Sinestesia e Oculus Rift

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Una serie di test sulla sinestesia condotti nel corso degli ultimi all’Università Vanderbilt del Tennessee ha dimostrato come, anche in condizioni di assoluta oscurità, l’occhio umano possa percepire il movimento, quando questo proviene dalla persona stessa. Nei soggetti del test, bendati e immersi nel buio totale, si registrava infatti un’intensa attività oculare quando essi agitavano una mano davanti al volto; l’attività non veniva registrata, invece, se era qualcun altro a compiere dei movimenti di fronte ai soggetti del test.

Questa apparente stravaganza si spiega efficacemente con il concetto di sinestesia, un fenomeno sensoriale nel quale più sensi confluiscono l’uno nell’altro, tendendo a confondersi tra di loro, a sovrapporsi, a contaminarsi.

“Sentire i colori”, “assaporare suoni”, guardare una mela e sentirne il sapore, ascoltare una sinfonia e visualizzarla come una serie di onde sonore. Nello specifico caso dell’esperimento, i soggetti coinvolti “vedevano” le loro mani muoversi benché fosse praticamente impossibile data l’oscurità, perché il movimento della loro mano si traduceva, a livello mentale, in uno stimolo visivo.

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Nel mondo dei videogiochi, l’opera che più ha esplorato il concetto di sinestesia è Rez di Tetsuya Mizuguchi, un rail shooter che trascina il giocatore in un’orgia sensoriale fatta di musica elettronica, colori psichedelici, azione frenetica e vibrazioni del controller – tutti stimoli sensoriali che funzionano come un concerto sinfonico, creando un’armonia che trascina il giocatore in una sorta di trance allucinogena. Un gioco che si è meritato un posto nell’olimpo delle opere multimediali interattive (c’è anche un libro di Ludologica dedicato a questo titolo), e che su Oculus Rift sarebbe probabilmente ancora più coinvolgente.

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Con il suo alto tasso di immervisità, infatti, Oculus Rift è il catalizzatore di stimoli sensoriali ideale, una vera e propria macchina della sinestesia. Essendo completamente inclusi nel ambiente virtuale, quando i giocatori usano Oculus Rift la loro percezione sensoriale del mondo fisico si assopisce, lasciando spazio alla percezione simulata del mondo di gioco. Gli stimoli visivi sono così forti che si ha l’impressione di poter davvero toccare con mano gli oggetti virtuali, interagire fisicamente con essi – una sensazione che è resa ancora meglio con l’utilizzo in accoppiata a Oculus Rift di controller di movimento. Chi ha provato Oculus Rift sa di cosa parlo. Chi non ha avuto ancora la possibilità può servirsi della Oculus Room o farsene perlomeno un’idea guardando il seguente video (girato alla GamesWeek di un paio di weekend fa, alla postazione dove si poteva provare una demo di The Town Of Light).

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Guardate a 1:04*, quando il ragazzo, il risposta ad uno stimolo visivo, muove il braccio come a voler toccare ciò che vede. Probabilmente è capitato a chiunque sia andato al cinema a vedere un film in 3D. Cose del genere non sono semplici reazioni ingenue di chi si approccia per la prima volta ad una tecnologia (come quella che, secondo la leggenda, ebbero gli spettatori di L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat fuggendo dalla sala cinematografica in preda al panico), ma piuttosto un segnale di come la realtà virtuale potrebbe riconfigurare i nostri schemi sensoriali e le nostre percezioni, aprendo nuove porte alla sinestesia.

*E date anche un’occhiata a 1:53, dove mi esibisco nella mia imitazione del meme Long Neck