My Time at Sandrock Recensione – alla frontiera

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My Time at Sandrock Recensione| Le belle storie del videogioco ci piacciono sempre, specialmente quando non sono solo gli sviluppatori gli autori ma i giocatori stessi, che sono sempre alla ricerca di ottimi titoli da supportare con tutto il loro calore e il sostegno materiale. Si tratta del caso della saga di My time at, che prendendo forma da una campagna Kickstarter di successo – quella dedicata a My time at Portia – è riuscita a permettere ai suoi creatori di creare uno studio che adesso offre già il secondo capitolo della saga. Insomma, una storia “dal basso” ma non per questo secondaria, in questo macrocosmo videoludico che accomuna tutti noi.

Per cominciare ad addentrarci in questo mondo, dobbiamo partire dal capire bene cos’è My time at, comprendere quali sono le sue fonti di ispirazione maggiore e notare su quali punti si distacca particolarmente per distanziarsi, creare quella sperimentazione che diviene poi il vero sale del videogioco. In questo lavoro a metà tra un simulatore di vita ed un gioco di ruolo saremo chiamati all’ardua sfida di inserirci in una comunità a cui ci uniremo, in cerca di una vita migliore e della possibilità di mostrare quanto valiamo. I richiami a titoli nobili del grado di Harvest Moon o Animal Crossing si fanno notare, ma l’opera fa un lavoro eccellente nel discostarsi in maniera riconoscibile da quelle da cui trae ispirazione, finendo per divenire un franchise tutto a sé.

Senza indugi, dunque, saliamo a bordo del treno che ci porterà a Sandrock, e vediamo di comprendere da che parte tira il vento.

My time at Sandrock

La vita di frontiera

La nostra storia inizierà appena arrivati alla ridente cittadina di My time at Sandrock, un vero e proprio avamposto nel deserto della civiltà. L’opera inizia senza dare molte spiegazioni al giocatore, mantenendosi vaga circa le motivazioni che hanno spinto il nostro beniamino a cercare fortuna qui: i fruitori che hanno già giocato a My time at Portia dal canto loro potrebbero già conoscere la lore di questa saga, ma qualcuno sazio delle nozioni del mondo del gioco potrebbe ritrovarsi confuso circa cosa è accaduto da queste parti. Ci renderemo subito conto di come qui a Sandrock la vita sia per certi versi più complessa, rispetto alla lussureggiante Portia.

Saremo chiamati a sostituire, assieme ad una simpatica ragazza di nome Mi-an il vecchio Mason, famoso costruttore locale che finalmente va in pensione. Il titolo dunque ci presenterà subito il loop centrale e la motivazione principale per cui il nostro protagonista affronterà la sfida e l’avventura di traslocare in un luogo così impegnativo. Difatti, gran parte della nostra esperienza in My time at Sandrock e nella sua trama ruoterà attorno missioni di difficoltà e lunghezza crescente. Andremo a contribuire al successo e al benessere di questo insediamento desertico. Il gioco fa un buon lavoro nel presentarci le condizioni di partenza del mondo e la sua progressione, che andrà di pari passo con quella del nostro alter ego.

Di giorno in giorno nel corso della nostra permanenza nel mondo de My time at Sandrock scopriremo presto che non tutto è come sembra, e tra la polvere del deserto si nascondono tantissimi segreti. Per un titolo dall’aspetto superficiale così rilassato e “casual”, la lore e i segreti del gioco sono davvero ricchi di contenuti e prospettive: in qualità di costruttori del borgo saremo chiamati ad estrarre la materia prima – che come possiamo immaginare sarà rarefatta in un luogo come questo – e lavorarla per fabbricare risorse ed oggetti di vario tipo, lavorando alla Gilda del Commercio dell’insediamento, null’altro che un contenitore per le sfide e le missioni che affronteremo in partita.

My time at Sandrock

My time at Sandrock: il deserto e i suoi doni

Una delle sfide più interessanti che avranno dovuto adottare i creatori de My time at Sandrock deve essere stata di sicuro quella di adottare l’ambientazione desertica: una scelta apparentemente autolimitante, che rischierebbe di danneggiare il grado di interesse e varietà delle ambientazioni di gioco. Fortunatamente però non si tratta del caso dell’opera in questione: una delle gioie maggiori per i videogiocatori che amano l’esplorazione e l’avventura sarà quella di esplorare l’ambiente apparentemente arido ed omogeneo del titolo. Il prodotto non tenta di ingannarci nel celarci che, ancora una volta il destino del nostro personaggio e di tutti gli abitanti di Sandrock sarà legato a doppio filo con il tormentato passato e il difficile futuro della razza umana.

Numerosi i messaggi positivi e significativi che ci trasmette questo gioco, seppur all’inizio potrebbe apparire troppo guidato in materia rigidamente ludica, tralasciando il lato ruolistico-narrativo. In un mondo come quello de My time at Sandrock non si può abbattere i pochi alberi che popolano i dintorni del luogo. Ogni frammento di verde è prezioso e una fonte di vita e ricchezza – piuttosto, all’inizio otterremo il grosso dei materiali di cui abbiamo bisogno dai rifiuti. Dopo una colorata introduzione alle regole verbali e non verbali di questo posto di frontiera verremo lasciati liberi di vivere ed esperire in totale libertà il mondo di gioco, ove non mancheranno attività o missioni secondarie e la possibilità di curare le relazioni interpersonali del nostro personaggio con gli abitanti del circondario.

Uno dei lati più caratteristici della saga de My time at Sandrock, fin dai tempi di Portia, è stata la particolarizzazione degli NPC, che anche questa volta appaiono caratterizzati ed interessanti. La vita segue sempre percorsi misteriosi ed articolati – e anche per gli abitanti del posto è così: alcuni hanno scelto volontariamente di trasferirsi qui, altri sono stati condotti dai loro problemi o dalla sorte. Non mancheranno le sequenze in cui approfondiremo le loro backstory e avremo modo di scoprire pezzi di trama che ad un primo acchito potrebbero anche sfuggirci.

My time at Sandrock

Un mondo di possibilità

Come già spiegato, in My time at Sandrock non mancheranno le attività alternative da sfruttare per cambiare aria, tra cui non spiccano solo il dating o l’esplorazione ma anche, a sorpresa, il combattimento. Proprio questo assume questa volta una posizione forse un po’ più rilevante rispetto all’opera precedente. Questa meccanica potrebbe rischiare di stridere con il mood rilassato e tranquillo dell’esperienza generale del titolo.

Bisogna dire che si presterà in maniera eccelsa non solo come un modo per distrarsi da un loop centrale fatto di crafting che potrebbe risultare altrimenti ripetitivo. La verità è che il combattimento si integrerà bene con gli altri lati del gioco costituendosi come un’ottimo mezzo non solo per ottenere ingredienti rari, ma anche per migliorare il personaggio e le sue possibilità.

I titoli come My time at Sandrock rischiano molto spesso di non essere né carne né pesce, ma non è decisamente il caso del gioco che stiamo analizzando quest’oggi. Se sarà apprezzato dai suoi fruitori non mancherà di offrire un’esperienza longeva e godibile nella quasi totalità delle sue sequenze. La cosa apprezzabile circa il grado di libertà del titolo è che la quasi totalità delle meccaniche che offre sono facoltative, cosa che ci permetterà di adottare il corso di azione che più preferiamo. Non gradiamo combattere? Potremo acquistare gli ingredienti che ci necessitano al mercato cittadino risparmiandoci noia e fatica.

My time at Sandrock

Siamo alla conclusione: My time at Sandrock è un titolo che ci fa sperare bene per il futuro. Da una grande calamità che avrebbe dovuto gettare l’umanità del gioco in un’epoca oscura nasce speranza e avventura, e lo stesso ci sentiamo di sperare anche per la realtà. Con un interessante blend di meccaniche RPG e life simulator questo titolo si rivela sorprendentemente caratterizzato e memorabile, e siamo certi che con la giusta cura da parte degli sviluppatori e tutto il calore dei fan, dalla polvere rinascerà un grande impero.