Dopo un bellissimo talk di circa un’ora, Denis Dyack, autore di Eternal Darkness e Legacy of Kain: Blood Omen, ci concede un’interessante intervista in cui snocciola diversi punti focali del mercato odierno dei videogiochi, parlando di recente passato, presente e futuro del medium.
Qual è stato il titolo che ti ha impressionato di più di recente?
Per come è venuto fuori, sicuramente Minecraft. Totalmente inaspettato. Lo stesso si può dire di League of Legends che è nato con un budget nettamente inferiore rispetto ad altri progetti di egual successo. Riguardo l’ultima generazione di console, devo assolutamente citare Elite Dangerous, che è il primo che mi viene in mente, dunque quello che più mi ha impressionato.
Parliamo di modelli di business e distribuzione. Credi che il modello di Hitman possa essere una soluzione reale per i team più piccoli nell’affrontare progetti ambiziosi e inizialmente fuori dalla loro portata?
Innanzitutto, ti faccio i complimenti per la domanda “da insider”. Uno dei grandi problemi dell’industria videoludica è che il mercato dei tripla A sta diventando sempre più saturo e i grandi produttori non riescono a incassare quanto vorrebbero, in relazione alla spesa iniziale. Prendiamo ad esempio Blizzard: non credo che Diablo, nonostante venda molto bene, rientri nei parametri di vendita stabiliti dal publisher, poiché siamo di fronte a dei costi di produzione folli. Al contrario, Hearthstone rispecchia esattamente l’opposto rispetto a Diablo: costi ridotti con un team piccolo, e incassi stellari. Hitman è un esempio estremamente interessante poiché cade nel recente passato. Credo che quello che serva all’industry e al consumatore sia un punto d’incontro tra il mercato Free to Play con “In-app purchase” e il segmento dominato dai tripla A a 69€. Esattamente a metà è situata la soluzione adottata da Square Enix e IO Interactive con Hitman. Hanno cercato di dilazionare la concezione della spesa nel consumatore, riuscendoci e creando un prodotto di alto livello. Con l’evolversi del cloud e con infrastrutture più stabili, credo che assisteremo a modelli di distribuzione totalmente nuovi e che stanno prendendo piede solo adesso nell’industria del cinema e delle serie TV. Mi immagino un futuro con il canale di Nintendo al quale uno si può iscrivere e scaricare liberamente i prodotti appartenenti a quella determinata line-up. Credo che il recarsi al negozio e spendere 70 euro per un gioco sia destinato ad appartenere al passato, rendendo la fruizione del medium molto più vicino ad un insieme di servizi a cui potersi abbonare.
Cosa pensi del futuro degli eventi nella gaming industry? Puoi darci il tuo punto di vista sull’E3?
Credo che per capire il futuro degli eventi nell’industry si debba pensare alla storia stessa del videogioco. Attualmente con internet puoi ottenere ciò che cerchi molto agilmente, quindi si tratta di un evento che ha senso solamente per la stampa e per i publisher che vi si recano per ottenere copertura. Qualcuno ha capito in anticipo che la comunicazione tramite internet è il futuro, ad esempio Nintendo non presenzia con la sua conferenza, ma sceglie di organizzare un direct che tutti possono vedere in streaming. EA ha fatto una cosa simile quest’anno, e credo che sia solo questione di tempo e di scelte dei publisher. Ognuno sta cercando di creare il proprio canale personalizzato per comunicare con i propri clienti.
Su cosa si deve focalizzare una piccola software house per sviluppare una probabile killer app in VR?
La VR è come una nuova palette di colori e ci sono migliaia di sviluppatori che devono ancora entrare nell’ottica di come si può sviluppare in realtà virtuale. Come tutte le nuove tecnologie, ci vuole tempo. I primi prodotti (li stiamo vedendo) sono acerbi e sono solo potenzialmente interessanti. Non riescono però ad esprimere al 100% l’intento degli sviluppatori.
Dopo questa domanda, l’intervista prosegue con una parte incentrata totalmente sulla realtà virtuale, a cura del nostro Marco “Deckard” Piccirilli sul portale di VRGamer.it.