Recensione HITMAN – Episodio 5

Dopo aver esplorato diverse location più o meno esotiche, partendo dalla fittizia Sapienza passando per Bangkok,  il penultimo episodio della Prima Stagione di HITMAN ci porta negli USA, nel Colorado.  La missione “Freedom Fighters” non deve essere presa alla leggera. L’Agente 47 deve infiltrarsi in una fattoria in Colorado che è stata trasformata in un campo di addestramento militare privato.  Il giocatore è chiamato a vivere un’esperienza diversa rispetto agli episodi precedenti, poiché deve eliminare ben quattro obiettivi al posto dei classici due a cui IO Interactive ci aveva abituato.

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Le uccisioni ambientali saranno il cuore pulsante di questo episodio in Colorado.

Tuttavia, le stranezze non terminano qui e, nonostante quattro bersagli da assassinare, gli sviluppatori hanno inserito “solamente” sei opportunità guidate. Tra esse, tre sono dedicate a Sean Rose, il bersaglio principale dell’episodio ed il più difficile da eliminare senza essere scoperti. I ragazzi di IO Interactive non hanno ancora finito di stupirci e di cambiare le carte in tavola. A testimonianza di ciò che ho appena scritto è il map design di Colorado, decisamente orizzontale e anomalo rispetto ai quattro episodi canonici. Attenzione, Colorado è tutto fuorchè una mappa facile da interpretare. Il posizionamento degli NPC è spesso ostico da aggirare e vi costringerà a pianificare ogni singolo passo in modo maniacale, consapevoli di un level design punitivo e calibrato al millimetro. A primo avviso, Colorado è una mappa piatta. Il motivo per cui usciamo dopo una settimana dal rilascio del quinto episodio è semplice. Non ci siamo fatti ingannare dalle apparenze e abbiamo giocato Colorado più e più volte, ammirandone la profondità oltre la grezza superficie. Il frutteto di albicocche, ora campo d’addestramento per forze private al cui capo c’è proprio Sean Rose. Gli altri tre bersagli sono figure chiave con ruoli ben diversi all’interno del vortice del terrorismo. Maya Parvati, trafficante d’armi, Ezra Berg, ex agente del Mossad e Penelope Graves, ex impiegata dell’Interpol: questi sono i profili degli altri tre bersagli, in breve.

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L’ipotesi che vede come protagonista il cecchinaggio è sempre al centro della produzione.

Non mancano, come ogni location di questo Hitman, easter egg e citazioni. Non sveliamo nulla per gli amanti della scoperta e del completismo, ma vi avvisiamo che troverete personaggi vestiti con maschere bizzarre, citazioni sublimi di cinema, costume e mondo dello spettacolo. Il tutto quadra, non stona. Il frutteto di albicocchi è una location bizzarra. Piatta all’apparenza, cupa e intensa dopo qualche sopralluogo. L’esperienza che offre Colorado non è all’altezza di Sapienza per varietà e cura del design, ma è diversa e sicuramente questa virata non va per forza penalizzata, poiché la cura c’è ed è evidente. IO Interactive avrebbe potuto riciclare ambienti vividi e noti visti in passato prendendosi onori e meriti del caso, togliendo personalità e verve al suo progetto. Non lo ha fatto, scegliendo di cambiare rotta per (magari) sorprenderci del tutto nell’epilogo nipponico. Se vogliamo trovare il pelo nell’uovo, come abbiamo già scritto pocanzi, le opportunità sono ridotte rispetto al numero di obiettivi, assottigliando la longevità dell’episodio, rendendolo meno appetibile ad un “Rigioca” in sequenza.

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In Colorado, Hitman mette sul piatto plot twist e narrativa sulla pista del decollo.

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In termini di difficoltà, ci troviamo di fronte alla missione più ostica e più longeva, che metterà a dura prova i vostri nervi poiché basta veramente un minimo errore e può saltare tutto il piano strategico che avevate in mente. Paradossalmente, nonostante Colorado rappresenti il livello meno intricato dal punto di vista del level design, siamo di fronte al primo vero episodio in cui la narrativa sale prende per mano il giocatore e lo accompagna sul panorama del filo rosso che collega ogni location e ogni bersaglio. In Colorado, Hitman mette sul piatto plot twist e narrativa sulla pista del decollo. Il percorso dell’Agente 47 fin qui non è casuale e ci aspettiamo un finale che lascerà qualche apertura per la stagione futura, già confermata da Square Enix. Tuttavia, proprio come per la fine di una serie tv, la mappa nipponica lascerà un senso di vuoto difficile da colmare grazie ad una produzione oculata e sapiente, che ha messo in piedi un modello di distribuzione congeniale al lavoro svolto da un team talentuoso.