Era il 2017 quando Ubisoft, provata da una piccola crisi economica, respinse in una maniera praticamente eccellente la scalata ostile di Vivendi. Il picco della difesa arrivò nel momento in cui, sulla conclusione del suo media briefing all’E3, Yves Guillemot presentò prima Beyond Good & Evil 2 e successivamente chiamò buona parte dei suoi capi dei vari studi per stringersi in un caloroso abbraccio sul palco. L’ultima fu un’immagine potente, che servì a ribadire un concetto espresso qualche settimana prima dell’evento: l’importanza per il publisher e sviluppatore franco-canadese di rimanere indipendente, onde evitare la perdita della propria identità. Otto anni fa il messaggio venne ben recepito, tanto che Vivendi si tirò fuori dalla possibile acquisizione di Ubisoft.
Ubisoft in ballo
Fast forward al 2025: tutto il settore è in crisi, ma Ubisoft particolarmente. Il perché è facile da indovinare: il mercato è stagnante e i costi per lo sviluppo sono aumentati. Oggi investire nei videogiochi è più rischioso che mai e, tra qualche passo falso e tempi di sviluppo che finiscono per creare gravosi problemi di lancio, siamo punto e a capo. Tuttavia, questa volta la crisi che ha travolto la famiglia Guillemot non sembra destinata a rientrare tanto facilmente. E se è vero che trovare dei compratori risulta difficile, in un periodo in cui persino Electronic Arts fatica a mantenere la barra dritta e Sony si ritrova con enormi problemi dovuti alla cancellazione dei suoi giochi, forse una soluzione diversa potrebbe essere ritrovata in una manovra inaspettata, che coinvolge un attore che negli ultimi anni è diventato praticamente centrale nel mondo del gaming, ovvero Tencent.
Se l’idea di una vendita dell’intero brand (che include anche studi di sviluppo, IP, maketing e così via) al colosso cinese sembra un’ipotesi molto solida, e forse anche l’unica davvero praticabile, Guillemot e la stessa compagnia di Shenzen stanno in realtà pensando a una soluzione alternativa, ovvero la creazione di una società ex novo, che potrebbe racchiudere tutte le proprietà intellettuali e gli studi di sviluppo più importanti di Ubisoft. Una soluzione disperata, che però nella realtà dei fatti consentirebbe alla famiglia Guillemot di provare a mantenere un minimo di indipendenza, senza doversi sacrificare in toto all’unica economia che per ora sembra non conoscere crisi. Dal canto suo, Tencent non dovrebbe tentare scalate (aggressive o concordate che siano) e non dovrebbe accollarsi una società che non sta navigando in acque tranquille… e schivare così una tempesta per ora forse un po’ lontana, ma che i radar potrebbero già aver avvistato.
Non è un’ipotesi così remota: già nelle settimane prima del comunicato stampa che annunciava la messa in vendita di Ubisoft, qualcuno aveva pensato che “vendere” le proprie IP (o anche solo noleggiarle, per usare un termine più terra terra) potesse essere una soluzione. E la realtà dei fatti potrebbe non essere così distante. Attenzione però al costo: entrambe le società stanno infatti aspettando, con molta probabilità, i risultati dei prossimi giochi Ubisoft, tra cui Assassin’s Creed Shadows (di recente rinviato nuovamente). A quel punto la discussione potrebbe intavolarsi verso un’acquisizione completa: se il prossimo gioco della serie dovesse deludere nuovamente a livello economico e non rispettare i target prefissati, il valore percepito da parte di entrambe le società dovrebbe essere rivisto al ribasso. E in quel caso, forse, la soluzione potrebbe essere davvero un’acquisizione del 100% della società. Le carte sono in tavola: tra Ubisoft e Tencent a decidere non saranno i Bravi, ma i giocatori e il peso della loro moneta.
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