavorare. Tuttavia, le scelte presentate in questi frangenti verteranno comunque su questioni molto umane, il che suggerisce un certo equilibrio tra le decisioni che sarà meglio prendere con la testa e quelle sulle quali faremmo meglio a lasciarci guidare dal cuore. Tanto per dire, lo Jan Minatore è alla disperata ricerca di un farmaco che lo aiuti ad alleviare il dolori che lo attanagliano, ma la cosa potrebbe essere rischiosa visti i suoi trascorsi con alcol e sostanze stupefacenti; in maniera analoga, il Botanico potrebbe aiutarci a risolvere la situazione con l’ex moglie di Jan, dato che sa come parlarle senza far scoppiare un litigio, ma dovrà stare attento a non rivelarle per sbaglio le funzionalità della macchina clonatrice. Ci sono sempre diverse soluzioni a circostanze dai contorni morali sfumati, ma manipolare in così le parti migliori e peggiori di quella che è essenzialmente la nostra stessa natura pone al giocatore alcuni interrogativi di pari interesse, mentre si lascia coinvolgere nelle varie crisi esteriori e interiori del cosmonauta.


Gli elementi di costruzione della base e di gestione dei nostri compagni clonati di The Alters sembrano una doppietta micidiale, ma sono solo due terzi del pacchetto completo. Resta da capire quanto anche tutti gli altri elementi survival si integreranno bene con questa particolare cornice narrativa, perciò mi auguro con tutto il cuore che 11 Bit Studios riesca a convincermi della concreta bontà del mondo alieno che ha continuato a rifinire nel corso di questi ultimi anni. Tuttavia, anche se così non dovesse essere, non vedo comunque l’ora di assistere al dipanarsi della storia di Jan, Jan, Jan e Jan. Oltre, naturalmente, a Jan.


 

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.