Realtà virtuale e dintorni: Sweetie

Chris_Hansen_Will_Get_You_by_xXHeatherXD

I frequentatori di 4chan o di Cheezeburger Network avranno riconosciuto il meme qui sopra. Si tratta di Chris Hansen e della sua catchphrase usata nello show To Catch A Predator, usata nei momenti chiave delle puntate, ossia la cattura e l’exposing di un pedofilo. Questo show si incentra infatti tutto sul “far cadere in trappola” predatori sessuali che usano il web per adescare le loro vittime minorenni. Un fenomeno attualissimo, che si ciba da un lato dell’ingenuità, della voglia di trasgressione e dell’illusione di onnipotenza tipiche dell’adolescenza, e dall’altro lato della lussuria di chi ne approfitta – tematiche splendidamente messe in scena nell’agghiacciante film Megan Is Missing. Tra questi due lati opposti c’è poi una certa indeterminatezza su dove si situi il limite dell’accettabile in fatto di gusti e atti sessuali, con tutte le polemiche legate a quale sia l’età del consenso per eccellenza (paese che vai, età che trovi), la differenza tra pedofilia e pederastia (c’è molta differenza tra 17 e 7 anni, a livello biologico, sociale e legale), l’inconciliabilità tra legge naturale e legge civile (non c’è alcuna differenza 17 anni e 364 giorni rispetto a 18 anni), e tante altre cose la cui analisi esula dalle mie competenze e dai fini di questo sito. Questa premessa è servita unicamente allo scopo di presentare l’argomento del post, ossia: Sweetie.

sweetie

Sweetie è un software programmato in modo tale da impersonare una bambina filippina di dieci anni.

Una volta online, controllata in remoto, Sweetie entra in delle chatroom di show via webcam. Basta poco perché una folta schiera di persone si rivolga a lei richiedendo prestazioni di natura sessuale, offrendo di pagare per show erotici. Terre des Hommes, un gruppo a difesa dei diritti dell’infanzia, è dietro l’ideazione di Sweetie, questa ragazzina generata al computer il cui scopo è fare da esca. L’iniziativa è atta a dimostrare quanto sia facile non solo per i predatori sessuali trovare ciò che cercano, ma anche quanto sia facile, volendo, risalire alla loro identità.

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Il problema dietro iniziative di questo genere sta nel rischio di entrapment, ossia l’induzione da parte di forze dell’ordine alla commissione di atti criminali. In altre parole, la polizia difficilmente potrebbe usare questi metodi per incastrare i pedofili, perché una facile difesa da parte loro potrebbe essere appunto la controaccusa di entrapment (“sono stato indotto con l’inganno a commettere un crimine che altrimenti non avrei commesso”). L’occasione, insomma, fa l’uomo ladro, e anche un po’ pedofilo. Su internet, poi, dove è facile convincersi che le leggi non esistano, il rischio è anche maggiore.