Recensione Episodio Basta Fuggire di The Walking Dead Final Season [PC]

Ne è passato di tempo da quando vi abbiamo elencato tutte le pietanze che aveva in serbo per voi The Walking Dead Final Season e oggi, siamo qui per parlare dell’esordio del tanto atteso primo episodio. Ispirata alla serie omonima, partorita dalla mente di Kirkman, l’opera di casa Telltale ha sempre padroneggiato abilmente gli strumenti narrativi, che hanno reso intramontabile il brand. Sin dal primo capitolo della saga, la casa californiana ha oltremodo superato ogni aspettativa, rendendo questo gioco il proprio cavallo di battaglia nel settore delle avventute narrative. Ma c’è di più: l’ascesa della protagonista, Clementine, ha rappresentato uno dei punti di forza, sia per la software house che per il genere di appartenenza. La ragazza, in perenne balia di terribili avvenimenti, ora ne esce in veste eroica, come una guerriera contemporanea e, come vedremo, una tutrice responsabile. Ma basterà la sola figura della protagonista a trainare tutta la stagione finale?

In questi anni, in molti si sono uniti sotto la bandiera della Telltale, chiamando a gran voce il seguito della loro saga tanto amata. Proprio per questo le aspettative che aleggiavano su questo episodio erano altissime e i fan non vedevano l’ora di lasciarsi trasportare nel mondo di The Walking Dead. Occhi puntati dunque sul nuovo carismatico duo formato da Clementine e il suo ometto AJ. La coppia aveva già esordito nella demo rilasciata poco tempo fa, in maniera assai propositiva, e ora l’avventura inizia proprio da lì. A seguito del terribile incidente che ha distrutto la loro auto, i protagonisti verranno trascinati contro la loro volontà in un luogo cupo e spettrale, che all’apparenza sembrerà una prigione. All’interno scopriranno tuttavia di essere alla mercé di un gruppo di ragazzini sopravvissuti, intenti a sfruttare la propria creatività per non lasciarsi sommergere da questo folle mondo. L’enorme edificio che li ospita non è altro che un decadente college, ciò che resta di quell’istruzione che gli è stata negata brutalmente dall’apocalisse. Il posto sembra sicuro e accogliente, ma, per rimanere, dovranno rimboccarsi le maniche e aiutare il gruppo, anche se la cosa più complessa sarà far ambientare il piccolo AJ.

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 L’animo tormentato di AJ riflette il dramma della nascita di un nuovo mondo pieno di mostri e povero d’umanità.

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Il protagonista non ha mai avuto la possibilità di interfacciarsi con altri coetanei, né tanto meno vivere una serena infanzia. In mezzo a tanti zombie, che lui stesso definisce mostri, non riesce ancora a capire come adattarsi e tutto gli sembra un gioco. Sebbene Clementine riesca ad educarlo, ad esempio insegnandogli a leggere e a come comportarsi, egli si farà spesso prendere da impulsi selvaggi ed animaleschi: insomma, un vero e proprio figlio dell’Apocalisse. La trama si svilupperà difatti sulla base del rapporto che AJ instaurerà con la protagonista e, a sua volta, come egli riuscirà ad approcciarsi agli altri ragazzi della struttura. L’ostacolo più grande sarà far provare empatia all’ometto, portandolo allo scoperto e costringerlo ad affrontare i propri problemi, una sorta di romanzo di formazione post-apocalittico. Anche il bizzarro gruppo di superstiti, capeggiato da un ragazzo di nome Marlon, risulterà una piacevole combriccola piena di speranze e paure. Dialogare ed entrare in confidenza con ciascuno di loro riesce nel suo insieme a risultare interessante e coinvolgente, data la presenza dei caratteri più disparati. I piacevoli momenti di relax e gli intimi dialoghi ci aiuteranno a colmare la profonda voragine di diffidenza che ci separa, ma, purtroppo, in questo primo episodio, non tutti i personaggi sono stati approfonditi allo stesso modo.

L’atmosfera cupa creata da un cel-shading così raffinato, dona all’opera quell’aggressività emotiva inimitabile, che però non è sempre supportata da un ruggente comparto narrativo.

Confidando nella successiva progressione narrativa, che potrà far brillare qualche personaggio secondario, che ora appare solo come un diamante grezzo, questo episodio riesce ad essere interessante solo a spazzi. Il più delle volte, l’atmosfera serrata di The Walking Dead Final Season, si percepisce dalla magistrale resa grafica dell’episodio, che però oscura spesso il filone narrativo. Una poesia per gli occhi, non c’è che dire, anche se ci aspettavamo qualche colpo scena in più, o, per lo meno, profondi scossoni emozionali. L’impressione è che non tutti i protagonisti siano stati concepiti allo stesso modo e alcuni lasciano il tempo che trovano. Ci asteniamo, tuttavia, dal dare giudizi affrettati, essendo il primo episodio, il succo del racconto deve ancora venire e siamo consci della professionalità di Telltale. Per ora ci troviamo davanti ad un sipario ben allestito e curato, che riesce a creare i pretesti necessari all’opera per essere interessante. La coerenza degli ambienti e l’organizzazione della mappa di gioco entusiasma per curiosità e può rivelarsi un elemento da non sottovalutare. Ci aspettiamo dunque un evolversi progressivo della struttura in cui si trovano i protagonisti, magari in simbiosi con la maturazione dei singoli abitanti. La nostra stanza è difatti la sede di tutti i nostri collezionabili, il che potrebbe far pensare un punto cardine per la storyline futura.

Tutto sommato questo primo episodio non smentisce affatto ciò che avevamo analizzato giocando alla demo, ma spezza un po’ l’entusiasmo che si era creato in questo lasso di tempo. The Walking Dead Final Season rimane, a tutti gli effetti, un prodotto di ottima fattura di casa Telltale, e, nel bene e nel male, ne riflette i valori. La sublime resa grafica aiuta molto a posizionare il prodotto nel mercato attuale, coinvolgendo ed affascinando. La protagonista rimane il punto di forza della serie e ne prende il comando, facendo brillare la software house nel genere videoludico di appartenenza. La narrativa vacilla un po’ ed è carente sul fattore stupore, scivolando talvolta in ingiustificata banalità. La missione degli sviluppatori risulta comunque essere portata a termine: le basi strutturali del prodotto sono solide e ci sono ottimi spunti per il futuro. Senza parlare della profondità psicologica dei personaggi secondari, che potrebbe cambiare la marcia della storyline. Siamo dunque fiduciosi che sia solo l’inizio di un  altro grande viaggio in casa Telltale e che questo sia solo un piatto tiepido, seppur gustoso, che ci porterà ad assaggiare puntate successive più soddisfacenti. Speriamo solo non ci smorzi l’appetito!