Ghost Recon Breakpoint Recensione

Ghost Recon Breakpoint | Non è stato affatto semplice spulciarsi a dovere l’ultima opera di casa Ubisoft: vuoi il vasto open world, vuoi le infinite azioni da compiere. Ghost Recon Breakpoint è senza dubbio il progetto Ubisoft più complesso degli ultimi anni, per molti aspetti. Reduci dall’ottimo successo agguantato con The Division, il team prova a plasmare un gioco di deliziosa fattura, confezionando quel che, a tutti gli effetti, è il risultato del percorso intrapreso negli ultimi anni. Tra promesse e aspettative, Breakpoint si conferma al di sopra della velleità di cui era stato accusato da molti utenti, e garantisce da subito un gameplay gonfio di ore ed ore di sano godimento – finalmente con amici reali. Ubisoft ha rispettato i suoi standard, presentando un progetto che, almeno su carta, si presenta come rivoluzionario, ma, ahimè, contiene i pregi così come le ombre coltivati in questi anni. Molti passi in avanti e qualche passetto indietro ci accompagnano in un valzer di puro looter shooter: cosa lo renderà così altalenante?

L’inevitabile confronto con il passato lascia presagire una diligente rivisitazione della modalità cooperativa e della diversificazione di attività in open world, esperimento che, almeno in parte, riesce in pieno, lasciandoci incollati per decine di ore. La trama è un irruente pretesto per scagliare il fruitore nel pieno di un mondo forgiato dal piombo e dalla violenza, in cui Cole Walker, l’antieroe per eccellenza in questo capitolo, si schiera contro la sua vecchia unità e ne minaccia l’esistenza. Una volta qualcuno disse “Tieniti stretto gli amici, ma ancor di più i nemici”: in questo caso non vi sarà mai detto più azzeccato. Superata la creazione del personaggio di rito, che comunque appare sufficientemente articolata, un brusco incidente ci lascia annaspare tra fango e fuoco per cercare una via di salvezza in questo territorio ostile. La mappa si evolve così man mano su schermo in un imprevedibile parco di minacce ambientali, che trovano nella brulicante vegetazione un pericolo costante.

Ghost Recon Breakpoint

Se da una parte i nuovi utenti scopriranno un intero paradiso bellico tutto da godere, dall’altro i veterani di casa Ubisoft troveranno un piacevole connubio tra i vecchi Ghost Recon e l’acclamato The Division. Il primo grande punto a favore del nuovo titolo è la varietà strutturale delle abilità, ora portate a quattro, e l’intelligente sviluppo del personaggio. Sebbene tali elementi diano man forte alla dirompente struttura ludica di Breakpoint, lo stile di combattimento e di movimento la fanno da padroni. In quanto a realismo motorio l’opera supera se stessa, proponendosi come uno degli shooter in terza persona più veritieri su piazza. Scendere da una strada fangosa, calarsi da un elicottero e la mimetizzazione stessa raggiungono livelli davvero eccelsi, lambendo a tratti un realismo quasi maniacale per l’aspetto militare. Perfino il sistema di guida è stato ampiamente rivisitato e ora sia la derapata che le collisioni sono molto più calibrate e meno scivolose. Raffinare i movimenti ha anche agevolato immensamente l’evoluzione di un gameplay sempre più duttile, in grado di adattarsi alle esigenze del giocatore e proporre un approccio a vari stili di combattimento, tra stealth e frenesia. Strisciare tra la vegetazione, balzare tra una pozzanghera ad un’altra o sfruttare i ripari ambientali è tanto divertente quanto intuitivo. Peccato per qualche piccolo sgradevole bug che mina l’esperienza di gioco e un input lag a volte decisamente frustrante.

Ghost Recon Breakpoint

Il vero cuore pulsante di Ghost Recon Breakpoint è ovviamente il sempreverde sistema di looter shooter, che trae la sua linfa vitale dal gioco cooperativo e competitivo carburato quest’anno. Il confronto con altri titoli dello stesso genere è senza dubbio qualcosa da mettere in conto, specialmente dopo il successo di Borderlands 3. Il versante cooperativo dell’opera è difatti stato ristrutturato a dovere e garantisce decine di ore di puro godimento ludico, anche se alla lunga si scivola nella ripetitività. Manca del malto di qualità per ingolosire i fruitori completisti o chi è alla ricerca di un gameplay pieno di colpi di scena: la teatralità aiuta a spezzare la monotonia, no? Eppure, sebbene un comparto artistico e sonoro quasi impeccabile e per certi versi maniacale, l’elemento ludico tende ad annacquarsi, aprendosi ad una longevità insipida. Un fattore critico borioso, direte voi, eppure negli open world così ben strutturati e studiati, cosa accadrebbe se la sostanza viene meno all’ossatura? Il problema di Breakpoint è solo uno, e non è neanche un pizzico di bug o il matchmaking online, no. Il titolo meritava qualcosa di più per il lavoro svolto, e invece si lavora su un gameplay pignolo e prettamente tecnico, invece che potenziare il ludico. Badate bene: il gioco rimane una delle opere di punta di casa Ubisoft per il tardo 2019, ma fa rabbia vedere un mercato che tende sempre più a declinarsi in vani tecnicismi, più che offrire prodotti di puro divertimento. Breakpoint fortunatamente stabilisce un equilibrio che si trova al di sopra della media, garantendo comunque un frenetico parco giochi di piombo e acciaio, che trova nel comparto online un ruggente bisogno di affermarsi e diventare virale. Un gran traguardo da parte della software house, che manifesta in pieno la filosofia del brand Tom Clancy, soddisfacendo appieno gli appassionati della saga, e impacchettando il tutto con del goliardo gioco di squadra: ore ben spese con i propri amici, specialmente nel multiplayer.