Rack N Ruin Recensione Nintendo Switch

Rack N Ruin Recensione | Nintendo Switch si riconferma ogni anno la piattaforma che meglio riesce a valorizzare e a canalizzare i più disparati titoli indie, del passato e del presente, grazie alla sua versatilità. Il titolo che il 13 marzo 2020 è approdato sull’ammiraglia della casa di Kyoto è Rack N Ruin, un prodotto che ha originariamente fatto il suo debutto su PlayStation 4 e PC nel 2015, non ricevendo molta attenzione dal grande pubblico. Riuscirà questa nuova versione a cambiare le carte in tavola?

Rack N Ruin si propone come un connubio tra un Action Adventure e un GDR con visuale isometrica, dove il protagonista Rack, di ritorno dalla polverizzazione di un corpo celeste per puro intrattenimento personale, viene richiamato dal suo signore Ruin che, ormai stufo degli atteggiamenti nichilistici del suo scagnozzo, gli dà un’ultima possibilità per non mandare in aria i suoi piani di conquista: corrompere l’ennesimo pianeta senza distruggerlo. Il tutto viene mostrato nei primi dieci minuti di gioco, rendendo la trama più un pretesto per far cominciare il massacro al giocatore, che una vera motivazione che lo spingerà nel suo proseguimento. Una volta giunti su Galia (il pianeta dove si terranno le avventure del demone) possiamo apprezzare una scelta degli sviluppatori di limitare il tutorial a una incisione dei comandi da premere e il relativo funzionamento sul terreno di gioco, senza spezzare il ritmo del gameplay. Ai bordi dello schermo, i comandi più importanti verranno sempre ricordati al fruitore, poiché questo titolo dispone di una mappatura poco intuitiva e ogni azione sarà fondamentale per poter sopravvivere.

Le armi di distruzione di Rack all’inizio si limiteranno a delle palle di fuoco, ma il suo arsenale si arricchisce quasi da subito con una spada demoniaca e tanti piccoli marchingegni esplosivi, ognuno con un funzionamento diverso ma tutti ugualmente letali. Oltre alla barra verticale della vita, ne sarà presente una dell’energia che indicherà principalmente la possibilità o meno di utilizzare lo scudo. Mentre la spada crea una spazzata di circa 270 gradi, i proiettili vanno in un’unica direzione, ed è che qui Rack N Ruin fa emergere un difetto che ne aumenta di molto la difficoltà su Nintendo Switch: i nemici, spesso disposti in diagonale, saranno difficili da mirare muovendo lo stick analogico con precisione, facendo la maggior parte delle volte uno scatto di 90 gradi. Gli avversari sconfitti rilasceranno le proprie anime. Ogni zona per essere corrotta e quindi conquistata richiederà un valore minimo di anime che ne cambierà successivamente l’aspetto e anche le creature. Inizialmente il titolo propone come premi di esplorazione degli oggetti curativi, il che non incoraggia molto un’attenta ricerca delle zone più difficilmente raggiungibili, con il proseguire della campagna però i premi e gli enigmi iniziano a farsi più interessanti, diventando talvolta simili a dei piccoli sacrari di The Legend Of Zelda: Breath of The Wild, risultando in notevoli potenziamenti offensivi e difensivi. Il titolo, inoltre, propone sporadicamente anche delle bossfight, con dei moveset leggermente più vari rispetto ai normali avversari e una difficoltà che si basa sul posizionamento perfetto del personaggio. Morire in questo titolo non porta con sé alcuna penitenza, ogni nuovo scenario sarà un checkpoint, le anime raccolte non verranno perse e gli ultimi oggetti utilizzati prima del colpo fatale verranno restituiti. Questa scelta di game design porta ad un appiattimento di qualsiasi pathos in uno scontro, grazie alla possibilità di poterlo riprovare all’infinito con qualsiasi approccio senza alcuno scotto.

Da un punto di vista grafico ci troviamo dinnanzi a un prodotto ambivalente; a primo impatto lo stile del titolo convince, vanta scenari curati e un framerate stabilissimo, anche nelle bossfight più concitate, il che a volte causa dei tempi di caricamento fra una sezione e l’altra insolitamente lunghi. LifeSpark Entertainment non si è però sbilanciata troppo sul lato creativo: foreste, castelli e nemici daranno, dopo poche ore, una sensazione di déjà vù a causa dell’eccessiva dose di semplici reskin con un cambio di palette cromatica. Questa saturazione stilistica, che colpisce tutti gli elementi di gioco, minerà inevitabilmente l’esperienza del giocatore meno dedicato, scoraggiandolo a cercare le piccole perle sparse in alcuni anfratti della mappa.

 

Bambina, tua madre ha chiesto di prendere dell’acqua dal pozzo. Che aspetti?

 

Uno dei migliori aspetti di Rack N Ruin è proprio il protagonista. Come abbiamo già detto, il titolo non ha una trama centralizzante, tuttavia non aspetterete altro che vedere il protagonista interagire con gli NPC sparpagliati in giro per Galia. Sebbene quest’ultimi non abbiano quasi mai qualcosa di interessante da dire, il sadismo e il sarcasmo di Rack riescono a rendere qualsiasi dialogo a tratti tragicomico. L’esempio più calzante è presente nella primissima ora di gioco, quando il nostro demone di fiducia avvelena il pozzo di un villaggio e poi invita la bambina a prendere l’acqua e a portarla a casa, facendo anche esplodere un fabbro per non avergli regalato una bomba. Purtroppo, come era prevedibile, il protagonista non cambia di molto il suo approccio proseguendo la campagna, risultando un’occasione sprecata per un personaggio che poteva dare molto di più. Anche il comparto sonoro del gioco non è esente da difetti, i colpi delle armi risultano piuttosto piatti e la colonna viene riproposta in più macro-aree risultando in un’ampia monotonia, spezzata soltanto dagli assoli di chitarra elettrica, presenti durante le bossfight.

In conclusione quindi, Rack N Ruin è un indie con un concept di base accattivante che tuttavia non riesce a esprimersi come avremmo sperato. Rack è un personaggio interessante che avrebbe trovato spazio in una struttura di gioco più ramificata, con degli NPC che non si limitano a scappare o soccombere ai suoi stratagemmi. L’unione di un gameplay poco vario e di musiche che non riescono a coinvolgere il giocatore, causano una mancanza quasi totale di mordente per questo titolo. La scarsa difficoltà, che lo rende più accessibile, priva di cautela nelle zone più ostiche, poiché anche cadendo nei precipizi di una caverna si ritornerà semplicemente in superficie. Il titolo è dunque diretto ai fan più accaniti di titoli Action GDR vecchio stile, ispirati agli originali The Legend of Zelda, al prezzo di chiudere un occhio sulla sua ripetitività.