KHOLAT: la recensione di VMAG

Ve ne avevamo già parlato qui, annunciandolo come uno dei tanti horror game in uscita quest’anno e ora, finalmente, abbiamo avuto la possibilità di provarlo per voi. Kholat è il nuovo titolo creepy prodotto da IMGN.PRO, uno studio di sviluppo indipendente polacco con oltre sette anni di esperienza nel mondo videoludico, che tratta del terribile e misterioso incidente di Dylatlov Pass, avvenuto la notte del 2 febbraio 1959. Per chi non conoscesse la storia, facciamo un passo indietro: il tutto avviene quando dieci escursionisti esperti, guidati dal capo spedizione Igor Djatlov, decidono di intraprendere un viaggio complesso, per sfidare loro stessi, in uno dei passi più difficili da affrontare sui monti Urali.

Uno di loro abbandonerà la spedizione alla prima tappa per un’indisposizione, quindi saranno effettivamente in nove a trovare la morte in quello che, ancora oggi, rimane uno dei misteri irrisolti del secolo scorso. La mancanza di testimonianze oculari hanno portato alla nascita di molte congetture in merito alle cause dell’evento. Investigatori sovietici stabilirono che le morti erano state provocate da «un’inarrestabile forza sconosciuta» e, per aumentare ancora di più le storie intorno ad essa, ci fu anche l’aggravante dell’interdizione per tre anni a chiunque altro intendesse avventurarcisi.

Kholat
“Gli ultimi quattro escursionisti furono trovati sepolti sotto uno spesso strato di ghiaccio e neve.”

Sembra che il loro intento iniziale non fosse quello di fermarsi nel punto in cui furono trovati, ma volessero raggiungere un monte distante dieci chilometri dal luogo dell’incidente, però a causa di una tempesta di neve persero l’orientamento e finirono nei pressi del monte Kholat. A quanto si è ipotizzato, grazie ad alcune note e reperti ritrovati nei pressi dalla tenda, si è potuto ricostruire il percorso del gruppo fino al giorno prima della tragedia. Da quanto emerso, solo allora decisero di accamparsi per la notte in quanto, dopo essersi accorti di aver sbagliato strada, valutarono che era meglio aspettare il miglioramento delle condizioni metereologiche prima di ripartire.

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Nessun sopravvissuto, nessun testimone e un’indagine ufficiale che poneva solo interrogativi. Come potevano farsela scappare?

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Le indagini ufficiali stabilirono che sei membri del gruppo erano morti per ipotermia, gli altri tre invece per una combinazione di quest’ultima più traumi fatali; inoltre nella zona non vi erano presenti altre persone. La tenda dell’accampamento era stata lacerata dall’interno e i corpi trovati nei suoi pressi erano in parte senza vestiti come se fossero scappati all’improvviso spaventati da qualcosa. Proprio da qui, i ragazzi di IMGN.PRO, hanno tratto ispirazione per realizzare Kholat, una storia horror in prima persona. Nessun sopravvissuto, nessun testimone e un’indagine ufficiale che poneva solo interrogativi. Come potevano farsela scappare.

Qui ci troviamo a muovere la prima perplessità. Il tema vi ha appassionati? Bene, lo immaginavamo, ma sembra come se gli sviluppatori non siano riusciti a sfruttarlo appieno a causa di grossi limiti strutturali e di gameplay. Il tutto inizia così, ci troviamo sul marciapiede di una stazione ferroviaria innevata senza nessun tipo di riferimento, starà a noi capire dove andare e cosa fare e la prima reazione che qualunque esploratore ha, è quella di provare ad entrare negli edifici circostanti o eventualmente nei vagoni del treno ma, con un po’ di amaro in bocca, scopriremo che non possiamo interagire con queste cose e che non c è nessun modo per entrarci.

Kholat
L’unico modo per avere un treno puntuale è in una città fantasma….

Continuando l’esplorazione per recuperare nuovi indizi, ci troveremo ad ispezionare varie case e edifici apparentemente abbandonati nelle vicinanze, e qui in qualcuno sarà possibile entrare. Presto ci accorgeremo che quello che, da prima impressione, sembrava un open world in realtà è una sorta di gioco su binari però su spazi molto ampi, circoscrivendo la storia ma lasciando una sensazione di libertà. Come molti giochi della nuova generazione, ci rendiamo conto fin da subito, che questo momento apparentemente di calma, ci aiuta a capire i vari comandi a nostra disposizione, un tutorial a tutti gli effetti.

Nella ricerca dei comandi base ci accorgeremo che manca il comando associato al salto, visto che il gioco ci offre solo la possibilità di abbassarci e zoommare: una limitazione tecnica che a prima vista può sembrare secondaria ma che in realtà limita la possibilità di movimento del nostro personaggio è ciò che, per aggirare qualcosa che nella vita normale potrebbe essere un semplice dislivello, il personaggio deve cercare percorsi alternativi anche molto lunghi invece che superare in un batter d’occhio con un semplice salto l’ostacolo.
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Il giocatore si sente abbandonato senza alcun obiettivo tangibile.

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La velocità di movimento base del personaggio è abbastanza bassa, infatti, se corriamo per troppo tempo la nostra visuale inizia sfocarsi e il nostro personaggio inizia ad avere il fiatone, trovandoci costretti a fermarci: scopriamo in quel momento infatti che possiamo correre solo per pochi secondi prima di finire del tutto il fiato. Di solito i primi minuti di un videogame sono fondamentali per creare l’atmosfera e spingere il giocatore ad andare avanti per vedere cosa c’è dopo, qui invece il giocatore si sente abbandonato senza alcun obiettivo tangibile, portandolo, a nostro parere, all’effetto opposto.

Kholat
Il vero passaggio che ci porta in quello che effettivamente sarà il gioco…

La prima volta che sentiremo una voce parlarci, sarà quando arriveremo all’entrata di un bosco e con lei anche la scenografia, fino ad allora padroneggiata dal bianco dalla neve, cambierà davanti ai nostri occhi. Sperate nell’arrivo di almeno un piccolo jump-scare, un’ apparizione o un po’ di paura? Si, lo sappiamo che è un horror, ma ancora niente. Ci troviamo ora, nel luogo dell’incidente nei pressi di una tenda dove entriamo in possesso di una mappa e di una bussola. In modo completamente autonomo, ci troveremo ad orientarci seguendo una serie di coordinate e sarà nostro compito trovarne l’ubicazione.

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Ci troviamo immersi in un bellissimo paesaggio innevato che s’inserisce perfettamente nella vicenda.

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Proviamo ad orientarci, ma ahimè, non è cosi semplice come sembra e, anche se abbiamo una mappa, manca l’indicatore che ci fa capire dove siamo sulla mappa stessa; quindi decidiamo di continuare l’esplorazione alla vecchia maniera: a caso. In questo momento è nuovamente evidente il comparto visivo di Kholat: alla lunga potrebbe risultare un po’ monotono ma ci troviamo immersi in un bellissimo paesaggio innevato che s’inserisce perfettamente nella vicenda. A un certo punto, in lontananza, vedremo una imponente struttura rocciosa ed eccitati dalla visione di un ambiente diverso da quello innevato, ci ritroveremo al suo interno, ed ecco che tutto intorno a noi inizierà lievitare.

Kholat
It’s the final countdown…

Finalmente un po’ di azione, il mistero inizia a palesarsi davanti ai nostri occhi. Ci guardiamo intorno per capire cosa stia succedendo e subito ci ritroviamo stesi a terra, morti, senza aver capito perché. Ora, io come amante degli horror, speravo di provare un po’ di paura, un’emozione forte, qualcosa… e invece niente: l’unica cosa che proviamo è perplessità. In questo momento notiamo anche un’altra caratteristica del gioco: non è possibile salvare a piacimento i propri progressi. Il salvataggio è automatico e avviene quando ci rechiamo in un accampamento o ritroviamo uno dei vari indizi presenti nelle coordinate indicate sulla mappa. Ecco che l’incredulità derivante dalla nostra morte inspiegabile diventa frustrazione, nel momento in cui ricompariamo all’accampamento, obbligati a esplorare di nuovo l’area circostante.
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Le potenzialità di questa storia sarebbero state infinite ma l’immedesimazione e il coinvolgimento non si paleseranno mai al nostro cospetto, peccato.

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Non vogliamo rovinarvi il gioco raccontandovi lo sviluppo della trama, ma se sperate che andando avanti la situazione cambierà e finalmente arriverà il momento che tanto aspettavate…rimarrete terribilmente delusi. Le potenzialità di questa storia sarebbero state infinite ma l’immedesimazione e il coinvolgimento non si paleseranno mai al nostro cospetto, peccato. Il problema essenziale di Kholat è proprio questo: mancano completamente le emozioni di un’esperienza horror degna di questo nome, evidentemente l’inesperienza di IMGN.PRO, che ricordiamo essere alla loro prima prova in qualità di sviluppatori indipendenti, si è fatta sentire.

Kholat
“Credevo di aver toccato Dio in persona…”

Non si può buttare tutto, però: il fascino di Kholat deriva principalmente dalla storia che ha scelto di analizzare legandola a una fantastica ambientazione. Ci prova in diverse occasioni a catturare la curiosità dell’utente con l’aiuto di un paio di momenti ben creati, ma alcune scelte di game design fatte per far sì che il giocatore possa sentirsi realmente come uno dei sfortunati escursionisti della vicenda realmente accaduta, non permettono che questo avvenga mai. Anche dopo averlo giocato per più tempo, sarà difficile trovare qualcosa che stimoli la vostra curiosità e ad andare avanti oppure a stupirvi.

I punti a favore possono sicuramente essere la sua ottima atmosfera e un comparto tecnico di alto livello, difficile pensare che sia “solo” una produzione indipendente. La costruzione degli ambienti è molto buona, anche se la monocromia del bianco regna sovrana; il suono è studiato nel dettaglio e spesso ci servirà sia come indicatore per ritrovare le pagine del diario che ci racconta la storia, che come avviso quando siamo seguiti da qualcosa o da qualcuno. Unreal Engine 4 viene sfruttato appieno per ricreare un ambiente il più fedele possibile alla realtà: giusto ogni tanto, abbiamo avuto qualche problema di adattamento grafico, che non era però fastidioso. La voce narrante è un altro punto a favore di Kholat, quella che ci racconterà la nostra avventura è infatti di Sean Bean.

Kholat sarebbe stato un vero capolavoro, ma fa quasi arrabbiare il fatto che non sia stato sviluppato come meritava. La storia, sarebbe stata il punto di partenza perfetto per dare i natali a un’avventura horror a tutti gli effetti. Il gioco però risulta lento, i ritmi non sono gestiti nel modo giusto e a volte ci troveremo a morire senza un motivo effettivo: in merito a ciò ricordate la frustrazione del salvataggio, perché la ricorderete! Speriamo in un prossimo e promettente capitolo, visto che comunque quelli di IMGN.PRO hanno dimostrato di saperci fare.

https://www.youtube.com/watch?v=TsVN3xXDDnc