Quando Nintendo Switch fu annunciata durante l’ottobre del 2016, Nintendo era nel suo peggior momento possibile. A ridosso della tragica morte di Satoru Iwata l’anno prima, il tracollo di Nintendo Wii U l’aveva costretta a rivedere del tutto le proprie strategie sul futuro. Da lì nacquero in primis il focus sul settore mobile, un progetto ormai andato per gran parte in disuso e successivamente la realizzazione dell’ultima fantasia iwatiana: una console ibrida in grado di “cambiare” tra sessioni di gioco in casa davanti allo schermo e momenti di relax in portabilità, forse quel concetto inespresso in tutto con il tablettone del suo predecessore. 8 anni dopo, tra tanti alti e altrettanti bassi Nintendo ora si trova da un punto di vista completamente opposto, fiera di un successo stratosferico della formula ibrida e con una Nintendo Switch 2 che – per la prima volta dopo l’epoca sfortunata di GameCube – punta a migliorare piuttosto che innovare. Scopriamo in questo speciale quali sono le caratteristiche principali della nuova console!

Il prezzo: tra migliorie, novità e compromessi
Partiamo subito dal dibattito più caldo generatosi attorno a questa console: il prezzo. Nintendo Switch 2 arriva nei negozi ad un prezzo di listino di ben 469,99 euro in versione liscia e 509,99 euro se pensiamo al bundle con Mario Kart World. Un prezzo a prima vista sproporzionato se consideriamo che 8 anni fa l’originale Nintendo Switch 329 euro, ma del tutto comprensibile se pensiamo al fatto che si tratta della console targata Nintendo che ha avuto il maggior investimento in R&D nella storia dell’azienda (fonte: report FY2024), caratteristica che possiamo notare fin dal momento in cui la console viene tirata fuori dalla sua scatola. Stiamo comunque parlando di un hardware che rispecchia perfettamente la wishlist di (quasi) ogni fanatico della console che in passato si è trovato in mezzo ad un cono di bottiglia non indifferente durante gli ultimi anni della precedente generazione: una CPU Nvidia Tegra T239 e una GPU di architettura Ampere a 128-bit/LPDDR5 e che le permettono di giocare sul campo dell’RTX e DLSS anche grazie una larghezza di banda che varia dai 102GB/s ai 68GB/s in portabilità. Unica nota stonata sono forse i 12GB di RAM LPDDR5X ma stiamo parlando comunque di un qualcosa di diverso da un PC con Windows, che già di per sé mangia grandi quantità di memoria ancora prima di iniziare a giocare e che soprattutto non gode di un processo di ottimizzazione molto più lineare e “semplice” sulla carta. Ovviamente siamo a poco più che gli inizi di questo nuovo capitolo e dovremo vedere come si evolverà la situazione una volta raggiunta l’ultima parte del suo ciclo di vita e con l’arrivo della prossima generazione di console, ma per ora possiamo dire che Nintendo Switch 2 si impone come un incredibile upgrade componentistico.
Se a questo poi aggiungiamo tutto il lavoro di design, sullo studio e rinnovo di alcune delle componenti più visibili della console, dal nuovo sistema di aggancio dei Joy-Con 2 e all’HD Rumble 2 completamente riprogettato e del quale parleremo tra poco e soprattutto il nuovo pannello LCD VRR 120Hz, capiamo che il costo poteva alzarsi ancora di più e per poco non l’ha fatto, anche in relazione a ciò che il mercato degli handheld è diventato dal 2017 in poi. Può sembrare un attenuante, una scusa per non evidenziare le strategie aggressive di Nintendo, ma se andassimo a tracciare una linea temporale di quanto fatto dai competitor del mondo delle portatili negli ultimi anni, a livello di hardware, feature e rapporto qualità prezzo Nintendo Switch 2 è la console che ne esce meglio. Questo è sicuramente dovuto al fatto che rispetto ai ROG Ally X e agli MSI Claw 8, Nintendo può permettersi di vendere in perdita, cosa che per il momento è riuscita solo a Valve con Steam Deck e Steam Deck Oled, entrambe uscite sul mercato a prezzi competitivi ma senza particolari fronzoli aggiuntivi. Sarà curioso scoprire come l’hardware di Nintendo Switch 2 si evolverà con il passare delle uscite e soprattutto se il lavoro svolto ci salverà nel lungo periodo, scampandoci da uno scenario di fine vita della console simile al suo predecessore, soprattutto in termini di performance con i giochi. Il vero neo è la batteria da 5,220mAh, non proprio una capienza esaltante e dalla durata media di massimo 2,5 ore sotto sforzo intenso.

Nintendo Switch 2: nulla cambia, tutto si trasforma!
Ma gli upgrade di Nintendo Switch 2 non coinvolgono solo la parte esterna della console, anzi. Se guardiamo infatti alla sua precedente incarnazione, il design di Nintendo Switch si giocava il tutto e per tutto sulla funzionalità dando il fianco allo sguardo dei giocatori, presentandosi con un design a metà tra il mattone industriale e il giocattoloso nel caso si usassero Joy-Con di un colore diverso rispetto al grigio. Pugni negli occhi dovuti al fatto che all’epoca, se non contiamo i prototipi di derivazione cinese dei tablet Android presentati durante le fiere di settore, era la prima volta che un’azienda si avvicinasse alla produzione su larga scala di un form factory simile. Con Nintendo Switch 2 e il mancato cambio di formula la casa di Kyoto ha avuto modo di migliorare in tutto e per tutto il design, mantenendo sì lo spessore della scocca, ma ammorbidendone le forme in nome di una maggiore ergonomia.
Rinnovamento che coinvolge anche le funzioni portatili extra della console come lo stand, ora più resistente ed in grado di raggiunger inclinazioni fino a 150° e permettendo sessioni di gioco migliori nel momento in cui volessimo utilizzare la console come tablet; un sistema audio stereo di gran lunga superiore al passato, soprattutto quando andiamo a collegare un headset di alta qualità grazie ad una equalizzazione spaziale che restituisce un feedback tridimensionale di ciò che percepiamo, aumentando l’immersione nel gioco. E parlando di immersione, non possiamo non citare la novità dei Joy-Con 2 più significativa, ancora più dell’uso dei comodi magneti come aggancio alla console ovvero il nuovo sistema HD Rumble 2. Non solo adesso la vibrazione dei controller è più intensa, pur non ancora sui livelli del DualSense di Sony, ma è anche in grado di riprodurre suoni e piccoli jingle tramite la rotazione magnetica ad alta velocità dei pesi al suo interno. Una piccola chicca che speriamo possa essere utilizzata anche all’interno di una dimensione ludica più attiva e non solo in una demo del Welcome Tour. In generale, il feeling portatile di Nintendo Switch 2 è quello di una console resistente e adatta al grip della maggior parte dei giocatori, soprattutto ora essendo dotata di Joy-Con più grandi. Chi abituato invece a forme più massicce come quelle dei già citati Handheld PC potrebbe valutare l’acquisto di un case con grip integrato per migliorarne l’ergonomia, ma anche lì si parla di gusto ed esperienza personale.

Retrocompatibilità e la riscoperta in fluidità
Tra il tanto chiacchiericcio legato alle conversioni next-gen, le “Nintendo Switch 2 Edition” di titoli come Zelda: Breath of the Wild, Super Mario Party Jamboree e Kirby e la terra perduta, il fattore retrocompatibilità con i titoli della sua precedente incarnazione è passato in sordina. In realtà, questo aspetto risulta essere una delle peculiarità più interessanti per gli smanettoni del software. Come detto in precedenza, Nintendo Switch 2 monta un chipset Nvidia Tegra T239 di architettura Ampere, del tutto incompatibile con il Tegra X1 precedente. Come muoversi quindi nel riproporre titoli sprovvisti di patch e upgrade sulla nuova console? La risposta è semplice: tramite emulazione, o meglio attraverso quello che sembrerebbe un layer di compatibilità in grado di far girare – in modo analogo a Wine o Proton su Linux e Steam Deck – codice sviluppato per Nintendo Switch su Nintendo Switch 2. Ovviamente trattandosi di un caso del tutto diverso alla retrocompatibilità alla quale ci aveva abituato Nintendo fino alla generazione 3DS/Wii U, inserendo l’hardware e le logiche dei suoi predecessori all’interno della board principale della macchina, in questo caso tutto il processo è gestito attraverso il software e come tale è soggetto ad imperfezioni.
Degli oltre 15.000 titoli disponibili sul catalogo di Nintendo Switch, solo una minuscola parte è risultata del tutto incompatibile con il nuovo hardware, anche a fronte dell’impossibilità nell’utilizzo di periferiche speciali come il Ring Fit o i vari set di Nintendo Labo. Al contrario, le performance riscontrate con gran parte dei giochi più importanti sono a metà tra l’incoraggiante e l’incredibile. Per accertarmi della cosa, ho eseguito diversi test su titoli piuttosto pesanti che hanno messo in ginocchio l’hardware della prima Nintendo Switch: Bayonetta 3, Risk of Rain 2 e Shin Megami Tensei V. Nei primi due casi, il titolo action di Platinum Games e il TPS roguelike hanno riscontrato un aumento nelle performance, arrivando finalmente a raggiungere quei tanto agognati 60 fotogrammi al secondo, permettendoci quindi di giocare senza limitazioni o fastidiosi coni di bottiglia. Discorso diverso per quei titoli come Shin Megami Tensei V concepiti con un frame rate bloccato a 30 fotogrammi al secondo e che purtroppo – a meno di un aggiornamento software – non ricevono particolari migliorie se non nell’assenza di stuttering. Certo, ci sono ancora delle piccole imperfezioni da sistemare come l’assenza di un upscaling in grado di non far sfigurare titoli che girano dagli 840p ai 480p sullo schermo in 1080p di Switch 2 e diversi videogiochi compatibili hanno riscontrato crash e bug imprevisti, ma se la storia di Proton ci ha insegnato qualcosa è che nulla è irrisolvibile e probabilmente i prossimi aggiornamenti del firmware andranno a migliorare la retrocompatibilità.

OS e Online: addio lag!
Quando si parla di Nintendo in merito all’esperienza software di sistema, in genere la maggior parte di noi storce un po’ il naso. La scorsa generazione ha reso evidente come allocare il minimo sindacale di memoria al sistema operativo di Nintendo Switch si sia trasformato in un clamoroso autogol. Al di là dell’esperienza alla base, tutto ciò che ruotava attorno ad esso come per esempio il Nintendo eShop, la gestione degli account tramite il browser interno e le funzioni relative al Nintendo Switch Online risultavano fin troppo lente e scomode, fornendo una user experience completamente da buttare e incoraggiando molti ad interagire con le funzioni del sito web ufficiale Nintendo sul proprio smartphone. Con Nintendo Switch 2 la situazione è migliorata su tutti i fronti, a cominciare da una dashboard molto più espressiva e dalle animazioni più vibranti, seppur rimanga ancora quell’effetto di “asetticità” dettato dalla mancanza di temi speciali, accompagnato da una navigazione delle funzioni online molto più fluida.
E parlando di Online seppur il netcode alla base dell’esperienza multigiocatore sia rimasto lo stesso di natura p2p, bisogna dare a Mario quel che è di Mario e constatare che al momento il tutto funzioni a dovere. A parte qualche disconnessione di troppo in Mario Kart World il nuovo modulo Wi-Fi 6 garantisce velocità di download/upload elevate, ideali per mantenere una comunicazione attraverso GameChat stabile e fluida. Parlando infatti di GameChat, sono rimasto particolarmente colpito da questo “clone discordiano” che, seppur con i classici paletti “family friendly” targati Nintendo, integra alcune chicche che sul suo antesignano vengono lasciate alla creatività della community come per esempio un trascrittore speech-to-text preciso e una gestione della cancellazione dell’audio di fondo ineccepibile grazie al microfono interno della console, capace di percepire la voce degli interlocutori fino a 5 metri di distanza.
Sicuramente è ancora molto presto per emettere veri e propri giudizi su Nintendo Switch 2, ma già dopo una decina di giorni di utilizzo sono rimasto particolarmente sorpreso da ciò che mi sono trovato davanti, all’interno di scenari e setting non controllati e sicuri come quelli di una prova stampa. La console prende tutto ciò che c’era di buono nella sua incarnazione precedente e ne amplifica le qualità come per esempio la comodità d’uso e l’hardware a disposizione. Il vero passo in avanti che dovrà essere rimarcato nei prossimi mesi e soprattutto anni riguarderà la comunicazione con i diversi publisher e sviluppatori nel fornire tutti gli strumenti necessari per agevolarne lo sviluppo e passare un po’ di quella “polverina di Magia Nintendo” che su Nintendo Switch aveva permesso a giochi come Breath of The Wild, Mario Odyssey e Pikmin 4 di non sfigurare visivamente. Ultimo aspetto che dovremo considerare in fase di recensione sarà legato alla sua resistenza nel tempo, non solo per quanto riguarda la batteria ma anche e soprattutto per ciò che si trova all’interno di quei Joy-Con 2. Sperando di non incappare in quel maledetto drifting!
Se vi interessa leggere anche le nostre recensioni dei primi titoli Switch 2:
The Legend of Zelda Tears of the Kingdom Nintendo Switch 2 Edition
The Legend of Zelda Breath of The Wild Nintendo Switch 2 Edition
Nintendo Switch 2 Welcome Tour
Bravely Default Flying Fairy HD Remaster
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