Di4ri Recensione: un viaggio tra giovani amori e amicizie

Di4ri Recensione | Il periodo scolastico che si vive durante i tre anni delle medie è di certo uno dei più importanti nella vita di ogni studente. Si tratta di un momento di transizione dove quell’ingenuità giovanile, l’immaginazione spiccata e il proprio Io interiore, vengono messi alla prova con la (spesso) dura realtà. Questo per poi evolvere la propria mentalità in attesa del futuro scolastico delle superiori e nel mondo lavorativo.

Non è proprio facile riportare su schermo quel miscuglio di sensazioni, rivelazioni e sentimenti che possono provare i preadolescenti e infatti molto spesso si punta ad riproporre delle storie a livello liceale, non che sia semplice raccontare pure quelle. Eppure questo mese, tra le varie serie tv in uscita, ve ne è una in particolare e tutta italiana che parla proprio di un gruppo di ragazzi alle prese con questo momento della loro vita: Di4ri. Sviluppata da Stand By Me, avente regista Alessandro Celli e pubblicata su Netflix, si tratta (come ben potrete immaginare) di un teen drama che racconta le avventure della classe 2D della città di Marina Piccola.

Si tratta invero di una serie kids, ed è obbiettivamente puntata ad essere vista da persone della stessa età o più giovani. Tramite uno stile di narrazione “raro” da vedere per uno show come questo, il pubblico prende praticamente parte alle storie raccontate quasi in prima persona. Noi di VMAG abbiamo avuto l’occasione di vederla in anticipo, infatti vi ricordiamo che Di4ri uscirà su Netflix il 18 maggio, per potervene parlare ovviamente senza spoiler. Ma bando alle ciance e diamo inizio alla nostra recensione, buona lettura!

Di4ri

Di4ri: Tutto comincia con una classe e una scommessa

In Di4ri abbiamo come protagonisti ben otto studenti della sezione 2D della scuola media di Marina Piccola. Essi sono Pietro, Livia, Isabel, Daniele, Monica, Giulio, Mirko e Arianna; ognuno di loro è diverso, sia per comportamento, sia per come è stato/a cresciuto/a e sia per come viene visto/a dalla classe.

La storia inizialmente si concentra sulle vite di tutti loro durante le ultime settimane prima della fine delle lezioni (in una realtà libera dalla pandemia purtroppo ancora in atto). La trama prende poi una nuova piega quando Giulio farà una scommessa con Pietro dove quest’ultimo vincerà un premio se riuscirà a baciare Arianna e Livia; parallelamente si crea una sotto trama dove il preside annuncia la chiusura definitiva della scuola per mancanza di fondi, causando uno spostamento degli alunni alla scuola media di Marina Grande per il terzo ed ultimo anno.

Sebbene queste due vie saranno i principali cardini che faranno muovere gli eventi, il vero succo del discorso risiede nell’introspezione dei personaggi ovviamente. Infatti a ogni episodio prenderemo parte alla giornata di uno degli otto protagonisti e la vivremo insieme a lui o lei, tra le difficoltà scolastiche, famigliari, di amicizia e dei primi amori che sbocciano.

Ogni volta sarà raccontata tramite degli intermezzi scenici dove lo studente di turno parlerà direttamente allo spettatore dei suoi pensieri, come se si leggesse ad alta voce un suo possibile diario (da qui il nome della serie). Se dovessimo tirare le somme della trama dopo quanto detto si potrebbero riassumere in due semplici domande: sarà in grado Pietro di vincere la scommessa? E i ragazzi come si comporteranno in vista del trasloco imminente? Ovviamente non sta a noi dirlo, ma a voi scoprirlo.

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Tra i pensieri e le parole…

Cosa si può dire di Di4ri e del suo metodo di raccontare le storie? Che funziona molto bene. La tecnica del racconto corale, che nel caso non sappiate implica che i fatti siano narrati non dal singolo ma dal gruppo, in una serie tv come questa non è una novità ma rimane comunque rara da utilizzare. Sui 15 episodi che possiede, le avventure di ognuno degli otto ragazzi è presa a se e ottiene il suo piccolo spazio temporale durante il racconto.

Questo fa si che lo spettatore empatizzi al meglio con praticamente tutti loro, applicando al meglio il detto “mai giudicare un libro dalla copertina“. Infatti sarà possibile che alcuni personaggi siano meno simpatici degli altri, questo perché ancora lo spettatore non sa cosa ha portato tali persone ad essere antipatiche nei confronti degli altri e la serie si preoccupa di portare avanti ciò.

Infatti, oltre a questo, viene applicata una specie di “flusso di coscienza” più contenuto in quanto quando accadrà un determinato evento che possa attuare un pensiero contradditorio, sul personaggio si creerà questa specie di bolla isolante che lo stacca dalla realtà per parlare allo spettatore. In quel momento vediamo cosa realmente lo studente sta pensando, perché ce lo dirà direttamente a noi come fossimo la affianco a lui o a lei.

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Può sembrare complicato, ma in realtà dovete tenere conto che si tratta di una serie per ragazzi e in vista di ciò è stato applicato uno stile narrazione molto fluido e semplice. Si vede molto anche dal linguaggio utilizzato dai personaggi, atto a farli avvicinare ancora di più al target mirato, che vede l’uso di aggettivi come “Sgravato” o dell’inglese in frasi come “è stata la mia prima crush”. Abbiamo apprezzato questo sforzo anche se riteniamo si sia dovuto attuare di più, soprattutto nelle chat che ogni tanto appaiono dove questo “slang” è tuttora utilizzato e affiancato da emoticon di ogni tipo.

Capiamo anche che se per puro caso un adulto avesse voluto vedere lo show si sarebbe trovato in difficoltà a capire determinati termini o situazioni, per poi incappare nell’iconica frase “Ah, questi giovani d’oggi e il loro linguaggio complicato. Ai miei tempi…” e cosi via, e crediamo che gli autori abbiano voluto evitare ciò. Ma dopotutto, anche in teen drama più vecchi come “90210” si utilizzava un linguaggio giovanile di quei tempi, perciò riteniamo che questo sforzo poteva farsi valere di più.

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…ma con delle preferenze

Una piccola nota dolente va a come è stato scelto da chi far raccontare la storia. Ovvio, se prendiamo esempi di scrittura di un racconto corale (un esempio sono “I Promessi Sposi“) ci sono sempre dei protagonisti principali e secondari. Ma in questo caso, dove viene fatto capire da subito che i protagonisti sono questi otto ragazzi e che li vedremo vivere le loro avventure sia reali che introspettive, avremmo apprezzato che si desse lo stesso peso a tutti loro.

Diciamo questo perché viene dato maggior spazio, e in questo caso episodi, in particolare a Pietro e Livia che sono i veri protagonisti di Di4ri alla fine. Vedremo in particolar modo la loro evoluzione relazionale sia con la classe che con il sesso opposto, questo quando si tratta di arrivare alle prime relazioni ufficiali. Certo viene dato spazio (anche se in quantità minore) anche agli altri personaggi, come Isabel o Daniele, ma allo stesso tempo ne vengono tralasciati altri che ottengono un singolo episodio da “solista”.

Comprendiamo anche che forse gli episodi consentiti non permettevano una completa esplorazione di tutti e otto i personaggi, ma secondo noi si poteva comunque tentare di equilibrare l’importanza dei personaggi in questo caso. Questo ovviamente potrebbe essere tranquillamente nei piani del regista per un eventuale seconda stagione, cosa di cui Di4ri sembra aver aperto una possibile porta per il futuro.

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Di4ri: Temi complicati? Si, ma anche no

Vorremmo fare un piccolo appunto su come sono state raccontate determinate cose in Di4ri. Come avrete ben capito dal titolo del paragrafo, si tratta dell’inserimento di tematiche complicate o delicate. Ovviamente stiamo parlando dell’ormai classico coming out, la sempre vicina ansia verso il futuro ma anche di cose più complesse come la dislessia. Su questo punto, noi abbiamo apprezzato per come sono state integrate bene nel racconto.

Si, è vero che le nuove generazioni che stanno nascendo e crescendo arrivano con una mentalità molto più aperta e comprensiva di come si sarebbe potuto immaginare anche solo 10 anni fa, ma è comunque difficile spiegare certe tematiche senza farle sembrare una forzatura (o sbagliando completamente l’approccio in cui vengono mostrate) in show come questo. Nel caso di Di4ri vengono raccontate con semplicità, tale che tutti possano capirle o quantomeno ricordare di averle vissute almeno una volta nella vita.

Una nota di merito va agli autori in particolare nell’aver rappresentato chiaramente cosa è la dislessia, un termine che spesso fa confondere sia studenti, professori che lo stesso pubblico a casa. Ma soprattutto, difficilmente viene ben inserito in un contesto televisivo in quanto è complicato raccontarlo o saperlo spiegare a chi non ne soffre.

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Purtroppo nel raccontare semplicemente delle complicanze, vengono di conseguenza perse delle opportunità per dire qualcosa in più. La semplice presenza del coming out è ormai un dato di fatto nelle serie tv di questo genere, poi ce chi la sa fare meglio e chi le rende una triste forzatura di trama. Ciò che ci preme è che si, le nuove generazioni sono molto più tolleranti e aperte, ma ci è difficile vedere una società “utopica” dove ognuno capisce l’altro.

Il razzismo e l’omofobia sono delle “brutte bestie” tuttora presenti e riteniamo sarebbe stato interessante prendere un po’ di tempo per raccontare anche questa altra faccia della medaglia, soprattutto in un ambiente socialmente duro come quello scolastico. Ovviamente capiamo anche che Di4ri non punta a raccontare ciò e per questo non gliene facciamo una colpa. A onor del vero, oltre alla dislessia, vengono ben rappresentate situazioni difficili soprattutto nell’ambiente genitoriale per gran parte dei protagonisti.

Sebbene si faccia sentire come litigi e possibili divorzi affondino direttamente che indirettamente i loro artigli nei cuori dei giovani, riteniamo che pure qua gli sia dato giusto lo spazio sufficiente. Ma parliamoci chiaro, è un teen drama, difficilmente i genitori in show di questo genere hanno avuto un particolare ruolo importante o non di margine. Fa eccezione ad esempio la seconda stagione di Summertime.

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Di4ri: Ma…sta guardando in camera?

Passiamo ora alla regia di Di4ri. La base della trama ovviamente non è delle più originali ma non riteniamo sia del tutto un difetto. Siccome ha in mente un ben preciso target a cui arrivare è meglio che la storia sia raccontata in modo poco complicato e che raggiunga il pubblico di riferimento. La scelta stessa del cast ne è la prova; un ottima selezione di giovani attori che rappresentano abbastanza bene una classe di tredicenni.

Allo stesso tempo però il dubbio più forte per definirla strana è proprio per come questi si approccino alla narrazione: guardando in camera. Come nell’iconica scena di Boris, siamo noti che solitamente nei film o nelle serie tv gli attori non devono guardare in camera se non per precise motivazioni. Qui si applica la stessa cosa, ma in maniera più presente. Questo perché, come detto prima, per rendere ancora più partecipe alla storia lo spettatore i protagonisti “parlano a lui” nei momenti dei loro pensieri.

Questa cosa non è propriamente tipica da vedere e rende il tutto piacevolmente peculiare. Vi è però un problema che non abbiamo apprezzato del tutto. Quando accade ciò, non avviene come ad esempio in “Alessandro Borghese – 4 ristoranti” dove si rivolge al pubblico “bloccando il tempo” per parlare a noi, ma avviene in contemporanea alla scena senza rallentamenti o cambi. Questo si lo fa sembrare come un pensiero rapido, ma allo stesso tempo crea una specie di sospensione della realtà che risulta troppo appariscente. Soprattutto per il fatto che se uno degli attori deve dimostrare un certo tipo di emozione, poi per rivolgersi a noi con un altra, e ritornare alla precedente non è facile senza che quest’ultima venga persa. Cosa che a volte accade in Di4ri.

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Di4ri: Semplicità sulle note di Tancredi

Per quanto riguarda il resto che si ricollega alla sceneggiatura e alla colonna sonora, siamo piacevolmente sorpresi. Solitamente gli episodi delle serie tv durano dai 40 minuti all’ora piena; Di4ri attua una durata inferiore, ovvero di 20 minuti circa. Questo in un certo senso fa si che lo spettatore non si stanchi facilmente, anche negli episodi più lenti, garantendo quasi una costante attenzione del medesimo.

L’utilizzo di più attori favorisce ciò, creando difficilmente sensazioni di noia o simili. Certo, pur tenendo conto che vi piaccia anche il genere ovviamente. Ad accompagnarci per tutta la durata di questo “viaggio” avremo delle validissime inquadrature di Marina Piccola, mostrando la bellezza di quest’isola in mezzo al mare. Queste non mancheranno di farci sentire già in estate, magari proprio al mare a sorseggiare qualcosa di fresco sotto il caldo sole. Ascoltando magari canzoni di Tancredi.

Ebbene si, parte della colonna sonora è firmata dal giovane cantante milanese ed il quale (come già detto dai produttori) farà più volte la sua apparizione come guest star all’interno della serie. Perfettamente applicata ad un contesto molto giovane, la musica e gli accompagnamenti saranno molto fluidi e perfettamente applicati alle varie situazioni. Non mancherà qualche altra sorpresa ovviamente, sia sugli attori sia su altre guest star, ma preferiamo non rovinarvi la sorpresa e lasciare che siate voi a sorridere quando i suddetti appariranno.

In conclusione, Di4ri è quello che si dimostra essere: una teen drama su dei ragazzi, fatto per i ragazzi. Abbiamo apprezzato l’impegno messo dai registi nel rendere più unica la vicenda utilizzando un approccio corale con vaghi rimandi ai flussi di coscienza, che sono il succo poi della narrazione. Degno di nota anche l’integrazione di temi delicati, anche se su questo punto si sarebbe potuto spingere un pochino di più. Ovviamente Di4ri è indicata a un pubblico molto giovane, che sicuramente saprà entrare in sintonia più facilmente con i protagonisti, ma anche a coloro che amano il genere e che vogliono vedersi un piccolo show senza stancarsi facilmente ma che possa comunque divertirteli.