Mothmen 1966 Recensione – Lui è reale

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Mothmen 1966 Recensione| Nell’oscurità si può celare molto più di quello che crediamo di avere il coraggio di affrontare. La quasi totalità degli esseri umani trascorrono la maggior parte delle loro vite nella massima comodità dentro gli edifici, nella comodità di un letto, in preda al sonno, ignari di ciò che striscia di fianco a loro. Potrebbe trattarsi di un demone, o magari, di un uomo falena. Qualsiasi sia la bestia che terrorizza i vostri sogni, quest’oggi noi di VMAG abbiamo il piacere di mostrarvi Mothmen 1966, l’ultimo titolo di Chorus Worldwide, che ci presenta una “Pixel Pulp”, un mix videoludico che vuole omaggiare le vecchie glorie del passato. Avrete ciò che occorre per gettare luce sul volto dell’uomo falena?

Mothmen 1966

Mothmen 1966: da leccarsi i pixel

Questa pixel novel ci parla di un mondo narrativo ricco di estetiche retrò e con un certo fascino: il gusto del pulp, del nascosto, fatto di uomini in nero, complotti e segreti. Un’idea che tiene ottima fede al concetto di Pixel Pulp su cui gli sviluppatori tendono a puntare tanto nella loro linea di comunicazione, che gioca in casa facendo chiari richiami agli anni 60′. La trama di Monthmen 1966, in questo senso, si mantiene fin dalle sue battute iniziali promettente su questa linea, mostrandoci con una buona esecuzione i tropi tipici di questo setting.

La trama ha a che fare con uno spezzato umano del tutto in linea con quell’epoca, parlandoci di persone con disagi, problemi e ambizioni tipici dell’aria che si respirava in quegli anni – quando un titolo riesce a veicolarci in ottimo modo non solo una storia ma il mood di un periodo storico, gli sviluppatori hanno fatto un buon lavoro. Tuttavia, bisogna chiarire che questa novel non è adatta ad un pubblico generalista, caratteristica tipica di produzioni videoludiche che fanno del mezzo testuale quello principe per interagire con i videogiocatori.

L’interfaccia è caratterizzata da un look retro-pixel che rimane in perfetto accordo con il resto del comparto grafico dell’opera: la pixel art si mantiene su una palette fissa di bianchi, neri, ciani e verdi, riuscendo ad ottenere risultati di buon livello anche con questa collezione ridotta di opzioni cromatiche. Tuttavia, anche in questo caso si tratta di uno stile preciso, sia in termini di esecuzione che di preferenze dei singoli fruitori. Se c’è da apprezzare qualcosa, in questo senso, è certamente la consistenza.

Mothmen 1966 sarà retrò nell’aspetto e nelle tematiche trattate, ma anche se vuole omaggiare le vecchie glorie, questa produzione fa un buon lavoro nell’essere una pixel novel del 2022: possono essere numerosi gli appassionati delle avventure testuali del passato, ma i novizi che volessero avvicinarsi a questo importante filone per la storia del videogioco avranno un ostacolo. Stiamo parlando dei supporti superati, che costringono ad adottare l’emulazione, che sono resi difficili da soluzioni superate a problemi del game dev. Mothmen riesce a rimanere al passo con i tempi anche trattando del passato, e questo, per un videogioco, è sempre cosa buona e giusta.

Mothmen 1966

Mothmen 1966: orrore ad 8bit

Quando si sceglie di limitarsi ad immagini e testi frontali per rappresentare una narrazione vincente, bisogna prevedere una storia con sufficienti ed articolate diramazioni. In questo senso, Mothmen 1966 fa un lavoro accettabile, distribuendo con giusta attenzione ma forse con troppa rigidità i momenti in cui viene proposto al giocatore di compiere decisioni. A volte, sono presenti proprio nelle fasi più azzeccate, come quelle in cui occorre scegliere una via di fuga oppure una zona da ispezionare, altre, appaiono senza nessun preavviso, cogliendo i fruitori impreparati.

Ma il componente più interessante di questa Pulp Pixel forse è la crescente consapevolezza che l’orrore da cui sarebbero stati sorpresi i nostri personaggi era presente fin dal principio, e attendeva pazientemente il momento di emergere. Non è mai cosa semplice trovare l’equilibrio tra l’ansia e il coinvolgimento del giocatore: in titoli come questi, è necessario bilanciare queste due essenziali parti dell’esperienza dell’utente. Bisogna farlo divertire, ma anche preoccupare, perché il vero orrore è proprio ciò che la mente umana non riesce a cogliere immediatamente.

I tropi associati a questa idea, quasi Lovecraftiana nelle sue ripercussioni, in Mothmen 1966 ci sono e si vedono: gli orrori della notte e dell’uomo falena si compiono nel corso della notte della pioggia di meteore dei Leonidi, visibile ogni anno intorno al 17 novembre, che fungeranno da cornice per le vicende del gioco. Una scelta valida che è significativa non solo dal punto di vista estetico, ma anche simbolico, che daranno avvio ad una serie di occorrenze in gioco che non si fatica a definire strane.

Mothmen 1966

Mothmen 1966: il destino degli investigatori

Mothmen 1966 non è un gioco che guida per mano i suoi fruitori, cosa che potrebbe dare da pensare i novizi del genere: questi ultimi dovrebbero sapere che in titoli come questi è storicamente normale non riuscire a superare un puzzle o una sequenza al primo colpo. Il titolo non è punitivo, ma non aiuta nemmeno in modo non richiesto i suoi giocatori, specialmente negli enigmi che a differenza di quanto illustrato non pongono l’accento sull’accessibilità, ma piuttosto sulla credibilità.

Si tratta di giochi di carte, di pathfinding e di logica, del tutto adatti ai personaggi che dal punto di vista on-game si approcciano agli stessi. Nonostante potrebbero infastidire i meno abituati a simili ostacoli, si tratta in ogni caso di punti ben distribuiti e credibili delle articolazioni del titolo, cosa che si rivela utile allo sviluppo del complesso narrativo.

In base alla sopravvivenza dei personaggi e da quanto appreso da quest’ultimi per quanto concerne i segreti della trama, sarà possibile sbloccare differenti finali che saranno basati sulle decisioni e sul percorso intrapreso durante le fasi precedenti della trama. Questo sarà fatto in maniera non troppo audace ma comunque accettabile per gli occhi dei giocatori abituati alle pixel novel. Il destino dei protagonisti sarà solo in mano al giocatore, che dovrà guidarli verso la verità.

Mothmen 1966 risponde in maniera rispettosa agli appetiti di una demografia ben precisa di videogiocatori, ovvero gli amanti delle avventure testuali – con la sua storia ricca di richiami al mondo degli anni ’60 e ’70, questo titolo non mancherà di mettere alla prova i suoi fruitori. La ricerca della verità sarà ostacolata in molti punti, ma i giocatori volenterosi in grado di interessarsi fin dalle prime battute da quanto mostrato in gioco non tarderanno ad uscire in trionfo da questa caratterizzata esperienza.