Pokémon Versione Bianca / Versione Nera 2: la recensione di VMAG

Biasimare la serie di Game Freak è tanto facile quanto sciocco. Le critiche sono sempre le stesse: il gioco è sempre uguale, non c’è alcuno sviluppo narrativo e tutto sommato la nostra attività si riduce sempre alle solite due azioni, ripetute per tutta la durata dell’avventura. Ma allora, come spiegare l’irrefrenabile magnetismo emanato da questo minuscolo mondo di pixel, che continua a pulsare di vita propria dentro i nostri DS? Pokémon è una sorta di capsula del tempo, in cui possiamo osservare intatta una struttura vecchia di 17 anni ma ancora capace di resistere senza presentare alcun minimo cedimento.

Ma giudicare il valore di Pokémon in base a tali fondamenta sarebbe fortemente sbagliato, perché del resto tanti sono i sottili cambiamenti, alcuni dei quali sostanziali, che quello che ci troviamo davanti agli occhi oggi è un oggetto completamente diverso. Lo stesso discorso può essere applicato anche a Versione Bianca e Nera 2. La domanda è legittima: perché acquistare due versioni potenziate di un gioco che, tutto sommato, era già uscito due anni fa? Perché il contenuto di questi due giochi è talmente sconfinato ed eterogeneo che tornare a esplorare il continente di Unima, pur suscitando inevitabili dejà-vu, riesce continuamente ad apparire come un’esperienza fresca e ancora in grado di meravigliare. Innanzitutto, la storia prosegue gli eventi dei due predecessori dove, come sa bene chi li ha giocati, riusciva per la prima volta nella serie a essere tutt’altro che un semplice accessorio. Ma dove il gioco conferma a tutti gli effetti la sua natura di sequel, è nel permettere al giocatore di catturare fin dall’inizio tutti i Pokémon provenienti dalle cinque generazioni, dando un senso di ampiezza nelle proporzioni finora mai raggiunto da un episodio della serie.

Avere così tanti Pokémon a disposizione permette, di conseguenza, di avere fin dall’inizio accesso a una varietà strategica molto più ampia, variando e non di poco il ritmo dell’avventura. Se nei precedenti capitoli le prime ore di gioco vi vedevano costretti a usare, oltre allo Starter, i soliti Pokémon destinati all’oblio nei box, ora avrete fin da subito accesso a esemplari che potranno tornarvi utili anche dopo lo scontro con i Super 4. Quello che era quindi storicamente un punto debole della serie, ovvero la necessità a ogni nuovo episodio di dover ricominciare da umili origini, viene ora a cadere, visto che il divertimento vero arriverà in breve tempo.

E, se servisse un’altra bordata alla roccaforte di chi crede che Pokémon non cambi, basti guardare alla complessità e alla raffinazione del sistema di battaglia. Qui, in una sola cartuccia, sono racchiusi tutti i modelli di battaglia introdotti ed esplorati nel corso della serie: in singolo, in doppio, tripla e persino a rotazione, e si ripresenteranno regolarmente nel corso dell’avventura, costringendovi quindi a prepararvi strategicamente. Se negli altri episodi arrivare ai Super 4 era tutto sommato una passeggiata, facilmente gestibile anche solo da uno Starter opportunamente livellato, ora le cose sono ben diverse.

 Pokémon è una sorta di capsula del tempo, in cui possiamo osservare intatta una struttura vecchia di 17 anni ma ancora capace di resistere senza presentare alcun minimo cedimento.

Di tutti i Pokémon, questo è probabilmente l’episodio il cui svolgimento e il livello di sfida della main quest assomiglia di più a quello di un classico JRPG. Ma è chiaro che, a fare la differenza, è come sempre la cattura dei mostri, probabilmente uno degli elementi più genialmente compulsivi mai sperimentati nel gaming. E, rispetto ai due giochi che l’hanno preceduto, questo sequel opta per un maggiore focus su quello che era un elemento andato un po’ perduto nel tempo. Ovvero, la necessità di dover scambiare i Pokémon con i propri amici. La scelta di ridurre l’importanza del Dream World è, per certi versi, un po’ un peccato, ma del resto la presenza della connettività online aveva eroso un po’ troppo l’elemento di interazione vis-à-vis che ha sempre caratterizzato Pokémon.

Gli esemplari da trovare sono infatti disposti in maniera tale che per completare il PokéDex la soluzione più semplice sarà molto spesso trovare un amico con cui fare uno scambio tramite Wi-Fi. Il parziale abbandono del Dream World è anche la conseguenza di una maggiore possibilità per i giocatori di esplorare il mondo di Unova a caccia di mostri. Ancora più che in passato, troverete lungo il percorso tutta una serie di distrazioni e segreti in cui imbattervi, come gli Hidden Grotto, ovvero zone che nascondono esemplari di Pokémon rari e che vi faranno davvero dannare prima di accedervi. Pokémon riesce come sempre nell’incredibilmente difficile compito di trovare un equilibrio tra la necessità di rinnovarsi e quella di rimanere coerenti. Lungi dall’essere un gioco solo per i fan, o ancor peggio per chi è non ha ancora superato la minore età, Versione Bianca e Nera 2 è quello che succede quando una formula viene raffinata talmente tanto da rasentare la perfezione.