“Quando pronunciate la parola ‘famiglia’, non conoscete il vero significato. La famiglia non è quella in cui sei nato, è quella per cui muori”.
In una frase è racchiuso l’animo tormentato ma incredibilmente determinato di Lincoln Clay, il prossimo protagonista di MAFIA III, il brand che 2K ha intenzione di portare ad un livello superiore dopo il già ottimo risultato del precedente capitolo. “Soprattutto sul livello narrativo”, mi hanno detto alla Gamescom, dove il gioco è stato presentato agli addetti stampa in grande stile, in una stanza arredata come un locale notturno degli anni sessanta, con tanto di tappezzeria rossa, scritta Jazz al neon e massicci divani in pelle su cui mi sono goduto il trailer di presentazione e di gameplay. Ne sono uscito a bocca aperta.
Lincoln Clay dicevamo, un ragazzo di colore che ha negli occhi la sofferenza di un passato vuoto, in un orfanotrofio prima, sulla strada poi, infine nell’arruolarsi nell’esercito e combattere in Vietnam, forse solamente per trovare uno scopo nella vita. Al suo ritorno Lincoln si trova nuovamente faccia a faccia con il suo triste passato e con la volontà di distruggerlo e cambiare volto al futuro. Una gang di criminali lo accoglie, come una famiglia, quella che non ha mai avuto. Si, in Vietnam. Sono gli anni sessanta, il 1968 precisamente, la città è New Orleans e la colonna sonora è House of the rising sun.
Gli sviluppatori non volevano raccontare l’ennesima ascesa di italo americani ambiziosi di potere guadagnato col sangue e Lincoln e il suo background rappresentano una soluzione formidabile per lasciarci trasportare in una realtà diversa che si pone come una nuova frontiera oltre un continente già esplorato in lungo e in largo. New Orleans e gli anni sessanta sono un connubio che ci fa impazzire al solo immaginare quanto possa essere raccontato e vissuto in un periodo che ha rivoluzionato la storia moderna. Con il video di gameplay si comprende quanta cura sia stata posta nel ricreare un’atmosfera unica e irripetibile.
La Mafia italo-americana ha pestato i piedi a quella nera, ed è tempo di vendetta. La missione che viene mostrata, vede Lincoln doversi occupare di un boss che gestisce un grosso traffico di droga, tale Don Gastone, ma questo va prima scovato. La cura per i dettagli è la prima cosa che salta agli occhi: camminando su un marciapiede non si vedono due passanti o edifici uguali, neanche simili tra di loro, e tutti sono complessi nella loro realizzazione. L’impatto è molto forte, qualcosa di sicuramente mai visto in precedenza. Prima di poter raccogliere informazioni sul Don ci imbattiamo in un evento casuale, con dei poliziotti che gli impediscono di avvicinarsi alla scena del crimine. L’obiettivo è un altro, quindi Lincoln si dirige in un luogo di spaccio, un cimitero, per interrogare un uomo di Gastone e scoprire l’ubicazione. Qui viene scelto un approccio decisamente di forza, freddando a colpi di pistola il primo spacciatore incontrato e dando il via a uno scontro a fuoco tra le lapidi. Si vede subito come il controllo di queste situazioni sia stato snellito e velocizzato, con la possibilità di passare rapidamente da una copertura all’altra e animazioni fluide molto dinamiche. Tantissimi gli elementi in scena distruttibili e splendide le reazioni dei nemici ai colpi.
Lincoln, esperto di campi di battaglia, è freddissimo nella situazione e in un effetto domino di uccisioni arriva al suo uomo che scappa nel panico sulla sua auto ma viene raggiunto subito. E’ il momento dell’interrogatorio, che ci dicono può essere svolto in molti diversi modi e in auto è solo uno di questi, anche se non si tratta di nulla di nuovo: bisogna guidare in maniera spericolata per spaventare la vittima e farla parlare. Dopo curve pericolose e un salto la vittima parla e qui possiamo decidere se lasciarla in vita o ucciderla. Ancora approccio duro e proiettile in testa. La polizia però è alle costole accortasi degli atti spericolati e per liberarsene scopriamo un’altra meccanica di gioco. E’ possibile ricorrere alla nostra famiglia, chiamando da una cabina telefonica uno dei tre alleati (tra cui Vito di Mafia II) per avere diversi bonus: scagnozzi che ci aiuteranno durante le missioni, armi consegnate sul posto e false chiamate radio alla polizia per liberarci dai loro inseguimenti, ed ovviamente è questa la soluzione a cui si fa ricorso in questo caso.
Don Gastone si trova in un locale segreto, una sorta di fumeria d’oppio sotterranea chiamata la “Cisterna”. Arrivato sul luogo sta a Lincoln introdursi all’interno, e l’approccio alle missioni ha dinamiche molto interessanti: saranno ad esempio più di uno gli ingressi possibili e potremmo venirne a conoscenza grazie a interrogatori o ad altri dettagli che raccoglieremo per le strade della città, anche al di fuori delle missioni. Armato di coltello si propende per una fase stealth per non attirare l’attenzione di altri gangsters. Qui mi colpisce la grande violenza nelle animazioni delle uccisioni silenziose o ravvicinate, prendendo di sorpresa i nemici e ficcandogli la lama più volte in faccia, o sgozzandoli con un colpo netto, o anche con armi da fuoco trafiggendoli con la canna allo stomaco e poi sparando. L’avventura di Lincoln è destinata ad un pubblico maturo, poco ma sicuro. Una volta dentro sono ancora colpito dalla maniacale cura per i dettagli: luci soffuse e colorate, migliaia di oggetti tridimensionali e personaggi incredibilmente complessi creano un’atmosfera stupefacente e assolutamente credibile. Ma è tempo di arrivare al boss e Lincoln ancora una volta non perde tempo a far piovere piombo sui nemici, ed in questo luogo che si sviluppa in profondità è interessante vedere come questi sfruttino le altezze e le coperture a proprio vantaggio rendendo importante anche l’aspetto tattico dei combattimenti. Le urla e le reazioni dei clienti, che generano una scena di grande intensità, sono la ciliegina sulla torta. Mi ha ricordato la leggendaria missione nella discoteca di GTA: Vice City, e non è roba da poco. Nella stanza del boss possiamo ascoltare ancora dialoghi che svelano particolari di trama, prima di liquidarlo spietatamente.
La missione è finita e prima che si scatenino gli applausi degli spettatori, vediamo come il locale che abbiamo ripulito dai criminali rivali passi ora sotto il nostro controllo, aprendolo probabilmente a nuove possibilità di gameplay.
MAFIA III è uno dei titoli che più ci ha impressionato durante questa GamesCom ed è palese che 2K abbia riversato grandissime risorse in questo progetto che ha davvero tutte le carte in regola per ridefinire i parametri dei giochi di azione di questa generazione, grazie ad una cura maniacale nella realizzazione tecnica e ad un grande spessore nella narrativa. Il 2016 è l’anno, ora fate ripartire House of the rising sun.