Reky Recensione – Logica e Estetica

Reky Recensione PC | Quest’ultimo periodo di quarantena è stato decisamente inaspettato. Ci avviciniamo verso il ritorno alla normalità accompagnati dal ventesimo anniversario di Arkane Studios e dall’imminente The Future of Gaming di Sony. Insieme a questi due eventi, ci fanno compagnia anche gli amati videogiochi, tra cui il protagonista di questa recensione. Reky è un puzzle game logico contornato da problem solving, giochi di prospettive e atmosfera minimale. Sviluppato dallo studio greco Beyondthosehills, ha vinto il premio “Game of the day” di Apple in più di 110 paesi, è sia stato nominato per il premio greco EBGE che per Amaze’s Humble New Talent Award. Da poco, Reky è disponibile su Steam, itch.io ed Android. Le aspettative sono molto alte quindi. Noi di VMAG abbiamo provato la versione PC. Senza ulteriori indugi, tuffiamoci quindi in questa esperienza basata sull’estetica minimalista.

Una volta avviato il gioco, veniamo accolti da un breve tutorial illustrante le 5 meccaniche principali di Reky. Essendo originalmente un titolo mobile, il tocco è sostituito con il cursore del mouse permettendo, quindi, compiere diverse azioni. Cliccando una superficie piana, o quasi, ci si può muovere, e toccando il lato di un cubo colorato lo si può spostare in una direzione. Mentre, se si punta il lato mentre il blob nero indicante il giocatore si trova al disopra, si può prendere il colore per spostarlo su un altro cubo. L’obiettivo di ogni livello è quello di farsi strada verso il portale nero che indica la fine. Benché sia possibile prendersi il proprio tempo e muoversi a piacere, per aggiungere un livello di sfida, il punteggio massimo è ottenibile solo con il numero esatto di movimenti o “salti”. Tutto semplice da capire, ma le applicazioni non risultano sempre intuitive.

 

Le ottime scelte di design di Reky si notano sin dal Tutorial.

 

Ogni colore ha un movimento unico e quelli disponibili cambiano a seconda del livello. Solitamente anche all’interno dello stesso livello, l’intensità dello spostamento varia. Un cubo blu generalmente si muove verso l’alto, sull’asse Y, così come quelli viola si spostano a sinistra, sull’asse X. Cliccare nuovamente un cubo lo fa ritornare al punto di partenza, mentre togliere e aggiungere nuovamente il colore, resetta la posizione di partenza con la corrente. La mappa in stile minimale, interamente bianca, con giochi prospettici in visuale isometrica ci accompagna fino alla fine. Lo sfondo si può scegliere tra 5 colori solidi disponibili. Nei diversi livelli sono presenti vari layout di cubi e colori. Ci sono 7 “mondi” nominati da A a G contenenti tra i 10 e 15 livelli più un altro “nascosto” per un totale di 96 sfide.

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Esempio di livello un po’ più avanzato del normale.

Reky segue le regole del game design minimale, attenendosi a forme geometriche riconoscibili e contrasti di colore con una limitata palette. L’UI è anch’essa minimale ed è situata negli angoli. La mancanza di intrusività durante il gameplay è piacevole e gli effetti sonori associati si amalgamano con l’esperienza di gioco. La musica di sottofondo è un loop Ambient, che imposta correttamente l’atmosfera. Tuttavia sia BGM che SFX sono gli unici per tutto il gioco. Risultano rilassanti all’inizio, ma snervanti dopo alcune ore. Anche se Reky non andrebbe approcciato come un’opera da completare in una singola sessione.

 

Alcune soluzioni si intuiscono al primo sguardo, ma a volte doverle realizzare risulta scoraggiante.

 

Ogni nuovo mondo aggiunge profondità alle meccaniche, introducendo l’utente a nuovi concetti o modi di utilizzare le stesse. Dall’uso di portali fino al reset della posizione del colore. Questo però, fino a circa metà del titolo e verso il finale. Qui si incontrano livelli che aggiungono complessità non necessaria o riutilizzano mappe e sistemi già visti, ma con qualche piccola modifica. La scelta di Reky della familiarità, piuttosto che unicità nella progressione, sono senza dubbio una scelta da manuale, così come la decisione di far vivere ai fruitori l’esperienza, invece si spiegarla con testi non necessari. Tuttavia è proprio questa familiarità che rende l’opera ripetitiva a lungo andare. Un altro elemento che stona con quanto detto riguarda il bilanciamento delle mosse per livello. In alcuni, l’indice di sfida è accettabile e stimolante, mentre in altri è tedioso e ripetitivo. Ci sono casi in cui il numero minimo di passaggi richiesto supera i trecento, trasformandosi in un andare avanti e indietro. Un numero inferiore di livelli avrebbe sicuramente beneficiato Reky, limitando il riciclo di scenari. Una nota positiva è la possibilità di poter saltare un livello tramite 5 “Chiavi”. Esauriti i jolly, si possono recuperare completando gli stage precedentemente saltati.

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Verticalità e intrighi visuali sono abbastanza ricorrenti. Non è complicato o meglio non troppo, presta attenzione.

Reky è un titolo interessante che sfrutta bene le regole di progettazione. La ripetizione tipica di questo genere videoludico è alleviata dall’introduzione progressiva e graduale di nuovi modi di utilizzare le meccaniche di gioco. Questo è comunque l’approccio corretto al game design per evitare eccessiva complessità. Se ci fossero state più variazioni tra la musica di sottofondo, oggetti scenici di gioco e background, probabilmente non si sarebbe neanche notata. Il porting per PC è semplice, e si trasla bene dal touch screen all’utilizzo del mouse. Benché non sia un titolo per tutti, il fatto che sia riuscito a distinguersi nel mare di applicazioni per iOS è sicuramente degno di nota. Il recente approdo di Reky su PC e Android è sicuramente un ottimo traguardo per i tre membri di Beyondthosehills.